Fenriz riflette perfettamente i Darkthrone: geniale nella semplicità, profondo in argomenti che potrebbero apparire scontati e mai uguale a se stesso, anche se sempre coerente. Un conoscitore di musica dalla cultura enciclopedica, uno strenuo difensore della vecchia scuola, anche a costo di sminuire se stesso e la corrente musicale che lo ha visto nascere (o a cui ha dato i natali, in qualche modo, anche se sembra non pensarla così). A volte fin troppo modesto, a volte intransigente, sempre – in ogni singola parola – una persona votata anima e corpo alla musica metal ed alla scena underground. Quell’underground di cui ha cantato, insieme a Nocturno Culto, la strenua resistenza e che oggi ripropone, con un ritorno alle origini della sua band ed, in qualche modo, dell’intero genere. Sincero, schietto e, a tratti, disarmante, Gylve Fenris Nagell è l’anima di un certo modo di vivere la musica, un personaggio che non può lasciare indifferenti, proprio come la sua musica. E’ stato ancora una volta un piacere ed un onore scambiare opinioni ed impressioni con Fenriz, speriamo di aver trasmesso tutto questo nell’intervista che segue. Buona lettura!
CIAO FENRIZ. COME VANNO LE COSE, A PARTE L’ULTIMO DISCO?
“Ho veramente tante richieste. Non vedo l’ora che tutta questa cosa della promozione finisca, così potrò smettere di pensare continuamente a ritirarmi dalla musica”.
“ARCTIC THUNDER” È UNA SORTA DI RITORNO ALLE ORIGINI, CON MOLTI RICHIAMI A CELTIC FROST E BATHORY. COME MAI, DOPO LE ULTIME USCITE DEI DARKTHRONE, QUESTO VI È SEMBRATO IL MOMENTO PER UN DISCO DI QUESTO TIPO?
“Eravamo molto soddisfatti del nostro disco precedente, ‘The Underground Resistance’, e lo siamo ancora; non vedevo come avremmo potuto fare di meglio, mi sono trovato di ritorno da un viaggio in camper e ho guardato questa splendida foto del falò con la sagoma di un abete davanti all’ orizzonte e mi è sembrato che fosse il momento di un cambiamento. L’immagine usata come copertina mi suggeriva l’idea di un album più monolitico con un senso di compiutezza. Il modo più semplice per realizzare tutto ciò era sacrificare il mio desiderio di cantare e lasciare che Ted (Nocturno Culto, ndR) si occupasse della voce su tutto il disco. In più ho deciso che non avrei suonato con vari stili differenti come in precedenza, ma avrei piuttosto fatto solamente dell’heavy metal lento. Certo, ancora una volta abbiamo molti stili differenti, ma penso che siamo riusciti a fare un disco che si adattasse alla copertina ed al titolo e che sia, anche stavolta, un cambiamento. Mi spiego meglio: non posso parlare per Ted – penso che lui componga musica con la sua mente, ispirato da se stesso, seduto con la sua chitarra – ma questo è solo quello che mi immagino. Da parte mia, invece, avevo la visione che, per questo album, avrei reso i Darkthrone un po’ più introversi. Perché? Da quando abbiamo riavuto finalmente il nostro studio (grazie allo sforzo di Ted nel 2005), abbiamo fatto un sacco di dischi, cambiando generi, con molte ottime canzoni. Comunque l’ultimo disco aveva spazzato via molti di questi stili differenti ed era più serio, ma racchiudeva sempre molti generi diversi. Come ti ho detto, eravamo molto soddisfatti da ‘The Underground Resistance’ e personalmente mi chiedevo come avremmo potuto fare qualcosa di meglio. Così sono passati gli anni ed io mi sentivo sempre nello stesso modo: quel disco era una specie di mammut per noi ed era difficile affrontare il fatto che avremmo dovuto uccidere il mammut o aggirarlo in qualche modo. Abbiamo scelto la seconda ipotesi (parlo sempre del mio approccio nel comporre le nuove