CULTUS SANGUINE – Fortificati nel sangue

Pubblicato il 02/10/2023 da

Foto di copertina di Chris LunaticSlayer

L’etichetta di ‘cult band’ viene troppo spesso utilizzata con una certa leggerezza, e non solo da parte di etichette e promoter ansiosi di rendere più appetibile un prodotto: nel caso dei Cultus Sanguine però questo ‘status’ è ampiamente meritato, grazie ad una manciata di uscite che hanno in parte ridefinito il cosiddetto ‘dark sound’ italiano alla fine degli anni ‘90, con un particolare mix di black metal, doom e goth rock apprezzato nel panorama estremo internazionale. Il semplice lascito di lavori quali “Shadows’ Blood”, “The Sum Of All Fears” e l’omonimo EP d’esordio avrebbe da solo giustificato quest’intervista, ma la verità è che il nuovo nato – “Dust Once Alive” – è un disco sorprendente e interamente all’altezza delle nere gemme degli albori.
Per questo siamo stati ben felici di porre qualche domanda – tra passato, presente e futuro della sua creatura – al cuore pulsante e voce della formazione meneghina Joe Ferghieph, che si è dimostrato schietto, disponibile e pieno di entusiasmo.

TRATTANDOSI DELLA PRIMA INTERVISTA PER IL NOSTRO PORTALE, VORREI PARTIRE CON UNA CURIOSITA’ CHE HO DA SEMPRE: DA DOVE NASCE IL NOME DELLA BAND?
– Il nome del gruppo significa ‘fortificato nel sangue’: quando nel lontano 1993 formai il gruppo cercavamo, con la band, un nome che fosse differente da ciò che girava all’epoca e ci mettemmo a provare con parole come ‘sangue’ e ‘culto’ in vari linguaggi. Secondo me il nome deve rispecchiare la musica di un gruppo, e Cultus Sanguine ci piacque molto sia per come suona sia per il significato che incarna, quindi la scelta fu inevitabile.

I PRIMI PASSI COME CULTUS SANGUINE SONO STATI FIN DA SUBITO PROMETTENTI, EPPURE L’ATTIVITA’ DEL GRUPPO HA SUBITO UNO STOP DI OLTRE QUINDICI ANNI. COSA ANDO’ STORTO ALLA FINE DEGLI ANNI ‘90?
– Forse un po’ di tensione dovuta al fatto di dover dare vita ad un disco migliore di “The Sum Of All Fears”, forse gli impegni del gruppo che cominciavano ad essere troppi… Insomma, metti insieme il tutto e passa il divertimento di suonare. Con il senno di poi, magari se non ci fossimo fermati ora saremmo un gruppo importante, oppure avremmo annoiato con una serie di dischi fotocopia come spesso accade.

VICEVERSA, COSA TI HA MOTIVATO A RIPRENDERE IN MANO IL PROGETTO?
– Uno scambio di messaggi con Federico, il chitarrista, di questo tipo: “io sto scrivendo materiale” e lui che risponde “anche io“… ed eccoci qui!
Scherzo, la verità è che già da un po’ di tempo la voglia di creare qualcosa di nuovo si era fatta viva in me, infatti avevo scritto gran parte dei testi prima di iniziare nuovamente a provare. La chiacchierata con Federico ha solo fatto scattare la scintilla, e la cosa più bella è che tutta la line up di “The Sum Of All Fears” ha ripreso a suonare come se non fosse passato un giorno.

I CULTUS SANGUINE SONO LA TUA CREATURA, MA I MUSICISTI CHE TI ACCOMPAGNANO SONO CON TE DA MOLTO TEMPO… QUAL È IL LORO RUOLO NELLA SCRITTURA DEI BRANI?
– Diciamo che mi occupo da sempre dei testi, della promozione, del lato manageriale e di quello visivo del gruppo. Componiamo però tutti insieme: io scrivo le liriche, gli altri ragazzi le musiche, dopo di che lavoriamo, come gruppo, sugli arrangiamenti. “Dust Once Alive”, più dei precedenti lavori, è frutto del lavoro di tutta la band.

IL VOSTRO SOUND È UN’ALCHIMIA PERFETTA DI DOOM, BLACK METAL VECCHIO STILE E DARK, EPPURE STORICAMENTE ‘METALLARI’ E ‘DARKETTONI’ NON SI SONO MAI AMATI MOLTO…
– Sin dalla metà degli anni ‘80 il mio cuore è stato diviso tra Celtic Frost e Christian Death, due gruppi su tutti fra quelli che maggiormente mi hanno influenzato. Amo principalmente il metal, ma anche un certo tipo di dark mi ha sempre appassionato. Anche oggi, ahimè, a più di quarant’anni, sono ancora un accanito consumatore di dischi, sia metal che dark.

