DAATH – Dottrine mistiche

Pubblicato il 07/04/2007 da
 
Intervista un po’ sfortunata, quella che ha visto protagonista Eyal Levi dei Daath, la nuova scoperta di casa Roadrunner Records. Il chitarrista della death metal band statunitense si è infatti messo in contatto con noi in un momento non esattamente appropriato: il gruppo era in tour negli USA con i Job For A Cowboy e Eyal ha telefonato apparentemente da una zona desertica, con segnale scarso e proprio mentre soffriva di quello che è stato da lui descritto come il peggior attacco influenzale della sua vita. Malato e forte di una linea telefonica di certo non eccelsa, Eyal ha fatto comunque il possibile per presentarci la sua band e il debut album “The Hinderers”. Ecco il resoconto della nostra breve chiacchierata…
 

BENVENUTO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. PER PRIMA COSA, UNA BREVE PRESENTAZIONE DELLA BAND E’ D’OBBLIGO!
“Ciao a tutti, i Daath sono una band statunitense, di Atlanta… per la precisione. Ci siamo formati qualche anno fa, delle brevi esperienze con delle band locali. L’idea di fondare il gruppo è partita in primis da me, dal tastierista Mike Kameron e dal cantante Sean Farber. Noi tre abbiamo gettato le basi del nostro attuale sound e abbiamo fatto il possibile per promuoverlo attraverso una attività live piuttosto intensa e la realizzazione di un CD autoprodotto intitolato ‘Futility’. Una volta completata la lineup con l’arrivo degli altri ragazzi, abbiamo composto il materiale per ‘The Hinderers’, il nostro primo full-length ufficiale, e grazie all’aiuto del nostro produttore James Murphy siamo riusciti ad entrare in contatto con la Roadrunner Records, che ci ha messo sotto contratto di lì a poco”.
 
SI E’ FATTO UN GRAN PARLARE DEL VOSTRO MONIKER E DEL CONCEPT ALLA BASE DEI VOSTRI TESTI E DELLA VOSTRA MUSICA… TI VA DI SCENDERE NEI DETTAGLI?
“Scendere nei dettagli… no, mi spiace, ma è un argomento troppo complesso e ci vorrebbero delle intere giornate per spiegarlo come si deve. Tra l’altro non mi sento molto bene e vorrei risparmiare le energie per altre domande. Posso dire che il termine ‘daath’ significa ‘conoscenza’ in ebraico e che alla base della nostra arte ci sono esclusivamente argomenti di carattere esoterico, strettamente collegati con l’Albero Della Vita e Della Morte, un concetto della Cabala. Ogni area dell’albero esplora una parte della mente umana e l’obiettivo della nostra band è di esplorarle tutte. Le aree sono tredici, quindi i Daath pubblicheranno tredici album ed ognuno di questi ultimi conterrà tredici brani. Per altre informazioni consiglio di visitare il nostro sito ufficiale: Mike ha allestito di recente una sezione con le risposte a tutte le domande più frequenti sui Daath”.
 
QUINDI DOPO TREDICI ALBUM AVETE INTENZIONE DI SCIOGLIERVI?
“Di certo il concept si esaurirebbe… ma potremo anche iniziare a trattare qualcos’altro. La tua domanda, in tutta onestà, mi coglie impreparato… dovremo vedere quanto tempo impiegheremo a realizzarli, prima di iniziare a pensare ad una cosa simile”.
 
OK, VENIAMO ORA AL NUOVO “THE HINDERERS”, UN ALBUM MOLTO INTERESSANTE. COME SONO NATI I BRANI CHE LO COMPONGONO?
“Si è trattato sostanzialmente di un lavoro di squadra, anche se le idee di base sono quasi sempre partite da me e da Mike. Come avrai potuto notare, al centro dei brani ci sono costantemente chitarre e tastiere, quindi è normale che la maggior parte del materiale porti la firma del tastierista o di uno dei chitarristi. Abbiamo impiegato circa un anno per la stesura del disco e abbiamo trascorso praticamente lo stesso lasso di tempo sulla rifinitura di ogni singola traccia e sulle registrazioni. Il risultato doveva soddisfare tutti i membri della band e ci è voluto parecchio tempo per di raggiungere tale traguardo”.
 
