La scena death metal nostrana è in gran fermento e questa spinta coinvolge anche la Sardegna. Di recente i Deathcrush, provenienti dalla zona di Sassari, sono emersi con “Collective Brain Infektion”, full-length uscito per l’inglese Casket Music che omaggia i grandi del death metal a stelle e strisce con buon gusto e tanta passione. L’album è stato preceduto da diverse pubblicazioni minori e dalla solita trafila underground, quindi attenzione nel vedere in questi ragazzi un gruppo poco esperto o allo sbaraglio. Anche a detta del cantante/bassista Luigi Cara, il disco è il frutto di un lungo periodo di lavoro ed è solo l’inizio di un percorso con il quale i ragazzi vogliono arrivare sempre più in alto.
PER PRIMA COSA, PARLACI UN PO’ DEI DEATHCRUSH. COME NASCE LA BAND, QUALI SONO LE VOSTRE INFLUENZE E CHE IDEA AVETE DELLA VOSTRA MUSICA? E, PER TOGLIERCI UNA CURIOSITÀ, COME MAI UN NOME IMPEGNATIVO COME DEATHCRUSH?
“I Deathcrush nascono nel 2003 per volontà mia (Luigi), di Giampiero e di Andrea, grazie alla passione per il death metal. Abbiamo registrato nel 2004 la nostra prima demo, ‘Hard Reality’, che è composta dalle nostre prime song, poi nel 2007 abbiamo registrato un mini-CD, ‘Extreme Claustrophobic Terror’, che ha ottenuto ottimi riscontri da parte della critica; per promuoverlo abbiamo fatto un mini-tour nel nord Italia, oltre alle date in Sardegna, insieme agli Zora. Un anno dopo abbiamo registrato uno split con Zora, Smashead e Land Of Hate, poi nel 2011 abbiamo firmato un contratto con la Casket Music che ha appena rilasciato il nostro primo full-length ‘Collective Brain Infektion’, che sta avendo un ottimo responso da parte di varie ‘zine. Diciamo che in poche parole questa è la nostra storia, sono passati dieci anni da quando abbiamo iniziato e la passione per la musica cresce sempre di più. Per quanto riguarda il nome, molti lo ricollegano ai Mayhem, ma non è proprio così: Deathcrush racchiude l’idea di death metal che abbiamo, cioè la musica in modo diretto, come uno schianto in piena faccia”.
ULTIMAMENTE LA SCENA ESTREMA ITALIANA STA RIEMERGENDO CON MOLTE BAND DAL SOUND ACCOMUNABILE, ANCHE SE CON PERSONALITÀ PER DISTINTE. SIETE IN CONTATTO CON QUALCHE ALTRA BAND? SI PUÒ, SECONDO VOI, PARLARE DI “SCENA”?
“Certo, pensiamo che la scena italiana stia crescendo a vista d’occhio e, soprattutto vedendo le uscite discografiche di questi ultimi anni, capiamo sempre di più che l’Italia è piena di ottime band. Anche qui in Sardegna è pieno di ottimi gruppi, il fatto è che non è facile uscire ‘oltre mare’ per via dei costi troppo alti, ma, nonostante tutto, ci difendiamo benissimo. Siamo in contatto con molte band dal nord al sud Italia”.
PARLIAMO DI “COLLECTIVE BRAIN INFEKTION”. MI È SEMBRATO CHE IL DISCO “CITASSE” I MAESTRI DEL GENERE, SENZA RISULTARE MAI SCONTATO E BANALE. QUANTO I VOSTRI ASCOLTI INFLUENZANO IL SONGWRTING?
“‘Collective Brain Infektion’ è influenzato molto dai maestri del genere; noi ascoltiamo parecchio Cannibal Corpse, Deicide, Morbid Angel, Obituary e molti altri grupponi. Il nostro songwriting è influenzato dai nostri ascolti, ma naturalmente abbiamo un nostro trademark che varia dal brutal death al black più moderno, che fa parte delle nostre origini. Diciamo che non mettiamo mai un limite al nostro songwriting, ma rispettando il nostro trademark”.
GENERALMENTE, COM’È ARTICOLATO IL VOSTRO “PROCESSO CREATIVO”? COME NASCE UN PEZZO DEI DEATHCRUSH?
