DEADLY CARNAGE – Materia e multiversi

Pubblicato il 07/06/2018 da

Torniamo a fare visita al quartier generale dei riminesi Deadly Carnage, di recente ricomparsi sulla ribalta con il quarto lavoro full-length della loro carriera, “Through The Void, Above The Suns”, certamente il più ambizioso e riuscito disco fin qui partorito dai quattro ancor giovani musicisti. L’evoluzione continua ed organica che caratterizza questa formazione è oggi sbocciata in pieno in un post-black metal altamente contaminato dallo shoegaze, influenza che pare calzare alla perfezione in ciò che sono oggi i nostri rappresentanti. Tra episodi fluidi ed eterei ed altri più aggressivi e massicci, i Deadly Carnage hanno dimostrato di saper maneggiare il genere con sagacia e mano esperta: abbiamo chiesto al bassista Adres e al cantante/chitarrista Alexios di narrarci un po’ le vicende attorno al loro da poco edito nuovo album…

CIAO RAGAZZI! COMINCIAMO L’INTERVISTA FACENDO UN RAPIDO BALZO NEL PASSATO, CHIEDENDOVI DI RIEPILOGARE LE VOSTRE MOSSE DALLA RELEASE DEL PRECEDENTE “MANTHE” FINO ALL’INIZIO DEL PROCESSO COMPOSITIVO DEL NUOVO DISCO. COME AVETE VISSUTO QUESTI ULTIMI ANNI?
Adres
– Subito dopo essere usciti dallo studio di registrazione per le sessioni di “Manthe”, ci siamo messi al lavoro in sala prove per comporre qualcosa di nuovo, realmente tra i due album non c’è stato alcun tipo di stop. Ricordo che a settembre del 2013 avevamo il master definitivo di “Manthe” e già ad ottobre dello stesso anno stavamo arrangiando “Matter”, il primo brano composto per il nuovo album. Ci sentivamo ispirati, abbiamo preferito non star con le mani in mano.

QUINDI COME AVETE APPROCCIATO LA COMPOSIZIONE DI “THROUGH THE VOID, ABOVE THE SUNS”? QUALI IDEE, QUALI PROPOSITI, QUALI OBIETTIVI VI SIETE PREFISSATI E COME SI E’ SVOLTO, A GRANDI LINEE, IL LAVORO DI REGISTRAZIONE?
Adres
– Quando abbiamo iniziato a comporre non avevamo idee chiare su dove saremmo approdati, il primo anno è stato quasi esclusivamente brainstorming, tentavamo di sviluppare tutto quel che ci veniva in mente, l’unico obbiettivo era quello di riuscire a comporre solo materiale che ci soddisfacesse al 100%. Le cose sono iniziate a cambiare nel 2015, quando Alexios ha sostituito Marcello dietro al microfono: in quel momento abbiamo iniziato a delineare tutte le idee riguardo al sound e al concept di questo nuovo disco. Il lavoro di registrazione invece si è svolto in due diverse fasi: in un primo momento abbiamo lavorato insieme a Mike Crinella (che collabora con noi da anni), successivamente siamo entrati al Domination Studio con Simone Mularoni, che poi ha curato anche mix e master. Le registrazioni sono durate sei mesi in tutto, è stata una lavorazione piuttosto lunga, ma alla fine siamo rimasti estremamente soddisfatti del risultato finale.

LA PRIMA COSA CHE COLPISCE L’OCCHIO, UNA VOLTA AL COSPETTO DEL NUOVO DISCO, E’ L’ARTWORK: UNA COPERTINA TANTO PROFONDA QUANTO MINIMALE E, A TUTTI GLI EFFETTI, POCO ASSOCIABILE AD UNA DETERMINATA CORRENTE METALLICA. QUAL E’ L’IDEA DI BASE CHE SOGGIACE ALLA SUA REALIZZAZIONE?
Alexios
– Tutto l’artwork è stato pensato e creato per collegarsi alla linea concettuale di ogni traccia: personalmente, nella mia visione corrisponde figurativamente ed empaticamente al suono e al messaggio contenuto che volevo trasmettere. Ci sono molte informazioni celate e non contenute sia nell’audio che nelle grafiche, tutto il lavoro visivo difatti è stato curato da me insieme agli altri componenti della band, costruendolo passo dopo passo, scolpendo le nebulose e le stelle a piacimento. Nella copertina volevo sintetizzare i nostri personali tre elementi base dell’esistenza, o almeno i principali che cito in questo viaggio: lo Spazio, il Tempo e una forza d’attrazione che veicola la materia oltre le dimensioni; lascio a voi pensare cosa possa essere, alcuni potrebbero attribuirla forse all’Amore… Immerse tra le nebulose e le stelle, si possono delineare questo tipo di figure, altre persone ci hanno visto altre cose; vorrei dire che ognuno ci ritrova parte di sé stesso, è un mondo un po’ astratto e questa era la mia intenzione.

