“Ciao a tutti! Sì, credo tutto sommato tu abbia ragione. Con ‘Fiction’ volevamo creare principalmente qualcosa di diverso da ‘Character’. Volevamo allargare gli orizzonti, inserire nuovi elementi e riprenderne altri. E’ certo più melodico e devo dire che in effetti abbiamo cercato di essere più melodici possibili. Questo, ovviamente, senza perdere di vista la natura estrema del nostro suono che, specifichiamolo, non è andata affatto scemando, bensì è tuttora presente. Abbiamo voluto provare diverse soluzioni e ci siamo concentrati a fondo su ogni singola nota di ogni canzone. Penso che questo aspetto sia ben udibile all’interno della tracklist, nella sua varietà e imprevedibilità. Basti prendere un brano come ‘The Lesser Faith’: è melodica e anche velatamente orecchiabile, eppure è davvero pesante ed estrema. Non volevamo fare un disco unidirezionale, come un po’ è ‘Character’, ma cercare di incorporare più idee possibili. Siamo molto contenti di ciò che siamo riusciti a fare; è banale dirlo, lo so, ma è la verità”.
TU SEI DA DIVERSO TEMPO IL COMPOSITORE PRINCIPALE DELLA BAND, MENTRE NIKLAS (SUNDIN, CHITARRISTA) E’ STATO MAN MANO ‘SOSTITUITO’ DA ANDERS (JIVARP, BATTERISTA) NEL RUOLO DI CO-SONGWRITER. PER “FICTION” COME SONO ANDATE LE COSE SOTTO L’ASPETTO SCRITTURA BRANI?
“Dunque, ti confermo che la maggior parte del materiale è stato ancora una volta scritto da me. Precisando che comunque il prodotto finale – inteso come canzone pronta – è sempre il risultato dell’unione di sei menti diverse, che interagiscono soprattutto in fase di arrangiamento, in ‘Fiction’ Anders e Niklas mi hanno dato una bella mano: diciamo però che la quasi totalità delle melodie e dei riff è opera mia; Anders solitamente compone molto al pianoforte, poi io cerco di plasmare le sue idee sulla chitarra acustica o sull’elettrica; Niklas invece ha portato in dotazione qualche riff un po’ più particolare e un paio di assoli”.
FORSE MI SBAGLIO, MA HO L’IMPRESSIONE CHE LE TASTIERE SIANO DIVENTATE PIU’ ‘SEMPLICI’ E MENO SPERIMENTALI RISPETTO AL PASSATO. E, INOLTRE, MI SEMBRA CHE MAI COME SU “FICTION” LA LORO IMPORTANZA SIA COSI’ MARCATA…
“Uhm…non sono molto d’accordo. Le tastiere dei Dark Tranquillity non credo potranno essere mai semplici. Devi sapere che le parti elettroniche di Martin (Brändström, tastiere e elettronica, ndR) sono molto stratificate; quello che senti su disco non è una sola traccia di tastiera, bensì spesso anche otto-nove tracce diverse di tastiera, quindi la complessità e la sperimentazione sono sempre presenti in questa parte della nostra musica. Per spiegare la tua impressione, credo basti risalire al suono del disco: il mixaggio è stato fatto da Tue Madsen nei suoi Antfarm Studios e proprio Tue ha voluto porre l’accento sulle tastiere e sull’elettronica; ci ha subito detto che aveva intenzione di focalizzare il suo lavoro sul suono delle keyboards, da lui ritenute la nostra ‘arma nascosta’, e dar loro un’altra vita. E così è stato!”.
E APPUNTO, ALLORA, RESTIAMO SU TUE MADSEN: DOPO ANNI DI FREDMAN STUDIOS E FREDRIK NORDSTRÖM, PIANO PIANO STATE ‘EMIGRANDO’. COME MAI LA SCELTA DEL MIXING AGLI ANTFARM STUDIOS?
“Ci sono varie ragioni per questo: innanzitutto, eravamo semplicemente stufi (non in senso negativo, però) di lavorare con Fredrik; poi, a dirla tutta, bisogna precisare che i Fredman non sono più di sua proprietà, infatti ora sono degli In Flames (ricordiamo che Anders Fridèn, cantante degli In Flames, lavorava ai Fredman da tempo immemore, ndR). Non ce la siamo sentita di seguire Nordström nei suoi nuovi studi e avendo i Rogue a disposizione, visto che sono del nostro tastierista, la scelta logica è stata quella di registrare lì. Una veloce pre-produzione, comunque, è stata fatta ancora ai Fredman, per poi sistemare tutto ai Rogue con l’aiuto di Tue Madsen. Lui e i suoi studi ci sono stati consigliati dal nostro management. Devo dire che eravamo un po’ tesi nell’attesa di sentire cosa Tue avrebbe tirato fuori dai brani: sai, per la prima volta non abbiamo seguito tutti i passaggi di creazione del disco e per due settimane le canzoni sono state per noi ‘invisibili’ (ride, ndR). Poi abbiamo ricevuto il materiale e, al primo ascolto, siamo saltati dalla sedia! Una bomba! Gran lavoro!”.
