con la collaborazione di Lorenzo Mirani
Noi di Metalitalia.com attendevamo con ansia di intervistare nuovamente il singer Mark Osegueda dei Death Angel, storica band americana autrice di dischi stupendi – anche se le opinioni sul nuovo “The Art Of Dying” sono molto contrastanti – tornata dopo quasi quindici anni di silenzio, pronta a dimostrare a tutti (soprattutto in sede live) il proprio innegabile e indiscutibile valore artistico. Purtroppo la chiacchierata e’ avvenuta prima che avessimo avuto modo di ascoltare attentamente il nuovo lavoro ma comunque, cari lettori, godetevi questo gustoso e divertente resoconto che ci porta alla scoperta del passato, presente e futuro di questi grandiosi Thrasher! Solo un’avvertenza: qualche thrasher incallito (leggi: Mirani) potrebbe essere colto da infarto verso fine intervista. Non ci resta quindi che augurarvi buona lettura e, lasciatecelo dire, buon divertimento!
CIAO MARK! PER COMINCIARE, COSA MI PUOI DIRE SULLA REALIZZAZIONE DEL NUOVO ALBUM?
“Be’, tutto quello che volevamo fare, in sostanza, era entrare in uno studio per stendere le idee accumulate durante l’ultimo tour su un disco… abbiamo avuto tre settimane di tempo, tra l’altro, prima e dopo il tour, in cui eravamo completamente liberi e abbiamo potuto dedicarci al processo di songwriting. Tutto quello che abbiamo fatto è solo quello che è uscito da dentro, abbiamo cercato di essere quanto più possibile onesti e coerenti con noi stessi, e fondamentalmente il risultato è stato un album che comprende un po’ tutto quello che abbiamo sperimentato nella nostra carriera, una sorta di ‘ideale unione’ del sound di ‘The Ultra-violence’, ‘Frolic Through The Park’ e ‘Act III’, dai quali abbiamo cercato di prendere solamente gli elementi migliori, per cercare di dare più varietà possibile a tutto lo stuolo di fan che hanno seguito la nostra evoluzione musicale attraverso gli anni. Inoltre, ci spingiamo anche in direzioni musicali che non abbiamo ancora esplorato… insomma, c’è qualcosa di adatto per tutti in ‘The Art Of Dying’ (ride, nda)!”.
QUAL E’ LA TUA CANZONE PREFERITA DI QUESTO DISCO?
“Eh… è difficile… davvero… non saprei che dire! Forse ‘Thrown To The Wolves’, che è un’ottima opener, un vero pugno in faccia, che ricorda i bei tempi andati di ‘The Ultra-violence'”.
PUOI DIRCI QUAL E’ LA TUA CANZONE PREFERITA PER OGNI ALBUM CHE HAI COMPOSTO NEI DEATH ANGEL?
“Mmmh… altra domanda difficile… be’, direi ‘Voracious Souls’ per ‘The Ultra-violence’. La adoro, è una canzone fantastica, e tra l’altro il suo ritornello è la prima cosa che ho scritto per i Death Angel… ovviamente sto parlando della parte vocale, la musica c’era già. Da ‘Frolic Through The Park’ scelgo ‘3rd Floor’ e da ‘Act III’, invece, ‘Seemengly Endless Time'”.
MI DICI QUALI SONO STATI I MOMENTI MIGLIORI E PEGGIORI DELLA TUA CARRIERA?
“Il migliore sicuramente è stato quando mi hanno fatto avere la prima copia di ‘The Ultra-violence’ tra le mani… era tutto quanto avessi potuto desiderare di più, essere un musicista ed avere per la prima volta una copia del mio primo album davanti a me… fantastico. Il momento peggiore, invece, riguarda l’incidente avvenuto sul tour bus; era il 1990, eravamo in tournée e quel giorno stavamo viaggiando da Phoenix a Las vegas… il guidatore del bus si è addormentato, siamo usciti di strada ed il tour bus si è fermato solo dopo 200 piedi di folle corsa… e quella volta mi ricordo che Andy (Galeon, il batterista, nda) si è infortunato molto seriamente, rovinandosi per intero metà del viso. L’incidente deve aver influito così tanto che solamente una settimana dopo ha lasciato la band. E’ stato veramente terribile… per fortuna che ne siamo usciti, ed ora siamo qui a parlarne!”.
PUOI DIRMI QUALI SONO GLI ARTISTI CHE PIU’ TI HANNO INFLUENZATO, COME MUSICISTA, E QUALI ANCORA TI INFLUENZANO OGGI?
“Be’, ce ne sono davvero tanti… tra tutti questi ti cito i primi Iron Maiden, gli Scorpions, i primi Loudness, i primi Metallica, i Motorhead, i Discharge… dagli altri gruppi della scena della Bay Area invece non siamo stati particolarmente influenzati, diciamo che tra noi c’era più una sorta di competizione amichevole (ride, nda)”.
TI PIACE ANCHE QUALCHE BAND NU METAL?
“Ti dirò sinceramente che non ho ascoltato abbastanza di questo campo musicale, quindi preferisco non esprimermi…”.
