I Dark Horizon ci hanno davvero ben impressionato con la recente pubblicazione dell’ottimo “Aenigma”: abbiamo così contattato il tastierista della band, Alessandro Battini e ne è venuta fuori un’intervista molto articolata, alla quale hanno partecipato anche gli altri ragazzi del gruppo, ovvero Daniele Mandelli (chitarre), Roberto Quassolo (voce), Luca Capelli (batteria) e Paolo Veluti (basso). Insieme, abbiamo approfondito diversi aspetti e curiosità legate all’album e alla sua realizzazione, soffermandoci, altresì, sulle prestigiose collaborazioni che hanno arricchito ulteriormente il disco. Infine, i ragazzi ci hanno anticipato tutta una serie di progetti che li vedranno coinvolti nel prossimo futuro, con alcune anticipazioni davvero interessanti.
IL VOSTRO ALBUM PRECEDENTE, “DARK LIGHT SHADES”, RISALIVA AL 2012, QUINDI A PARTE QUALCHE DISCO DI BREVE DURATA, COME L’EP “METALHEAD” DELL’ANNO SCORSO, SONO PASSATI UN PO’ DI ANNI: COME SONO ANDATE LE COSE NEL FRATTEMPO PER LA BAND?
– Alessandro: Non siamo stati certo con le mani in mano: abbiamo portato in giro la nostra musica il più possibile, anche con alcuni concerti in Europa, tra cui Germania e Grecia ed abbiamo ingannato l’attesa pubblicando alcuni progetti gustosi, tra cui appunto l’EP “MetalheaD”nel 2016 e il singolo natalizio “Christmas Hallelujah” e partecipando nel 2014 al tributo agli Heavy Load rilasciato da Underground Symphony. Negli ultimi due anni ci siamo concentrati, invece, sulla composizione e registrazione del nuovo “Aenigma”.
COME VEDI I DARK HORIZON DI OGGI? CI SONO ASPETTI DEL VOSTRO SOUND CHE SONO CAMBIATI O EVOLUTI NEL CORSO DEGLI ANNI RISPETTO AI VOSTRI ESORDI?
– Alessandro: Se mi guardo indietro, rispetto al 1998, epoca di pubblicazione del nostro primo demo “Legend In Opera”, vedo una band profondamente cambiata, sia dal lato prettamente compositivo, ma anche nell’approccio alla musica stessa. Non siamo più i ragazzini di vent’anni che cercavano di condensare in una canzone mille idee, adesso è sufficiente un riff, un giro di piano, una melodia interessante a far nascere un pezzo ed il tutto si evolve in maniera del tutto naturale. Il power metal sinfonico tutto cori e spadoni del primo album “Son Of Gods” del 2001 ha lasciato spazio ad un genere maggiormente maturo, magari più immediato a livello melodico, ma maniacale nella cura dei particolari. “Aenigma” è la naturale evoluzione di “Angel Secret Masquerade” uscito nel 2010, un lavoro che coniugava passaggi dal sapore prog, arrangiamenti orchestrali raffinati ed una certa dose di melodia. I nuovi pezzi sono un pizzico più cattivi nelle ritmiche ed abbiamo recuperato qualche innesto maggiormente power, ma il sound resta Dark Horizon al cento per cento.
COME MAI AVETE SCELTO IL TITOLO “AENIGMA”PER L’ALBUM? A COSA FA RIFERIMENTO?
– Alessandro: Non abbiamo mai utilizzato una canzone per identificare il titolo di un album ed anche per il nuovo lavoro abbiamo cercato qualcosa d’impatto. L’idea ci è venuta dall’artwork di Jahnvision e dai testi scritti da Roberto. La figura della cover, con il volto coperto dalle mani, ha sì un vestito candido ed angelico, ma le corna che si confondono con i rovi, rimandano ad un personaggio diabolico. Inoltre le song trattano temi come l’inganno, l’azzardo, le false promesse della nostra società e della religione, e da qui ci è venuto in mente l’ambiguità di una parola come enigma, che è diventato ben presto ”Aenigma”, semplicemente perché ci sembrava più accattivante.
COME SI È SVOLTO IL PROCESSO COMPOSITIVO DEL DISCO?
