I Deathstars sono una nuova band del roster Nuclear Blast, che la label sta promuovendo a tappeto, evidentemente convinta della bontà della proposta sin da questo primo “Synthetic Generation”. Noi di Metalitalia.com, dopo aver recensito il lavoro, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Nightmare Industries, il gentilissimo chitarrista nonché responsabile del programming, per essere illuminati su questa nuova realtà del panorama industrial metal. A dirla tutta, oltre a conoscere meglio questo giovane quartetto svedese, si sperava di carpire a Nightmare Industries ghiotte notizie sul suo fratellone Jon Nodveidt e i suoi Dissection, ma lui ha educatamente declinato ogni invito. Dunque niente succose anticipazioni sul ritorno di quella che stava per diventare ‘la band degli assassini’ vista l’entrata in line up del drummer Bard Faust (recenti notizie lo vogliono tra l’altro già fuori dalla band!). Bando alle ciance comunque, la parola a Nightmare…
DIREI DI COMINCIARE QUEST’INTERVISTA CON UN EXCURSUS SULLE ORIGINI MUSICALI DEI DEATHSTARS…
“D’accordo, è giusto che chi non ci conosce dagli esordi abbia una visione completa della storia che ci ha portato ad essere parte di questo progetto. Tutti i membri dei Deathstars hanno avuto le loro prime esperienze serie nella scena black-metal, non so se ti ricordi che io, Whiplasher e Beast X Electric siamo stati il nucleo portante degli Swordmaster, mentre Bone W Machine ha suonato nei Dissection… (of course, grandi Dissection! Nda) Nel 1999 qualcosa ha cominciato a cambiare, ci siamo accorti di voler fare qualcosa in più, qualcosa di diverso con la musica. Era ora per noi di evolvere come band, di sperimentare nuove e più soddisfacenti vie di espressione, per questo ci siamo risolti ad archiviare la militanza negli Swordmaster e a ripartire dalle nuove fondamenta Deathstars nel gennaio del 2000. Avevamo solo un sacco di belle idee su come avremmo potuto suonare con un’ottica differente, e ora eccoci qua! Con la realizzazione del nostro primo demo è arrivato il contratto con la Universal svedese, quasi non ci credevamo! Questo ci ha dato la possibilità di registrare il nostro primo full-lenght alla fine del 2001 e di vederlo distibuito dal 2002 in tutta la Svezia. E’ stato un vero, grande successo per le nostre aspettative, abbiamo addirittura raggiunto il top delle classifiche di vendita e di passaggi radio-televisivi. Credo che sia stato tutto ciò a spingere la Nuclear Blast ad interessarsi a noi e a volersi occupare di noi per il resto del mondo. Così novembre 2003 ha visto diffondersi il nostro ‘Synthetic Generation’ un po’ dappertutto”.
CLASSICA CURIOSITA’: MI DICI IL SIGNIFICATO DEI VOSTRI SOPRANNOMI?
“Volentieri: quando nel 1993 abbiamo fondato gli Swordmaster erano d’obbligo il face-painting e un nome più o meno truce, avevano un senso, aggiungevano mistero alla band stessa oltre che ai suoi componenti. Erano atmosfera, espressione della propria personalità. Ognuno di noi ha sempre conservato il proprio soprannome anche negli altri progetti a cui ha partecipato in seguito perché pensiamo che queste parole fittizie facciano parte integrante della nostra storia come musicisti. E’ anche una questione affettiva, penso. Nei Deathstars abbiamo solo aggiunto aggettivi più futuristici adatti alla musica della band, io a Nightmare ho aggiunto Industries, anche in relazione al fatto che mi occupo del programming, Beast è in più X Electric e Bone (che ha cominciato a farsi chiamare così suonando negli Ophtalamiah, mentre nei Dissection era semplicemente Ole Ohman) è diventato Bone W Machine. L’unico a mantenersi intatto è stato Whiplasher”.
DOPO LA STORIA, LE INFLUENZE. COME DESCRIVERESTI AI NOSTRI LETTORI LE CARATTERISTICHE DELLA MUSICA DEI DEATHSTARS?
“Penso che, volendo cercare una semplice definizione, la più adatta sarebbe ‘Industrial Rock’, perché secondo me è una formula che tiene conto abbastanza bene del largo spettro di influenze a cui ci rifacciamo nel comporre. Prima di tutto le nostre imprescindibili radici nella scena metal, che ci condizionano positivamente nel ricercare l’impatto e la potenza; poi il feeling gelido e la lacerazione violenta del black-metal storico anni ’90, di cui recuperiamo molto, avendolo vissuto fin da ragazzi; e ancora, le ispirazioni di band più recenti e stilisticamente ibride come Ministry, Rammstein, Marilyn Manson, The Kovenant, Nine Inch Nails; infine, un forte apprezzamento per la scena gothic di Sister Of Mercy e Fields Of The Nephilim. Il mix tra tutto ciò che ti ho citato è la musica dei Deathstars, senza dimenticare l’influenza dei Depeche Mode più oscuri”.
