Si è già parlato molto di “Humanomalies”, nuova fatica dei Death SS ed anche il buon Thelema si è prodigato a tessere le lodi dell’album anche su queste pagine. E’ ora giunto il momento di un faccia a faccia con Steve Sylvester, leader della band e, è scontato dirlo, figura di riferimento per il metal italiano. Venticinque anni di dedizione, successi e delusioni che hanno fatto dei Death SS una band di culto capace, comunque, di trovare un proprio percorso evolutivo senza rinnegare la propria natura di “freak”.
“HUMANOMALIES”: PARLIAMO DEL PROCESSO COMPOSITIVO CHE HA PORTATO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO DISCO.QUALI SONO LE ‘TAPPE’ FONDAMENTALI DELLA GENESI DELL’ALBUM?
“Abbiamo iniziato i lavori circa un anno fa, pre-producendo i nuovi brani in versione demo nel nostro studio privato. Sucessivamente ci ha raggiunti Fab Vzee Grossi, un italoamericano che vive a Los Angeles e che ha collaborato con artisti dei più disparati settori della musica Rock. Assieme a lui i brani hanno preso l’assetto definitivo ed abbiamo iniziato a registrare le parti orchestrali ed alcune takes ritmiche. A questo punto siamo partiti per Los Angeles ed abbiamo raggiunto Shiffman nel suo studio di Hollywood. Qui tutte le track sono state registrate in circa tre settimane, dopodiché noi siamo tornati in Italia mentre gli altri hanno concluso i missaggi in un altro studio di L.A”.
RISPETTO A “PANIC”, HO TROVATO QUESTO NUOVO LAVORO MAGGIORMENTE RIFINITO PER QUANTO RIGUARDA LA COMPONENTE ELETTRONICA E, IN GENERALE, TUTTO CIÒ CHE È PROGRAMMAZIONE ED EFFETTISTICA. ERA VOSTRA INTENZIONE COMPORRE UN DISCO MENO FOCALIZZATO SULLE CHITARRE E CHE DESSE LARGO SPAZIO ANCHE ALL’INTERVENTO DI ALTRE FONTI SONORE? COME AVETE LAVORATO SULLE PARTI ELETTRONICHE DI “HUMANOMALIES”?
“Anche in questo caso abbiamo voluto sperimentare nuove sonorità per evolvere il nostro concetto di ‘horror music’. Trattando argomenti estremamente contorti , oscuri ed attuali abbiamo cercato di conferire anche al nostro sound le medesime caratteristiche. In pratica abbiamo cercato di creare qualcosa di nuovo che, pur mantenendo intatto il nostro mood musicale, non sia riconducibile a null’altro già da noi pubblicato in passato. Ad ogni modo le chitarre sono sempre molto ben presenti su ‘Humanomalies’ e non sono affatto soffocate dalle ‘parti elettroniche’. La nostra intenzione era semplicemente quella di arrivare ad ottenere un forte impatto sonoro e, per far questo, non ci siamo curati di misurate la quantità di spazio concesso ad un singolo strumento rispetto ad un altro! Il lavoro va considerato nel suo insieme!”.
IL SUONO DELL’ALBUM È INDUBBIAMENTE IN LINEA CON LE PRODUZIONI AMERICANE. COME RISPONDETE ALLE ACCUSE DI ‘TRENDISMO’? A QUALI BAND GUARDATE OGGI PER INDIVIDUARE LA VERA ‘AVANGUARDIA’ NEL METAL?
“Non sono d’accordo! Il suono di “Humanomalies” non assomiglia a nessun sound particolare, americano o non! La produzione E’ americana perché è stata fatta in America, ma quali sono le produzioni a cui ti riferisci? Negli states vengono registrati milioni di dischi! Per le ‘accuse di trendismo’ bisognerebbe sapere cosa è ‘trendy’ in questo momento (a me sembra che, ad esempio in Europa, quindi nel mercato in cui viviamo, la musica metal più ‘trendy’ non assomigli affatto a quella che facciamo noi, anzi!) ed in ogni caso cosa significa suonare una musica ‘trendy’? Significa aver trovato la formula infallibile per il successo? Se così fosse TUTTI suonerebbero la musica ‘trendy’!!!! Infine, per quanto riguarda la ‘vera avanguardia metal’ non saprei che dirti. Da sempre sono abituato ad ascoltare TUTTA la musica, metal e non, mentre il concetto di avanguardia cambia a seconda dell’occhio di chi vede. Per me, ad esempio, ‘avanguardia’ è tentare di creare qualcosa che non è stato ancora fatto pur muovendosi entro determinati parametri musicali…”.
