DEFEATER – Libertà Creative

Pubblicato il 04/08/2011 da

Con solo un paio di album e un EP, i Defeater sono diventati il nome di punta dell’attuale scena hardcore di Boston, nonchè una realtà altamente gettonata anche da chi non è solito cibarsi con regolarità di questo stile musicale. D’altronde, il gruppo è alfiere di un sound che abbraccia anche altre influenze – evidenti in particolare nelle parentesi folk e acustiche dell’ultimo “Empty Days And Sleepless Nights” – e ostenta un’attitudine che è piuttosto lontana da quella della hardcore band media. Tutto sommato, è forse più corretto vedere i nostri come un semplice gruppo rock o come un ibrido da non classificare, per evitare di sminuire tutti gli sforzi che la band su ogni lavoro puntualmente compie al fine di dar vita a qualcosa di personale. Comunque, a tal proposito abbiamo interpellato il chitarrista Jay Maas, che in una breve chiacchierata ha provato a illustrare il punto di vista della band…

IL SOUND DEI DEFEATER È UN MIX DI DIVERSI STILI. QUANDO AVETE INIZIATO A SUONARE INSIEME QUALI ERANO LE VOSTRE INTENZIONI?
“Non avevamo e tutt’ora non abbiamo una direzione precisa. Ci piacciono numerose band e spesso queste hanno poco in comune le une con le altre. Ora nella mia auto sto ascoltando At The Drive In, The Roots, Converge, Fugazi e Rocky Votolato, ad esempio. E non oso immaginare che cosa stia passando nello stereo degli altri ragazzi! Non abbiamo mai ragionato per stili… semplicemente, produciamo suoni con i nostri strumenti e appena esce qualcosa che ci piace cerchiamo di svilupparlo in una maniera che soddisfi tutti noi”.

MA SE DOVESSI CITARE ALCUNE BAND FONDAMENTALI PER LA VOSTRA CRESCITA?
“Probabilmente direi Fugazi, The Descendents, Russian Circles e The Hold Steady…. più tutto quello che vi passa in mezzo! Questo per me, mentre per Derek, l’altro nostro compositore, non posso parlare”.

VI È UNA SORTA DI IDEOLOGIA ALLA BASE DELLA BAND E ALLA QUALE TUTTI I SUOI MEMBRI ADERISCONO?
“Non vi è intenzionalmente, ma penso che tutti abbiamo a cuore l’ambiente e nessuno di noi apprezza la mentalità ‘tough guy’ tipica di certo hardcore. A parte ciò, direi che siamo tutti molto open minded e coltiviamo un grande amore per la musica”.

SE QUALCUNO MI CHIEDESSE CHE MUSICA SUONANO I DEFEATER, PROBABILMENTE RISPONDEREI “HARDCORE”. TUTTAVIA, NON CREDO CHE CIÒ SAREBBE ABBASTANZA, SPECIALMENTE CONSIDERANDO IL NUOVO ALBUM. VOI COME VEDETE LA BAND E IL SUO SOUND?
“Questa è una domanda difficile perchè è palese che nel corso degli anni siamo andati in tour con parecchie hardcore band. Inoltre, i nostri pezzi hanno quasi sempre un cantato screaming e la nostra etichetta è nota per le sue produzioni hardcore. Ciò nonostante, mi pare ovvio che la musica dei Defeater abbia elementi diversi a sufficienza per evitare facili catalogazioni. So che al giorno d’oggi è difficile sfuggire a paragoni e categorie, ma per me sarebbe bello poter essere soltanto definiti una band. I miei gusti cambiano, il mio songwriting evolve e quindi anche la musica dei Defeater cambia. Tuttavia, penso che, nonostante tutto, riusciremo sempre a mantenere un nostro stile, perchè ormai l’alchimia che si è creata fra noi cinque è davvero unica”.

