Da anni, ormai, i Deadly Carnage navigano sapientemente nell’underground oscuro del metal italiano, non di certo un luogo adattissimo per farsi conoscere e riconoscere. Finalmente, con il nuovo e ultimo “Manthe”, disco in cui i ragazzi riminesi evolvono ulteriormente verso sonorità più complesse, atmosferiche e sperimentali, la formazione nostrana centra per bene il bersaglio e sfodera un lavoro black/doom metal più che interessante e assolutamente da tenere d’occhio…anzi, d’orecchio! E’ d’obbligo, quindi, per Metalitalia.com andare ad approfondire la conoscenza di questa realtà italiana finora poco considerata: ai nostri microfoni, all’uopo, si presenta il bassista e portavoce dei Deadly Carnage, Adres.
CIAO ADRES! NONOSTANTE LA PRESENZA DEI DEADLY CARNAGE NEGLI ARCHIVI DI METALITALIA.COM SIA ABBASTANZA CORPOSA, QUESTA E’ LA PRIMA VOLTA CHE POTETE DIRE LA VOSTRA SUL NOSTRO PORTALE: TI VA, DUNQUE, DI PRESENTARE IL VOSTRO PROGETTO E LA SUA EVOLUZIONE?
“I Deadly Carnage nascono nel 2005 per volere mio (Adres – bassista) e di Marco (batterista). Ai primi tempi non avevamo pretese particolari, volevamo suonare e null’altro. Poi sono arrivate le prime registrazioni amatoriali, i primi concerti, e mentre l’acqua passava sotto i ponti maturava in noi l’idea di quel che sarebbero dovuti essere i Deadly Carnage: una creatura musicale in continuo movimento, in continua evoluzione, ma senza perdere mai lo spirito degli esordi, ovvero mettere in musica quel che volevamo, quel che maggiormente ci rappresentava”.
IL PERCORSO EVOLUTIVO CHE ANIMA I DEADLY CARNAGE SEMBRA IN COSTANTE ASCESA E ANCHE CON IL NUOVO “MANTHE” PARE AVER RAGGIUNTO UN OTTIMO PUNTO D’ARRIVO, CHE PUO’ ANCHE FUNGERE BENISSIMO DA RIPARTENZA. COME VIVETE LA FASE COMPOSITIVA DELLA MUSICA AL VOSTRO INTERNO E, PIU’ NEL DETTAGLIO, COME SI E’ SVOLTO IL PROCESSO DI SONGWRITING PER IL RECENTE DISCO?
“Nei Deadly Carnage continua ad essere presente una forte componente evolutiva perché il nostro approccio alla composizione si basa principalmente sulla jam session. Difficilmente ci troviamo a lavorare separatamente ai brani e assolutamente non siamo una di quelle band che compone davanti allo schermo di un PC. Noi ci incontriamo in sala e componiamo suonando, il tutto può partire da un semplice giro di chitarra o, negli ultimi tempi, da un ritmo che ci gira nella testa. Questa è la base dalla quale scaturisce la musica dei Deadly Carnage. Questo metodo compositivo è stato adottato specialmente su “Manthe”, il quale, a differenza dei suoi predecessori, è stato pensato principalmente come un album da suonare dal vivo”.
MI HANNO COLPITO MOLTO FAVOREVOLMENTE L’ARTWORK – ATIPICO PER UNA PRODUZIONE DOOM/BLACK METAL, FORSE NEI COLORI E NELL’IMMAGINE PIU’ ANCORATO A STILEMI E VISIONI PAGAN – E IL TITOLO, COSI’ MISTERIOSO. CI DICI QUALCOSA, PRIMA DI PARLARE DEI TEMI DEL LAVORO, SULLE GRAFICHE E, APPUNTO, SUL SUO TITOLO?
“Per quanto riguarda la scelta dei colori, è una questione che non è stata decisa a tavolino, bensì dettata dalle nostre sensazioni: più suonavamo i brani, più nella mente andavano a configurarsi i colori dell’artwork, l’associazione musica/colori è nata in maniera automatica. Il soggetto invece girava nella testa di Alexios (chitarrista) già da tempo: ritengo che, anche se l’estetica possa apparire vagamente pagan, simbolicamente parlando è una perfetta metafora del corrotto legame tra uomo e pianeta. Per quanto riguarda il titolo, la questione è decisamente più complessa e ragionata: non troverai il significato della parola ‘manthe’ cercandola sul vocabolario o digitandola sulla tastiera di un PC; ‘manthe’ è una parola irreale con un significato reale, tuttavia non vogliamo svelarne il mistero. Se si guarda al di là della parola, al di là di come appare, il suo significato diverrebbe lampante. Al momento è nostra precisa intenzione non rilasciare questa informazione, speriamo che qualcuno riesca a svelarne il mistero”.