PARLIAMO PIU’ NEL DETTAGLIO DI “SYNTHETIC GENERATION”, SEI SODDISFATTO DEL RISULTATO FINALE? COSA CI PUOI DIRE SULL’ESPERIENZA AI FREDMAN CON ANDERS FRIDEN? E SUL MIXAGGIO CON STEFAN GLAUMANN?
“Certamente, sono davvero soddisfatto di come suona l’album, era quello che avevo in mente mentre componevo. Ho prodotto io l’album, Anders ci ha offerto il suo aiuto in control-room ai Fredman, una scelta per noi molto felice, data la disponibilità di tutti i tipi di tecnologie adatte al nostro tipo di musica e di uno staff molto competente. E non sottovalutiamo la comodità degli studi, sono a cinque minuti da casa mia! Anders è un grande, ci conosciamo più o meno da dieci anni, così è stato molto semplice lavorare insieme. In realtà il grosso del lavoro è stato fatto quando era in tour con gli In Flames, ma ci ha dato comunque consigli preziosi. Siamo andati su e giù dagli studi per almeno sei mesi, un periodo in cui abbiamo lavorato veramente sodo per ottenere il miglior risultato possibile. C’erano momenti di autentica pazzia, ri-registrazioni, registrazioni di pezzi nuovissimi non contemplati prima… insomma, un parto doloroso. Comunque ci piaceva da morire quell’atmosfera, significava che stavamo lavorando ad un progetto serio e coinvolgente per tutti. Su Stefan Glaumann c’è poco da dire, a parte che è stato un onore lavorare con lui e che era assolutamente l’uomo perfetto per mixare la musica dei Deathstars”.
COME DESCRIVERESTI I TEMI DELLE CANZONI PRESENTI IN “SYNTHETIC GENERATION”?
“Be’, le canzoni parlano prevalentemente della società di oggi, del modo in cui si vive. Molti vivono come macchine, seguendo la loro strada tracciata, pensando come ci si aspetta che pensino, alzandosi ogni mattina per compiere vuotamente atti meccanici di cui non gl’importa, senza riuscire mai ad approppriarsi di se stessi e della propria esistenza. Whiplasher ha scritto queste lyrics in un periodo molto auto-distruttivo della sua vita, le parole riflettono il suo punto di vista sul mondo in quel momento. C’è sempre un significato più profondo legato alle sue esperienze dietro ognuna delle parole dei testi. Una visione nera e apocalittica della realtà, la negatività del non saper pensare alle proprie azioni, l’alienazione, sono questi altri temi sotterranei. Si capisce già moltissimo dal bridge e dal coro della title-track: ‘I’m all that you see/I’m all that you want me to be/I’m God and so the Antichrist’, significa che il mondo ci può chiamare come vuole, noi siamo ribelli e liberi, e così viviamo. Whiplasher analizza le cose anche in modo da contestarle, in modo da affermare la rivolta contro le catene della società. E’ questo l’aspetto più interessante e condiviso dalla band”.
MI DICI QUALCOSA SU COME ORGANIZZATE IL SONGWRITING? TUTTO E’ NELLE MANI DI WHIPLASHER PER LE LYRICS E NELLE TUE PER LA MUSICA O ANCHE GLI ALTRI PARTECIPANO ATTIVAMENTE?
“E’ vero, la parte principale in sede di ideazione è nostra. Arriviamo dagli altri con idee di canzoni già abbozzate nei testi, nella musica e nella loro commistione. Se ne discute tutti insieme e si coopera per rendere tutto migliore, ma le idee di base sono sempre state nostre, per ora”.
COME MAI AVETE SCELTO DI INSERIRE NELL’ALBUM LA COVER DI “WHITE WEDDING” DI BILLY IDOL? ULTIMAMENTE (MA ANCHE IN TEMPI REMOTI) L’HANNO RIFATTA UN PO’ TROPPE BAND…
“Un giorno stavamo discutendo sull’opportunità di fare una cover da inserire nell’album come un segno del nostro stile, venivano fuori canzoni di band storiche del nostro background come Bathory, Celtic Frost e Venom, ma tutti volevamo una canzone più normale da personalizzare completamente a la Deathstars… in quel momento alla radio avevano messo ‘White Wedding’… ci siamo guardati sapendo che era quella giusta! E’ giusta proprio per il suo tocco cool, per la sua melodia cool, funziona benissimo nel nostro stile. Coincidenza vuole che sul nostro album sia uscita nel 2002 solo in Svezia, mentre i Murderdolls diffondevano la loro versione in tutto il mondo. Ora sembra che i Deathstars abbiano rubato da loro l’idea (qua mi sembra ladrino un po’ tutti, chi si ricorda di ‘Love&Death’ dei Sentenced? Nda)”.
