Non capita tutti i giorni di poter incontrare i Deftones, annoverati negli anni ’90 tra i pionieri, insieme ai Korn, dell’allora nascente nu-metal, e ad oggi quelli ‘invecchiati’ meglio, per effetto di un percorso evolutivo non privo di ostacoli, ma comunque ricco di soddisfazioni, compreso l’ultimo “Koi No Yokan”. E proprio dall’ultimo album ha preso il via la nostra chiacchierata con Chino Moreno e Abe Cunningham, di passaggio a Milano di spalla al reunion tour dei System Of A Down, prima di prendere il largo tra passato, presente e futuro della band di Sacramento…
ALLORA RAGAZZI, COME VI SENTITE PRIMA DELLO SHOW DI STANOTTE?
Chino: “Siamo decisamente eccitati, è da un po’ che manchiamo da queste parti, ed è un piacere suonare con una grande band nonché degli ottimi amici come i System Of A Down…sarà un grande show!”.
HO VISTO SU FACEBOOK CHE IERI AVETE AVUTO UN DAY-OFF, AVETE FATTO UN GIRO PER LA CITTA’?
Chino: “Sì, ieri ci siamo goduti un po’ la città, ho passato più di un’ora ad ammirare il Duomo, veramente bellissimo! Comunque mi è piaciuto più di tutto il fatto di poter prendere il treno e girare la città, è stato più facile di quanto credessi: so che un sacco di turisti lo fanno, ma noi, pur girando il mondo in tour, non siamo abituati a questi diversivi, quindi ieri mi sono sentito veramente come un autoctono”.
Abe: “Abbiamo anche fatto shopping, Chino ha comprato un paio di sneakers (risate, ndR)”.
PARLIAMO DEL NUOVO ALBUM, SE NON SBAGLIO UNO DEI PIU’ RAPIDI CHE ABBIATE MAI COMPOSTO NEGLI ULTIMI TEMPI: AVETE CAMBIATO QUALCOSA NEL PROCESSO DI REGISTRAZIONE?
Chino: “Sì, stavolta abbiamo cambiato il nostro modo di lavorare: di solito scriviamo e registriamo quando e dove vogliamo, il che è sicuramente comodo ma ci porta ad andare un po’ lunghi con i tempi. Stavolta invece abbiamo provato a darci delle scadenze un po’ più strette, e questo ci ha permesso di essere più concentrati e di lavorare più a stretto contatto come band, al punto da chiuderci tutti in una stanza e non uscire finché il pezzo non era completato. Credo questo ci abbia permesso di catturare al meglio l’energia scaturita e l’alchimia generata tra di noi durante il processo compositivo”.
COME MAI LA SCELTA DI UN TITOLO INUSUALE COME “KOI NO YOKAN”, TERMINE GIAPPONESE TRADUCIBILE COME ‘PREMONIZIONE D’AMORE’?
Chino: “Mi piace il fatto che non ci sia una traduzione precisa in inglese, e questo è il motivo principale per cui lo abbiamo scelto. Inoltre, credo si porti dietro un senso di ottimismo, quasi come il battito d’ali di una farfalla, per questo lo reputo particolarmente adatto per questo album. Sai, abbiamo vissuto un sacco di momenti bui nella nostra carriera, specialmente dopo quanto è successo a Chi (Cheng, ex-bassista della band, scomparso dopo anni di coma a seguito di un incidente stradale, ndR), quindi questa volta abbiamo voluto esplorare il nostro lato più positivo, registrando un disco molto meno oscuro rispetto a quanto abbiamo fatto in passato”.
COSA CI POTETE DIRE INVECE DI “EROS”, E’ VERO CHE E’ DESTINATO A VEDERE LA LUCE A BREVE?