IMMAGINO CHE ABBIATE RICEVUTO QUALCHE CRITICA DAGLI HARDCORER PIÙ TRADIZIONALISTI IN QUESTI ANNI. VOI VI SENTITE EFFETTIVAMENTE PARTE DI QUELLA SCENA?
“No, assolutamente… ci piace l’hardcore, ma il concetto di scena è qualcosa che ci sta stretto. Stiamo alla larga da questi circoli, che per noi hanno poco a che fare con la musica. Per me la musica è arte, non un manuale o un elenco di regole. Se ascolto o scrivo una canzone, e questa mi piace, non sto a pensare a chi altri potrà piacere o non cerco di saperne di più su chi è solito ascoltare certe cose”.

“EMPTY DAYS AND SLEEPLESS NIGHTS” PROSEGUE IL CONCEPT INAUGURATO CON IL DEBUT “TRAVELS”. SI TRATTA DI UNA STORIA CON PROTAGONISTI DUE FRATELLI, AMBIENTATA NELL’AMERICA DEGLI ANNI ’40. COME È NATA QUESTA IDEA E COME LA STATE SVILUPPANDO?
“L’idea di basare i nostri album su una storia che fosse fiction ma che contenesse anche qualche spunto personale – utile per poter dire ‘la nostra’ su certi argomenti senza doverlo fare in prima persona – è venuta a me, ma l’ho messa in pratica solo quando ho conosciuto Derek e quest’ultimo si è unito al gruppo. Mi ha chiesto di ambientarla negli anni ’40 e io non ho avuto nulla in contrario. Da lì abbiamo iniziato a scriverla e a discutere possibili sviluppi a ogni nostro incontro. È una storia molto triste, con la quale cerchiamo anche di esorcizzare certi nostri demoni, ma vi sono anche messaggi positivi e di speranza. La porteremo avanti anche con le prossime pubblicazioni perchè abbiamo varie idee a riguardo”.

OGGI LA VOCE DI DEREK È UN VERO E PROPRIO STRUMENTO. SI È SEMPRE CONSIDERATO UN CANTANTE, OPPURE HA INIZIATO COME URLATORE E MUSICISTA E SOLO IN SEGUITO HA SCOPERTO LE SUE DOTI CANORE?
“Prima di unirsi a noi Derek cantava per un’altra band, quindi ha più o meno sempre saputo di poter cantare e anch’io ero a conoscenza delle sue potenzialità. Con i Defeater però abbiamo scelto di svelare questo suo lato soltanto ultimamente, quando abbiamo iniziato a comporre materiale che effettivamente si presta al pulito. Non volevamo ficcarlo in ogni dove e a sproposito, come invece fanno altri gruppi”.

LEGGENDO ALCUNE RECENSIONI DEL NUOVO ALBUM MI SONO IMBATTUTO IN QUESTO COMMENTO: “AVETE PRESENTE QUEL RAGAZZO CON LA CHITARRA ACUSTICA? QUELLO CHE SUONA ‘WONDERWALL’ ALLE FESTE PER IMPRESSIONARE LE RAGAZZE O CHE STRIMPELLA SOTTO UN ALBERO AL CAMPUS DELL’UNIVERSITÀ? BEH, QUEL RAGAZZO ORA SUONA NEI DEFEATER”. A TE IL COMMENTO!
“L’ho letto anch’io (risate, ndR)! Che dire, è impossibile accontentare tutti! O ‘scrivi sempre lo stesso disco’, oppure sei un poser che ‘imita gli Oasis’. La prendiamo sul ridere, sapevamo che con i pezzi acustici avremmo scatenato un vespaio, ma abbiamo soltanto composto ciò che ci sentivamo e lo abbiamo pubblicato con la massima serenità. Amo tutte le anime dei Defeater, sia quella heavy che quella melodica, e sono contento che esistano persone con una mentalità aperta a sufficienza per capire quale sia l’attitudine alla base della nostra band”.

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