canzoni), così ho deciso di eliminare ulteriormente alcuni stili, abbandonando il mio modo di scrivere pezzi speed metal sul solco della scuola svedese dal 1983 al 1985. Quindi cosa avrei dovuto fare? Heavy metal lento! Quando abbiamo lentamente deciso di provare a fare un altro album (era circa la metà del 2015), avevo in mente quattro dischi; non significava che mi sarei seduto ad ascoltare questi dischi e che avrei cercato di copiarli, era più una sorta di piano d’azione. Dopo aver ascoltato musica per tutta la vita, ho scelto quelle migliaia di dischi e canzoni a cui non volevo che la mia ispirazione si ancorasse, volevo piuttosto creare l’idea di una direzione verso cui io avrei voluto immergermi, I quattro dischi in questione erano ‘Journey Into Mystery’ dei Dream Death (New Renaissance Records, 1987), ‘Within The Prophecy’ dei Sacrilege (Under One Flag, 1987), ‘Mob Rules’ dei Black Sabbath (Warner Bros. 1981) e ‘Epicus Doomicus Metallicus’ dei Candlemass (Black Dragon Records, 1986). Quando abbiamo finito di registrare tutti i pezzi e Ted mi ha dato una copia del disco, mi sono reso conto, per esempio, che nelle mie canzoni non c’era nulla che mi ricordasse i Candlemass… Così, vedi, non è che abbia lavorato come un robot o roba del genere, però c’erano riff nei miei pezzi che che avevano il feeling degli altri tre album che ti ho citato, ma c’erano anche influenze di Iron Maiden, Hellhammer, qualcosa dei primi Exodus, degli Autopsy e dei Necrophagia del 1987. I riff, tipicamente, arrivano come il colpo di un fulmine nel mio cervello e devo canticchiarli finché non riesco ad avere per le mani la mia chitarra, oppure registrarli sul mio telefono; a questo punto, tipicamente, suono un riff e ne scrivo altri che stiano bene insieme. Chissà come riesco a far funzionare questo processo e cosa mi ispira, ma si tratta solamente di me, quella chitarra, tutta la musica che ho ascoltato nella vita (ed è, signori e signore, vermante tanta), quello che decido di eliminare e quella piccola parte che decido di tenere. Ti confido una cosa: quello che compongo ora è ciò che avrei composto nel 1988 se a quell’epoca avessi avuto la capacità compositiva e la tecnica di batteria per farlo e se non fossimo andati verso territori più death metal, che – invece – è ciò che facemmo tra la fine del 1988 e l’inizio del 1989. Quello che scrivo ora è la vera ed originale musica dei Darkthrone, un ritorno alle vere radici. Trovi sempre scritto, nelle nostre biografie online, che abbiamo iniziato come una band death metal, ma se ascolti il nostro primo demo, è chiaro che non è così: avevamo ogni tipo di influenza che era molto più vecchia del death metal”.
PARLAVI DELLA COPERTINA. E’ UNA FOTO CHE HAI FATTO DURANTE UN’ESCURSIONE. E’ QUALCOSA DI CUI PARLI ABBASTANZA SPESSO; COSA SIGNIFICA PER TE FARE ESCURSIONI E PERCHÉ È (O, ALMENO, SEMBRA ESSERE) COSÌ IMPORTANTE?
“E’ qualcosa che ho fatto molto tra il 2003 ed il 2013. Ho fatto circa 200 viaggi con la tenda, nei 301 chilometri quadrati di foresta intorno a Oslo, in circa 120 posti differenti. Ho esagerato nelle stagioni tra il 2007 ed il 2009, facendo quell’ultimo anno quaranta escursioni da solo. L’anno dopo non avevo più la sensazione di essere in giro nella foresta, ma più un senso di fare qualcosa per routine, così ho sentito la necessità di diminuire un po’ per volta. In più sono tornato a vivere a Kolbotn ed il desiderio di andare in giro, all’aperto, è scemato perché ero finalmente tornato a casa. Inoltre ho una casa, un prato, un giardino, un gatto ed una nuova moglie di cui occuparmi. La vita cambia. Io cambio. I Darkthrone cambiano”.