I TESTI MI SONO PARSI MOLTO INTERESSANTI, DI CERTO NON BANALI. A TRATTI RISULTANO CRIPTICI, MA E’ CHIARO COME CI SIANO ALCUNI ELEMENTI RICORRENTI COMUNI A PIU’ EPISODI. PER “MANTHE” AVETE SCELTO DI DEDICARVI AD UNA SORTA DI CONCEPT (INTESO NON NEL SENSO STRETTO) OPPURE AD ARGOMENTI PRESI IN MODO DISPARATO?
“Quello che dici è assolutamente corretto, i testi in ‘Manthe’ risultano essere estremamente criptici, il significato di ogni singolo testo può essere interpretato in chiavi differenti, a seconda di chi lo legge; questo è un aspetto che si trova in buona parte delle nostre lyrics, anche nei lavori passati. ‘Manthe’ non è stato pensato come un concept, né in senso lato né tantomeno in senso stretto: ogni brano è a se stante, sia musicalmente che concettualmente, tuttavia tu hai prestato grande attenzione, esistono temi e concetti ricorrenti nei testi, non solo tra di essi, ma anche con quelli di ‘Sentiero II’; infatti, concettualmente parlando, c’è un sottile filo che lega i due lavori, nonostante nessuno di essi sia stato pensato come un concept”.
SIETE UNA BAND CHE NON TEME DI UTILIZZARE L’ITALIANO E PERSONALMENTE REPUTO “IL CICLO DELLA FORGIA”, CANTATO IN LINGUA MADRE, UNO DEI BRANI MIGLIORI DEL DISCO. QUALE RAPPORTO AVETE CON LA VOSTRA LINGUA E QUALE CON L’INGLESE? VI SENTITE COSTRETTI A USARE L’INGLESE, AD ESEMPIO, PER RIUSCIRE AD EMERGERE UN PO’?
“Non abbiamo mai pensato di utilizzare l’inglese per la sua natura internazionale, né di fare dei brani in lingua madre per accontentare il pubblico italiano; le nostre motivazioni rimangono meramente legate al brano. Non sempre l’inglese è il miglior modo di esprimere un concetto, a volte l’italiano può rivelarsi maggiormente adatto allo scopo. Ovviamente il tutto deve sposarsi con la componente strumentale; l’inglese è una lingua molto semplice, la cosa che risulta maggiormente importante è la musicalità delle parole e la loro ritmica, mentre l’italiano è una lingua decisamente più complessa, nella quale l’aspetto fondamentale è esprimere chiaramente il concetto senza cadere nel banale o nel pacchiano. Guardando nel panorama estremo italiano, sono molte la band ad usare la lingua madre, ma in qualche caso la scelta appare forzata e assolutamente inappropriata. E’ necessario comprendere come meglio poter utilizzare la lingua italiana e se essa non è la soluzione migliore è doveroso volgere lo sguardo altrove. A noi piace utilizzare la lingua madre ogni volta che essa può arricchire un concetto o andare a completare un brano. Probabilmente continueremo a farlo anche in futuro”.
IL BRANO “DOME OF THE WARDERS”, GIUSTAMENTE SCELTO QUALE ‘SINGOLO’ PER IL VIDEO PROMOZIONALE, E’ DI STAMPO DECISAMENTE MELODICO E ORECCHIABILE, SOPRATTUTTO SE MESSO A CONFRONTO CON IL RESTANTE MATERIALE. PENSATE POSSA ESSERE L’APERTURA VERSO SONORITA’ VAGAMENTE PIU’ ‘DOCILI’ OPPURE RESTA UNA SORTA DI ‘ESPERIMENTO’ PER TASTARE IL TERRENO?
“Il brano è stato composto in un momento particolare, quando avevamo già diversi brani in cantiere e tutti avevano un’atmosfera decisamente soffocante e claustrofobica; sentivamo quindi il bisogno di gettarci in un tipo di composizione differente, meno legata alla ritmica e decisamente più simile ad un fluire sonoro. ‘Dome Of The Warders’ è nata con questo scopo, solo in un periodo successivo è stata scelta per essere la colonna sonora di un video. Attualmente, anche se siamo in fase assolutamente preliminare, stiamo già lavorando a del materiale nuovo, per ora ha decisamente poco a che vedere con le sonorità espresse in ‘Dome Of The Warders’, ma questo non significa che potrebbero apparire altri episodi del genere nel prossimo futuro. Fondamentalmente noi non programmiamo nulla, ci lasciamo guidare dalle sensazioni del momento”.
