DEATH SS – Cavalcando l’Apocalisse

Pubblicato il 03/10/2018 da

Siamo tornati a scambiare quattro chiacchiere con Steve Sylvester, che ci racconta dell’ultimo “Rock’N’Roll Armageddon” e in generale dei Death SS di oggi, con qualche tuffo nel passato. Nonostante la band abbia ormai quarant’anni di storia alle spalle, i Death SS del 2018 sono più che mai vivi e dotati di una forte personalità, ben lontani da quelle formazioni che si ritrovano ormai ad interpretare stancamente il ruolo che il pubblico ha ritagliato per loro. Ecco perché un nuovo disco del gruppo aggiunge ogni volta un tassello differente e perchè è sempre stimolante scambiare opinioni e pareri con chi, pur avendo creato il metal in Italia, resta costantemente proiettato verso il domani, capace di unire la propria vastissima cultura agli umori e sentimenti della quotidianità che ci circonda.

CIAO STEVE, INTANTO TI CHIEDO COME VA E COM’E’ ANDATO IL VIAGGIO, SO CHE C’E’ STATO QUALCHE CONTRATTEMPO…
– Uno dei mezzi con cui ci spostiamo – quello per portare le attrezzature – ha avuto un inconveniente per cui la partenza ha subito un po’ di ore di ritardo, per cui siamo arrivati qui più tardi del previsto, ma succedono sempre cose del genere quando si viaggia per cui… se non è una cosa è un’altra!

FACCIAMO UN SALTO ALLO SCORSO SETTEMBRE. HAI VOGLIA DI PARLARCI DELLA VOSTRA ULTIMA ESIBIZIONE SUL PALCO DEL METALITALIA.COM FESTIVAL?
– Sì, certo, è stata una bella esperienza. Il Live Club è un bel posto, lo conosco bene, ci ho suonato più volte. Uno dei più bei locali in cui suonare in Italia.

INFATTI, L’ACUSTICA E’ OTTIMA E DEVO DIRE CHE E’ STATO UN BELLISSIMO SHOW.
– Uscirà il DVD, dobbiamo ancora cominciare a lavorarci sopra però penso si tratterà del prossimo anno.

OGGI CI TROVIAMO AD UN FESTIVAL ORMAI STORICO, L’AGGLUTINATION, GIUNTO ALLA SUA VENTIQUATTRESIMA EDIZIONE, UNICO BALUARDO DEL METAL NEL SUD ITALIA. TI VOLEVO CHIEDERE SE C’E’ UNA RAGIONE PARTICOLARE PER LA QUALE AVETE SCELTO QUESTO COME UNICO OPEN AIR PER QUEST’ANNO.
– Non programmiamo in partenza le esibizioni da fare, ora come ora come Death SS facciamo soltanto pochissime uscite live, devono essere situazioni particolari: o grossi festival come headliner, oppure contesti speciali in luoghi che sono strutturati per poterci ospitare al 100% come show. Altrimenti decliniamo tutte le offerte, non ci interessa più. Per cui è capitata questa occasione, il promoter ha insistito, il palco era decente… diciamo che non c’è proprio tutto ciò che richiediamo solitamente, però riusciamo comunque a fare un buon spettacolo. E allora abbiamo deciso di farlo. Purtroppo il disco non è ancora uscito, per cui non presenteremo pezzi dal disco nuovo, se non il singolo.

MI SONO OCCUPATA DELL’ANALISI TRACCIA PER TRACCIA DI “ROCK’N’ROLL ARMAGEDDON” QUINDI HO AVUTO MODO DI INTERIORIZZARLO. AL CONTRARIO DI “RESURRECTION”, CHE ERA PRATICAMENTE DIVISO A META’ A LIVELLO TEMATICO, TRA QUELLA DEL CINEMA HORROR E QUELLA PIU’ ESOTERICA, QUESTO NUOVO LAVORO INVECE SEMBRA MOLTO PIU’ OMOGENEO.
– E’ così, anche perché ha avuto una genesi molto più breve rispetto a “Resurrection”. E’ un disco che abbiamo composto negli ultimi due anni spontaneamente, di getto. Rappresenta un po’ il mood di quello che stiamo passando in questo momento storico, rappresenta un po’ anche il clima ‘politico’ della situazione sia italiana che mondiale. E’ un disco magari cupo, però allo stesso tempo ci siamo istintivamente rifatti agli anni ’80, in parte a dischi come “Heavy Demons”, quindi con spunti anche anthemici, nei quali convivono molta melodia ma anche una buona dose di aggressività e un certo pessimismo di fondo.

