“Pensavate di conoscere i Deez Nuts? Ricredetevi!” – Century Media presenta il quarto album della band come una svolta, basata su un sound più violento e su risvolti più profondi che si alternano ai momenti più leggeri e frizzanti dell’harcore di JJ Peters e soci. Chi li segue dagli esordi sa bene che la band ci aveva già provato, con risultati incerti, con “This One’s For You” del 2010, ciò nonostante c’è comunque aria di novità: i DN sono oggi una band vera e propria, con una formazione stabile e un baricentro variabile tra Melbourne e New York, a cui come vedremo si è aggiunta la Germania. Comunque fedeli a se stessi e alla propria fan base i DN non sono più solo i cazzoni del party ad oltranza – figura costruita con l’EP “Rep Your Hood”, il debutto “Stay True” e successivi anni di eccessi – sono una grossa realtà del mondo hardcore con cui oramai la scena deve confrontarsi, a livello di numeri come di influenza. Li troviamo al Live Forum, meta abituale dell’hardcore più mainstream (quello del giro Impericon per intenderci), in testa a uno dei soliti package variegati ed interessanti: fa piacere scambiare quattro chiacchere con JJ, che si anima e gesticola in maniera evidente, birra da una parte e sigaretta dall’altra, oggi più che mai coinvolto nel suo progetto.
HO SAPUTO CHE AVETE AVUTO PROBLEMI GROSSI AL TOUR BUS. A CHI VI ASPETTAVA A CESENA E’ ANDATA PARECCHIO MALE…
“Ne abbiamo avuti parecchi purtroppo. Un paio di giorni dall’inizio del tour abbiamo dovuto cancellare un concerto in Svezia, poi è toccato al trailer lasciarci a piedi causando un altro annullamento. Siamo tornati in strada ma ieri ci è stato imposto un altro stop”.
NEI PRIMI ALBUM HAI SCRITTO E REGISTRATO MUSICA E TESTI DEI DEEZ NUTS. OGGI E’ DIVERSO?
“E’ del tutto diverso! Già dallo scorso album abbiamo scritto in maniera collaborativa, come una band a tutti gli effetti. Noi quattro abbiamo scritto insieme e registrato insieme. E’ una dinamica completamente diversa”.
“WORD IS BOND” E’ UNO DEI DISCHI PIU’ PESANTI E INCAZZATI DELLA DISCOGRAFIA DEI DEEZ NUTS. ERI DI CATTIVO UMORE?
“Concordo assolutamente. Non è stata una scelta intenzionale in ogni caso: se vuoi un lavoro onesto questo deve per forza riflettere il tuo stato d’animo. Dopo anni spensierati mi son trovato a fare i conti con un po’ di situazioni di merda, è per questo che è uscita questa rabbia ed aggressività”.
SIETE RIUSCITI A SCRIVERE CON CALMA?
“Ci siamo presi un break di sei mesi, durante i quali ne abbiamo passato uno a New York a scrivere e uno a Boston per registrare”.
C’È QUALCOSA CHE VI HA INFLUENZATO IN QUESTE SESSIONI?
“Per la prima volta abbiamo lavorato con dei produttori: il nostro caro amico Shane Frisby ha lavorato con noi assieme a Andrew Neufeld dei Comeback Kid. E’ stata la prima volta che qualcuno ci ha aiutato a lavorare sulle canzoni, facendoci sperimentare soluzioni che non avevamo mai provato in passato. Non che abbiano sempre funzionato a dire il vero, ma ci ha aiutato comunque ad allargare i nostri orizzonti. Ha spinto i limiti in là più di quanto avremmo fatto da soli “.
SPESSO SIETE DESCRITTI COME UNA PARTY BAND. TI STA BENE O VUOI METTERE A FUOCO ANCHE CONTENUTI PIU’ SERI?
