DARKEST HOUR – A metà strada

Pubblicato il 22/10/2014 da

I Darkest Hour hanno appena dato alle stampe la loro ottava fatica in studio, un disco di grande cambiamento, che pare proprio essere una sorta di spartiacque tra il vecchio e il nuovo sound che i Nostri hanno chiaramente intenzione di portare avanti. Ovviamente questa nuova veste della melodic death metal band statunitense a qualcuno piacerà e ad altri no, solo in tempo ci dirà se i ragazzi avranno fatto bene oppure no. Di sicuro va riconosciuto loro il merito di averci provato e comunque di aver dato alle stampe un album coeso e potente nel suo genere. Noi di Metalitalia.com abbiamo avuto la fortuna di riuscire a intercettare il chitarrista fondatore della band Mike Schleibaum e parlare con lui di questo momento molto importante per la sua band.

Darkest Hour - Band 2014

QUESTO E’ UN ALBUM DI GRANDE CAMBIAMENTO RISPETTO AI VOSTRI PRECEDENTI LAVORI, PENSI CHE QUESTA SIA LA VOSTRA DESTINAZIONE FINALE O UN NUOVO INIZIO VERSO UNA NUOVA ERA?
“Penso che sia proprio questa la cosa più bella di questo disco, e credo che sia anche il motivo per cui alla fine abbiamo deciso di farlo uscire come omonimo. Per alcuni questo lavoro rappresenterà la fine, per altri invece sarà un inizio, ma la verità è che siamo solo nel bel mezzo del percorso… credo che alla fine siamo così tanto ‘anti-nostalgia’ che non ce ne potrebbe importare di meno. Come artisti cerchiamo sempre di spingerci in avanti, in qualsiasi direzione ci troviamo a viaggiare in quel momento”.

DURANTE LA RECENSIONE DEL VOSTRO ALBUM HO DEFINITO “DARKEST HOUR” COME IL VOSTRO “REROUTE TO REMAIN”, UN ALBUM CHE E’ STATO MOLTO CRITICATO INIZIALMENTE E POI E’ STATO PIENAMENTE COMPRESO E APPREZZATO DAL PUBBLICO SOLO IN SEGUITO. OGGI QUEL DISCO RAPPRESENTA IL PUNTO DI ROTTURA TRA IL VECCHIO E IL NUOVO SOUND DEGLI IN FLAMES. SEI D’ACCORDO CON QUESTA AFFERMAZIONE?
“Penso di sì, so che la gente si infiamma un sacco a parlare di quali dischi degli In Flames sono i migliori (ride, ndR). Ma, a parte gli scherzi, per me la musica non può essere definita per punti. Non può e non deve esserci un vincitore e un perdente, non ti deve piacere di più quest’album che quello precedente per poter dire che è stato accolto bene. Comunque penso che la tua sia una buona analogia, tuttavia credo anche siano state scritte molte buone cose a proposito di quel disco degli In Flames, quindi non direi che é stato ‘molto criticato’, o almeno non più di quanto venga criticata qualsiasi cosa che esca di questi tempi, dato che con internet sono tutti diventati dei critici esperti”.

NEI VOSTRI ULTIMI ALBUM AVETE CAMBIATO PRODUTTORE MOLTO SPESSO, CON NOMI ANCHE MOLTO IMPORTANTI DELLA SCENA. PENSI CHE TAYLOR LARSON SIA LA GIUSTA PERSONA PER VOI?
“Sì, ci piace cambiare produttore in ogni album , anche se a volte torniamo indietro dagli stessi tizi. Credo che Taylor fosse l’uomo giusto per il lavoro che c’era da fare in questo album. Penso che abbia avuto la giusta mentalità è l’approccio sonoro perfetto per quello che volevamo fare. Ha aggiunto la giusta quantità di ‘pepe New School’ al progetto e alla fine ha dato al progetto il terreno per crescere”.

QUANTO IL LAVORO DI TAYLOR HA INFLUENZATO IL RISULTATO FINALE DEL DISCO SECONDO TE?
“Penso che la sua voce su questo disco si senta abbastanza chiaramente, per quanto riguarda la sua influenza. Come ti dicevo, non sarebbe stato lo stesso album senza di lui, quindi è stato fondamentale per tirar fuori gli ingredienti con cui abbiamo poi cucinato questo nuovo sound”.

COME SONO STATE LE PRIME REAZIONI DEL PUBBLICO A QUESTO DISCO?
“Le reazioni del pubblico sono state molto buone. Abbiamo ottenuto il nostro risultato di uscita più alto nella Billboard qui in America e stiamo per andare a fare un tour in Europa con i Machine Head. Siamo al numero uno in varie classifiche di radio metal già da qualche settimana e ora nuove opportunità stanno saltando fuori a destra e sinistra. E’ sicuramente un momento molto emozionante per noi”.