Chino: “Su quel disco tutti noi abbiamo lavorato veramente tantissimo, lo abbiamo registrato in posti diversi e stavamo provando qualcosa di nuovo nel modo di comporre, se non che nel mezzo delle registrazioni è successo l’incidente a Chi, che ci ha lasciato tutti paralizzati. A quel punto eravamo di fronte ad un bivio, avremmo potuto completare le registrazioni o ripartire da capo, e alla fine così abbiamo deciso di fare, registrando un nuovo album, ‘Diamond Eyes’, in cui abbiamo riversato i nostri sentimenti. Per quanto riguarda ‘Eros’, per noi resta un disco davvero speciale, ma non è finito e non credo che lo sarà a breve, anche perché ormai stiamo portando avanti un percorso evolutivo, per cui non avrebbe senso guardare al passato. Credo comunque che in un futuro troveremo il tempo di completarlo, ma di sicuro non è un qualcosa che succederà a breve”.
SIETE SOLITI REGISTRARE DELLE COVER AD OGNI ALBUM, E’ STATO COSI’ ANCHE PER QUEST’OCCASIONE?
Abe: “Sì, quella di registrare una cover era ormai diventata una specie di tradizione per noi, alla fine di ogni sessione di registrazione prendevamo gli strumenti e registravamo uno o due pezzi; ma d’altronde ogni tanto le tradizioni vanno interrotte, no? Anche stavolta avevamo qualche idea, ma alla fine non se n’è fatto nulla…vorrà dire che riprenderemo dalla prossima sessione (risate, ndR)”.
QUANDO VI SIETE FORMATI COME GRUPPO, QUAL E’ STATO L’ELEMENTO CHE VI HA SPINTO AD UNIRVI, OLTRE ALLA PASSIONE PER LA MUSICA?
Abe: “Sembra stupido a dirsi, ma sicuramente lo skate è una passione che ci ha accomunato fin dagli esordi, è qualcosa che in California ha sempre avuto un grande seguito, prima ancora che nel resto del mondo”.
Chino: “E’ vero, anche se Abe all’epoca era già un musicista, dato che suonava fin da quando era piccolo. Io invece non sapevo suonare nessuno strumento, anche se mi sarebbe piaciuto, mentre Stephan (Carpenter, ndR) aveva appena iniziato a suonare la chitarra. Quando ci siamo trovati quindi, a parte Abe, eravamo ancora agli esordi, abbiamo iniziato all’epoca a suonare per divertirci, come una vera garage band, e ancora oggi è quello stesso divertimento che ci unisce”.
QUINDI PRIMA DI METTERE INSIEME LA BAND NON AVEVI MAI CANTATO, E’ COSI?
Chino: “Esatto, al massimo avevo cantato a scuola qualcosa di Danzig o dei Cure, che all’epoca erano i miei gruppi preferiti, ma nulla di più”.
QUANDO REGISTRATE UNA COVER, CERCATE DI CATTURARE L’ATMOSFERA DELL’ORIGINALE O DI FARLA VOSTRA?
Abe: “Direi entrambe, dipende dalla canzone. Alcune canzoni sono talmente ‘intoccabili’ per cui sarebbe un sacrilegio pensare di modificarle, altre invece si prestano meglio ad un’interpretazione secondo il nostro stile”.
Chino: “In genere comunque, se registriamo una cover è perché il pezzo ci piace, quindi spesso cerchiamo una via di mezzo, ovvero di farla nostra restando però fedeli all’originale”.
L’OFFERTA MUSICALE E’ ORMAI ESTREMAMENTE VARIEGATA, POTENDO SCEGLIERE TRA I SUPPORTI ‘CLASSICI’ (CD, VINILE, MUSICASSETTA) E QUELLI DIGITALI (MP3, STREAMING): QUAL E’ SECONDO VOI IL FUTURO DEL MERCATO DISCOGRAFICO, E COSA APPREZZATE DI PIU’ COME CONSUMATORI?