“La gente alla fine ti metterà addosso l’etichetta che vuole, non posso controllare la cosa fino in fondo. Personalmente penso che questa definizione non definisca appieno i Deez Nuts, perché è vero che siamo un gruppo che ama farsi delle grasse risate, abbiamo però anche sfumature diverse, contenuti seri e cose da dire”.
HAI MAI POSTO DEI LIMITI A TE STESSO O ALLA TUA BAND? L’ANNO SCORSO RICORDO CHE, IN QUESTO STESSO LOCALE, NON ERAVATE AL MASSIMO DELLA FORMA, ANZI UNO DI VOI ADDIRITTURA VOMITAVA SUL PALCO…
“Come ti ho detto prima abbiamo attraversato dei periodi non proprio felici recentemente. Quell’episodio è dovuto al fatto che eravamo alla seconda data del tour, assieme ad alcuni dei nostri migliori amici che suonano negli Stray From The Path, e abbiamo decisamente esagerato il primo giorno, tanto da subirne le conseguenze la seconda data. Se pensate che facciamo tutto questo per l’80% dell’anno capirete che qualche serata no può accedere. E’ stato uno scivolone non lo nego, e il fatto che sia accaduto sul palco peggiora la situazione, ma non c’è bisogno che io tenga d’occhio nessuno: siamo abbastanza adulti da aver la testa sulle spalle e garantire la prestazione a chi ci supporta, il nostro pubblico ne è ben consapevole. Son convinto che per quanto ci diamo dentro ogni sera riusciamo ad esser presentabili… quasi sempre almeno!”.
CON “WORD IS BOND” AVETE FIRMATO CON CENTURY MEDIA ANCHE PER IL NORD AMERICA. AVETE INTENZIONE DI LAVORARE QUEL MERCATO IN MANIERA PIU’ INTENSA NEL FUTURO PROSSIMO?
“Sicuro, ci piacerebbe molto. Senza un’etichetta alle spalle è sempre stato abbastanza difficile girare per Canada e Stati Uniti. Non funziona come qualche anno fa, quando erano le band a chiamare gente per i tour. Ora i pacchetti sono fatti da label e sponsor, e assieme a Century Media avremo molte più opportunità. Non penso sarà facile a questo punto della nostra carriera, siamo già al quarto album e abbiamo girato così a lungo in Europa…”.
…SIETE PIU’ GROSSI IN EUROPA O IN AUSTRALIA AL MOMENTO?
“Di sicuro in Europa. Da questa parte del mondo abbiamo trovato sempre un terreno fertile, la gente si è connessa con noi in maniera immediata. Già ai tempi di ‘Rep Your Hood’ (Il primo EP dei DN) abbiamo avuto l’opportunità di girare coi Bring Me The Horizon e abbiamo avuto ottimi riscontri. Siamo tornati due o tre volte l’anno da allora, ed il nostro pubblico è cresciuto ogni volta. Il nostro duro lavoro è stato ricompensato dalla lealtà dei fan europei, con risultati nettamente migliori anche rispetto a casa nostra”.
CRESCERE E DIVENTARE PIU’ FAMOSI SIGNIFICA ANCHE GUADAGNARSI IL PROPRIO PICCOLO ESERCITO DI HATERS. HO LETTO PIU’ DI UNA VOLTA CHE STATE ROVINANDO L’HARDCORE. LEGGI I COMMENTI SU INTERNET?
“No, non leggo mai nulla. Sono anni che sento queste opinioni di seconda mano. Ci sono un sacco di haters ma mai nessuno si è avvicinato e mi ha detto qualcosa in faccia, di conseguenza tutte quelle parole non contano nulla, non esistono. Me lo venissero a dire di persona cercherei un dialogo, ma ogni volta che apro YouTube i like sono sempre molto molto maggiori dei dislike… Di cosa stiamo parlando quindi? Ogni sera suoniamo davanti a 50, 100, 200, 400, 1000 persone che si divertono alla grandissima e io dovrei evitare di salire sul palco perché jonnyfanculo chiocciola email.com ha detto che facciamo cagare? Fanculo Jonny!”.