COME HAI ACCENNATO PRIMA, IL VOSTRO PRODUTTORE E’ NIENTE MENO CHE JAMES MURPHY, EX CHITARRISTA DI OBITUARY, DEATH E TESTAMENT, FRA GLI ALTRI. COME VI SIETE TROVATI A LAVORARE CON LUI?
“Ovviamente è stato fantastico… James è un mito e durante il periodo che abbiamo trascorso con lui non ha mai smesso di darci consigli utilissimi e di spronarci. Inoltre dobbiamo principalmente a lui il nostro contratto con la Roadrunner Records. Non finiremo mai di ringraziarlo”.
 
“THE HINDERERS” E’ STATO POI MIXATO DA COLIN RICHARDSON… UN’ALTRA COLLABORAZIONE ASSAI PRESTIGIOSA!
“Puoi dirlo forte! Colin Richardson ha prodotto alcuni dei nostri album preferiti di sempre… ancora non ci sembra vero che abbia messo le mani su un nostro lavoro! Per questo dobbiamo ringraziare la Roadrunner, che non ha proprio badato a spese per noi. Inoltre mi sento di menzionare anche Andy Sneap, un altro produttore famosissimo, che ci ha aiutato soprattutto sui suoni di chitarra!”.
 
VENITE QUASI SEMPRE DEFINITI UNA DEATH-BLACK METAL BAND… CHE NE PENSI?
“Mi sta bene… amiamo sia il death che il black metal e di certo questi generi ci hanno influenzato, così come il thrash. Personalmente, mi piacerebbe che i Daath venissero visti soltanto come una metal band, ma mi rendo conto che certi elementi del nostro sound si avvicinino molto ai generi più estremi”.
 
QUALI SONO LE BAND ALLE QUALI VI SENTITE PIU’ LEGATI E/O AFFINI?
“Direi Morbid Angel, Death, Nocturnus, Carcass, Dimmu Borgir e Pink Floyd”.
 
I BRANI DELL’ALBUM VIAGGIANO PRINCIPALMENTE SU MIDTEMPO. SI TRATTA DI UN CASO OPPURE E’ UNA SCELTA STUDIATA A TAVOLINO?
“Direi entrambe… molti dei riff che compongo viaggiano su quelle velocità e inoltre a tutti noi piace essere groovy, pesanti e monolitici. Ci piace fare headbanging e non puoi lanciarti in questa pratica se vai sempre a mille!”.
 
POCO PRIMA CHE IL DISCO VENISSE REGISTRATO, E’ ENTRATO A FAR PARTE DELLA BAND IL FENOMENALE BATTERISTA KEVIN TALLEY. COME SIETE ENTRATI IN CONTATTO CON LUI?
“Cercavamo da tempo un batterista e quando abbiamo saputo che Kevin era libero gli abbiamo fatto un’offerta. Lui era alla ricerca di un posto fisso in gruppo e aveva voglia di cimentarsi in un genere come il nostro, quindi ci siamo trovati ben presto a provare assieme. Siamo molto orgogliosi di averno nella band: tutti noi siamo dei grandi fan dei gruppi con cui ha suonato in passato, dai Dying Fetus ai Chimaira, passando per Misery Index e The Red Chord”.
 
COSA AVETE IN PROGRAMMA PER I PROSSIMI MESI?
“Il nostro obiettivo è di andare in tour per almeno un anno prima di rinchiuderci nuovamente in studio per registrare un nuovo album. Ci piace moltissimo esibirci live e, poichè la nostra musica è molto variegata, siamo sempre riusciti a fare la nostra figura in qualsiasi tipo di tour. Non abbiamo mai avuto problemi ad esibirci con band metal-core, ma siamo stati apprezzati anche di spalla a gruppi death e black metal. Ovunque ci mettano, per noi va bene, l’importante è che si suoni e che si abbia la possibilità di far conoscere la nostra arte”.
 
VI DIAMO APPUNTAMENTO IN ITALIA, ALLORA…
“Certamente. Arriveremo ad aprile con Unearth, Despised Icon e Job For A Cowboy. Siamo molto contenti di suonare in Europa perchè, nonostante amiamo parecchie band europee, non conosciamo ancora molto bene la vostra scena metal. Vi aspettiamo sotto il palco!”.
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