UNA DOMANDA CHE TI FARANNO / AVRANNO FATTO TUTTI: COME MAI AVETE SCELTO DI REINSERIRE LE CLEAN E LE FEMALE VOCALS IN QUALCHE VOSTRO BRANO?
“Be’, per la stessa ragione per cui avevamo scelto di non metterle negli ultimi lavori: le canzoni di ‘Fiction’ – alcune, perlomeno – sono più che adatte per questo tipo di soluzioni. La voce pulita è presente in ‘Misery’s Crown’ e ‘The Mundane And The Magic’, mentre la voce femminile solo in ‘The Mundane And The Magic’. La decisione è stata presa principalmente da Mikael (Stanne, vocalist, ndR), è lui che si occupa delle linee vocali e dei testi, però noi ci siamo trovati subito d’accordo: entrambe le tracce hanno caratteristiche tali per cui l’accostare il growl a queste varianti risulta una mossa del tutto naturale. Farlo sui brani di ‘Character’ o ‘Damage Done’ sarebbe stato forzato e inopportuno, non trovi? Per le female vocals, poi, ci siamo avvalsi della collaborazione di Nell dei Theatre Of Tragedy, quindi abbiamo pure avuto un guest d’eccezione!”.
PER QUANTO RIGUARDA IL TITOLO, “FICTION”, E I TESTI, CHE COSA MI PUOI DIRE? SO CHE DI SOLITO E’ MIKAEL AD OCCUPARSI DI QUESTE COSE…
“Sì, anche questa volta il titolo è stato scelto da lui…e i testi, naturalmente, sono opera sua. Vanno spiegati di pari passo, in quanto il titolo nasce sempre da immagini o concetti che sono contenuti o si ripetono nei testi. Come per ‘Character’, Mikael ha incentrato le lyrics su esperienze personali, situazioni vissute, opinioni su comportamenti; però stavolta non voleva entrare troppo nell’intimo, nel personale, quindi ha fatto uso di molte metafore, significati nascosti e cose del genere. Da qui, il concetto di ‘finzione’ o comunque ‘alterazione della realtà’, nel senso che la verità viene rivelata ma solo attraverso allegorie; allegorie che comunque rappresentano visioni comuni e condivisibili da tutti”.
L’ARTWORK, INVECE, SEMBRA SPARTANO E MINIMALE. SE NE E’ OCCUPATO ANCORA NIKLAS, ESATTO?
“Esatto. Ormai è da ‘Projector’ che Niklas cura la grafica dei nostri album, tramite la sua Cabin Fever Media. Per ‘Fiction’, visto che l’album è carico di sonorità positive, colorate e, in un certo senso, pacifiche e rilassanti (insomma…, ndR), ha pensato di porre in contrasto alla musica un artwork semplice, grigio, quasi incolore e indefinito. A noi piace molto”.
AVETE GIRATO UN VIDEO PER IL BRANO “FOCUS SHIFT”. SARA’ PROPOSTO COME SINGOLO?
“No, non credo. Il video è stato girato e proprio domani (l’intervista si è svolta mercoledì 7 marzo, ndR) lo metteremo disponibile in streaming on line. Credo che il singolo sarà un altro; ancora non è ufficiale, ma ‘Misery’s Crown’ sarà il prescelto, in quanto possiamo dire che è il più orecchiabile, catchy e quasi pop-oriented, ovviamente rimanendo in ambito Dark Tranquillity. Probabilmente poi, dopo l’estate, dovrebbe uscire come singolo esteso, con al suo interno il video e qualche inedito”.
ABBANDONIAMO “FICTION” ORA: DOPO TANTI ANNI DI VITA SCANDITA DAI TEMPI DI REGISTRAZIONE ALBUM, DALLE INCOMBENZE PROMOZIONALI E DAI TOUR INCESSANTI, NON AVETE MAI PENSATO DI PRENDERVI UNA PAUSA DA TUTTO CIO’?