OK, TORNIAMO ALLA MUSICA. AL DI LÀ DI QUELLO CHE HAI DETTO PRIMA, SULL’ULTIMO DISCO C’È COMUNQUE IL TIPICO SOUND DEI DARKTHRONE CHE, IN QUALCHE MODO, SI SENTE IN OGNI VOSTRO ALBUM. COSA UNISCE, SECONDO TE, TUTTA LA TUA MUSICA ATTRAVERSO I MOLTI STILI CON CUI VI SIETE CIMENTATI?
“Onestamente è difficile da dire, perché nei 17 album che abbiamo fatto abbiamo coperto la maggior parte degli stili degli anni Ottanta, anche in modo differente, non è che sia tutto grezzo o comunque non è tutto lo-fi… Penso che Ted sia quello che scrive materiale più focalizzato per lunghi periodi, mentre io sono quello che continua sempre a cambiare molto. Deve essere il nostro background: siamo cresciuti negli anni Settanta ed amiamo il rock ed il metal degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta per questo motivo”.
IL NOME DEL DISCO, “ARCTIC THUNDER”, È UN TRIBUTO AD UNA BAND CHE HA FATTO SOLO UN DEMO O SEMPLICEMENTE VI PIACEVA IL NOME (HAI DETTO CHE È IL TUO NOME DI BAND PREFERITO)?
“Spesso, anche se non sempre, i titoli dei nostri album sono un tributo al vecchio metal, come ‘Total Death’ (Kreator, 1985) o riferimenti più vaghi come ‘Sardonic Wrath’, che era ispirato dalla vecchia band danese Desexult. La lista sarebbe lunga… Questa volta avevo il titolo per il disco pronto da lungo tempo. Sono amico dei ragazzi dei Red Harvest dal 1990 e sapevo che quella che era più o meno la loro band precedente si chiamava Arctic Thunder. Ho sempre pensato che fosse uno dei nomi di band migliori che avessi mai sentito ed ho chiesto ad uno di loro (Thomas Brandt) se avessi potuto usarlo come titolo del nostro prossimo disco. Lui ha acconsentito. La foto che abbiamo usato per la copertina era una delle tante fatte nei viaggi di cui ti parlavo, precisamente a Spålsberget, Nordmarka. Quando sono tornato da quell’escursione ed ho riguardato le foto, ho capito subito che alcune di quelle del falò racchiudevano l’essenza dei Darkthrone e che sarebbero state perfette col titolo che avevo in mente. Ci tengo a dire che quella foto non è stata alterata in nessun modo: abbiamo solo aggiunto il logo ed il titolo”.
SPESSO CITI BAND CHE SONO SCONOSCIUTE AI PIÙ. PERCHÉ, SECONDO TE, ALCUNE GRANDI BAND NON RAGGIUNGONO IL SUCCESSO?
“Perché non sono le prime in un particolare stile. Tutto qua. Molte band semplicemente non hanno la resistenza per continuare abbastanza a lungo seguendo le orme dei pionieri, diventando grandi nomi loro stessi. Un esempio di una band che ha sempre lavorato duramente in questo senso e che ora suona in molti festival sono gli Aura Noir. Se una band brava che suona un genere già ben conosciuto vuole diventare grande, allora deve lavorare sodo, proprio come gli Aura Noir. Per me non è mai stato importante se una band era conosciuta o no, se aveva successo, ma solo se mi piaceva la loro musica”.