PUR RIMANENDO NERISSIME E CIMITERIALI, C’È FORSE UNA DOSE MAGGIORE DI HEAVY-DOOM CLASSICO NELLA MISCELA CHE ANIMA LE NUOVE COMPOSIZIONI, CONCORDI?
– Sì, sono pienamente d’accordo con te, e credo che nei brani che scriveremo in futuro la componente doom potrebbe essere ancora più presente: tutti noi amiamo questo genere e forse il bello della nostra musica è che a seconda delle composizioni le nostre varie sfaccettature si affacciano in misura più o meno evidente.

TORNANDO INDIETRO NEL TEMPO, COPERTINA E BOOKLET DI “SHADOWS’ BLOOD” SONO STATI (ALMENO PER ME) UN VERO SHOCK ALL’EPOCA: NON ERA USUALE VEDERE DELLE FOTOGRAFIE POST-MORTEM. COM’È NATA L’IDEA DI UTILIZZARLE E DA DOVE VIENE IL MATERIALE?
– Ai tempi di “Shadow’s Blood” ero in giro per librerie alla ricerca di materiale da utilizzare; internet non esisteva ancora e la carta era la sola fonte. In un mercatino mi imbattei per caso in una rivista risalente agli anni ‘60 che conteneva queste immagini, e in effetti ai tempi fu uno shock, poi purtroppo in molti hanno sfruttato questo filone, e noi siamo passati ad altro.

CHE COS’È INVECE LA ‘POLVERE UN TEMPO VIVA’ CHE DA’ IL NOME ALLA NUOVA USCITA?
– Decisamente siamo noi, una creatura che riemerge dall’urna ove da tempo giaceva. Quando nessuno se lo aspetta, i Cultus Sanguine tornano per far sentire che si può ancora portare il buio nella musica, senza dover per forza copiare o ispirarsi ad altri, ma semplicemente essendo se stessi.

UNA DELLE CANZONI CHE PIU’ VI RAPPRESENTA (“IL SANGUE”) È ANCHE TRA LE POCHE IN ITALIANO; COME SCEGLI IN QUALE LINGUA ESPRIMERTI?
– Non è una vera scelta; principalmente compongo in inglese, ma a volte mi capita di scrivere delle strofe in italiano perché mi sembra suonino bene. Per esempio “Il Sangue”, se fosse stata tradotta avrebbe perso molto del suo impatto, e lo stesso vale per “Verrà Il Tempo Dei Morti”: mi piaceva come suonavano in italiano e le ho registrate così. Ma, ripeto, non è affatto una scelta decisa ‘a tavolino’.

SOLO L’EP OMONIMO È STATO RISTAMPATO IN VINILE, MENTRE IL RESTO DEL MATERIALE È DISPONIBILE ESCLUSIVAMENTE IN CD E CASSETTA. SI TRATTA DI UN FORMATO CHE PER QUALCHE RAGIONE NON VI INTERESSA?
– Assolutamente no! Amo questo formato, solo che in passato non c’era stata occasione di stampare su vinile. Avremmo voluto uscire proprio su LP con i nostri primi album, ma purtroppo quel supporto all’epoca era stato quasi abbandonato. Per questa ragione appena abbiamo avuto una proposta seria per ristampare “Cultus Sanguine” abbiamo accettato con piacere.
Colgo anzi l’occasione per dirti in anteprima che a marzo dell’anno prossimo usciranno in vinile sia “Shadow”s Blood” sia “The Sum Of All Fears”, mentre per “Dust Once Alive” ci vorrà ancora qualche mese.

PARLIAMO DELL’ASPETTO LIVE: COM’È STATO TORNARE A CALCARE I PALCHI DOPO MOLTI ANNI?
– E’ stata una bellissima emozione! Già dopo un minuto la sensazione è stato che il tempo non fosse mai passato. Credo, quasi per contro, che come musicisti siamo molto migliorati, e di conseguenza i nostri spettacoli: abbiamo avuto solo riscontri positivi e il pubblico si è dimostrato molto appassionato, inoltre ogni volta è un piacere condividere il palco con gruppi che – oltre ad essere validissimi – sono anche amici.

C’È INFINE QUALCHE NOVITA’ CHE PUOI ANTICIPARCI, MAGARI UN TOUR DI SUPPORTO A “DUST ONCE ALIVE”?
– Come ti dicevo prima, fra poco usciranno le ristampe dei nostri primi due album, sia in CD che in vinile; inoltre, stiamo organizzando date per promuovere “Dust Once Alive”, oltre ad aver cominciato a mettere su carta le idee per il prossimo album.

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