I DEATHSTARS HANNO AVUTO LA POSSIBILITA’ DI PARTIRE SUBITO DALLE “STELLE”, INIZIANDO LA LORO CARRIERA DISCOGRAFICA SU MAJOR, UNIVERSAL-SWEDEN E NUCLEAR BLAST. QUALI SONO I PRO E I CONTRO DI QUESTA SITUAZIONE?
“Hai fatto bene a parlare di pro e contro, coesistono entrambi anche quando si lavora per celebri etichette. A favore del lavoro su major c’è di sicuro il fatto che ci sono più soldi disponibili per la promozione, abbiamo girato due splendidi video davvero costosi per la title-track e per ‘Syndrome’, molto professionali. In più abbiamo avuto un budget molto alto per le registrazioni, il che ci ha permesso di ottenere risultati qualitativamente migliori per il nostro tipo di musica. E’ una cosa che non capita tutti i giorni, un grosso nome che crede nella tua realtà musicale fin dagli esordi e ti supporta. Parlo però solo di Universal-Sweden, per Nuclear Blast il discorso è diverso a mio parere. Infatti la major tedesca ha una base più solida nell’underground, cosa che non ha la nostra label svedese. Nel nostro paese si sono preoccupati di promuoverci solo con mezzi eclatanti, senza pensare a crearci una solida base di sostenitori. Per questo Nuclear Blast è perfetta, perché non opera esclusivamente entro il mainstream, dove una band è da buttare dopo un mese al top. Oggi è tutto il giorno che rilascio interviste, ma questo mi avvicina alla gente che spero ascolterà la mia musica. Non voglio la freddezza usa-e-getta che si riserva alle band di moda, vorrei avere dei fan fedeli, che ci seguono con passione”.
COSA CI SI DEVE ASPETTARE QUANDO SI ASSISTE AD UNO SHOW DEI DEATHSTARS?
“Ci si deve aspettare il massimo! Quando saliamo on-stage tutti diamo il 100%, vogliamo coinvolgere con il nostro dinamismo. Indossiamo sempre gli abiti che ci vedi addosso nella Photo-session o nei video per rendere lo spettacolo più oscuro e drammatico, se avremo l’occasione di esibirci a dei festival open-air correderemo il tutto con effetti pirotecnici. Per ora abbiamo esperienze più da club, grazie al tour con i Paradise Lost, una occasione d’oro aprire per loro. Per noi ogni live-show è unico, non ci interessa quanta gente sia lì a vederci, vogliamo solo che tutti si rendano conto di quello che i Deathstars sanno fare, in quel momento o mai più! We want just to rock!”.
PARLIAMO UN PO’ DEL VOSTRO LOOK, SICURAMENTE FRUTTO DI UNO STUDIO PRECEDENTE. QUANTO CONTA NELLA VOSTRA REALTA’ MUSICALE? E’ ANCHE UN MODO PER ESPRIMERE LA VOSTRA PERSONALITA’?
“Sì, indubbiamente l’immagine che ci siamo creati riflette la nostra personalità, di conseguenza riflette anche il nostro modo di intendere la musica, che è parte della nostra personalità… è tutto un circolo di corrispondenze ininterrotte, dimostra visivamente il feeeling che vogliamo creare in chi ci ascolta, abbiamo un marcato approccio horror-grottesco”.
AVEVO NOTATO, SCOMMETTO CHE UNO DEI FILM HORROR A CUI VI SIETE ISPIRATI E’ “HELLRAISER”…
“Si vede molto? E’ vero, ti confesso che è uno dei miei film preferiti di sempre, lo adoro. Mi sono appena comprato il dvd-box con tutti e tre, una qualità fantastica, sono esaltato come i bambini! Mi piace da morire la colonna sonora!”.
NON SI PUO’ NON APPROVARE. COSA SI ASPETTANO I DEATHSTARS DAL FUTURO?
“Ovviamente ci aspettiamo di raggiungere più gente possibile con la nostra musica, ci aspettiamo di essere apprezzati e seguiti. Continuiamo alacremente la nostra promozione in tutta Europa, abbiamo notato con piacere che l’interesse per la band è grande, abbiamo ricevuto moltissime proposte live dopo il tour. Inoltre abbiamo già pronte quattro nuove canzoni bellissime, molto più belle di quelle di ‘Synthetic Generation’, siamo tutti eccitati all’idea di tornare a registrare, vorremmo farlo per maggio prossimo”.
COSA VUOI DIRE AI FAN ITALIANI PER CONCLUDERE?
“Cercate di ascoltare il nostro album, ne vale la pena! E poi, se non torneremo in Italia a breve, venite a vederci live in qualche festival, vi aspettiamo! Grazie per il supporto, stay metal!”.