E’ CAMBIATO QUALCOSA NEL VOSTRO MODO DI COMPORRE MUSICA? COME NASCE UNA NUOVA CANZONE DEI DARKEST HOUR?
“Stiamo usando un metodo ibrido che prevede una scrittura con programmi per chitarra e alcune forme di demo digitali che però noi portiamo sempre in sala prove. Indipendentemente dal fatto che una canzone cambi dopo che il demo è nato, non possiamo dire di aver fatto una canzone prima di averla suonata dal vivo tra di noi. Quindi in qualsiasi modo una nostra canzone nasca nella sua fase embrionale, le diamo sempre quel tocco di live quando la testiamo; non credo che tutti lo facciano ancora, ma per noi è importante sapere che un brano suoni in un certo modo come band, senza tutta la stratificazione e gli effetti che vengono aggiunti successivamente”.

HO AVUTO IL PIACERE DI ASSISTERE AD UNA DELLE VOSTRE LIVE PERFORMANCE, E SUL PALCO SIETE ORMAI ESPERTI, DIVERTENTI E PROFESSIONALI. MENTRE SUONATE SEMBRA PROPRIO CHE VI DIVERTIATE MOLTO, E’ COSI’?
“Sì, assolutamente, suonare dal vivo è sempre stato il primo obiettivo dell’avere una band. Facciamo centinaia di concerti ogni anno e andare in tour è diventato una sorta di stile di vita per noi. Se non sei tutt’uno con la band, beh, non durerai a lungo. Penso che abbiamo messo insieme un bel gruppo di criminali ormai, quindi staremo a vedere. Il fatto è che io non mi sento a casa se non so dove sia il mio zaino, hai presente cosa intendo, no?”.

SEI UNA PERSONA MOLTO DIFFERENTE DAL MIKE DI TUTTI GIORNI QUANDO SUONI ON STAGE?
“Penso che questo sia un equilibrio molto sottile per molti, ma per quel che mi riguarda, io sono sempre pazzo così come mi vedete. Il tizio che vedi sul palco è lo stesso tizio che taglia il prato di casa sua. La musica è parte così grande della mia vita che ovunque io vada la gente sa che sono in una band, è semplicemente ovvio, quindi direi che nella ‘realtà’ siamo come siamo sul palco. Tutti sanno che sul palco c’è un po’ di recitazione, ma alla fine siamo sempre gli stessi ragazzi che vogliono fare casino sul palco!”.

QUAL E’ IL PEZZO DI “DARKEST HOUR” DI CUI ANDATE PIÙ FIERI E PERCHE’?
“Questo è un po’ come lanciare una monetina, perché io amo la ballad ‘By The Starlight’, ma anche ‘Rapture in Exile’, una della nostre canzoni più pesanti fino ad oggi. Il disco è bipolare, è difficile sceglierne un pezzo e dire che ne vado più fiero. Ah, c’è anche ‘Hypatia Rising’, fottutamente epica, ci abbiamo messo una vita a registrarla, e l’abbiamo tenuta in fermentazione per tanto, tanto tempo”.

CI SONO CANZONI DEI VOSTRI VECCHI ALBUM CHE CONTINUANO A VENIRVI INCONTRO O CHE RICHIEDONO ANCORA ATTENZIONE?
“Sì, e diciamo che i fan potranno dire la loro. Per i nostri concerti scegliamo le canzoni che ricevono maggior feedback, oltre naturalmente che quelle che ci danno una maggior vibrazione a livello personale. Ma alla fine vogliamo davvero che la gente si diverta ai nostri show, quindi a volte suoniamo dei pezzi per i nostri fan, anche se magari non sono proprio i nostri preferiti. Ogni canzone dei Darkest Hour è speciale per noi, quindi ci va bene regalarvela. Se è su un disco, la suoniamo”.

OGGI CI SONO COSI’ TANTE NUOVE USCITE, E L’ASCOLTATORE MEDIO TENDE AD ASCOLTARE I DISCHI MOLTO VELOCEMENTE SENZA DAR LORO TROPPA ATTENZIONE. QUESTO POTREBBE DANNEGGIARE BAND COME LA VOSTRA. QUAL E’ LA TUA OPINIONE IN MERITO?
“E’ vero, ma penso che dovresti dare più credito alla gente. Penso che questo disco potrebbe richiedere un ascolto o due per i nostri vecchi fan, ma la gente non è poi così bigotta, magari diranno ‘all’inizio l’ho odiato ma ora non riesco a smettere di ascoltarlo, è il mio disco preferito…’. Succede un sacco di volte, ho capito che quando la gente ‘odia’ qualcosa è perché non rappresenta l’immagine che se ne era fatta nella sua testa. Ma una volta che sono andati avanti da quell’idea spesso limitata di quello che dovrebbe essere il suono della band, dopo ci si può anche innamorare. Tutto quello che possiamo fare in quest’era della pazza tecnologia è mettere giù la testa e andare avanti, anche se con fatica. Facciamo musica che amiamo e speriamo che riesca a creare una connessione con la gente, è tutto quello che possiamo fare”.

GRAZIE MILLE MIKE PER L’INTERVISTA! HAI QUALCOSA DA AGGIUNGERE?
“Grazie mille a te per l’intervista, spero di vedervi in tour quest’anno o il prossimo. E per favore ascoltate il nostro nuovo disco con la mente aperta, un bicchiere di birra fredda, e insieme a un po’ dei vostri stronzi amici metallari… ci vediamo alla prossima festa, cheers!”.

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