“Ogni singolo brano è composto in maniera naturale e ognuno mette del proprio; diciamo che io e Andrea proponiamo dei riff e Giampiero crea le parti di batteria. Da ciò si inizia a creare la base della canzone, poi successivamente scrivo i testi in base a cosa mi trasmette la sonorità del brano”.
IL VOSTRO STILE MI È PARSO MOLTO “INTERNAZIONALE”, NEL SENSO CHE RICORDA IL PIGLIO DI MOLTE BAND CHE CAPITA DI VEDERE NEI FESTIVAL IN GIRO PER L’ EUROPA. SECONDO TE, ESSERE ITALIANI PUÒ RAPPRESENTARE ANCORA UN LIMITE O IL NOSTRO PAESE STA, FINALMENTE, RIUSCENDO AD EMERGERE IN EUROPA?
“Sì, certo, il nostro sound è molto internazionale. Come ho detto prima, essendo noi sardi siamo un po’ limitati, ma l’Italia sta uscendo molto all’estero, sia con uscite discografiche per buone label che partecipando a ottimi festival e concerti in tutta Europa. Anche noi abbiamo un po’ di proposte e qualcosa si muove sotto questo aspetto”.
MI PARE CHE IL VOSTRO LAVORO STIA OTTENENDO OTTIMI RESPONSI. VE LO ASPETTAVATE? DOPO TRE DEMO ED UNO SPLIT AUTOPRODOTTO DI QUASI QUATTRO ANNI FA, NON AVEVATE PERSO UN PO’ LE SPERANZE?
“Le speranze non le abbiamo mai perse, anzi, in tutti questi anni, nonostante problemi e varie cose che son successe, e ‘Collective Brain Infektion’ è la dimostrazione di questo. Anzi, diciamo che siamo solo all’inizio, anche perché a quanto pare il disco sta ottenendo belle parole da parte della critica in generale”.
QUALI SONO, ORA, I VOSTRI PIANI PER IL FUTURO?
“Stiamo già lavorando a nuovo materiale che andrà a far parte del successore di ‘Collective Brain Infektion’ e stiamo organizzando le date di supporto al disco sia in Sardegna che fuori: diciamo che non ci piace stare fermi e questo disco, come ho detto prima, è solo l’inizio del nostro percorso”.
TALENT SHOW, DOWNLOAD ILLEGALE SFRENATO, SUONI ED EFFETTI PROFESSIONALI ACCESSIBILI A CHIUNQUE ABBIA UN COMPUTER. LA MUSICA, NEGLI ULTIMI ANNI, HA SUBITO UN DRASTICO CAMBIAMENTO CHE HA INFLUENZATO MOLTO ANCHE IL PORSI DELLE ETICHETTE. LA PROMOZIONE È LASCIATA MOLTO ALLE BAND, CHE DEVONO PROPORSI SU VARI MEDIA PER CONTO PROPRIO, TRAMITE SOCIAL NETWORK, ECC. COSA NE PENSI? E’ UN MIGLIORAMENTO O UN PEGGIORAMENTO?
“Sicuramente la tecnologia ha avuto un enorme peso per quanto riguarda la musica, ci sono aspetti positivi e negativi: i social network permettono alle band di rendersi visibili e di mettersi in contatto con persone, etichette e promoter di altri stati; invece, per quanto riguarda i fatti negativi, a causa dei download le etichette discografiche fanno fatica a restare in piedi e le band ne risentono molto. Noi compriamo molti CD originali e pensiamo che il download non possa essere messo a paragone con una copia fisica di un compact disc o di un vinile”.
OK. SIAMO QUASI ALLA FINE. SE C’È QUALCOSA CHE VORRESTI AVESSI CHIESTO O CHE VUOI DIRE, DAI LIBERO SFOGO AI TUOI PENSIERI.
“Vi ringraziamo per quest’intervista: ci ha fatto molto piacere e volevamo complimentarci con voi che supportate tutte le band italiane, dando un enorme spazio pubblicitario e visibilità. Salutiamo tutte le persone che ci seguono e tutti quelli che ci supportano facendoci andare avanti anno in anno. Questi sono i nostri link dove potete contattarci per qualsiasi cosa. Grazie ancora e un saluto dalla Sardegna!”.
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