E DAL PUNTO DI VISTA DELLE LIRICHE?
– Non c’è un autentico concept che io abbia seguito particolarmente. C’è però un filo rosso che unisce tutti i vari pezzi che è, appunto, questo clima apocalittico post atomico, però ogni canzone è a sé stante, non è necessariamente legata ad un’altra.

PENSO SIA UN LAVORO MOLTO BEN BILANCIATO, CHE MOSTRA TUTTE LE DIVERSE ANIME E SFACCETTATURE DEI DEATH SS. C’E’ STATO UN CONTRIBUTO DEGLI ALTRI COMPONENTI IN FASE DI SCRITTURA.
– Un paio di canzoni sono state composte assieme al chitarrista, mentre un altro paio sono state scritte insieme ad un altro mio storico collaboratore, Gigi JJ Masini, si tratta di quelle prettamente orientate verso gli anni ‘80. Altre sono completamente farina del mio sacco, c’è lo zampino di Freddy Delirio, perciò è stato un po’ un lavoro di squadra. Io di solito parto con un’idea che sviluppo da solo o con l’aiuto di una sola persona, e in base alle sfumature che voglio dare al pezzo so a chi rivolgermi. Ne consegue che per ogni arrangiamento lavoro con una persona piuttosto che un’altra.

LA COLLABORAZIONE CON AL PRIEST CONTINUA…
– Lui ha lavorato con noi anni anche in studio, ha suddiviso gli assoli di chitarra assieme ad Aldo, quindi diciamo che è presente in quasi tutte le canzoni. Un po’ ha lavorato Aldo, un po’ ha lavorato lui, però sempre come ospite e non come membro fisso della line-up.

QUINDI ESCLUDI UN SUO RIENTRO IN PIANTA STABILE.
– Per ora noi siamo un gruppo a cinque elementi e rimarremo tali. L’avevo invitato anche ad esibirsi qui all’Agglutination, però purtroppo non è riuscito a raggiungerci per impegni personali. Ad ogni modo ogni volta che lui vorrà venire a suonare con noi sarà ben accetto. C’è sempre la porta aperta per Al!

VORREI PARLARE DELL’UNICA BALLATA DEL DISCO, UNA COVER DEI THELEMA, PROGETTO CON IL QUALE HAI COLLABORATO MOLTI ANNI FA. IN PASSATO AVETE PROPOSTO LA COVER DEL LORO BRANO “MAGICK”, SI TRATTA DI UN PROGETTO CHE TI STA MOLTO A CUORE IN QUALCHE MODO.
– Più che altro perché abbiamo una comunione d’intenti. Ci siamo conosciuti per vie extramusicali legate all’esoterismo, e poi da lì è nata anche questa passione comune per i nostri relativi gruppi. Lui (Massimo Mantovani, tra i fondatori della band, ndR) li sviluppa al massimo delle potenzialità in un certo modo, noi in un altro, però quando qualche input interessante, ne traggo spunto volentieri. C’è una sinergia magica.

SONO SINCERA: NON CONOSCEVO LA VERSIONE ORIGINALE DI QUESTO PEZZO E SONO ANDATA AD ASCOLTARMELA E CREDO CHE TU SIA RIUSCITO A REINTERPRETARLA IN MANIERA TALMENTE PERSONALE DA FARLA SEMBRARE UN VOSTRO PEZZO.
– E’ quello che ha detto anche lui! (ride, ndR). Mi fa piacere… si tratta di un pezzo che ho sentito molto e quindi ho fatto in qualche maniera completamente mio, quasi come se fosse effettivamente mio, anche se in realtà parte del lavoro di un altro. Sono quelle cose, quelle alchimie particolari che ti riescono solo con alcune canzoni, non con tutte.

NELL’ULTIMA INTERVISTA CHE HAI RILASCIATO PER METALITALIA.COM HAI DETTO CHE I DEATH SS DEL 2017 SONO L’EVOLUZIONE DI CIO’ CHE ERANO NEL 1977. DA UN PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO LA PAROLA EVOLUZIONE IMPLICA IN QUALCHE MODO UN MIGLIORAMENTO, QUINDI TU RITIENI CHE L’ATTUALE FORMA DELLA CREATURA DEATH SS SIA IN QUALCHE MODO PERFEZIONATA RISPETTO ALL’INIZIO?
– Penso di sí, non faccio mai paragoni con il passato. Nel senso, per me il passato era una cosa che andava bene nel momento in cui è stato fatto. Non ho né rimpianti né nostalgie, né rinnego nulla di quello che ho fatto. Quello che facciamo adesso è quello che avremmo fatto all’epoca se fosse stato traslato ai nostri tempi. E’ un percorso, una crescita, non si può mai tornare indietro. Bisogna sapere anche andare avanti. Io penso di esserci riuscito perché siamo comunque quello che devono essere i Death SS in questo momento. Quindi mi sembra fuori luogo anche fare paragoni. Quello che erano un tempo andava bene in quel tempo, quello che è adesso va bene adesso.

