DAGOBA – Piogge Colossali

Pubblicato il 19/11/2008 da
 
I possenti francesi Dagoba sono piombati da poco nei negozi con il loro nuovo “Face The Colossus”, degno successore del grande exploit critico-commerciale che fu “What Hell Is About”. In un momento in cui il metal francese sta vivendo attimi di gloria mai vissuta, la release di Shawter e compagni può essere davvero la chiave necessaria ad aprire le ultime porte verso un ancor più vasta e definitiva affermazione. Le parole del vocalist, leader e principale songwriter della band di Marsiglia ci introducono con rispetto e circospezione ai piedi dell’immane Colosso appena partorito…

 
 
BENTORNATO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM, SHAWTER! GLI ULTIMI DUE ANNI DEI DAGOBA SONO STATI SICURAMENTE PIENI DI SODDISFAZIONI E SUCCESSI, GRAZIE ALL’OTTIMO RESPONSO DI “WHAT HELL IS ABOUT”. CI VUOI RIASSUMERE UN PO’ COSA E’ ACCADUTO DOPO LA SUA PUBBLICAZIONE?
“Ehilà, ciao a tutti! Dunque, subito dopo la release di ‘What Hell Is About’ ci siamo imbarcati nel tour di supporto ad In Flames e Sepultura, che è ovviamente stata un’incredibile esperienza per noi. Era la prima volta che, grazie alla Season Of Mist, i Dagoba venivano distribuiti in tutto il mondo e decisamente quel tour è stata la cosa perfetta da fare. Abbiamo dato proprio tutto durante quelle date e sembra che il pubblico si sia proprio divertito alle nostre esibizioni, in quanto poi abbiamo fatto altri 190 concerti in Europa per conto nostro, per un totale di quasi due anni di tour ininterrotto! Ora che siamo tornati con il nuovo disco, già non vedo l’ora di ripartire!”.

LA COMPOSIZIONE DI “FACE THE COLOSSUS” IMMAGINO SIA STATA LA PIU’ LABORIOSA DELLA VOSTRA CARRIERA. COME VI SIETE APPROCCIATI AL NUOVO DISCO? ERAVATE NERVOSI, ECCITATI, ANSIOSI?
“In realtà non molto. Con ‘What Hell Is About’ si può dire che abbiamo trovato il nostro stile personale…e quindi per ‘Face The Colossus’ tutto è stato molto più semplice e naturale. Tutti e quattro stavolta sapevamo esattamente dove volevamo arrivare con il songwriting ed il punto focale è stato quello di spingere al limite delle nostre possibilità ogni elemento che contraddistingue il Dagoba sound. Abbiamo composto il materiale più melodico e oscuro di tutta la nostra carriera, e credo che questo sia il disco più personale del gruppo. Forse proprio perché non eravamo affatto stressati e sotto pressione, la composizione è stata particolarmente veloce e rapida”.

COME DESCRIVERESTI “FACE THE COLOSSUS” MESSO IN PARAGONE CON “WHAT HELL IS ABOUT”? IO TROVO SIA PIU’ DECADENTE E KEYBOARDS-ORIENTED DA UN LATO, PIU’ BRUTAL E HARDCORE DALL’ALTRO. SEI D’ACCORDO?
“Sì, guarda, mi trovo d’accordo soprattutto sulla decadenza: questo lavoro è totalmente decadente! Ti ho già detto che ci siamo spinti al limite di quello che oggi siamo in grado di fare. Vogliamo essere il più possibile veri e sinceri, in ogni aspetto della vita musicale, dalle registrazioni in studio ai concerti. In definitiva, credo che su ‘Face The Colossus’ si possano ritrovare gli stessi elementi di ‘What Hell Is About’, certamente sviluppati con più maturità e consapevolezza dei propri mezzi”.

UN TITOLO COME “FACE THE COLOSSUS” ED IL SUO ARTWORK SEMBRANO ESSERE PIUTTOSTO CHIARI. VEDO BENE SE IL COLOSSO RAPPRESENTA IL VOSTRO SUONO E LA VOSTRA MUSICA? O FORSE C’E’ UN CONCEPT DIETRO IL TITOLO?
“No, no…il Colosso non rappresenta la band o la nostra musica (delusione dell’intervistatore, ndR). Bensì tutte le disavventure che abbiamo dovuto attraversare per giungere al risultato finale. La vita non è facile per chiunque, ma noi non abbiamo paura di nessuno: sfidiamo tutto quello che ci mette i bastoni fra le ruote, ovunque e quantunque. Non c’è montagna che non siamo disposti a scalare, nessun Colosso che non ci azzardiamo ad affrontare! Il titolo è pieno di speranza e positività: stai per affrontare il Colosso, amigo, e allora vai senza paura!”.

ED ENTRANDO PIU’ NELLO SPECIFICO DELLE LYRICS, COSA MI PUOI DIRE?
“In generale nel disco si parla di malinconia, inganno e soprattutto di tutto ciò che ogni essere umano deve affrontare e superare per raggiungere i propri obiettivi”.