– Paolo: La nascita di questo album è stata decisamente travagliata. Io sono l’ultimo arrivato nel 2015 e con la line-up finalmente al completo abbiamo iniziato a scrivere i pezzi nuovi ma, dopo la prima stesura, non eravamo soddisfatti al 100% del risultato, perché volevamo tornare con un album che, pur mantenendo la melodicità che ci ha sempre caratterizzato, suonasse più heavy e più moderno. Quindi abbiamo analizzato ancora i brani uno per uno fino a trovare finalmente l’equilibrio che cercavamo. “Aenigma” ha tenuto conto di tutte le nostre diverse influenze musicali: le melodie entrano in testa sin dal primo ascolto e le orchestrazioni credo siano le nostre migliori di sempre. In tutto questo siamo riusciti a dare un’impronta decisamente più heavy a tutto il sound, come potete ascoltare ad esempio in “Hell’s Fire Wheels” che, tra l’altro, è il mio pezzo preferito.
MI È MOLTO PIACIUTA LA PRODUZIONE DELL’ALBUM: CHI L’HA CURATA E CHI SI È OCCUPATO DELLE FASI DI MIXAGGIO E MASTERING?
– Daniele: Ho seguito personalmente le varie fasi della produzione e mi fa piacere che ti sia piaciuto il risultato. L’idea che avevo era di ottenere un album dalle sonorità più heavy dei precedenti, quindi, iniziando dal songwriting fino alle scelte fatte in studio, ho voluto che ognuno di noi desse spazio e priorità alla propria parte più aggressiva. Questo ha portato ad una ritmica pesante ma allo stesso tempo tagliente, a delle orchestrazioni più imponenti ed eroiche e ad un cantato che tocca un’emotività fino ad ora da noi inesplorata. Il mix l’ho affrontato con la stessa filosofia e senza essere troppo scolastico, sono intervenuto per aumentare le caratteristiche emotive dei brani con un approccio molto più artistico che tecnologico. Ho preferito affidare il mastering a Jacob Hansen, un grandissimo professionista che ha capito subito la filosofia della produzione: il suo lavoro è stata la ciliegina sulla torta.
QUALI SONO STATE LE TEMATICHE CHE VI HANNO MAGGIORMENTE ISPIRATI NELLA STESURA DEI TESTI DELLE CANZONI?
– Roberto: Quando Alessandro ha presentato la cover alla band ho avuto come la sensazione che quell’immagine mi volesse dire qualcosa. Così non ho perso occasione per lasciarmi guidare da ciò che sentivo, come spesso mi capita quando mi approccio al songwriting. Ciò che ne è emerso, quindi, è una sorta di viaggio introspettivo. Un cammino intrapreso con gli occhi di un demone esiliato dagli inferi per aver avuto pensieri benevoli nei confronti del genere umano e condannato a vivere sulla terra nel mondo reale fino a quando non sarebbe rinsavito. Durante la sua permanenza terrena la propria epistemologia e la propria identità vengono messe più volte in discussione, poichè è costretto a confrontarsi con la malvagità dell’uomo. Ciononostante, riconoscendo nell’uomo la capacità di amare, sceglie di rinunciare alla propria condizione di demone per rendersi umano riappropriandosi della propria anima, ingaggiando una sfida con il signore degli Inferi. Non è un caso quindi che all’interno di questo lavoro ci siano passaggi come “Never Again”, inerente ai recenti fatti di cronaca o brani come “Time is A Healer”, in cui la speranza che il tempo possa in qualche modo lenire le ferite inflitte dalla nostra stessa esistenza sembra alimentare il desiderio di un mondo futuro diverso da quello reale in cui possano tornare a prevalere sentimenti, emozioni, valori. Un ritorno dell’uomo all’uomo.
AVETE COINVOLTO ANCHE ALCUNI OSPITI IN UN PAIO DI BRANI: VUOI PARLARCI DI QUESTE COLLABORAZIONI E DI COME SIETE ARRIVATI A LORO?
– Alessandro: In passato ci siamo spesso avvalsi dell’apporto di altri musicisti, arrangiatori, quartetti d’archi, per arricchire il nostro sound, ma mai avevamo pensato di coinvolgere altri cantanti. Per “Aenigma”, invece, abbiamo optato per frontman un po’ diversi dal solito, per evitare di avere l’ennesima ospitata uguale a mille altre, che nulla aggiunge e nulla toglie ad un disco. Per questo la scelta è caduta su Jonny Lindqvist dei Nocturnal Rites per “Future World” e Klaus Dirks dei Mob Rules in “Ace Of Hearts”, due grandi professionisti non avvezzi alle collaborazioni, ma che hanno accettato di partecipare a “Aenigma” con passione ed entusiasmo e non per un avere mero gettone di presenza. Li abbiamo contattati tramite i social e, dopo aver ascoltato con loro i pezzi del disco, abbiamo scelto quello che più si addiceva alla loro vocalità. Sono nati due duetti che hanno dato quel quid in più alle canzoni e sono stati apprezzati subito dai fan. Un altro grande apporto lo abbiamo ricevuto da Mario Percudani degli Hungryheart che, oltre a prestare la sua chitarra al solo di “Never Again”, ha curato la produzione della voce ed i cori di “Aenigma”.