IL VOSTRO STILE E’ ORA PIUTTOSTO RICONOSCIBILE, UN BLACK-DOOM METAL ATMOSFERICO CON TANTE INTRUSIONI NEL POST E NELLO SHOEGAZE. QUEST’ULTIMO, A BEN SENTIRE, PARE ESSERE DIVENTATO UN COMPONENTE IMPORTANTE DEL VOSTRO SONGWRITING, ESSENDO VOI, ANCOR PIU’ CHE IN “MANTHE”, DIVENUTI BRAVISSIMI A CREARE SOUNDSCAPE SOGNANTI, STRUGGENTI ED EVOCATIVI. SIETE D’ACCORDO?
Adres – Certamente, ora più che mai le influenze shoegaze sono presenti nel nostro sound; la nostra musica, per seguire di pari passo il concept, doveva per forza di cose diventare maggiormente atmosferica e a volte quasi impalpabile; quindi è stata un’evoluzione totalmente spontanea dare spazio a questo tipo di sonorità. Nulla di programmato, tutto è avvenuto in maniera naturale, senza ragionarci troppo.

QUESTA PROFONDITA’ DI EMOZIONI E SENSAZIONI, ANCOR PIU’ ACCENTUATA DAL CONCEPT-ALBUM INCENTRATO SU COORDINATE ASTROFISICHE E SPAZIALI, CREDO PERSONALMENTE LA SI ABBIA NEL DNA DI UNA BAND (O DEI COMPOSITORI DI UNA BAND) FIN DALL’INIZIO. COME SIETE RIUSCITI A FARLA FINALMENTE DEFLAGRARE A TUTTA POTENZA NEL DISCO CHE STATE PROMUOVENDO ORA? COME SI RIESCE A TRASPORTARE IN MUSICA UN SOGNO?
Alexios – Parlare solamente di tematiche spaziali è molto riduttivo: in passato la band era volta più a narrare di un percorso umano, ora con la scelta di questo concept ci siamo spinti oltre, volevo parlare di materia, delle cose che ci circondano…e siamo arrivati a parlare di Universo e Multiversi. Non ho le competenze scientifiche per poterne parlare e non ci interessa essere i nuovi Stephen Hawking, la mia personale intenzione era di condurre in un viaggio onirico e filosofico l’ascoltatore in un Cosmo, un Universo che respira, raggiungendo quasi il limite tra i massimi sistemi dell’affascinante Perché della nostra esistenza. Per trasmettere tutto ciò, prima di essere musicisti, bisogna saper ascoltare e sapersi ascoltare, poi ho in qualche modo vissuto questa emozione; mentre la si suona, mentre la si registra, le informazioni trasmesse viaggiano su questa sottile linea, e spero si siano in qualche modo colte.

PRENDETE TRE BRANI NUOVI A VOSTRO PIACIMENTO E RACCONTATELI AI NOSTRI LETTORI, CERCANDO DI SPIEGARE IL SUONO DEADLY CARNAGE…
Adres
– Tre brani? Il primo su cui cade la mia scelta è “Divide”, il secondo “Matter” e il terzo indubbiamente “Ifene”. Il primo è un flusso unico, un brano etereo e arioso, da sensazioni impalpabili, sognanti, oserei definire rilassate e rassicuranti, anche se indubbiamente malinconiche; il secondo invece è quasi la sua antitesi, “Matter” ha infatti un sound primitivo, ritmico e dalle sensazioni apocalittiche e granitiche; infine “Ifene” è un mix tra questi due sound, alternando aspetti maggiormente materici ad altri estremamente eterei. Questo è quello che sono i Deadly Carnage, continui contrasti che si alternano, si intrecciano e si confondono.

HO TROVATO PARTICOLARMENTE RIUSCITI L’INTRODUZIONE “QUANTUM” E I DUE PASSAGGI SEMI-STRUMENTALI “COSMI” E “FRACTALS”, TRE PERLE ALL’INTERNO DI UN’OSTRICA DI GRAN VALORE. VOLETE PARLARCI UN PO’ DI PIU’ ANCHE DI QUESTE TRACCE?
Adres – Nei nostri lavori precedenti non erano presenti brani strumentali, mentre questa volta ne abbiamo inseriti ben tre; abbiamo pensato che, per la natura stessa del concept, sarebbe stato importante lasciar parlare solo gli strumenti in alcune sezioni, tuttavia, come hai sottolineato tu, non sono brani strumentali al 100%: in “Quantum” e “Fractals” la voce è presente esclusivamente come coro, usata quindi come fosse uno strumento. In “Quantum” la voce esegue anche dei canti polifonici, un tipo di tecnica usata nella musica tradizionale di alcune regioni dell’Estremo Oriente, come ad esempio la Mongolia. “Fractals” invece è un brano costruito in maniera particolare: la prima sezione è totalmente costruita su un unico accordo, la seconda parte su due e la terza su quattro, appunto la struttura frattale. “Cosmi” infine è una sorta di ponte, in qualche modo è un brano distensivo e sognante, arrangiato totalmente sullo stesso giro di chitarra dall’inizio alla fine, volevamo creare una sorta di stato ipnotico.