“SILENCE #3” E “THE WORLD IN BETWEEN” SONO BRANI UN PO’ ATIPICI PER VOI, DICIAMO PURE LENTI. A COSA E’ DOVUTA LA SCELTA DI INSERIRE IN TRACKLIST DUE PEZZI COSI’ ORECCHIABILI E POCO VIOLENTI?
“I brani da te citati sono nati spontaneamente in sala prove. Non ci siamo trovati a dire ‘OK, adesso è il turno di due pezzi lenti’. Quando decidiamo di mettere su nastro una canzone, non badiamo al suo tempo, ma se ci piace suonarla e basta. Se però ti capiterà di leggere i loro testi, ti accorgerai come ‘Silence #3’ e ‘The World In Between’ siano proprio le due canzoni più violente del disco. Infatti credo che la violenza non sia presente solo nel suonare brutale o nell’urlare più forte; la malinconia, a volte, può essere drammatica e feroce in modo ben più tragico”.

LA PRODUZIONE DI “FACE THE COLOSSUS” E’ FRA LE PIU’ POTENTI E MASSICCE CHE SI SIANO SENTITE ULTIMAMENTE. PERSONALMENTE ADORO OGNI PRODUZIONE DI TUE MADSEN, MA IL LAVORO CHE FA CON VOI RAGGIUNGE SEMPRE LIVELLI SUPERIORI. QUAL E’ IL SEGRETO, SE C’E’?
“Tue Madsen è ormai un nostro grande amico. Sa esattamente dove vogliamo arrivare con la nostra musica. Ascoltando la nostra pre-produzione ‘fatta in casa’ ha detto: ‘per questo disco tireremo fuori un suono denso e bello grasso, qualcosa che riporti alla mente i potenti wall of sound degli album degli anni ‘90’. E così abbiamo fatto collaborando tutti assieme. Non so se ci sia un segreto o meno e neanche so se questo Colosso aveva davvero bisogno del suono scelto: so solo che Tue è un genio e che noi cerchiamo ogni volta di entrare nel suo studio il più possibile preparati”.

IN ALCUNE DELLE TRACCE (LA TITLE-TRACK, “BACK FROM LIFE”) SONO PRESENTI ALCUNI BREAKDOWN MOLTO DI DERIVA DEATH-CORE: QUANTO SIETE INFLUENZATI – SE LO SIETE – DA QUESTA SCENA COSI’ FLORIDA E PRODUTTIVA IN QUESTO PERIODO?
“Sarò più che sincero: non ascolto poi così tanta musica durante le mie giornate, per cui non ti so dire con chiarezza da quale scena vengo influenzato nel comporre. La mia fonte di ispirazione maggiore sono i film e quando creo musica tutto quello che cerco di fare è dare un suono a delle immagini e a delle emozioni”.

I DAGOBA HANNO UNO STILE CHE PUO’ ESSERE APPREZZATO DA DIVERSE TIPOLOGIE DI METALFAN, DAL BLACKSTER AL ROCKER, DAGLI HARDCORE KIDS AI DEATHSTER. COM’E’ L’AUDIENCE MEDIA CHE SI PRESENTA AI VOSTRI CONCERTI?
“Hai ragione, sai? Piacciamo a diverse tipologie di fan e il nostro pubblico è decisamente variegato. L’unica cosa che ti posso dire è che noi cerchiamo sempre di stare il più possibile vicino ai nostri supporter, in quanto, essendo noi ragazzi con i piedi per terra, sappiamo bene che senza di loro/voi i Dagoba sarebbero nulla. Vi rispettiamo al massimo, ragazzi, e tutto l’entusiasmo che ci trasmettete sul palco è proprio quello che noi vorremmo ricambiare a voi!”.

AVETE FATTO DA SUPPORTO PER MOLTE BAND FAMOSE DURANTE LA VOSTRA CARRIERA, FRA CUI I PIU’ CHE MOSTRI SACRI METALLICA. HAI ASCOLTATO “DEATH MAGNETIC”? CHE TE NE PARE?
“Sì, l’ho ascoltato e devo dire che mi piace. Non è il loro album migliore, ma almeno è qualcosa di fresco e attuale. Io reputo ‘St. Anger’ la demolizione dei Metallica compiuta da James Hetfield, quindi ‘Death Magnetic’ mi sembra quasi una rinascita. Non sono sorpreso di trovarci dentro alcuni riff con lo spirito dei vecchi tempi e penso che sicuramente sarà uno dei top album dell’anno. I diamanti brillano in eterno”.

CLASSICA DOMANDA DI CHIUSURA SUI VOSTRI PROGRAMMI LIVE…
“Be’, abbiamo in ballo moltissime cose e io spero che ci sia spazio anche per qualcosa di più grosso e importante del tour di supporto ad In Flames e Sepultura del 2006! Amiamo andare in tour e ci vogliamo restare almeno per i prossimi due anni e mezzo!”.

BENE, E’ TUTTO. GRAZIE MILLE E A TE LE ULTIME PAROLE…
“Grazie a tutti voi per il supporto!”.
 
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