AVETE RIPROPOSTO IL BRANO “SEA SIRENS VOICES” CHE GIÀ ERA PRESENTE NELL’EP, MA SI TRATTA COMUNQUE DI UNA VERSIONE DIFFERENTE, È CORRETTO? DI CHI È LA VOCE FEMMINILE PRESENTE NEL BRANO?
– Daniele: La versione di “Sea Sirens Voices” che è presente su “Aenigma” é, in realtà, la versione originale. L’idea di inserirla nell’EP in versione acustica ci è venuta in seguito ad un tentativo di arrangiarla come una ballata, che è stato giudicato efficace ma troppo fuori dal contesto di “Aenigma”. Per interpretare la sirena del testo abbiamo pensato che fosse perfetta una voce femminile ed ho chiesto a Clementine Nantista, una cantante veramente talentuosa con la quale ho collaborato per produzioni precedenti, di improvvisare un vocalizzo e di cantare insieme a Roberto il ritornello finale. Il risultato ci è piaciuto e ha dato al brano quel qualcosa in più che solo le collaborazioni ben riuscite possono creare.
COME PENSATE DI PROMUOVERE IL DISCO? AVETE IN PROGETTO DI REALIZZARE TOUR, VIDEOCLIP, ECC.?
– Alessandro: L’uscita di “Aenigma” è stata anticipata dal lyric video del singolo “Future World”. L’album è disponibile, oltre che in versione digitale attraverso Tanzan music, anche in digipak grazie ad Underground Symphony, che ha pensato anche ad una limited edition di 150 box numerati, contenenti il pendente col simbolo della band. Nel frattempo stiamo organizzando la promozione live a partire dall’estate, in particolare in Germania dove abbiamo uno zoccolo duro di fedelissimi. Manchiamo sulle scene da un po’ di tempo e non vediamo l’ora di salire nuovamente sul palco per presentare il nuovo album! Per quanto riguarda il videoclip abbiamo già alcune idee, ma non vogliamo svelarvi troppo per non rovinarvi la sorpresa…
ULTIMAMENTE, AL DI LÀ DI QUELLE CHE POSSONO ESSERE LE INFLUENZE MUSICALI, COSA VI PIACE ASCOLTARE? MUSICA DEL PASSATO O RECENTE? VICINA AL VOSTRO STILE O COMPLETAMENTE DIFFERENTE?
– Luca: Contrariamente a molti miei coetanei, non mi piace rimanere fossilizzato su musica troppo ‘vecchia’, per questo ascolto di tutto, dal metal estremo (black e death) passando per il prog fino alla musica celtica ed alle colonne sonore di film. Ultimamente ho approfondito l’ascolto di generi un po’ più moderni come metalcore e djent, perchè ho sempre voglia di rinnovarmi per poter portare nuove sfumature al mio modo di interpretare i pezzi che suono. Infatti in questo disco abbiamo integrato soluzioni ritmiche nuove rispetto ai precedenti lavori, per esempio abbiamo introdotto in alcuni pezzi dei veri e propri breakdown, tratti tipici del metalcore.
AVETE GIÀ PIANIFICATO QUALCOSA PER IL PROSSIMO FUTURO CON I DARK HORIZON O EVENTUALMENTE ANCHE CON ALTRI VOSTRI PROGETTI?
– Alessandro: Di carne al fuoco ce n’è tanta, in primis con i Dark Horizon, con i quali stiamo pensando a qualcosa di speciale per festeggiare il ventennale dall’uscita del nostro primo demo che decorre proprio nel 2018. Riguardo ai Ghost City, ho iniziato a comporre nuovo materiale, ma credo che prima del 2020 il secondo disco non vedrà la luce, perché mi sto dedicando ai Sangreal, un nuovo progetto di epic metal con membri di Doomsword, Great Master, Arrayan Path e Shadows Of Steel. Inoltre è stata confermata la mia presenza anche sul terzo capitolo della Christian Metal Opera di Enzo & The Glory Ensemble, insieme a tanti grandi musicisti della scena metal internazionale. Luca sta completando le registrazioni dell’album d’esordio dei Clockwork, una band con ben quattro vocalist, sulla scia di Kamelot ed Avantasia, mentre Daniele e Paolo sono impegnati in un progetto doom, gli Swarm. Roberto invece sta per pubblicare un album solista cantato in italiano con influenze classic e hard rock.