TI SENTIRESTI DI DIRE QUALCOSA AI FAN DELLA BAND CHE RINNEGANO I DISCHI LEGATI ALL’ULTIMO PERIODO DEI DEATH SS?
– E’ fisiologico, è normale, tutti hanno qualche predilezione, nel senso ognuno preferisce un certo periodo, ma non soltanto nei Death SS. Lo puoi rapportare anche agli Iron Maiden: ci son quelli che preferiscono quel disco, quel periodo, piuttosto che quell’altro. Perché ogni disco è legato per ogni persona al momento in cui l’ha ascoltato, l’ha apprezzato, l’ha comprato. Poi la persona cambia, cresce, e non è più la stessa di un tempo, ma è normale. Per cui io non è che ce l’ho con chi dice ‘Ah i Death SS di adesso non mi piacciono più, mi piacevano solo magari – non so – quelli di ‘Heavy Demons’, o piuttosto quelli di ‘Black Mass’, etc’, sono contento che gli siano piaciuti e che siano stati importanti per lui in quel periodo, ma ovviamente ora siamo un’altra cosa perché siamo cresciuti. Come un bambino: non rimarrà bambino per sempre, crescerà. Poi magari era più bellino da bambino e da grande è più brutto, ma è normale, fasi della vita. Per cui non tornerò mai indietro anche perché non saprei tornare indietro. Non saprei neanche come fare. Per me è tutta una cosa molto naturale. Facciamo soltanto quello che ci interessa fare. Parlo per me, faccio musica quando ho voglia di farlo, quando sento che ho qualcosa di bello – secondo me – da dire, e me ne sbatto di tutto il resto. Poi se piace, piace. Se non piace, la mia vita non cambia.

TU SEI LEGATO, ANCHE COME FORMAZIONE, A GENERI QUALI IL GLAM ROCK, L’HEAVY, IL DOOM CLASSICO E ANCHE AL PUNK E ALLA NEW WAVE; COSA NE PENSI DEL DEATH E DEL BLACK METAL, GENERI CHE SONO TEMATICAMENTE AFFINI AI DEATH SS.
– C’è chi dice che i Death SS siano stati gli inventori del black metal, perché nel 1977 non c’era ancora nessuno – neppure i Venom – ad unire tematiche pesantemente sataniche alla musica diciamo chiamata ‘metal’, legata un po’ anche al punk e all’hardcore. Da questo punto di vista è vero, anche se noi non abbiamo mai fatto del black metal, perchè la nostra musica è difficile da etichettare. Prende un po’ da tutto, anche dal prog, dal glam, da qualunque cosa. Quindi diciamo, mi pongo più che altro come osservatore, con un certo distacco. Ascolto tutti i generi, tutte le etichette, le cosiddette sotto-label di musica, però non mi fossilizzo mai su un aspetto. Il black metal potrebbe essere tale a livello di liriche, su alcune cose, ma non a livello musicale. Oppure potrebbe essere un ‘incrocio musicale’, ma non avere a che fare niente con l’attitudine o con le musiche, o con le liriche. Per cui per me è difficile potermi esprimere sulla scena. Ascolto tutto ciò che mi comunica qualcosa, sia che sia death metal, black metal, pop…

E’ FACILE PENSARE CHE UN GRUPPO COME IL VOSTRO IN UN ALTRO PAESE, COME GERMANIA, INGHILTERRA O MAGARI STATI UNITI AVREBBE AVUTO PIU’ CHANCE O QUANTOMENO UNA VITA PIU’ SEMPLICE…
– Me lo dicono tutti da 40 anni; sí, è vero, è probabile.

E PERO’ PENSO ANCHE CHE SENZA L’INFLUENZA OPPRIMENTE DELLA CHIESA, COI SUOI RITI ANCESTRALI E IL CULTO DELLA MORTE SULLA CULTURA ITALIANA I DEATH PROBABILMENTE NON SAREBBERO MAI STATI COME LI ABBIAMO CONOSCIUTI…
– Di sicuro l’esser nato in Italia ha un suo perché, nulla è stato fatto a caso, per cui diciamo che culturalmente i Death SS sono un prodotto italiano, e noi abbiamo sempre puntato su questo. Non ci siamo mai americanizzati o fatto delle cose che non appartengono alle nostre tradizioni, alla nostra cultura. Che poi questa può essere stata anche la nostra originalità di fondo, se vogliamo, no? Ci sono altre cose orrorifiche estere che poi non ci assomigliano più di tanto, nate comunque dopo di noi. E cosa ti devo dire? A livello di successo l’essere italiani influisce sicuramente perché l’Italia è sempre stata impreparata, specialmente nel 1977 quando abbiamo iniziato a supportare certi tipi di sonorità. Poi c’è il nostro nome, che evoca alcuni tra i peggiori taboo: la morte e il nazismo (per quelle persone che ancora non sanno il significato del nome). Non è una cosa facile. In molti all’estero mi hanno detto ‘con un nome del genere non sfonderete mai, perché con le SS…’. Però ormai il nome è quello, e pace.

