DARKENHÖLD – Di mondi arcani e incantati

Pubblicato il 13/01/2021 da

Arrivati al traguardo del quinto album, i Darkenhöld hanno confermato e rilanciato il loro ruolo all’interno dell’underground francese, grazie a un lavoro emozionante e stratificato. “Arcanes & Sortilèges” affonda le sue radici nel black metal più canonico e oscuro, evoca castelli e villaggi medievali, con un’atmosfera magica e senza tempo, senza cedere comunque mai il fianco alla sensazione di un sound troppo fiabesco o datato.
Abbiamo contattato Cervantes, cantante e autore dei testi della band, per farci raccontare come è nata l’avventura Darkenhöld e quali ispirazioni ci siano dietro i loro suggestivi dischi, trovandoci davanti un interlocutore che dimostra un sincero amore di vecchia data per la musica che suona, oltre che per quella che ha ascoltato nella vita.

SUONATE ASSIEME DA OLTRE UN DECENNIO, CON UNA DISCOGRAFIA ORMAI CORPOSA ALLE SPALLE. COM’È NATA LA BAND, E QUANTO È CENTRALE NELLE VOSTRE VITE?
– I Darkenhöld si sono formati nel 2008, dopo che Aldébaran ha lasciato gli Artefact e gli visto, le sue precedenti band. Ci conoscevamo da diversi anni, io ero un grande fan degli Artefact e, dato che avevamo interessi e gusti affini, e lo stesso approccio verso il black metal, abbiamo deciso di creare questo progetto. Aldébaran suonava già con Aboth nei Continuum e negli stessi Etheryäl, quindi è stato naturale chiamare lui alla batteria.
Dato che Aldébaran voleva prendersi cura di tutti gli aspetti musicali, ha preferito essere l’unico compositore, mentre io mi occupo dei testi. Per poter suonare dal vivo abbiamo presto combinato i talenti di Aleevok (basso) e Anthony (chitarra ritmica) per completare la formazione, che non sono relegati al ruolo di mercenari: fanno parte di questa avventura e danno la loro opinione quando dobbiamo prendere decisioni.

NELLA RECENSIONE DEL VOSTRO ALBUM HO SCRITTO CHE “ARCANES & SORTILÈGES” È UN DISCO SENZA TEMPO, NELLA MISURA IN CUI TRASPORTA L’ASCOLTATORE IN UN TEMPO MAGICO E ANTICO E, MUSICALMENTE PARLANDO, È RADICATO NEL BLACK METAL OLD SCHOOL. SEI D’ACCORDO?
– Non cambierei una parola. Se senti queste cose, la nostra musica risuona in te esattamente come dentro di noi.

ALLO STESSO TEMPO, IL VOSTRO SOUND STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ SOFISTICATO E RAFFINATO. COME È NATA LA PASSIONE PER QUESTO GENERE MUSICALE, E QUALI BAND ERANO (O SONO) LA VOSTRA PRINCIPALE ISPIRAZIONE?
– Nel 1995, quando ho scoperto i Dissection, poi i Marduk… sono stati punti di partenza che irresistibilmente mi hanno fatto desiderare di saperne di più su questo universo incredibile e completamente nuovo per me, all’epoca conoscevo solo il metal classico e il thrash. Un amico mi ha chiesto di regalargli la compilation “Blackend volume 2” (in realtà il Vol.2 di queste compilation è del 1997, ndR), l’ho ascoltata prima di portargliela ed è stato un amore a prima vista, che avrebbe ridefinito la mia visione del metal. Un momento di pura magia. Dissection, Emperor, Satyricon, Abigor, Hecate Enthroned, Naglfar, Dark Funeral, Enthroned sono stati i primi a stregarmi. Rimango inevitabilmente attaccato a quel periodo e ai primi lavori di questi gruppi e di Cradle Of Filth, Dimmu Borgir, Gehenna, Golden Dawn, Old Man’s Child, Sacramentum, Summoning, God Killer, Limbonic Art, Thy Serpent, Enslaved, Darkthrone, Burzum, Mayhem… ci sono così tante band che mi ispirano!