“Di prenderci una pausa, ad essere sincero, non ne abbiamo mai parlato. E’ chiaro che ci sono certi aspetti del nostro lavoro che non ci entusiasmano particolarmente, come credo accada per qualsiasi altra professione. Ad esempio, ora sono qui seduto in un ufficio e devo parlare per ore al telefono: come potrai immaginare, è una mansione che non si può davvero definire divertente, però va fatta. Va fatta perché poi comunque questi sacrifici servono ad ottenere risultati e comunque vengono ripagati, ad esempio dalla possibilità di girare il mondo in tour e dall’opportunità di poter fare quello che più ami nella vita, ovvero esibirti on stage. Il segreto è quello di cercare sempre di fare le cose con positività e comprendere quello che davvero ti appaga, quello che ti fa felice”.
IL MELODIC DEATH METAL, SOTTOGENERE CHE VOI AVETE CONTRIBUITO A CREARE, E’ DA TEMPO STATICO E PRATICAMENTE IN STATO COMATOSO. A BEN VEDERE, CONSIDERATO COSA PROPONGONO ORA GLI IN FLAMES, VOI SIETE GLI UNICI STORICI ALFIERI AD ESSERE ANCORA SULLA CRESTA DELL’ONDA…
“Ma vedi…noi non la vediamo così, non è che stiamo a dannarci l’anima per questa cosa. Siete voi, la stampa e i fan, a dire – o ad avere detto – che i Dark Tranquillity sono fra i padri del death metal melodico. Noi siamo sempre rimasti fedeli a noi stessi e così la band si preoccupa di andare avanti. Suoniamo e abbiamo sempre suonato la musica che ci piace scrivere, senza limitazioni di sorta o troppi pensieri su come possa venir recepita. Certo, crescendo in popolarità e fama, abbiamo aumentato l’occhio di riguardo verso i gusti dei fan, ma questo senza mai prevaricare quello che noi vogliamo fare. E’ chiaro che non posso negare che siamo stati una delle prime band a proporre certe cose e la nascita del cosiddetto Goteborg sound passa anche da noi, però noi andiamo avanti per la nostra strada, con o senza la scena death melodico…”.
MARTIN, ARRIVIAMO AL ‘DOMANDONE DELLA MORTE’… SARESTI COSI’ GENTILE DA SPENDERE UNA FRASE, UN RICORDO, UN ANEDDOTO, PER OGNI VOSTRO FULL-LENGTH ALBUM?
“Uhm…d’accordo. Vediamo se riesco a trovare qualcosa di interessante:
Il primo disco è ‘Skydancer’ e venne pubblicato nel 1993; all’epoca avevamo tutti intorno ai 18-19 anni e io andavo ancora a scuola; ricordo bene che dovetti chiedere alla professoressa una settimana di vacanza intera, il tempo necessario a registrare l’album, e lo feci dicendole proprio ‘guardi, prof., dovrei registrare un disco con la mia band, mi servirebbe qualche giorno di permesso…’ (in Italia credo si verrebbe presi a scarpate, ndR). Fu incredibile comunque, in realtà non ci rendevamo conto di ciò che stava accadendo, non ci credevamo proprio. Ah, al tempo io mi occupavo ancora del basso, chiaramente.
Il secondo full è ‘The Gallery’ e, seppur si tratti di un gran lavoro, non ho bei ricordi di quel periodo, in quanto purtroppo, due mesi prima di entrare – per la prima volta! – nei Fredman Studios, ebbi un problema alla schiena e a un paio di costole e dovetti stare sdraiato a letto per parecchio tempo. Non potevo stare né seduto, né in piedi per troppo tempo e quindi, in fase di composizione, mi facevo portare la chitarra acustica a letto da mia madre e via che strimpellavo (ride, ndR). Furono momenti difficili e particolari, poi finalmente mi ripresi e andammo in studio a registrare il disco!
Per quanto riguarda ‘The Mind’s I’, il nostro full del 1997, non mi viene in mente niente di interessante, andò più o meno tutto bene e…”.
AH, MARTIN, SCUSA…HO IO UNA CURIOSITA’ DA SODDISFARE SU “THE MIND’S I”! PERCHE’ DIAVOLO LA PRODUZIONE E’ COSI’ DEBOLE E BASSA DI VOLUME? POI CONTINUA PURE CON IL RESTO…
“E’ vero! Ora che me lo ricordi, in effetti ‘The Mind’s I’ ha questo piccolo inconveniente. L’effetto è stranissimo soprattutto se ascolti, prima o dopo un brano di questo album, una traccia di un altro disco: la differenza è enorme, purtroppo! Il problema è che la nostra etichetta di allora, la Osmose Productions, non masterizzò mai il lavoro! Ci consegnò il disco pronto, dicendo che andava bene così e che era finito. Noi ci fidammo e quando ascoltammo l’album era ormai troppo tardi per rimediare, anche perché penso che la Osmose non fosse disposta a fare di più. Quel periodo non fu male, nonostante tutto ciò, in quanto girammo i nostri primi, semplici video, per ‘Hedon’ e ‘Zodijackyl Light’, e facemmo un bellissimo tour da headliner, con Enslaved, Bewitched e altri gruppi di supporto (Swordmaster e Demonic, il battesimo DT live per il sottoscritto!, ndR).
