Dopo un silenzio discografico durato un lustro, gli svedesi Deathstars sono tornati alla carica con il loro inconfondibile trademark sonoro, per l’occasione ancora più ballabile (nel lato A) e oscuro (nel lato B). A raccontarci la genesi del nuovo album, così come i progetti presenti / futuri della band, è il mastermind / chitarrista Nightmare Industries, raggiunto ai nostri microfoni pochi giorni dopo l’uscita di “The Perfect Cult”…
SONO PASSATI PIU’ DI CINQUE ANNI DALL’USCITA DI “NIGHT, ELECTRIC NIGHT”, UN ORIZZONTE TEMPORALE MOLTO LUNGO RISPETTO AL VOSTRO STANDARD…E’ STATA UNA VOSTRA PRECISA SCELTA, PER POTERVI DEDICARE CON PIU’ CALMA ALLA FASE COMPOSITIVA INVECE CHE COMPORRE IN TOUR, O FRUTTO DI UNA SERIE DI EVENTI?
“Tra il 2006 e la fine del 2011 ci siamo spinti veramente al limite in un loop tra tour e album, al punto che avevamo quasi perso la passione per quello che stvamo facendo, per cui ci siamo dovuti prendere una pausa per non esplodere. In realtà però, dopo pochi mesi, i Rammstein ci hanno contattato chiedendo di prendere parte al loro tour europeo, quindi siamo entrati di nuovo in studio a registrare un paio di pezzi/video, e poi di nuovo in tour per sei mesi. Dopodiché, abbiamo deciso di concentrarci sul nuovo album al 100%, ma questa volta volevo prendermi tutto il tempo necessario, senza dover fare le cose di corsa. Sono estremamente perfezionista quando si tratta di registrare, quindi alla fine ci è voluto un po’ più del previsto”.
AVETE REGISTRATO IN TRE STUDI DIVERSI, LAVORANDO CON PRODUTTORI FAMOSI COME ROBERTO LAGHI E SVANTE FORSBÄCK: POSSIAMO DIRE CHE STAVOLTA AVETE CURATO OGNI DETTAGLIO ANCORA PIU’ DI QUANTO NON FOSTE SOLITI FARE IN PASSATO?
“Volevamo una produzione veramente stellare, senza dover scendere a compromessi. Semplicemente, abbiamo quindi scelto di volta in volta lo studio che faceva più al caso nostro, per questo abbiamo lavorato con Roberto per batteria/basso/chitarra al Bohus Sound Recording studio; per le linee vocali, che in genere richiedon più tempo, abbiamo optato per Stoccolma, e infine abbiamo registrato le tastiere al Black Syndicate, dove tengono tutto il mio equipaggiamento, che sarebbe un po’ scomodo da portare in giro. Alla fine di tutto, siamo andati da Stefan Glaumann per il mixing, e poi Svante Forsbäck ha curato il master finale”.
NELLA PRIMA META’ DEL DISCO SI POSSONO TROVARE CLASSICI ANTHEM NEL VOSTRO STILE COME “ALL THE DEVIL’S TOY” O “GHOST REVIVER”, MENTRE IL LATO B SEMBRA DOMINATO DA ATMOSFERE PIU’ DARK E DA UNA MAGGIORE CONTAMINAZIONE ELETTRONICA, SOPRATTUTTO IN CANZONI COME “BODIES” O “TEMPLE OF INSECTS”.
“E’ vero, abbiamo fatto un album molto oscuro e profondo, pieno di elettronica e con un po’ meno chitarre, al punto che credo il prossimo disco avrà sicuramente un sound più guitar-oriented. Ma in questo disco per noi era importante esplorare il nostro lato più elettronico, e tastare il sund che ne sarebbe potuto venire fuori”.
ANCHE L’ARTWORK DI “THE PERFECT CULT” SEMBRA COME LA PROSECUZIONE DEI VOSTRI VESTITI MILTIARI…C’E’ UN CONCEPT COMUNE DIETRO IL DISCO?
“Non c’è un vero e proprio concept, ma tutte le canzoni hanno a che fare con la lotta tra il lato oscuro e la luce delle nostre personalità. I nostri abiti di scena sono ispirati più a un culto che al guardariba militare; si tratta di uno stile ‘imperiale’, che si porta dietro qualcosa della massoneria, ma probabilmente anche un po’ di ispirazione militare”.
NELL’EDIZIONE LIMITATA FIGURA, TRA GLI ALTRI, UN REMIX DEI DOPE STARS INC…DA QUANTO LI CONOSCI? E, PIU’ IN GENERALE, CONOSCI ALTRE BAND ITALIANE?
“Siamo stati in tour con i Dope Stars Inc in passato, quindi ci conosciamo da molto tempo, e personalmente posso dire di essere amico di Victor Love da più di 10 anni ormai. Per quanto riguarda altre band italiane, mi piacciono i Lacuna Coil e gli Aborym”.
PRIMA DI ENTRARE IN STUDIO, IL VOSTRO CHITARRISTA CAT CASINO HA LASCIATO LA BAND…ERA GIA’ NELL’ARIA LA SEPARAZIONE, OPPURE VI HA COLTO DI SORPRESA? E, ANCHE SE NON E’ CAMBIATO MOLTO DAL PUNTO DI VISTRA DEL SONGRWITING, COME PENSI QUESTO ABBIAMO INFLUENZATO I VOSTRI SHOW DAL VIVO, DOVE ORA SIETE SOLO IN QUATTRO?
