DARK TRANQUILLITY – Quando il mondo urla

Pubblicato il 05/11/2016 da

L’inaspettata dipartita di Martin Henriksson – chitarrista, membro fondatore e per anni principale compositore della band – ha influito non poco sui piani dei Dark Tranquillity, che sono stati prima costretti ad ingaggiare dei turnisti per le date live e poi a contare sull’ispirazione di altri membri del gruppo per la composizione del loro undicesimo album in studio. Per certe realtà i cambi di formazione sono una consuetudine, soprattutto quando l’età avanza e gli impegni sul fronte live si intensificano, ma il gruppo di Mikael Stanne in questo senso era riuscito a distinguersi a lungo, tanto da essere visto come una sorta di mosca bianca nella fascia dei cosiddetti veterani. Durante la lavorazione del nuovo album la band ha invece dovuto fare fronte a questo scossone, con il risultato che per la prima volta la musica degli svedesi è stata composta prevalentemente dal batterista Anders Jivarp e dal tastierista Martin Brändström, cosa che ha conferito ad “Atoma” un taglio più arioso e diretto del solito. Le tastiere e la melodia sono più che mai al centro dei nuovi brani del gruppo, ma, come vedremo, il succitato Stanne, nostro interlocutore in questa intervista, ci tiene a sottolineare come una ulteriore svolta verso lidi ancora più orecchiabili non sia assolutamente in programma. I Nostri in carriera non si sono mai guardati indietro e hanno sempre evitato di sbandierare il loro ruolo di pionieri del filone melodic death metal, tuttavia continuano fieramente a sentirsi una metal band che ha ancora molto da dare a questo genere musicale. Il cantante ce lo spiega senza troppi giri di parole…

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PARTIAMO DA UNA DECISIONE CHE MI HA PIUTTOSTO INCURIOSITO: L’EDIZIONE LIMITATA DI “ATOMA” CONTERRA’ UN BONUS CD CON DUE BRANI, “THE ABSOLUTE” E “TIME OUT OF PLACE”, CHE DANNO SFOGO AL VOSTRO LATO PIU’ SOFT E ATMOSFERICO. PER QUALE MOTIVO AVETE DECISO DI REGISTRARLI, MA DI NON INCLUDERLI NELLA TRACKLIST UFFICIALE?
“Vediamo quelle due canzoni come degli esperimenti, anche se indubbiamente ci piacciono molto. Abbiamo pensato che due brani così melliflui stonassero un po’ se posti accanto al resto del materiale di ‘Atoma’. L’idea è stata di utilizzare queste tracce per sperimentare nuove tecniche di registrazione. Per la prima volta in tantissimi anni abbiamo dato completa carta bianca ad un produttore esterno alla band: Anders Lagerfors è un amico del nostro tastierista Martin; i loro studi sono adiacenti e spesso ci capita di scambiare due chiacchiere quando siamo da Martin a registrare. Anders lavora soprattutto su musica elettronica e indie e possiede apparecchiature molto diverse da quelle in nostra dotazione. Ascoltando le versioni demo di ‘The Absolute’ e di ‘Time…’ abbiamo pensato che un produttore come lui avrebbe potuto dare a questi pezzi un taglio diverso. Lui si è subito dimostrato interessato alla proposta, così abbiamo organizzato questa breve sessione di registrazione nel suo studio, per poi lasciargli campo libero per il mixaggio. Il risultato finale a mio avviso è ottimo, ma, come dicevo, forse non adatto ad essere presentato nella tracklist ufficiale di un nostro album”.

ALL’EPOCA DI “PROJECTOR” PERO’ OSASTE FORSE ANCHE DI PIU’, CON PEZZI COME “AUCTIONED” E “DAY TO END”…
“Sì, ma, in tutta onestà, vi sono scelte di quel periodo che oggi non ci convincono del tutto. Forse, se potessimo tornare indietro, lasceremmo quelle canzoni da parte”.