UTILIZZATE, PER PRESENTARVI, LA DENOMINAZIONE ‘POST’, TERMINE CHE SPESSO VUOL DIRE TUTTO E NIENTE ALLO STESSO TEMPO. IO HO PREFERITO AFFIBBIARVI UNA CONNOTAZIONE ‘PROGRESSIVE’, PER DELINEARE IL CARATTERE COMUNQUE POCO ORTODOSSO DELLA VOSTRA PROPOSTA. MA, LASCIANDO PERDERE QUESTI DETTAGLI, COME DESCRIVERESTE LA VOSTRA MUSICA PER INVOGLIARE DEI POTENZIALI FAN AD ASCOLTARVI?
“Abbiamo scelto appositamente di usare la denominazione ‘post’ per il nostro sound appunto per la sua natura ampia, è un buon modo per far comprendere quale sia il nostro atteggiamento musicale; ma non bisogna focalizzarsi troppo sui termini, come dici tu anche usare la parola ‘progressive’ potrebbe risultare appropriato. Ci sono casi in cui non è semplice trovare una definizione esatta per il sound di una band, o almeno risulta complicato se non si vuol incappare in ridicole definizioni chilometriche. Se dovessi descrivere l’attuale musica dei Deadly Carnage preferirei utilizzare dei termini extramusicali: la descriverei come un lungo tunnel, una sorta di caverna, dove a volte ci si trova all’interno di spazzi angusti e claustrofobici, mentre altre volte in enormi cavità e di tanto in tanto, anche se si è nel buio delle profondità delle Terra, si può scorgere qualche raggio di luce”.
CI SONO DEGLI ARTISTI, DELLE BAND, DELLE SCENE CHE VI HANNO INFLUENZATO MAGGIORMENTE NEL CORSO DELLA VOSTRA STORIA E, INOLTRE, COME SONO CAMBIATI I VOSTRI ASCOLTI DURANTE GLI ANNI?
“In quasi una decade di attività, di influenze musicali ne abbiamo assorbite parecchie e tutte molto varie, partendo da quando agli esordi eravamo legati al black metal classico sino ad oggi. Negli anni le nostre influenze e i nostri ascolti sono mutati parecchio e progressivamente sono andati a distanziarsi da quel che si definisce black metal, soprattutto quello propriamente detto; inoltre le nostre attuali influenze musicali passano anche per territori molto lontani da quel che è definibile come metal. Per quanto mi riguarda, durante la composizione di ‘Manthe’, le band che mi hanno maggiormente influenzato sono state Lento, Hexvessel, Esoteric, Electric Wizard e, se volessi citare un nome vicino alla scena black, direi Wolves In The Throne Room”.
UNA DOMANDA CHE PROBABILMENTE VI FARANNO IN MOLTI: VOI VENITE DA RIMINI, UNA CITTA’ INDISSOLUBILMENTE LEGATA AD IMMAGINI MARITTIME E DI DIVERTIMENTO SOLARE. COME CRESCE E VIVE UNA REALTA’ DI METAL ESTREMO E OSCURO IN UN POSTO COSI’ POCO (ALL’APPARENZA) PORTATO PER IL VOSTRO TIPO DI SONORITA’?
“Questa è davvero una delle classiche domande che praticamente ci pone chiunque! Nonostante Rimini, e in generale la Romagna, sia un luogo legato a ben altri tipi di attività, posso assicurare che c’è un nutrito numero di band estreme, alcune delle quali anche estremamente valide, quindi non penso che la situazione sia differente rispetto a qualunque altra città italiana; la scena estrema romagnola ha molti assi nella manica. Poi sfatiamo un mito: è vero che Rimini in estate è considerata uno dei templi del divertimento marittimo, una città baciata dal Sole, ma…sei mai stato sulla spiaggia di Rimini in pieno inverno? E’ un luogo che di solare ha ben poco, le nebbie invernali danno al mare di Rimini un’atmosfera decisamente particolare, di notte assolutamente spettrale”.
BENE, E’ TUTTO. GRAZIE MILLE PER LA DISPONIBILITA’, ADRES…CHIUDI PURE A TUO PIACERE…
“Grazie a te per questa opportunità, vorrei rinnovare l’invito a tutti i lettori a scoprire il significato della parola ‘Manthe’, sarei curioso di sapere se c’è qualcuno che riesce a trovare la giusta chiave di lettura (per la cronaca, l’intervistatore c’è riuscito, ndR)”.