COSA NE PENSI DELLA SCENA ODIERNA CHE STA RITORNANDO A FIORIRE NELLA BAY AREA?
“Ti posso dire che negli ultimi anni c’è stata una sorta di vera e propria resurrezione, perché il metal negli anni ’90 nella Bay Area è completamente morto… c’è stato l’avvento del grunge e della pop music, con la conseguente chiusura anche di molti locali di ritrovo per ascoltatori di musica pesante… qui in Europa invece, a quanto ho sentito, siete stati più fortunati. Oh, scusate, è pronto il mio the’ (ride, nda)!”.
MARK, COSA FAI? L’ULTIMA VOLTA CHE TI ABBIAMO VISTO STAVI BEVENDO DEL GIN…
“Be’, ora non mi sembra il caso… sai, sono un professionista e non vorrei presentarmi a voi ubriaco (veramente le altre volte che l’ho visto era tutto fuorché sobrio, nda)! Se vi fa piacere, vi assicuro che la prossima volta che mi vedrete avrò ancora in mano una bottiglia di gin!”.
PERCHE’, SECONDO LA TUA OPINIONE, ALL’INIZIO DEGLI ANNI ’90 IL THRASH METAL E’ DECADUTO, CON IL CONSEGUENTE SCIOGLIMENTO DI MOLTISSIME BAND?
“E’ difficile da dire… un fenomeno come questo è stato rilevante, tra l’altro, soprattutto negli States; è successo tutto molto velocemente, e il grunge si è diffuso come una piaga. Di conseguenza, gli ascoltatori hanno cominciato ad orientarsi in altre direzioni… intendiamoci: non sto dicendo che tutti hanno fatto così, qualcuno è rimasto fedele alle vecchie sonorità, ma un amplissimo settore del pubblico si è rivolto immediatamente verso le nuove sonorità che si andavano diffondendo. E tutto questo è successo anche per colpa dei media, che li bombardavano con i video di tutte queste nuove band… inoltre, lo scioglimento di moltissime formazioni è stato anche dovuto al fatto che le major non ne potevano più dell’heavy metal, e volevano solo gruppi ‘innovativi’ tra le loro fila. D’altra parte è ovvio che le cose siano andate così… il grunge è un genere melodico ma dal tiro potente, e dai testi introspettivi, che evidentemente andavano di moda; non ha nulla a che spartire con le efferatezze e le tematiche di morte narrate nei dischi thrash!”.
GIA’, LE LABEL… NEGLI ANNI OTTANTA ERA DIVERSO… PER ESEMPIO: SBAGLIO, O AVETE REGISTRATO “THE ULTRA-VIOLENCE” PER LA STESSA LABEL DEGLI STRYPER?
“Sì, era la Enigma… vedi, era proprio come dici tu, la situazione con le etichette era completamente diversa quindici anni fa, non come negli anni Novanta… sembra impossibile, eppure eravamo nella stessa label degli Stryper, anche se non abbiamo nulla a che spartire con loro!”.
ORA AVREI UNA CURIOSITA’ SUL VOSTRO PRIMO DISCO… PERCHE’ NEL BOOKLET NON AVETE INCLUSO LE LYRICS DI “THRASHERS” E “KILL AS ONE”?
“Non le abbiamo incluse volontariamente… è solamente uno stimolo verso gli ascoltatori, abbiamo voluto lasciare a loro la comprensione e l’interpretazione dei testi di quelle canzoni!”.
MI DICI, SEMPRE PARLANDO DI QUEL DISCO, PERCHE’ NON CANTI SU “THRASHERS”?
“Semplicemente perché la canzone era stata scritta prima del mio arrivo, e così l’ho lasciata cantare a chi di dovere… sai, volevamo rimanere il più possibile ancorati alle radici, a quel tempo… inoltre molte delle band da cui eravamo ispirati hanno tentato l’esperimento di far cantare membri diversi del gruppo, come i Ramones, i Queen, i Kiss, i Beatles. Tra l’altro abbiamo ripetuto la cosa sul nuovo disco, in ‘Land Of Blood’…”.
MARK, MI DICI COSA PENSI DEGLI ARTISTI ITALIANI CHE CONOSCI?
“RAW POWER! Li adoro, sono eccezionali! E, che tu ci creda o no, adoro le vecchie cantautrici italiane… mi piace moltissimo Mina (il Mirani ha rischiato il collasso, il suo cuore di thrasher ha rischiato di non reggere, ndGD)! Inoltre mi piacciono molto le soundtrack di Ennio Morricone!”.
OK MARK, GRAZIE DEL TEMPO CHE CI HAI CONCESSO, L’INTERVISTA E’ FINITA: HAI QUALCOSA DA AGGIUNGERE PER I LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Certo! Voglio ringraziare tutti coloro che sono in ascolto per il supporto che ci hanno dato: non dimenticate di dare un ascolto al nostro nuovo ‘The Art Of Dying’! Ci dispiace avervi fatto aspettare quattordici anni per poter ascoltare un nostro nuovo album, ma vi promettiamo che non vi faremo aspettare ancora così tanto”.