DOPO LA PUBBLICAZIONE DI “PROJECTOR” IN MOLTI PENSAVANO CHE VI SARESTE SPOSTATI COMPLETAMENTE SU QUELLO STILE PIU’ LEGGERO E MELODICO. A QUEI TEMPI SEMBRAVA L’UNICA VIA DA SEGUIRE PER TANTE BAND. VEDI PARADISE LOST, MOONSPELL, TIAMAT…
“Sì, e devo ammettere che lo pensavamo anche noi. Durante le registrazioni di ‘Projector’ ci sentivamo davvero influenzati da queste sonorità più atmosferiche. Pensavamo che quello stile sarebbe stato il nostro futuro, anche perchè ‘Projector’ era nato proprio come reazione a tutte quelle aspettative per noi esagerate che avevamo attorno come death metal band. Volevamo provare a fare altro e a dare spazio ad altre influenze. Eravamo giovani ed impulsivi, praticamente l’idea era quella di ricominciare da capo, così componemmo quel disco con grande libertà, cercando quasi lo scontro con la scena di cui facevamo parte. Tuttavia, bastò il tour di supporto a quel disco per farci capire che dentro eravamo ancora una metal band. Provammo a inserire quei pezzi nelle scalette dei concerti e alcune volte decidemmo pure di ri-arrangiare in chiave più soft brani del vecchio repertorio, ma la cosa non funzionò; i concerti mancavano di energia e l’interpretazione ci sembrava forzata. Non era quello il modo giusto per cambiare, non eravamo noi stessi. Per questo motivo ‘Haven’ rappresentò subito un ritorno ad un sound più ritmato. Con quel disco e con ‘Damage Done’ abbiamo iniziato ad imparare a mescolare le tastiere, l’elettronica e certi tipi di melodia con il nostro vecchio suono”.

MOLTI STANNO PARAGONANDO “ATOMA” AD “HAVEN”, CHE NE PENSI?
“Per me è difficile fare questi paragoni, dall’interno ogni album ha una identità molto spiccata. Forse sono cose che solo i musicisti possono comprendere del tutto. In ogni caso, sì, sicuramente i due albbum hanno qualcosa in comune, ma credo che ‘Atoma’ abbia affinità con tutti i lavori usciti da ‘Haven’ ad oggi. Ha un carattere molto urgente e ritmato, simile al disco del 2000, ma anche soluzioni che rimandano ad altre opere, così come spunti totalmente nuovi”.

VI E’ UN ALBUM DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA AL QUALE NON LO PARAGONERESTI MAI DIRETTAMENTE?
“Volendo prendere in esame solo i dischi che vedono il contributo di Martin Brändström, direi ‘We Are the Void’, album che peraltro mi piace tantissimo. Purtroppo non è stato coompreso più di tanto dai nostri fan, ma è un’opera che ascolto sempre volentieri. Ha un carattere molto sperimentale e un andamento frastagliato, mentre ‘Atoma’ è più fluido e orecchiabile. Diciamo che da questo punto di vista i due dischi differiscono parecchio”.

IN EFFETTI SI HA L’IMPRESSIONE CHE “WE ARE THE VOID” NON ABBIA RISCOSSO UN GRANDE SUCCESSO. PER QUALE MOTIVO, SECONDO TE?
“Penso che tutto derivi proprio da quei contrasti di cui ti parlavo. Questo album è stato principalmente composto da Niklas Sundin e dal nostro vecchio chitarrista, Martin Henriksson. Niklas è da tempo l’anima più estrema della band: è quello fra di noi che ascolta più metal estremo e che ha a cuore dissonanze, sperimentazioni, ecc. Puoi notarlo quasi sempre ascoltando i suo brani. Martin invece è un chitarrista più classico, grande amante del thrash anni Ottanta di gruppi come Kreator e Forbidden, ma, al tempo stesso, sempre incline ad inglobare le tastiere e le melodie suggerite dagli altri ragazzi. Durante il songwriting per ‘We Are the Void’ Niklas e Martin provarono a collaborare, ma alla fine decidemmo che ognuno avrebbe avuto completa libertà per comporre. Così ci ritrovammo con una tracklist un po’ disordinata, la quale è risultata poco digeribile ai più. Tuttavia, ripeto, per me è un lavoro davvero interessante: amo lo scontro fra queste due anime molto diverse fra loro”.

HAI ACCENNATO A MARTIN HENRIKSSON: IMMAGINO SIA STATO DIFFICILE VEDERLO ANDARSENE…
“Devo ancora farci l’abitudine, non posso negarlo. Avevamo intuito che la sua voglia di comporre e di suonare dal vivo stesse scemando, ma non ci aspettavamo una decisione così drastica. Ha deciso di farsi da parte e di diventare il nostro manager: è sempre stato molto interessato all’aspetto prettamente organizzativo delle attività della band e ora farà solo quello. Magari un giorno ci ripenserà…”.