Chino: “Preferisco decisamente ascoltare un album in formato tradizionale; a casa ho una discreta collezione di dischi e ancora oggi mi fa piacere andare nel mio garage, soffiare via la polvere dal disco, metterlo nello stereo e gustarmelo, guardando l’artwork e sfogliando il libretto… mi dà un senso di tangibilità che non riesco a non associare alla musica. Amo molto anche le cassette, dato che è il formato con cui sono cresciuto, e anche perché hanno il vantaggio di costringerti ad ascoltare il disco nella sua interezza, lato A e lato B, visto che è molto più difficile poter saltare una canzone con il fast forward e con il rewind, ancora oggi mi diverto ad ascoltarle. Gli MP3 hanno il vantaggio di essere leggeri e facili da scambiare, anche se in termini di qualità non sono la stessa cosa; non sono ovviamente contro e credo siano sempre più il futuro, insieme magari ad altri formati che vadano ancora più in questa direzione, ma non è quello che fa per me. Tutti noi abbiamo la fortuna di aver vissuto gli anni ’70 e ’80 e di aver conosciuto la musica, grazie anche ai nostri genitori, fin da piccoli in questo modo, per cui ora è difficile cambiare abitudine”.
Abe: “Comprare un vinile o un CD o una cassetta ha anche un piacere nell’atto stesso dell’acquisto, dell’entrare in un negozio di dischi e prendere in mano qualcosa che poi potrai andare a casa ed ascoltare: è un po’ come scegliere una bottiglia di vino. Comprare o scaricare un MP3 non è decisamente la stessa cosa, credo che la musica debba ancora avere un legame tangibile con il supporto”.
A PROPOSITO DI VINILI, SO CHE STATE REALIZZANDO IN EDIZIONE LIMITATA UNA SERIE DI LIVE ALBUM TRATTI DA CIASCUNO DEI VOSTRI DISCHI…
Chino: “Sì, per ogni disco abbiamo cercato il materiale registrato live all’epoca del relativo album, partendo da ‘Adrenaline’. Per cui abbiamo recuperato uno show registrato in apertura ai Kiss, nel ’95 o ’96. Quello show era stato terribile, abbiamo ricevuto un sacco di fischi da parte del pubblico dei Kiss, ma d’altronde è l’unica registrazione decente dell’epoca che siamo riusciti a trovare. Il prossimo sarà di ‘Around The Fur’, ma anche in questo caso stiamo facendo veramente fatica a trovare del materiale decente; e comunque dovremmo chiedere ad un sacco di persone diverse per mettere insieme i pezzi. Da ‘White Pony’ in avanti dovrebbe essere molto più facile, dato che abbiamo delle registrazioni da poter utilizzare, ma per il momento siamo ancora bloccati al secondo capitolo”.
Abe: “Ai tempi di ‘Adrenaline’ c’erano ancora le registrazioni su nastro, che siamo riusciti a recuperare e a mettere su vinile. Con ‘Around The Fur’ era appena iniziata l’era del Pro Tools, quindi si era ancora in una fase embrionale, per cui sì, stiamo facendo un po’ fatica a recuperare il materiale”.
SO CHE SIETE FAN DELL’HIP-HOP, QUINDI E’ D’OBBLIGO CHIEDERVI QUALE SIA IL VOSTRO RAPPER PREFERITO…
Chino: “Ho sempre amato Ice Cube, uno dei migliori rapper sia con gli N.W.A. che da solista”.
Abe: “L’old school gangsta rap è un genere che abbiamo sempre amato e che ci ha sicuramente influenzato, è un tipo di musica che fa spaventare i genitori”.
COME CI SI SENTE SAPENDO DI AVER CREATO QUALCOSA CHE, ANCORA OGGI, INFLUENZA TANTE PERSONE?
Chino: “E’ sicuramente un onore, anche se a volte capita che la gente abbia delle aspettative su cosa e come dovremmo suonare, quando in realtà noi suoniamo prima di tutto per noi stessi, perché siamo innamorati della musica. In ogni caso è un piacere trovare gente così appassionata a quello che abbiamo fatto, soprattutto quando ti capita di andare in posti lontani: ancora oggi mi stupisco di come la nostra musica sia arrivata fino lì”.