DÉCEMBRE NOIR – Nel segno della malinconia

Pubblicato il 12/12/2023 da

I Décembre Noir sono una band che sta scolpendo il suo percorso musicale tramite un’appassionata fusione di melodic doom-death metal dalle proverbiali atmosfere amare e malinconiche, trasformando le proprie emozioni in melodie avvolgenti. Originario di Erfurt, in Germania, il gruppo ha sinora pubblicato cinque full-length, riuscendo a plasmare un suono sempre più rifinito, passando regolarmente da soluzioni più pesanti e stentoree a parentesi dal piglio più ritmato.
Il nuovo “Your Sunset | My Sunrise” ha appunto esplorato il lato più aggressivo e al contempo ‘orecchiabile’ della formazione, offrendo una serie di brani che non hanno faticato a instaurare una connessione emotiva con i fan di vecchia data e con gli estimatori di realtà come Swallow The Sun e October Tide. Parliamo del background e della visione artistica del quintetto con il cantante Lars Dotzauer.

PENSO CHE L’ALBUM ABBIA UN APPROCCIO LEGGERMENTE PIÙ “EASY LISTENING” RISPETTO ALLE VOSTRE ULTIME PROVE. SEMBRA QUASI ACCESSIBILE A TRATTI. CI SONO ANCHE PIÙ INTENSITÀ E VIGORE QUESTA VOLTA, COSA CHE MAGARI HA INFLUITO SULLA DURATA COMPLESSIVA, LA QUALE È UN PO’ PIÙ CONTENUTA DEL SOLITO. C’ERA UN PIANO ALLA BASE DI “YOUR SUNSET | MY SUNRISE”?
– Niente di studiato a tavolino. Siamo un po’ cambiati, ma è tutto avvenuto spontaneamente. Penso che il nostro percorso musicale vada per ondate: se per qualche tempo abbiamo composto canzoni piuttosto lunghe e articolate, poi sentiamo inconsciamente il bisogno di scrivere di nuovo qualcosa di più semplice e orecchiabile.
Avevamo pubblicato un EP prima di “Your Sunset | My Sunrise”, “Pale Serenades”, in cui assieme ad altri cantanti nostri amici abbiamo rivisitato qualche traccia del vecchio repertorio, spingendoci in una nuova direzione. Forse quell’esperienza è stata la pietra angolare per mostrare da qui in poi un lato di noi che negli ultimi tempi era rimasto in disparte.

QUANDO AVETE INIZIATO A COMPORRE IL DISCO? IL PRECEDENTE “THE RENAISSANCE OF HOPE” ERA USCITO NEL CORSO DELLA PANDEMIA. AVETE AVUTO PIÙ TEMPO PER LAVORARE A QUESTE NUOVE CANZONI?
– È vero, il nostro ultimo album era stato pubblicato nel pieno della pandemia, ma la cosa non ci ha causato grandi problemi; abbiamo anche potuto fare un po’ di tour. Le prime canzoni per il nuovo album sono state scritte subito dopo l’uscita di “The Renaissance…” e potresti quasi vederle come una continuazione di quel disco, anche se abbiamo appunto preso una direzione più incisiva.

DAL PUNTO DI VISTA DEI TESTI, CHE COSA ESPLORA IL NUOVO ALBUM? ANCHE QUI LO VEDETE COME UNA CONTINUAZIONE DEI DISCHI PRECEDENTI O SI TRATTA DI QUALCOSA DI COMPLETAMENTE DIVERSO?
– Senza dubbio vi è qualcosa in comune con l’album precedente. Tuttavia, il tono è leggermente cambiato. La speranza ha lasciato il posto a una sorta di desiderio, il desiderio che qualcosa finisca, come la volontà di uscire da un tunnel. Anche se questa fine può essere dolorosa. Ogni canzone ha vita propria, ma l’album dovrebbe essere visto come un concept.

È DIFFICILE PER VOI RIUSCIRE D DISTINGUERVI IN UN PANORAMA, QUELLO DEL DEATH-DOOM METAL, IN CUI MOLTE REGOLE SONO DA SEMPRE FERREE?
– Per noi non rappresenta un problema. Abbiamo formato i Décembre Noir per portare avanti un po’ il sound dei grandi gruppi del genere. Abbiamo ancora così tante idee e stati d’animo che ci piacerebbe provare a mettere in musica. Sicuramente non ci ripeteremo nel prossimo futuro. Per chi guarda ai nostri album dall’esterno, probabilmente l’impressione è diversa.
È difficile evitare paragoni con i fondatori di questa musica. In ogni caso, credo che nel tempo il nostro sound sia diventato più personale e che tuttora sia in costante sviluppo. Non vogliamo finire in un vicolo cieco. Lasciamo che l’ispirazione del momento abbia sempre modo di imporsi e non ci poniamo troppi limiti quando si tratta di comporre nuovi brani.

