“The Buried Storm” è un lavoro eccellente, intenso e disarmante nella sua disperata bellezza. E’ un lavoro che porta i Darkher verso nuovi lidi, meno pesanti nelle sonorità, ma non per questo più accessibili o spensierati. Accantonate quasi del tutto le influenze doom metal, diventano oggi più preponderanti le armonie vocali, gli arrangiamenti di archi ed una continua e ricca stratificazione sonora. “The Buried Storm”, come ci racconterà Jayn Maiven, è un percorso di rinascita, che parte dal fondo della sofferenza e che ci accompagna alla ricerca di una nuova connessione spirituale perduta e personale. D’altra parte i Darkher non sono una vera e propria band, bensì l’espressione artistica di Jayn, messa in musica con l’aiuto di collaboratori e musicisti esterni, ma sempre con un approccio intimo e solitario. Un approccio che traspare anche dall’intervista: la cantante risponde alle nostre domande in maniera essenziale, poco incline a raccontarsi, lasciando che sia la musica stessa di “The Buried Storm” a darci la versione migliore possibile dell’arte dei Darkher.
BENTORNATA SULLE NOSTRE PAGINE, JAYN. ABBIAMO APPREZZATO DAVVERO MOLTO IL NUOVO ALBUM, MA PRIMA DI CONCENTRARCI SU QUESTO, FACCIAMO UN PASSO INDIETRO AL PRECEDENTE LAVORO, “REALMS”. TI VA DI FARE UN BILANCIO A QUALCHE ANNO DI DISTANZA? C’E’ QUALCOSA CHE A POSTERIORI AVRESTI PREFERITO FARE DIVERSAMENTE?
– Grazie per le belle parole. Per quanto riguarda “Realms” accetto il fatto che le cose vadano così come devono andare. Nessun pentimento, ogni album è un processo di apprendimento e di crescita, sotto numerosi aspetti. Sì, ci sono delle cose che avrei fatto diversamente, ma questa consapevolezza arriva solo grazie alla conoscenza ottenuta con l’esperienza.
COME SONO NATE INVECE LE NUOVE CANZONI?
– Il nostro sound si è evoluto in maniera naturale, non c’è uno stile specifico o un formato che scelgo di seguire. Ogni canzone ha la sua forza vitale e lascio che essa mi guidi nella direzione in cui mi porta la mia ispirazione.
NEL NUOVO ALBUM CI SONO MENO STRUTTURE TIPICAMENTE HEAVY/DOOM RISPETTO A “REALMS”. COSA PUOI DIRMI DI QUESTA SCELTA?
– Registrare un album con una presenza minore di elementi pesanti non è stata una scelta consapevole. Ho sempre registrato diversi strati di armonie e linee vocali, mescolate a chitarre atmosferiche e parti di violoncello, ma questa volta le ho messe maggiormente a fuoco. Inoltre, per la prima volta, ho aggiunto anche delle partiture di violino, che sono state suonate da Lambert Segura. La maggior parte delle registrazioni hanno avuto luogo durante il lockdown, quindi non ho potuto avvalermi della possibilità di registrare assieme al mio batterista, Christopher Smith. Anche questa circostanza ha portato le composizioni a prendere una diversa direzione, ma in generale credo di essere stata guidata verso una visione più cinematografica nella scrittura di questo nuovo album.
TI VA DI SPIEGARCI IL SIGNIFICATO DEL TITOLO DELL’ALBUM? COS’E’ LA “TEMPESTA SEPOLTA”?
– La tempesta si riferisce alle emozioni. Il titolo, dunque, sta ad indicare la volontà di lasciarsi alle spalle questa ‘tempesta’ emotiva.
SOLITAMENTE CHE METODO UTILIZZI NELLA COMPOSIZIONE DELLE CANZONI?
– In genere compongo le canzoni usando la mia chitarra a dodici corde. Lavoro sempre prima sulle melodie rispetto al testo: le raccolgo su un registratore portatile e dopodiché le sviluppo nei giorni successivi, oppure direttamente durante le sessioni di registrazione.
DOBBIAMO CONSIDERARE DARKHER COME UN TUO PROGETTO SOLISTA? HAI MAI PRESO IN CONSIDERAZIONE L’IDEA DI ALLARGARE LA FORMAZIONE DANDO VITA AD UNA VERA E PROPRIA BAND?
– Amo molto lavorare con altri musicisti, che mi aiutano a stratificare la musica. Lo stesso vale anche quando suono dal vivo con la band, ma in generale considero Darkher, nella sua essenza, un viaggio solitario, che mi mette in connessione con qualcosa di spirituale.
UNO DEGLI ASPETTI CHE ABBIAMO AMATO DI PIU’ NEL NUOVO DISCO E’ L’USO DEGLI ARCHI DI CUI MI PARLAVI POCO FA. TI VA DI DIRCI QUALCOSA DI PIU’?
– Le partiture di archi mi vengono in mente allo stesso modo delle armonie vocali ed ho avuto la fortuna di portarle in vita grazie all’aiuto di alcuni musicisti fantastici come Melanie Chaplin, Ludvig Swärd, Lambert Segura e Arianna Mahsayeh. Escludendo Melanie, che ha registrato le sue parti di violoncello nel mio studio, tutto il resto è stato registrato da remoto, utilizzando una traccia guida che avevo elaborato precedentemente. E’ stato entusiasmante ascoltare la versione finale, suonata da veri strumenti, piuttosto che quella campionata realizzata da me.
COSA RACCONTI INVECE NEI TESTI DELL’ALBUM?
– I testi sono stati scritti nel corso di un crollo nervoso che ho avuto e nel periodo di recupero successivo ad esso. Sono testi che parlano di amore perduto, paura, la ricerca di una forza interiore ed una nuova connessione con la propria anima.
COSA STAI PIANIFICANDO PER SUPPORTARE IL NUOVO ALBUM? CI SARA’ UN TOUR?
– Al momento sto lavorando per mettere insieme una piccola line-up per alcuni live show. Spero di poter iniziare le prove nel corso dell’estate.
GUARDANDO LE FOTO PROMOZIONALI CHE ACCOMPAGNANO L’ALBUM, L’IMMAGINARIO CHE CI SEMBRI VOLER EVOCARE E’ QUELLO DI UNA SACERDOTESSA DELLA NATURA. SEI PERSONALMENTE INTERESSATA A QUESTO GENERE DI TEMATICHE O SI TRATTA DI UN’IMMAGINE CHE SI SPOSA BENE CON LA TUA MUSICA, SENZA CONNESSIONI FILOSOFICHE O IDEOLOGICHE?
– Non seguo tematiche specifiche, ma certamente ho i miei rituali ed una forte connessione con la Natura. Sono convinta che anche l’immaginario di cui parli nasca dalle stesse radici della musica: ne condivide le sensazioni e l’ispirazione.