IN MOLTI TESTI SEMBRA CHE TU SIA INFASTIDITO, QUANTOMENO, DAL BLACK METAL ODIERNO. CONSIDERI CHE SIA UN GENERE DEFINITIVAMENTE MORTO?
“Il mondo del metal è cresciuto tantissimo dagli anni Ottanta e c’è molto spazio per grandi band con stili personali, così come ce n’è per band e stili di merda. Il black metal è un genere che è finito per essere molto diverso da quello che era agli inizi, così come quasi ogni altro genere in giro. C’è spazio per tutti e sembra che tutti vadano alla grande; ricevo circa mille promo all’anno e non mi pare ci sia qualche genere che sia stato abbandonato. Devo dire che mi pare che, in generale, godano tutti di ottima saluta”.
CITANDO UN TUO PEZZO, SEI STATO UN THRASHER DAL 1984 (PIÙ O MENO ANCHE IO) ED ORA NIENTE SEMBRA PIÙ AUTENTICO. LO PENSI DAVVERO? A VOLTE MI CHIEDO SE NON SIAMO SEMPLICEMENTE NOI AD ESSERE INVECCHIATI E, QUINDI, PIÙ DIFFICILI DA STUPIRE DI UN RAGAZZINO. MA SE AVESSIMO OGGI 13 ANNI, FORSE LE COSE CI SEMBREREBBERO DIVERSE…
“Non saprei. Non ho mai voluto stupire nessuno. Ho sempre voluto onorare il metal degli anni Ottanta e basta. Col testo di cui parli ho ripreso quello che io e molti miei amici dicevamo all’epoca; lo dicevamo con una forte convinzione e volevo che tutta questa cosa finisse: gli anni Novanta hanno ucciso delle parti di ogni genere che io amavo fin dagli anni Ottanta, così ero ancora parecchio incazzato e nel 2004, quando ho scritto quel pezzo, non c’erano abbastanza nuove band per vincere la battaglia contro gli anni Novanta. La battaglia esiste ancora, ma sono venute fuori tantissime buone band in questi dodici anni che non mi sentirai più lamentarmi in quel modo. Inoltre il 2004 è stato un anno in cui, con l’aiuto di alcuni amici, ho potuto iniziare a scoprire nuovamente delle grandi band, così andai nel mio mood underground come feci tra il 1987 e il 1990; ancora oggi cerco di fare di tutto per dare supporto alle nuove band”.
E SE UN RAGAZZO DI TREDICI ANNI CHE INIZIA AD ASCOLTARE METAL TI CHIEDESSE DI CONSIGLIARGLI QUALCHE BAND O QUALCHE DISCO, COSA RISPONDERESTI?
“Un mix di roba vecchia e nuova, ma quella vecchia è molto importante, perché il paesaggio sonoro creato da certe band non può essere rinnegato ed è parte dell’eredità della musica. Se avessi un po’ di tempo, ti farei una lista che comprenderebbe scelte ovvie come certi dischi di Black Sabbath, Celtic Frost, Metallica, eccetera”.