LA VOSTRA MUSICA HA UNA FORTE COMPONENTE MEDIEVALE, TANTO CHE AVETE DEFINITO IL VOSTRO SOUND COME ‘MEDIEVAL BLACK METAL’, IN PASSATO. DA COSA TRAI ISPIRAZIONE PER I TESTI? PARTI CON IN TESTA UNA QUALCHE FORMA DI CONCEPT?
– Quando scrivo per un album dei Darkenhöld, non voglio parlare di questioni sociali o politiche. Il mio desiderio è creare un universo concettuale che offra una via di fuga e conduca l’ascoltatore in un’altra dimensione, fatta di sensazioni e paesaggi epici e onirici. E l’universo medievale è quello che evoca in me le immagini più potenti, quello che parla alla mia immaginazione. Il nostro approccio al Medioevo non è quindi proprio storico, anche se l’album “Castellum” faceva riferimento a diversi elementi precisi. Tuttavia, vorrei sottolineare una cosa: non ci culliamo in una visione fantasmatica e candida del Medioevo: uso solo alcuni dei suoi codici ed elementi per costruire un mondo parallelo, intrecciato con storia, leggende ed elementi immaginari…

AVETE UNA QUALCHE FORMA DI ESTETICA O FILOSOFIA CHE CERCATE DI OFFRIRE AI VOSTRI FAN?
– I miei testi sono di fantasia, ma tra le righe possiamo trovare alcuni temi ricorrenti, in particolare il mio rifiuto dell’antropocentrismo e del bisogno irrefrenabile dell’uomo di schiavizzare la natura e gli animali, l’avversità verso l’avidità e l’ossessione per la ricchezza materiale, la brutalità e gli impulsi distruttivi insiti nella natura umana, e il mio interesse per la conservazione del patrimonio storico e ambientale… Ma nulla per cui si possa parlare di una qualche filosofia, secondo me. Questi sono solo temi che mi sono cari. Per quanto riguarda l’estetica, direi che abbiamo a cuore l’autenticità: il suono più naturale possibile, il desiderio di creare la musica che amiamo e non quella che potrebbe portarci più vendite o fan, la scelta dei dipinti piuttosto che di illustrazioni fatte con Photoshop, la ricerca dei sogni e dell’emozione, l’accettazione di piccole imperfezioni rispetto a una meticolosità clinica.

PARLANDO DI ESTETICA, ANCHE GLI ARTOWRK DEI VOSTRI DISCHI SONO DAVVERO SUGGESTIVI; CERCATE DI TRASMETTERE UN SENSO NARRATIVO ANCHE ATTRAVERSO LE IMMAGINI CHE SCEGLIETE PER LE COPERTINE?
– Fin dall’inizio, volevo che i nostri dischi fossero illustrati da dipinti. Le nostre copertine piantano i semi di quella che è l’atmosfera dell’album, creano una porta immaginaria per preparare l’ascoltatore al viaggio di quarantacinque minuti che gli stiamo offrendo. Anche da questo punto di vista inseriamo alcuni elementi ricorrenti del nostro mondo, ma si tratta principalmente di attirare l’attenzione dell’ascoltatore su un’immagine presentata come un portale.

QUAL È IL VOSTRO RAPPORTO CON IL RESTO DELLA SCENA BLACK METAL FRANCESE? SAREI CURIOSO ANCHE DELLA TUA IDEA SULLE LÉGIONS NOIRES: IL LORO SOUND ERA PROFONDAMENTE DIVERSO DAL VOSTRO, MA ALLO STESSO TEMPO VOI E ALCUNE DELLE BAND DI QUEL PERIODO EVOCATE TEMI E ATMOSFERE SIMILI.
– A dire il vero, non abbiamo molti contatti all’interno della scena black metal francese, ma siamo sempre interessati a conoscere nuovi gruppi durante i concerti. I primi anni, il nostro nome era spesso associato a quello dei Fhoi Myore, con il quale abbiamo condiviso il nostro primo split-cd e molti palchi, poi più recentemente con Fir Bolg e Griffon. Gli Aorlhac sono un’altra band che viene spesso accostata a noi, è un gruppo che apprezzo molto e i nostri universi possono intersecarsi, nell’interesse verso i miti e le leggende delle nostre regioni. In un registro diverso, sono molto affezionato agli Abduction, il cui ultimo album dedicato a Giovanna d’Arco merita una deviazione dal black metal.
Per quanto riguarda Les Légions Noires, è un movimento di culto che ha segnato la Francia del suo tempo e che rimane avvolto nell’ombra. A livello musicale, apprezzo alcune registrazioni di Vlad Tepes o Mütiilation e lo spirito totalmente underground e misterioso del movimento, anche in termini di suono. Non vedo davvero alcuna connessione tra l’universo dei Darkenhöld e quello di Les Légions Noires, molto segnato dai temi più classici del black metal originale. Anche la nostra musica mi sembra molto diversa, molto meno primitiva e cruda, ma c’è comunque questa comune ricerca dell’atmosfera.