ARRIVIAMO AI TESTI E AL CONCEPT-ALBUM: ANCHE QUI LASCIO SPIEGARE A VOI DI COSA TRATTA, ANCHE SE GIA’ IN PARTE ACCENNATO, “THROUGH THE VOID, ABOVE THE SUNS” NEI SUOI CONTENUTI LIRICI.
Alexios
– I testi narrano di un percorso, partendo da ciò che ci è più vicino, come la Materia, fino a ciò che risulta più complesso nella comprensione, come i concetti di Tempo e Multiversi. In ogni tappa, ad ogni elemento è stata data voce: cosa direbbe la Materia se parlasse di sé? Cosa direbbe la Luce? E cosa direbbe quindi il Tempo? Cosa succede quando un Universo decide di scindersi? Dove si arriva alla fine? La mia personalissima risposta a queste domande è racchiusa in modo molto ermetico nel nostro concetto di viaggio attraverso il Vuoto, al di sopra dei Soli.

PARLANDO DI INFLUENZE, MUSICALI E NON, COSA VI ISPIRA DI PIU’ OGGIGIORNO? AVETE DELLE BAND DI RIFERIMENTO CHE NON PENSAVATE, NEGLI ANNI PASSATI, DI POTER MAI SEGUIRE? COME SONO CAMBIATI, SE SONO CAMBIATI, I VOSTRI ASCOLTI?
Adres – Sicuramente negli ultimi anni siamo fortemente ispirati dalla scena post metal e post rock, questo lo si può sentire in questo ultimo album, così come in maniera minore anche in qualche lavoro precedente; tuttavia non sono solo queste le nostre influenze musicali, siamo tutti e quattro persone dalla mentalità artisticamente piuttosto aperta, ascoltiamo tutto quello che ci stimola, sicuramente questo è un aspetto che non c’era quando abbiamo iniziato oltre tredici anni fa. Per fare un esempio, quando abbiamo composto “Ifene” per le parti con la voce clean eravamo piuttosto influenzati dal prog rock italiano degli anni ’70: anni fa non penso che una cosa del genere sarebbe potuta accadere, era necessario che i nostri ascolti ci portassero ad avere influenze più ampie.

GIUNTI AL QUARTO DISCO SULLA LUNGA DISTANZA E CONSIDERATA LA VOSTRA EVOLUZIONE DI SOUND, E’ GIUNTO IL MOMENTO, FORSE, DI UN BREVE BILANCIO DELLA VOSTRA CARRIERA. COSA VI HANNO PORTATO IL PASSATO E LE ESPERIENZE FATTE CON I VOSTRI PRECEDENTI DISCHI? COME AVETE VISSUTO DALL’INTERNO IL PROCESSO EVOLUTIVO?
Adres
– Quello che abbiamo imparato è che la cosa più importante è riuscire a creare qualcosa che soddisfi sempre al massimo le proprie aspettative e poi metterla nuovamente in discussione per cercare di fare qualcosa di meglio, senza porsi troppe domande su come etichettare quel che si fa o su dove un qualche tipo di scelta ti porterà. Io penso che questo sia il principio che sta alla base dell’evoluzione di qualunque cosa. Fortunatamente tutti e quattro condividiamo questo tipo di visione, quindi il processo evolutivo viene vissuto da tutti noi in maniera estremamente stimolante.

COME AL SOLITO, L’ULTIMA DOMANDA VERTE SUI VOSTRI PIANI FUTURI E SULLA PROMOZIONE DELL’ALBUM… DA PARTE NOSTRA, INTANTO, VI RINNOVIAMO I COMPLIMENTI E RINGRAZIAMO PER LA DISPONIBILITA’!
Adres
– Attualmente abbiamo in programma alcune date dal vivo per promuovere il nuovo lavoro, tuttavia ci siamo già incontrati più volte per gettare le basi per un nuovo album, abbiamo delle idee sul concept e tanto altro. E’ presto per parlarne, ma qui c’è sempre qualcosa che bolle in pentola!

 

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