VEDO INFATTI CHE NON AVETE ANNUNCIATO UN SOSTITUTO IN PIANTA STABILE…
“Sì, per noi Martin è come un fratello. Per il momento continueremo così, con dei turnisti più o meno affermati a ricoprire il ruolo di secondo chitarrista. Ci troviamo bene con questa formazione, non sentiamo la necessità di trovare un nuovo membro in tempi stretti. Credo che prenderemo una decisione al termine del ciclo promozionale di ‘Atoma’”.

C’E’ CHI VORREBBE VEDERE L’EX IN FLAMES JESPER STROMBLAD NELLE VOSTRE FILA, ORA CHE E’ UN PO’ AI MARGINI DELLA SCENA…
“Jesper è un caro amico da sempre e mi rendo conto che chi segue la scena di Gothenburg da tempo abbia potuto fantasticare su questa opportunità, ma lo vedo coinvolto in altri progetti. Non è più negli In Flames, è vero, però è impegnato su mille altri fronti, tra cui la sua vita privata. Tra i chitarristi con cui siamo in contatto per le prossime date live ve ne sono alcuni abbastanza noti, ma, come dicevo, per ora siamo lontani dall’ingaggiare qualcuno stabilmente”.

ANDERS IWERS E’ STATO CONFERMATO COME NUOVO BASSISTA, INVECE…
“Esatto. Trovo ancora strano non avere Martin accanto a me quando sono sul palco, ma poi mi giro e vedo Anders, che è uno dei miei migliori amici sin da quando avevo 17 anni, quindi mi sento un po’ meno spaesato. Non c’è più un amico, ma posso fare affidamento su un altro! Anders ha valutato attentamente la nostra proposta e alla fine ha deciso di unirsi a noi in pianta stabile. Eravamo pronti ad accoglierlo già mesi fa, ma prima lui ha preferito sistemare alcune cose nella sua vita privata. E’ un musicista di grande esperienza, siamo contenti di averlo a bordo. Su ‘Atoma’ ha fatto un ottimo lavoro”.

SE UNO TRA NIKLAS SUNDIN E ANDERS JIVARP – QUINDI UN ALTRO DEI MEMBRI FONDATORI – DECIDESSE DI LASCIARE IL GRUPPO, PENSI CHE VALUTERESTE DI SCIOGLIERE I DARK TRANQUILLITY?
“Non è una cosa a cui ho mai pensato più di tanto. Di certo in quella situazione saremmo costretti a riunirci per discutere seriamente il futuro e i piani della band. Al momento sia Anders che Niklas sono al loro posto e felici di esserlo, quindi il problema non si pone. Niklas ha un po’ meno tempo del solito, ma ha da sempre a cuore i Dark Tranquillity e non riesco ad immaginarmi il gruppo senza di lui”.

PER ANNI MARTIN HENRIKSSON E’ STATO IL COMPOSITORE PRINCIPALE DEI DARK TRANQUILLITY. OGGI A CHI SPETTA QUESTO RUOLO?
“Le redini del songwriting ultimamente le hanno Martin Brändström e Anders Jivarp, rispettivamente tastierista e batterista. Anders è un bravo pianista e certe intuizioni melodiche sono solite partire da lui. Potendo contare su questi due compositori, è normale che ‘Atoma’ abbia un’impronta decisamente tastieristica. E’ un disco dominato dalla melodia e dall’interazione fra tastiere ed effettistica. In effetti, forse non è un album per chitarristi: Niklas è diventato padre di recente e non ha avuto tempo di comporre; si è limitato a rielaborare qualche suggerimento di Anders, riempendo gli spazi lasciati dal lavoro di tastiere. E’ anche per questo motivo che trovo ‘Atoma’ un album assai originale: per la prima volta un nostro lavoro non è stato scritto principalmente da un chitarrista; di conseguenza, il feeling dei pezzi è diverso dal solito. Chitarre e batteria seguono la melodia, non più il contrario”.