“Cat ci ha informato della sua decisione di lasciare la band dopo gli show estivi del 2012, quindi ne eravamo a conoscenza da tempo. Sul momento, non avendo altri show in programma per un po’ di tempo, abbiamo pensato di aspettare un attimo, mentre scrivevamo il nuovo disco, per vedere se avrebbe cambiato idea, considerato che l’impatto sul processo di songrwiting sarebbe stato minimo, dato che non è mai stato tra i principali compositori. Alla fine però non è tornato sui suoi passi, quindi abbiamo deciso di andare avanti come un quartetto, vista la difficoltà di sostituire quello che per noi era prima di tutto un amico senza alterare l’alchimia che si era creata tra di noi. All’inizio ci ha fatto uno strano effetto trovarci sul palco in quattro, ma alla fine ci siamo resi conto che il nostro affiatamento dal vivo e il modo di comunicare on stage erano ancora più efficaci che in passato. Allo stesso tempo, il sound era ancora più corposo e diretto, per cui abbiamo deciso che non ci serviva una seconda chitarra per suonare al 110% delle nostre possibilità”.
SIETE REDUCI DA UN TOUR CON I RAMMSTEIN, UNA DELLE PIU’ FAMOSE BAND A LIVELLO MONDIALE NELLA SCENA INDUSTRIAL E NON SOLO, GRAZIE ANCHE AI LORO SHOW SPETTACOLARI…COM’E’ STATO SUONARE INSIEME A LORO? QUALCHE ANEDDOTO DA RACCONTARETHIS EXPERIENCE? ANY FUNNY STORY TO TELL US?
“E’ stata sicuramente un’esperienza da ricordare, e siamo onorati di essere stati invitati a prenderne parte. Abbiamo suonato 49 show insieme, e ci siamo divertiti veramente parecchio. Abbiamo incontrato un sacco di amici, e ci sarebbero un milione di storie da raccontare, ma le terremo da parte per un’altra volta”.
LA VOSTRA MUSICA HA SEMPRE AVUTO UN FORTE ELEMENTO TEATRALE: SE AVESTE UN BUDGET ILLIMITATO, COME ALLESTIRESTE IL PALCO DEI VOSTRI SOGNI?
“Con un budget illimitato metteremmo in piedi il miglior show che la gente abbia mai visto! Metteremo in orbita dei missili nucleari sulla luna, ogni notte (risate, ndA)”.
INVECE COSA SI DEVONO ASPETTARE I VOSTRI FAN PER IL PROSSIMO TOUR? AVETE GIA’ QUALCHE ANTICIPAZIONE DA DARCI?
“Stiamo lavorando proprio ora sull’allestimento del palco, quindi non so ancora come verrà fuori, dipende anche dalla tipologia dei locali, e da quanto saremo bravi a rendere il tutto trasportabile, dato che dovrà andare bene tanto per posti piccoli come per quelli grandi. A livello di supporto, invece, ci sarà prima di noi una band svedese, i The Dead And Living, che vi consiglio vivamente di ascoltare, anche perchè avranno del nuovo materiale in corrispondenza dell’avvio del tour”.
IL VOSTRO SOUND SI SPOSA PERFETTAMENTE ANCHE COME COLONNA SONORA DI UN FILM: SE TI VENISSE RICHIESTO, QUALE CANZONE SCEGLIERESTI?
“Difficile rispondere così su due piedi, anche perchè dipende dalla tipologia di film e dalla scena. Se fosse un film dark ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta sul nuovo album, a partire da “Asphalt Wings” e “Bodies”. Per una scena in macchina invece sceglierei “Fire Galore” o “Ghost Reviver”, credo la prima sarebbe davvero perfetta in un film di Batman, mentre guida la bat-moto (risate, ndA)”.
E’ ABBASTANZA EVIDENTE COME SIATE APPASSIONATI DI FILM HORROR, A PARTIRE DA HELLRAISER: A QUESTO PROPOSITO, COSA TI INFASTIDISCE DI PIU’, UN REMAKE NON RIUSCITO DI UN CLASSICO, O UNA LISTA INFINITA DI SEQUEL, CHE FINISCE COL ROVINARE LA BELLEZZA DELL’ORIGINALE?
“Sono da sempre un fan dei film horror, sin da quando ero un teenager. Ho sempre apprezzato la tensione dei film horror, e a un certo della mia vita ero arrivato a vedere film horror prima di addormentarmi, era il miglior modo per prendere sonno. Riguardo alla domanda, probabilmente è peggio un remake, anche se di solito non li guardo mai, a meno che non abbiano delle recensioni molto positive, dato che parto dal presupposto sia difficile mantenere l’atmosfera dell’originale, girato magari 20-30-40 anni prima”.
RIPENSANDO AI VOSTRI ESORDI, QUANDO SUONAVATE BLACK METAL CON I SWORDMASTER E I DISSECTION, QUALI SONO I PRIMI RICORDI CHE TI VENGONO IN MENTE? E, SE AVESTE CONTINUATO CON QUEL GENERE DI MUSICA, COME PENSI SAREBBE STATA LA VOSTRA CARRIERA?
“La verità è che siamo usciti da quel filone musicale in modo naturale, semplicemente perchè sentivamo di non aver più niente da dire in quel contesto. Non c’è nulla di male in tutto ciò, e rispettiamo chi suona questo tipo di musica; ma quando senti di dover fare altro, è giusto seguire il tuo istinto, come avviene per molte altre cose nella vita. E, se anche alla fine le cose non vanno come avevi immaginato, alla fine hai seguito il tuo intuito, e puoi sempre imparare dai tuoi errori”.