GLI ANNI OTTANTA SONO STATI SICURAMENTE UN PERIODO FANTASTICO PER LA MUSICA METAL E LE BAND MIGLIORI HANNO INIZIATO TRA IL 1983 ED IL 1986. DOPO DIECI ANNI QUELLO CHE ERA NUOVO ERA DIVENUTO UNO STANDARD, FINCHÉ LA SECONDA ONDATA BLACK METAL RUPPE OGNI REGOLA CON QUALCOSA DI COMPLETAMENTE NUOVO. OGGI ANCHE IL 1993 È CONSIDERATO OLD SCHOOL, PERCHÉ SEGNA L’INIZIO DI QUALCOSA…
“Quando abbiamo cambiato stile, decidendo di non suonare più death metal tecnico e di dedicarci al black metal più primordiale, avevamo già prenotato lo studio di registrazione ed avevamo solo tre pezzi nuovi ed altri tre che erano, grossomodo, la versione black di alcuni pezzi death che avevamo composto. Suonavamo molto retrò e lo sapevamo, ma questo mix, che avvenne per coincidenza, confuse tutti ed allora la gente pensò che il black fosse una sorta di mix di stili. Quello che mi piaceva di Immortal, Mayhem e Emperor era che onoravano il lato più oscuro del metal degli anni Ottanta ed io vedevo tutto in questa prospettiva. Sicuramente è stato qualcosa di nuovo, ma penso che gli anni Ottanta siano stati la decade dei grandi riff e che il terzo disco dei Bathory (‘Under The Sign Of The Black Mark’, ndR) fosse troppo ripetitivo per gli anni Ottanta. Invece gli anni Novanta iniziarono col desiderio di musica ripetitiva e i Von e Burzum furono i primi ad essere lì, per colmare un vuoto dettato da quel desiderio, quindi penso che loro furono quelli che hanno saputo guardare più avanti di tutti. Non penso che il 1993 sia particolarmente old school, ma so che le band erano ispirate dagli anni OOttanta, perché non c’era un tipico stile black metal degli anni Novanta. Quello stile iniziò nel 1994, com band improvvisamente black metal, con synth, produzioni plasticose e così tanta melodia. Preferisco questo periodo e, come sempre, il sound black metal di band come i Malokarpatan che, per me, è completamente anni Ottanta”.
NON TI ANNOIERÒ CON DOMANDE SUL PERCHÉ I DARKTHRONE NON SUONANO DAL VIVO. PIUTTOSTO VORREI CHIEDERTI: SE INIZIASSI OGGI, SAREBBE POSSIBILE UNA SCELTA DEL GENERE ? OGGI È PIÙ DIFFICILE VENDERE DISCHI E LE BAND HANNO BISOGNO DI MERCHANDISE E CONCERTI, NON TANTO PER VIVERE, MA ALMENO PER PAGARSI GLI STRUMENTI…
“Abbiamo sempre avuto dei lavori comuni e non ci siamo mai aspettati di poter vivere di musica. Solo una band su 1000 può riuscire a guadagnare qualcosa e forse una su 5000 può guadagnare abbastanza (ci sono 110.000 band registrate su Metal Archives). Forse. Quindi non sono la persona giusta a cui chiedere una cosa del genere. Inoltre quello che considero un punto è che non solo molte band perdono soldi per suonare dal vivo (e devono anche perdere giorni di lavoro), ma anche, per farlo, arrivano a situazioni per cui i membri di un gruppo si trovano a diventare non esattamente ottimi amici, così alcuni lasciano il gruppo. ‘It’s a long way to the top if you wanna rock and roll’ ed io non voglio arrivare al top, è già abbastanza difficile qua nella seconda divisione”.
AVENDO CAMBIATO MOLTO, ALCUNI VI HANNO ACCUSATO DI INCOERENZA, ALTRI HANNO PARLATO DI ECLETTISMO ED ALTRI ANCORA PENSANO CHE SEMPLICEMENTE NON VE NE FREGHI NIENTE E FATE CIÒ CHE VOLETE. COSA NE PENSI?
“Siamo sempre osannati e criticati, costantemente. Lo capisco. Le critiche feriscono e fanno male sempre, ma sarebbe ridicolo lasciare che questo influenzi la nostra musica. Inoltre non leggo più recensioni e non presto troppo ascolto; ho solo tempo per la prossima richiesta, il prossimo piccolo pezzo che la gente vuole da me”.