DI COSA PARLI NEI TESTI DI “ATOMA”?
“Una delle particolarità di ‘Atoma’ è il tono particolarmente frustrato e inquieto dei testi. Nel complesso il disco è piuttosto melodico, se non ammiccante a volte, ma i testi sono ‘neri’. Abbiamo impiegato davvero tanto tempo a comporre questo album: siamo partiti da venti tracce per coi finire con una dozzina. All’inizio non avevamo alcuna idea su che piega dare al materiale e poi si aggiunta la dipartita di Martin, che aveva fatto sempre da collante fra le varie personalità della band. Partire da zero, per giunta senza di lui, non è stato semplice. Insomma, credo di essermi lasciato influenzare da questa situazione un po’ precaria: i testi sono colmi di nervosismo e aggressività. E’ stata un’esperienza catartica scriverli e cantarli. Mi ha dato soddisfazione”.

SECONDO TE CHE COSA SI ASPETTANO DAI DARK TRANQUILLITY I VOSTRI FAN DI OGGI? RICOLLEGANDOCI AL DISCORSO CHE FACEVAMO ALL’INIZIO, NON CREDI CHE CHI VI SEGUE DA TEMPO SIA ORMAI PRONTO A SENTIRVI PROPORRE BRANI FUORI DAI VOSTRI SOLITI STANDARD?
“Penso che i Dark Tranquillity siano visti come una band piuttosto versatile, che arriva dal mondo death metal, ma che ama la melodia e la sperimentazione. Tuttavia, la componente metal è sempre stata la base del sound e ciò credo sia importante quasi più per noi che per i fan. Ci troviamo particolarmente a nostro agio nel suonare metal, è inutile nasconderlo. I fan si aspettano da noi qualche traccia più orecchiabile, ma non credo che vogliano ascoltare un album completamente arioso. E noi stessi non abbiamo molto interesse a comporlo. Ci piacciono le dinamiche e i contrasti, più che l’uniformità. Quando teniamo un concerto capita sempre più di rado di sentire qualcuno urlare per un brano degli esordi, ma, al tempo stesso, non abbiamo voglia di provare ad allontanarci dal metal solo per il gusto di farlo. Cerchiamo la spontaneità e quanto puoi sentire su ‘Atoma’ è il frutto diretto di questo approccio”.

TU INVECE CHE ASPETTATIVE HAI PER “ATOMA”? COME PENSI CHE VERRA’ ACCOLTO DAI FAN?
“Ogni volta che pubblichiamo un album sono totalmente soddisfatto del risultato finale, ma, al tempo stesso, cerco di non avere aspettative, nè di pormi degli obiettivi a livello di responso, vendite, ecc. Noi siamo molto orgogliosi di ‘Atoma’, è un disco sentito, ispirato e, soprattutto, spontaneo. Mi auguro che i fan riescano a capirlo e ad apprezzarlo tanto quanto noi. Se ciò non avverrà, pazienza. Il tour di supporto potrà magari aiutarci a fare cambiare idea a qualcuno. Non vediamo l’ora di proporre alcune di queste canzoni dal vivo, assieme ai soliti classici. Sul palco ci divertiamo più che mai”.

NON DOBBIAMO ASPETTARCI ESPERIMENTI O IMPROVVISAZIONI IN CHIAVE SOFT, QUINDI…
“No, quelle sono cose che abbiamo provato solo nel tour di ‘Projector’ (risate, ndR). Ricordo che in alcune date suonammo anche dei pezzi molto leggeri e teatrali completamente inediti, cosa che oggi noon faremmo mai. Non solo i pezzi finirebbero subito su YouTube in qualità scadente, ma il pubblico non riuscirebbe nemmeno a capire cosa stia succedendo sul palco. Sono stati errori di gioventù, chiamiamoli così (risate, ndR). Odio quando una delle mie band preferite improvvisa così tanto sul palco”.

COSA APPREZZI INVECE IN UNA LIVE BAND?
“Mi piace vedere i musicisti divertirsi sul palco. Riesco a capire subito se il concerto è un evento anche per loro oppure se è semplice routine. Tra le band storiche che seguo da sempre trovo poi bella l’idea del proporre un album per intero, anche se come Dark Tranquillity non credo che lo faremo mai. Non è un tipo di concerto che entusiasma tutti i membri del gruppo. Continuerò ad apprezzare simili iniziative da fan. Di recente ho visto i Paradise Lost proporre tutto ‘Gothic’ al Roadburn Festival ed è stato davvero speciale”.

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