PENSI CHE L’ORIGINALITÀ SIA ANCORA UN ELEMENTO IMPORTANTE NEL PANORAMA METAL ODIERNO?
– Dipende dai punti di vista. Per un musicista che vuole suonare solo quello che ama, magari no. Ci sono tuttavia case discografiche che puntano sull’originalità, a tal punto che questa è il primo criterio per proporre un contratto. Personalmente ho però spesso la sensazione che molti gruppi non riescano a mantenere questa originalità per molto tempo.
Tutto sommato, credo che sia importante vivere la propria musica in modo spontaneo e romantico, anche se all’inizio magari il risultato non è così personale. Finchè il sound è onesto e sincero, questo riuscirà sempre a trasmettere qualcosa, anche a distanza di anni.

SE RIPENSI ALLA STORIA DEL GRUPPO, QUANTO È CAMBIATO IL VOSTRO APPROCCIO NEL CORSO DEGLI ANNI? LA BAND È DIVENTATA UNA COSA PIÙ SERIA E IMPEGNATIVA?
– Molte cose sono cambiate nel corso degli anni. Come tanti altri, anche noi abbiamo iniziato in modo molto classico, in sala prove. Prima come duo, poi, ad un certo punto, siamo diventati una band a tutti gli effetti. Nel corso degli anni ci sono stati dei cambi di formazione, tanto che oggi non vivevamo più così vicini per poter provare regolarmente. Quindi il modo di scrivere le canzoni è cambiato completamente. Oggigiorno ci troviamo in sala prove soltanto prima dei concerti.
Pensando a come opera la band, dopo cinque album, posso dire che abbiamo imparato molto su come porci e su come ‘navigare’ in questo panorama: ora sappiamo benissimo che nulla accade da solo. Comporre musica purtroppo non basta e sono tante altre le attività che ci vedono impegnati. Devo ammettere che non siamo molto bravi sui social media, ma cerchiamo di compensare impegnandoci su altri fronti.

CHE PUNTI DI RIFERIMENTO AVEVATE QUANDO AVETE FONDATO I DECEMBRE NOIR, E QUALI BAND VI ISPIRANO ANCORA?
– Ben prima di avviare i Décembre Noir, ero affascinato da band come My Dying Bride o Katatonia. Con questa band ho infatti voluto dare il via a un progetto che proponesse musica che mi accompagna da tanto tempo. All’inizio eravamo molto influenzati dai cosiddetti ‘big’ del genere, ma con il tempo siamo riusciti a sviluppare un nostro stile. Naturalmente, ci sono ancora delle influenze oggi, ma non le assorbiamo consapevolmente. Non seguiamo nessuno, in questo senso.

SIETE NOTI PER IL VOSTRO SUONO MALINCONICO, CHE APPUNTO CONSERVATE DA MOLTI ANNI. LA MUSICA È UN’ESPERIENZA CATARTICA IN QUESTO SENSO? SUONATE COSÌ PER SFOGARE QUESTI SENTIMENTI NOSTALGICI O NEGATIVI?
– Sì, a volte è importante poter incanalare sentimenti negativi nella nostra musica e nei nostri testi. Non percepiamo tuttavia la nostra musica come strettamente negativa, ma piuttosto come emotiva. Per noi è importante che anche noi stessi rimaniamo commossi dalla nostra musica. Detto questo, devo anche sottolineare che ci divertiamo molto a suonare insieme, siamo persone che amano passare del tempo in compagnia e scherzare.
Tutto sommato, la musica è però la forma d’arte perfetta per esplorare certi sentimenti. È bello perdersi nella malinconia, celebrarla e darle forma con un album. Ci sono vari modi per dare sfogo a questo sentimento e ciò rende il processo di composizione molto stimolante. Per noi è qualcosa che resta nella musica, ma che non necessariamente condiziona la nostra vita.

IN CHE MODO IL LUOGO IN CUI VIVI (O IN CUI HAI VISSUTO) INFLUENZA IL LA MUSICA CHE CREI O I TUOI GUSTI MUSICALI?
– Vivo da alcuni anni in una piccola casa ai margini di un bosco. Abbastanza lontano dalle altre persone. Senza strada, senza vicini. Sicuramente mi dà la tranquillità necessaria per lavorare sulla musica dei Décembre Noir.
Se questo stile di vita influenzi la musica, non posso dirlo. Ma così è probabilmente più facile assorbire gli stati d’animo e ‘vivere’ la natura. Mi guardo attorno e percepisco come tutto cambi e abbia un’influenza su ciò che gli sta accanto. Ci sono sicuramente momenti in cui questo modo di vivere e certi stati d’animo sono favorevoli alla scrittura di canzoni.

QUANDO È STATA L’ULTIMA VOLTA CHE HAI COMPOSTO QUALCOSA? COSA PUOI DIRCI A RIGUARDO?
– La scrittura delle canzoni in realtà inizia sempre quando un album è ancora in produzione. Di solito due o tre pezzi sono già scritti prima che l’album sulla rampa di lancio venga effettivamente pubblicato. È andata così anche questa volta. Appena finito di registrare le chitarre in studio, ho iniziato a comporre nuovi brani. Trovo più facile scrivere canzoni soprattutto in questa fase, anziché lasciar passare sei mesi.
Insomma, nella maggior parte dei casi, nuove idee si sviluppano già mentre sto lavorando a un album in uscita, quindi il prossimo capitolo non si farà attendere.

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