SE DOVESSI DESCRIVERE I DEATH SS AD UNA PERSONA CHE NON VI HA MAI SENTITO NOMINARE ATTRAVERSO TRE VOSTRE CANZONI, QUALI SCEGLIERESTI?
– Sicuramente “Terror”, che è stata la nostra prima canzone, e anche quella più ‘horror music oriented’, e anche più cinematografica, strana, contorta, particolare anche come metrica. E’ sicuramente un brano che ci caratterizza. Poi anche qualcosa di più recente, l’ultimo “Rock ‘N’ Roll Armageddon” fa vedere la nostra faccia un pochino più rock’n’roll, più anthemica, ma nello stesso tempo anche melodica e aggressiva. E poi magari qualcosa di più gotico, tipo una “Scarlet Woman”, ad esempio, che mostra il nostro amore per la dark wave degli anni ’80, che ha avuto sicuramente una grossa influenza.

HAI CITATO IL BRANO CARDINE DI “DO WHAT THOU WILT”. RICORDO DI AVERLO ACQUISTATO APPENA E’ ARRIVATO NEI NEGOZI, SUBITO DOPO IL CATECHISMO, MI SEMBRAVA IL MASSIMO DELLA BLASFEMIA. ERO MOLTO GIOVANE E L’IMPATTO FU INCREDIBILE. SONO PASSATI MOLTI ANNI MA RESTA UN FONDAMENTALE, PERCIO’ TI CHIEDO SE TI ERI RESO CONTO, IN FASE DI COMPOSIZIONE, CHE SI TRATTASSE DI UN LAVORO COSI’ IMPORTANTE PER LA CARRIERA DELLA BAND, UNO SPARTIACQUE TRA DUE ERE.
– “Do What Thou Wilt” ha avuto una genesi particolare: siamo stati due mesi nello Yorkshire, in Inghilterra, con tutta la band al completo, non era mai successa una cosa del genere. Era estate ed faceva un freddo terribile, pioveva sempre, e nello Yorkshire non c’era assolutamente niente. Per cui il disco ha risentito molto di quest’atmosfera, c’erano soltanto chiese, cimiteri e cose del genere. Si trattava di luoghi che erano erano intrinsecamente dark, poi lì ho conosciuto una persona che aveva a che fare con i rituali di Stonehenge, un ex druido. Lo studio stesso dove abbiamo lavorato era molto cupo, pieno di presenze, perciò “Do What Thou Wilt” non poteva che uscire in quel modo, fortemente influenzato dall’ambiente in cui è stato registrato.

IL 2018 CORRISPONDE AL TRENTENNALE DI “…IN DEATH OF STEVE SYLVESTER”. E’ PREVISTA QUALCHE INIZIATIVA PARTICOLARE, POSTO CHE, SE HO VAGAMENTE CAPITO QUALCOSA DI TE, DUBITO TU SIA UN FAN DEI TOUR CELEBRATIVI…
– Esatto, secondo me non ha molto senso fare un tour celebrativo. Anche perché ogni concerto che si fa è già una celebrazione di tutti i brani vecchi o nuovi che siano. Poi escono continuamente ristampe, riedizioni di tutti i tipi, che cerco di controllare ma senza riuscirci completamente. Perciò no, non è previsto niente in questo senso.

L’ULTIMA COSA CHE TI CHIEDEREI E’ SECI SONO USCITE IMMINENTI IN AMBITO EXTRAMUSICALE, DATO CHE SEI UN ARTISTA A TUTTO TONDO.
– Beh, c’è una novità in ambito musicale, stanno per uscire due tributi. Uno di questi sarà molto particolare con contributi di artisti provenienti dalle fila EBM, neofolk, completamente avulsa dal metal, una cosa molto stimolante. E sto lavorando all’ultimo libro, il quinto, sui fumetti erotici italiani, che uscirà all’inizio del 2019. Poi ci sono vari altri progetti che però sono ancora troppo in fase di abbozzo per poterne parlare.

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