HO AVUTO L’IMPRESSIONE CHE ULTIMAMENTE SEI PIU’ VICINO ALL’HARDCORE CHE ALL’HIP HOP. VEDREMO UN ALTRO DISCO DEI GRIPS ‘N’ TONIC O QUALCHE ALTRO PROGETTO STRETTAMENTE HIP HOP FIRMATO JJ PETERS IN FUTURO?
“La band si è evoluta, era necessario. Non l’abbiamo fatto intenzionalmente. La musica si evolve e si cresce come persone. Probabilmente mi sono avvicinato più all’hardcore che all’hip hop perché i contenuti dei miei testi sono più aggressivi. Il lato festaiolo è associabile all’ HH in ogni caso, e se leggi con attenzione in ‘Word Is Bond’ ci sono tanti riferimenti all’ HH quanti ce n’erano in passato, forse anche di più. Il titolo stesso è un omaggio al Wu Tang”.
ONE LOVE APPAREL STA ANDANDO SEMPRE FORTISSIMO. VEDI IL TUO FUTURO COME IMPRENDITORE VERSO LO STREETWEAR?
“E’ nato dalla passione e sta diventando una forma di sostentamento. E’ bello sapere che il marchio sta crescendo, è apprezzato e che ho una scappatoia che esclude la musica ora che gli anni passano e sto diventando più vecchio. E’ una realtà che spero possa far parte del mio futuro, indipendentemente dal mio percorso musicale. Non è una passeggiata mantenere il dialogo col mio socio (Ahren Stringer dei The Amity Affliction, ndR) visto che spesso e volentieri si ragiona e si discute solo via mail – quando non c’è internet diventa un inferno – ma resta un piacere, un altro veicolo per esprimermi, diverso anche dal disegnare merchandising per i Deez Nuts”.
AVETE SUONATO IN UNA SERIE DI DATE DELL’IMPERICON FESTIVAL. QUANTO E’ IMPORTANTE LO SCAMBIO CON UNA REALTA’ COME IMPERICON?
“Siamo in contatto con loro già da prima che diventassero ‘Impericon’, il nostro legame è molto solido,funziona in entrambi i sensi e ci aiutiamo a vicenda. A loro affidiamo il merch e la loro rete ci aiuta a spargere la voce per le date. Anche il festival è un’ottima occasione, anche se forse a chi non è nel giro riesce davvero difficile competere con colossi del genere. Da sostenitore di molte piccole realtà che tentano di farsi strada spero che la vita per queste giovani band non diventi ulteriormente difficile”.
SO CHE HAI UNA BIMBA ORA, E CHE VIVE IN GERMANIA. QUANDO NON SEI IN TOUR PASSI LA’ IL TUO TEMPO?
“Certo, infatti prima che iniziasse questa serie di dati ero con lei in Germania. Con lei le cose sono cambiate, faccio quello che faccio non solo per passione, ma tento anche di darle stabilità e porre le basi perchè possa avere un futuro tranquillo. Da quando è nata è diventata la mia priorità numero uno”.
TI SPAVENTA DIVENTARE UN MODELLO DI COMPORTAMENTO?
“Non particolarmente. Se stiamo a vedere quello che ho fatto in passato e quello che ho detto nei miei dischi avrò parecchie cose da spiegare a mia figlia questo è certo, magari affronteremo il discorso quando sarà un po’ più grandicella. In tutta onestà però è tutto ingigantito, nulla di tutto quello di cui parlo mi rispecchia realmente come persona. Tutti quelli che mi conoscono sanno che c’è una separazione netta tra il mio stile di vita in tour e come sono in famiglia. Penso di essere un buon padre e di prendermi cura in maniera adeguata della mia piccola. Non sono un modello quando sono su un palco, ma lo posso essere quando passo del tempo con lei. Quello che accade stasera non accade con lei”.