VENTICINQUE ANNI DI DEATH SS NEL BENE E NEL MALE. C’È UN PO’ DI RABBIA PER I MANCATI (E MERITATI) RICONOSCIMENTI? IN CHE MISURA ACCETTATE ED INTERPRETATE IL VOSTRO RUOLO DI ‘CULT BAND’?
“Nessuna rabbia. Per me l’importante è continuare a riuscire sempre a vivere come mi pare facendo le cose che mi piace fare. Il denaro o il mega-successo non mi interessano particolarmente!”.
IL TEMA PRINCIPALE DI “HUMANOMALIES” È LA DIVERSITÀ, ANALIZZATA PARTENDO DALLA DEFORMITÀ FISICA. I DEATH SS SONO IN QUALCHE MODO ‘DIVERSI’? AVETE MAI SENTITO SULLA VOSTRA PELLE LA DISCRIMINAZIONE DERIVANTE DALL’ AVER PRECORSO I TEMPI?
“Tutti noi siamo in parte dei ‘diversi’! Basta semplicemente discostarsi un poco dalle ‘regole prestabilite’, dalla ‘norma comune’ per fare di noi dei reietti e dei perseguitati! Sono sempre stato molto sensibile al concetto di ‘diversità’. Chi può arrogarsi il diritto di stabilire cosa è normale e cosa non lo è? Tutto varia inevitabilmente a seconda di CHI si pone la domanda. Inoltre penso che la vera ‘deformità’ sia quella che ci portiamo dentro giorno dopo giorno, fatta di frustrazione, rancori e solitudine, non certo quella estetica che è opinabile. Sicuramente abbiamo spesso precorso i tempi e risentito delle relative conseguenze di incomprensione da parte dei più, salvo poi raccoglierne i meriti in tempi più recenti e in un certo senso stiamo continuando ancora su questa strada!”.
“FREAKS” DI BROWNING È SICURAMENTE IL PUNTO DI PARTENZA DI UN ALBUM COME “HUMANOMALIES”. TI VA DI PARLARCI DELLA TUA PASSIONE PER QUESTO FILM E DELL’INTERPRETAZIONE CHE DAI AD ESSO? CHE ALTRE OPERE CINEMATOGRAFICHE O ARTISTICHE IN SENSO LATO HANNO ISPIRATO LA COMPOSIZIONE DELL’ALBUM?
“Sicuramente il capolavoro di Browning ha costituito una grande fonte d’ispirazione per il concetto stilistico correlato all’album. Per molte circostanze quel film considerato ‘maledetto’ e boicottato dalla censura per più di trent’anni è da considerarsi ancora attuale nei suoi propositi di ‘smascherare’ i veri mostri della nostra società! Pochi altri film, anche moderni, hanno raggiunto lo stesso potere evocativo di questo autentico capolavoro! Rimanendo in tema, altri spunti li ho potuti ottenere dai documentari di Rossimow e Lynn Dougherthy, dagli spettacoli di Jim Rose, da ‘santa Sangre’ di Jodorowsky, da ‘La donna scimmia’ di Ferreri, dal cult movie americano ‘She Freak’ di Byron Mabe e da un’infinita pleteora di altri B-movie che amo collezionare…”.
APPARENTEMENTE LA COMPONENTE ESOTERICA NON È COSÌ PRESENTE IN “HUMANOMALIES” COME NEI VOSTRI LAVORI PRECEDENTI. COME SI COLLOCA QUESTO NUOVO ALBUM ALL’INTERNO DEL PERCORSO SPIRITUALE LEGATO ALL’ESOTERISMO INTRAPRESO DAI DEATH SS?