Proseguiamo quindi con ‘Projector’, da tutti riconosciuto come l’episodio ‘isolato’ della nostra discografia. Fu il primo disco inciso per la Century Media e l’ultimo al quale partecipò Fredrik Johansson, il nostro vecchio chitarrista. Fu un vero peccato il suo abbandono: Fredrik era un ottimo musicista, certo più bravo di me alla chitarra, però sembrava aver perso gli stimoli per stare dietro alla band, non era più interessato come un tempo. Il ragionamento è stato ‘meglio un musicista meno bravo, ma che sia convinto del gruppo e si impegni al massimo’. Comunque Fredrik partecipò alla registrazione di ‘Projector’, anche se in fin dei conti non compose alcunché. Quel disco, così diverso da quello che avevamo fatto fino allora, fu frutto della volontà di Niklas di portare fuori la band dal circolo vizioso del Goteborg sound: stavano uscendo un sacco di band che suonavano come noi e gli In Flames, quindi cercammo di staccarci il più possibile dal mainstream, appunto per dimostrare che non facevamo parte del mucchio, ma che eravamo fatti di ben altra pasta!
L’anno dopo, il 2000, ha visto l’uscita di ‘Haven’, un lavoro pieno di cambiamenti, ma tutto sommato facile da realizzare. Io passai alla chitarra e ci furono gli ingressi dell’altro Martin alle tastiere e di Michael (Nicklasson, ndR) al basso. Per me fu una bella sfida: oddio, avevo già suonato qualche parte di chitarra nei dischi precedenti, soprattutto sezioni acustiche, però in ‘Haven’ passai ad occuparmene in maniera quasi totale, anche perché Niklas per quell’album non compose niente, essendo molto impegnato con il suo lavoro di grafico. Dicevo che comporre fu semplice: sì, perché anche se le tastiere entravano a far parte in modo completo del processo compositivo come mai prima d’ora – nel senso che in precedenza le loro parti venivano sempre aggiunte in fase d’arrangiamento, e non durante la scrittura vera e propria dei brani – siamo riusciti a comporre in modo veloce, lineare e con le idee chiare. Forse abbiamo anche fatto troppo in fretta, a dire il vero, infatti se mi chiedi quale disco scriverei in modo diverso ora, il primo candidato è proprio ‘Haven’.
Tocca a ‘Damage Done’: anche qui siamo partiti a comporre con decisione; dopo due lavori quali ‘Projector’ e ‘Haven’ e i rispettivi tour di supporto, ci siamo trovati a dirci che avevamo bisogno di una maggiore dose di violenza da riproporre on stage. Ci eravamo accorti che, seppur apprezzati e osannati, i brani dei dischi suddetti abbassavano troppo la tensione dei nostri spettacoli, gli facevano perdere un bel po’ di energia. Sappiamo bene che è positivo rallentare ogni tanto, ma pensavamo che occorreva tornare presto alla brutalità. E così è nato ‘Damage Done’ ed il suo parziale ritorno ai primordi.
Infine – e finalmente! – arriviamo a ‘Character’, il penultimo album: che dire? Suppongo lo abbiate ancora nelle orecchie! E’ un lavoro molto brutale e diretto, uniforme e compatto, anche se ci sono delle parentesi ‘speciali’, come ‘My Negation’ o ‘The Endless Feed’. Dopo 17 anni di carriera, è stata la prima occasione per lavorare completamente da soli in studio. Fredrik Nordström non ha messo voce, né orecchio nella realizzazione dell’album e comunque possiamo dire di aver fatto un buon lavoro. Quel periodo trascorso in solitario tra di noi è stato molto utile al gruppo per entrare ancora più a fondo nella nostra musica.
E questo è quanto. Soddisfatto?”.
COME NO, MARTIN! SEI STATO FIN TROPPO GENTILE!
A questo punto, al termine del mega-rispostone di cui appena sopra, Martin ci avvisa che il tempo è scaduto, obbligandoci a tranciare un paio di domande conclusive, fra cui quella sui prossimi appuntamenti live della band. Pazienza, ciò che abbiamo sentito ci soddisfa appieno! Resta il tempo per un veloce saluto…
OK, MARTIN! DI NUOVO GENTILISSIMO. TI RINGRAZIO E AL PRIMO CONCERTO ITALIANO!
“…che credo proprio sarà quello del Gods Of Metal, il 3 giugno! Grazie a te per l’intervista, alla prossima! Cheers!”.