COME VI RAPPORTATE CON LA VOSTRA POSIZIONE NELLA SCENA UNDERGROUND? SOGNATE UN GRANDE PASSO IN AVANTI O SENTITE CHE ESSERE APPREZZATI DA UN PUBBLICO PICCOLO MA ENTUSIASTA È LA VOSTRA GIUSTA DIMENSIONE – QUELLA CHE VI LASCIA LIBERI DI ESPRIMERVI AL MEGLIO?
– Nella nostra carriera abbiamo tenuto concerti di fronte a una cinquantina di persone così come davanti a centinaia di persone, persino migliaia durante l’Hellfest 2018. Ogni esperienza sul palco ha il suo interesse e offre una nuova sfida. Un pubblico riservato permette un contatto più diretto con il pubblico, possiamo sentire di più l’atmosfera, l’energia grezza che circola, possiamo puntare il nostro sguardo in quello degli ascoltatori. E dopo il concerto possiamo comunicare più facilmente con i nostri fan. Ma non ho intenzione di mentire: esibirsi all’Hellfest di fronte a migliaia di persone è stato il momento clou della mia vita nei Darkenhöld. Ma la cosa più importante è che le persone che escono dai nostri concerti siano state in grado di connettersi con il nostro mondo e comprendere la nostra visione: preferisco suonare di fronte a cento persone che hanno veramente apprezzato il nostro concerto rispetto a suonare di fronte a duemila persone stanche o che sono venute a mettersi in mostra con i loro migliori accessori per postare le foto su Facebook o Instagram!

HO AVUTO IL PIACERE DI ESSERE PRESENTE AL VOSTRO CONCERTO ALL’HELLFEST CHE HAI CITATO, VERAMENTE INTENSO. COM’È STATA L’ESPERIENZA?
– Fantastico che ci fossi! Oltre al piacere di suonare in condizioni ottimali e di avere l’opportunità di portare la nostra musica a un maggior numero di persone, è stata anche la realizzazione e la ricompensa di molti anni di duro lavoro, pianificazione, sacrifici personali e finanziari. È un ricordo per me straordinario, e simbolicamente molto potente: ho potuto vedere da vicino e persino chiacchierare con alcuni musicisti di cui ascolto la musica da più di vent’anni. E poi ho visto il nome della mia band sullo stesso poster vicino a quello degli Iron Maiden, la mia band preferita e all’origine del mio amore immediato per il metal, cosa potevo chiedere di più?

ORA VI SIETE ACCASATI CON LES ACTEURS DE L’OMBRE PRODUCTIONS, CHE STA RISTAMPANDO ANCHE GRAN PARTE DEL VOSTRO VECCHIO MATERIALE. COME VI TROVATE, E QUANTO È IMPORTANTE AVERE UN’ETICHETTA ‘ARTIGIANALE’ E VERAMENTE DEVOTA ALLA SCENA?
– Les Acteurs de l’Ombre ha mostrato un reale interesse per i Darkenhöld negli ultimi anni ed è fantastico lavorare con persone motivate, entusiaste, disponibili e appassionate. Sappiamo che lavoreranno sodo per farci suonare in alcuni grandi concerti non appena potremo programmare di nuovo i live. E il fatto di poter parlare la stessa lingua ci aiuta anche ad andare avanti con maggiore sicurezza e ad agevolare la comunicazione.

SIETE IMPEGNATI IN ALTRE BAND O PROGETTI SOLISTI?
– No, i Darkenhöld sono la mia unica band, ho solo partecipato come ospite in alcuni album di altre band francesi.

QUALI SONO I VOSTRI PROGRAMMI PER IL FUTURO, IN ATTESA CHE FINISCA QUESTO TREMENDO PERIODO?
– I primi riscontri su “Arcanes & Sortilèges” sono molto buoni ed entusiastici, quindi siamo particolarmente frustrati dal fatto di non poter proporre il nostro nuovo disco dal vivo, al momento. Ma non appena potremo calcare di nuovo i palchi saremo felici di farlo. Il nostro obiettivo è chiaro: partecipare a festival e suonare fuori dalla Francia più spesso.

0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.