Da melodic death metal band con velleità electro/sperimentali a gruppo dedito a un thrash-death indubbiamente ben suonato, ma generalmente senza troppi fronzoli. L’evoluzione degli americani Daath è sotto gli occhi di tutti: il nuovo ‘The Concealers’ ha spiazzato parecchi fan e pare che non tutti abbiano accolto con favore le nuove sonorità proposte dai nostri. Il chitarrista e leader Eyal Levi è comunque altamente convinto della bontà del nuovo materiale, tanto da non risparmiare aspre critiche a quanto rilasciato dalla sua stessa creatura solamente un paio d’anni fa. Ecco il resoconto della nostra breve chiacchierata telefonica!
NON SONO POCHE LE DIFFERENZE FRA “THE HINDERERS” E IL NUOVO “THE CONCEALERS”. CHE COSA VI HA PORTATO A DIVENTARE PIÙ VELOCI E VIOLENTI?
“Partiamo dal fatto che non considero ‘The Hinderers’ un vero e proprio album dei Daath. Quel disco contiene pezzi vecchi anche di dieci anni… praticamente è una raccolta di tutto il nostro primo materiale, compilata senza più di tanto senso logico. Prendi un brano come ‘Dead On The Dancefloor’… quello per me era uno scherzo… e alla fine me lo sono ritrovato sull’album! Purtroppo siamo stati ingenui e abbiamo lasciato alla nostra casa discografica un po’ troppa libertà. Intendiamoci, sono grato alla Roadrunner per averci accolto nella sua scuderia, ma avrei evitato certe cose. Oggi, con ‘The Concealers’, siamo pronti a mostrare a tutto il mondo chi sono realmente i Daath. Questa è la musica che questa band è nata per suonare. Inoltre ora abbiamo una vera lineup e non una serie di persone che vanno e che vengono. Se i nuovi brani suonano più compatti, è soprattutto merito di questa stabilità interna”.
MI SEMBRA PERÒ CHE TUTTO SOMMATO “THE HINDERERS” ABBIA RISCOSSO UN BUON SUCCESSO… CHE NE DICI?
“Sì, calcolando che personalmente lo considero tutto fuorchè un grande album, i risultati non sono stati malvagi. Ovviamente spero che ‘The Concealers’ ci porti su un altro livello, però! Non vedo l’ora di suonare questo materiale dal vivo, è stato scritto appositamente per i live. L’anno scorso quando eravamo in tour con band super professionali come i Behemoth o i Job For A Cowboy quasi mi vergognavo a salire sullo stesso palco e a suonare i brani di ‘The Hinderers’: sembravamo davvero dei principianti! Ora invece potremo finalmente esprimerci come avremmo sempre voluto”.
ACCENNAVI ALLA LINEUP: ORA AVETE UN NUOVO CANTANTE…
“Sì, si chiama Sean Z e lo conosco da anni. Ha sempre cantato in delle band pessime, ma sapevo che aveva ottime doti. Quando ci siamo separati da Sean Farber ho pensato quasi subito a lui. Ora la lineup è veramente affiatata, siamo competitivi in ogni reparto. Hai sentito il lavoro di Kevin Talley alla batteria?”.
SÌ, EFFETTIVAMENTE SI È CONFERMATO UN MAESTRO DEL SUO STRUMENTO…
“L’obiettivo in questo nuovo disco è stato quello di scrivere dei brani che potessero rimanere in mente dal primo ascolto, senza però sacrificare la nostra tecnica e il nostro estro. Kevin non era riuscito a esprimersi al meglio su ‘The Hinderers’, ma sul nuovo album è stato accontentato. Dopo la pessima esperienza con i Chimaira, che lo hanno obbligato a suonare come un principiante, Kevin aveva proprio bisogno di questo genere di materiale”.
IN QUALE FILONE CREDI CHE POSSA ESSERE INSERITA UNA BAND COME LA VOSTRA AL GIORNO D’OGGI?
“Non ne ho idea… c’è chi ci definisce death metal, ma personalmente non considero proprio i Daath un gruppo di quel genere. In tutta sincerità, non mi interessa affatto trovare una definizione per la nostra musica. La cosa più importante è che le nostre canzoni abbiano qualcosa da dire”.
C’È PERÒ INDUBBIAMENTE DEL DEATH METAL E DEL THRASH NELLA VOSTRA MUSICA… OGGI PIÙ CHE MAI…
“Sì, senz’altro, ‘The Concealers’ è un album molto diretto e aggressivo. Se senti ‘Day Of Endless Light’ ci puoi trovare anche il nostro omaggio ai Morbid Angel! Tuttavia, nel complesso non credo che i Daath siano una band prettamente death o thrash… siamo diventati più violenti, ma comunque non puoi accostarci a gruppi di quel genere. Per ‘The Hinderers’ avevano parlato di noi come la prima death metal band ebraica… sto ancora ridendo! E pensare che io oggi sono l’unico della band ad avere radici ebraiche e che, pergiunta, detesto le religioni!”.
SIETE STATI IN TOUR CON BAND MOLTO DIVERSE FRA LORO NEGLI ULTIMI ANNI, DAI DARK FUNERAL AGLI UNEARTH. QUANDO E DOVE AVETE RISCOSSO I MAGGIORI CONSENSI?
“Ogni tour è andato bene per noi… ricordo con piacere soprattutto le date in Europa. Dalle vostre parti la nostra musica ha fatto una certa presa. Comunque, non ci interessa con chi suoniamo, noi siamo soliti concentrarci esclusivamente sulla nostra performance e far capire al pubblico che ci sta davanti che siamo un gruppo serio. Non vediamo l’ora di tornare in tour e di prendere parte a dei festival. Soprattutto quest’ultima situazione è per noi la più congeniale: amiamo i grandi palchi”.
DUBITO CHE I DAATH SIANO LA VOSTRA SOLA OCCUPAZIONE. CHE COSA FATE QUANDO NON SIETE IMPEGNATI CON LA BAND?
“Siamo più o meno tutti dei musicisti full time: se non con i Daath, con qualche altra band o semplicemente come turnisti dal vivo o in studio. Io sono anche un ingegnere del suono e sono sempre coinvolto in vari progetti. Insomma, non vendiamo hamburger quando non suoniamo con i Daath… in un modo o nell’altro, è sempre la musica a pagare le nostre bollette”.
QUALI SONO I VOSTRI PROGRAMMI PER I PROSSIMI MESI?
“Parecchi tour negli USA e in Europa, poi la stesura di nuovo materiale. Ora usciamo per Century Media, grazie a un accordo che quest’ultima ha raggiunto con la Roadrunner. Siamo soddisfatti di questa nuova situazione: siamo certi che la Century Media saprà promuoverci nei canali a noi più adatti e che ciò si trasformerà in migliori opportunità per quanto riguarda tour e promozione in generale”.
BENE, GRAZIE PER L’INTERVISTA, EYAL…
“Grazie a voi per l’interesse. Ci si vede in Europa tra qualche mese… portateci un po’ di erba se venite ai concerti!”.