“L’hai detto: ‘apparentemente’! In realtà i riferimenti alla cultura telemica/Crowleyana sono presenti quasi in ogni brano del platter, solo che questa volta ho preferito renderli più criptati, meno evidenti che in passato. Del resto il mondo del circo con le sue maschere e le sue pantomime si presta benissimo ad allegorie più sottili… occorre solo saper leggere tra le righe!”.
LA FORMAZIONE CHE HA INCISO “HUMANOMALIES” SEMBRA ESSERE UNA DELLE PIÙ STABILI ED AFFIATATE DELL’INTERA STORIA DELLA BAND. PENSI DI AVER TROVATO NEI MUSICISTI CHE TI HANNO AFFIANCATO IN QUESTA FATICA LA BAND IDEALE?
“Si! Io, Oleg, Anton ed Emil siamo orami da anni un team affiatato e ben collaudato! A noi si è da poco unito BOB DAEMON, il nuovo bassista che ha sostituito Kaiser Sose, defezionario per motivi extra-musicali”.
COME SI STA SVILUPPANDO L’ASPETTO DI PRESENTAZIONE LIVE DELL’ALBUM? COSA CI ASPETTA QUESTA VOLTA?
“Inizieremo con uno show-case di presentazione il 17 ottobre al Rolling Stones di Milano. Già in questa occasione sarà possibile capire cosa aspettarsi dal tour a supporto di ‘Humanomalies’ che dovrebbe partire a metà novembre! Nuove strutture, nuove canzoni, nuovo light-set, nuove performance. Insomma, sarà una sorpresa!”.
“SINFUL DOVE” È IL PEZZO PIÙ SORPRENDENTE DELL’INTERO ALBUM, CON QUEL CORO ANTHEMICO (CHE MI HA RICORDATO QUALCOSA DEL PERIODO “HEAVY DEMONS”) E QUEL FLAVOUR UN PO’ EIGHTIES. AVETE INTESO QUESTO BRANO COME PRECISO TRIBUTO ALLE SONORITÀ DI ORMAI DUE DECENNI FA, O CI SONO ALTRE URGENZE ALLA BASE DI “SINFUL DOVE”?
“Né l’una né l’altra cosa. Il brano è nato così spontaneamente, dalla nostra esigenza di mescolare sonorità tipicamente “GOTH” e anni ’80 con un sound ed un riffing molto più duro ed attuale…”.
“HUMANOMALIES” È PROBABILMENTE IL DISCO PIÙ SPERIMENTALE DELLA VOSTRA CARRIERA E, SPECIALMENTE IN ALCUNI EPISODI POSTI IN CHIUSURA DI ALBUM, MOSTRA UNA VENA AVANGUARDISTICA INEDITA PER I DEATH SS. QUALI SONO LE RAGIONI ALLA BASE DI TANTA “VOGLIA DI NUOVO”, QUALI SONO GLI OBBIETTIVI DI QUESTA SPERIMENTAZIONE?
“Sono sempre stato dell’idea che il vero artista debba sempre ‘osare’ e sfidare se stesso senza mai rimanere ancorato su coordinate stilistiche determinate. Allo stesso tempo deve essere sempre riconoscibile, deve riuscire a mantenere inalterata la sua personalità, che come tale è unica e inconfondibile!
Tutto ciò può senz’altro essere pericoloso da un punto di vista commerciale perché, come si sa, il pubblico (specialmente quello metal) ha bisogno di ‘sicurezza’ dalle sue band preferite ed accoglie sempre mal volentieri i cambiamenti. In ogni caso però noi abbiamo la fortuna di non subire alcuna pressione dalla casa discografica e quindi di poter decidere pienamente sulle nostre coordinate artistiche. Per questo troviamo sia più coerente e sincero da parte nostra esprimere ogni volta quello che veramente ‘sentiamo’ in quel determinato momento della nostra carriera, quello cioè che riteniamo sia il suono più giusto per accompagnare i concetti che vogliamo esprimere in un determinato disco, anche se questo potrà portarci lontano da quanto un vecchio fan si sarebbe aspettato…
Ciao, e grazie per l’attenzione”