QUALCHE ANNO FA PARLAI A JEFF WATERS DEGLI ANNIHILATOR CITANDO BAND CHE AVEVO SCOPERTO CON “CANADIAN METAL” E LUI MI DISSE CHE ERA MOLTO STUPITO DAL FATTO CHE CI FOSSE GENTE FUORI DAL CANADA CHE CONOSCESSE QUELLE BAND. GLI DISSI COME LE AVEVO CONOSCIUTE E GLI CHIESI SE CONOSCEVA I DARKTHRONE; MI RISPOSE CHE LI CONOSCEVA E CHE GLI PIACEVANO ALCUNI DISCHI. CHIESI ANCHE A MARK SHELTON DEI MANILLA ROAD SE CONOSCEVA I DARKTHRONE PER VIA DI “RAISED ON ROCK” E LUI MI RISPOSE “CERTO, FENRIZ È UN FOTTUTO GENIO”. COME TI SENTI ALL’IDEA CHE DUE SIMILI LEGGENDE CONOSCANO ED APPREZZINO LA TUA MUSICA?
“Ho ancora il demo originale degli Annihilator. Jeff non lo ricorda, ma lo ordinai all’inizio del 1987, colorato a mano da sua moglie o forse all’epoca era ancora la sua ragazza. Con il demo c’era un foglietto in cui dicevano che avevano ottenuto un contratto e volevano che noi, i fan, votassimo per decidere se dovesse essere lui a continuare a cantare o se avrebbe dovuto cercare un cantante diverso. Io votai perché lui continuasse a cantare. Ho anche convertito il demo in tracce wav e l’ho passato a Dylan Hughes, che l’ha suonato almeno due volte nel suo show metal. Avevo appena iniziato a seguire la scena underground a quel tempo, quindi Jeff non ha mai saputo che io sono uno di quelli che comprò il demo e rimandò anche il foglio con il mio voto. Amo ancora quel demo. ‘Phantasmagoria 1986’. Comunque non credo che ascoltino i Darkthone, probabilmente sia Jeff che Mark lo hanno detto per essere gentili”.
SO CHE PUÒ ESSERE NOIOSO PARLARE PER GIORNI E GIORNI DEL NUOVO DISCO, QUINDI TI CHIEDO SOLO: MI PUOI DIRE LA TUA CANZONE PREFERITA DI “ARCTIC THUNDER” ED UNA CHE NON TI SODDISFA?
“Mi piace molto la mia traccia finale (‘The Wyoming Distance’, ndR) per il testo e per il fatto che ho avuto fortuna nel passaggio tra il primo ed il second riff che sono una sorta di mix di thrash lento in stile Exodus nel 1985 e sempre thrash lento in stile Metallica del 1986; il testo potrebbe essere il migliore che ho scritto. Invece ero molto felice della title-track quando l’ho scritta, ero felice quando l’ho fatta sentire a Ted ed ero felice quando l’abbiamo registrata trenta minuti dopo: tutto mi diceva che avevo fatto centro. Poi ho avuto il risultato finale qualche mese dopo ed ora penso che non funzioni così bene. Il mondo si muove in modo misterioso!”.
UN’ ULTIMA DOMANDA: SO CHA HAI UN GATTO. IO AMO I GATTI E MI PIACEREBBE SAPERE COSA PENSI DI LORO…
“Li ho sempre amati, riflettono molto la mia personalità. Ma non avevo mai pensato di avere un gatto finché Nugatti non si è presentata due anni fa e ho deciso di mettercela tutta per fare del mio meglio per capirla. Questo significa leggere libri, prestare molta attenzione, avere molta cura e, ovviamente, non poter viaggiare molto; penso di essere stato via di casa solo dieci giorni da quando la abbiamo. In Norvegia ci sono regole molto rigide ora ed io penso che sia una gran cosa: cani e gatti, qua da noi, hanno per legge la loro dignità di vita e, conseguentemente, devono essere trattati bene. Inoltre, non abbiamo preso un gatto prima perchè vivevamo in un appartamento. Per avere una vita completamente felice, un gatto deve poter andare all’aperto, in un buon ambiente. Mi sforzo ancora molto per non fraintendere i gatto, è difficile con il loro linguaggio, ma so molte cose che prima non sapevo”.