DEICIDE – Destinati alla blasfemia

Pubblicato il 17/09/2018 da

“Overtures of Blasphemy”, ultima fatica dei Deicide, non ci ha di certo impressionato per la sua freschezza e la sua efficacia, configurandosi come uno dei punti più bassi nella carriera degli storici death metaller americani. Ciò nonostante, come dire di no alla possibilità di scambiare quattro chiacchiere con un’icona del calibro di Glen Benton? Senza rinunciare alle invettive e alle provocazioni per cui ormai è noto, il cantante/bassista ha risposto alle nostre domande in maniera bene o male educata, intrattenendosi al telefono anche più del previsto e palesando un sincero entusiasmo nei confronti del suo ultimo parto discografico…

SONO TRASCORSI CINQUE ANNI DA “IN THE MINDS OF EVIL”, LA PAUSA PIU’ LUNGA DELLA VOSTRA CARRIERA. VOLEVATE PRENDERVI DEL TEMPO PRIMA DI TORNARE A COMPORRE?
– Non penso di possa definire una vera pausa. Per “In the Minds of Evil” abbiamo suonato molto in giro, quasi tre anni, e nel frattempo abbiamo sempre lavorato ai pezzi che sono poi finiti su “Overtures of Blasphemy”. Non abbiamo mai staccato dalla band, ci siamo soltanto concentrati affinché tutto andasse nella giusta direzione. Pubblicare un disco ogni due anni è una logica che non ci appartiene più, preferiamo fare le cose con calma. Niente stress, niente pressioni. Stessa cosa dicasi per registrazioni: ho inciso le voci qualcosa come nove mesi dopo le parti di chitarra. Non ci corre dietro nessuno.

PER LA PRIMA VOLTA DAL 1992, HAI PARTECIPATO ATTIVAMENTE AL SONGWRITING. COME SEI GIUNTO A QUESTA DECISIONE? E’ STATO DIFFICILE PER TE?
– Riprendere in mano la chitarra dopo tanto tempo non è stato facile, anche per l’impegno richiesto dalla musica dei Deicide, ma volevo mettermi alla prova. Ho cominciato nella maniera più semplice: seduto sul divano, davanti alla TV, strimpellando un’acustica e provando a mettere insieme delle canzoni che potessero funzionare in un nostro disco. Una volta riacquisita confidenza, il resto è venuto da sé.

COME AVETE CONOSCIUTO MARK ENGLISH, IL VOSTRO NUOVO CHITARRISTA?
– Mark è molto conosciuto nella scena di Tampa. E’ davvero un bravo ragazzo e soprattutto un gran chitarrista. Cercavamo qualcuno che potesse contribuire con la sua esperienza e la sua energia alla band, è stato normale rivolgersi a lui.

LA PRODUZIONE DEL DISCO E’ NUOVAMENTE A CURA DI JASON SUECOF. TI PIACE LAVORARE CON LUI? COME REPUTI IL SUO LAVORO?
– Jason è un nostro fan di lunga data. Ci segue dai primi anni Novanta e sa che tipo di suono ci occorre. Oltre ad essere un produttore molto esperto, sa anche dare ottimi consigli sull’arrangiamento delle chitarre e sul tipo di metriche vocali da usare. Niente stronzate, a differenza di altra gente con cui abbiamo lavorato in passato. In studio con lui sembra di stare dentro un coffee-shop, capisci cosa intendo? Atmosfera rilassata, nessuna tabella di marcia da rispettare, niente tensioni. Così ci piace lavorare.

L’ARTWORK E’ MOLTO CURATO, CON OGNI PROBABILITA’ IL MIGLIORE NELLA STORIA DEI DEICIDE…
– Sono d’accordo. Quella che vedi è una reinterpretazione da parte di Bielak degli argomenti affrontati nella tracklist e di alcune dritte che gli avevo dato. E’ un’artista incredibilmente dotato. L’artwork è pieno di rimandi ai testi e al nostro passato, una cosa che non avevamo mai sperimentato prima.

QUALI ERANO I VOSTRI OBIETTIVI PER “OVERTURES OF BLASPHEMY”?
– Dopo tutti questi anni, sappiamo cosa può funzionare e cosa invece no. Volevamo scrivere un disco che ci rappresentasse, che ci facesse piacere ascoltare. Non vogliamo essere uno di quei gruppi che vivono all’ombra dei loro primi lavori. Il passato è passato, anche se alcuni non smetteranno mai di fare paragoni con quel periodo. Come artista, devi saperti reinventare e guardare avanti. E non me ne frega un cazzo di quelli che dicono ‘una volta eravate migliori, più veloci, bla bla bla ‘. Si fottessero. Un album di soli blast beat non rientra più nelle mie corde. Ecco perchè sul nuovo disco puoi sentire così tante parti catchy e groovy… alle volte, la semplicità è la chiave del rock’n’roll. Abbiamo da poco rilasciato un singolo su YouTube (“Excommunicated”, ndR), e il feedback del pubblico ci sta dando ragione. Mi interessa suonare per quei 5000 che lo hanno votato positivamente, non per i cento rimasti fermi a trent’anni fa e che hanno cliccato sull’icona del pollice verso.

PENSI CHE QUESTO GENERE POSSA ESSERE CONSIDERATO “PERICOLOSO” COME NEGLI ANNI NOVANTA?
– Pericoloso?

BEH, SI’… UN TEMPO CERTA MUSICA ERA DAVVERO IN GRADO IN SPAVENTARE LE MASSE CON I SUOI CONTENUTI…
– Non ho idea di cosa tu stia parlando.

NON IMPORTA. TRA QUALCHE MESE FESTEGGERETE TRENT’ANNI DI CARRIERA, AVRESTI MAI PENSATO DI RAGGIUNGERE UN SIMILE TRAGUARDO?
– La prima volta che ci siamo trovati nella stessa stanza a provare era il 21 luglio ’87, quindi abbiamo già festeggiato il nostro trentennale. All’epoca pensavo solo a godermi il momento. Ero felice di quello che mi stava capitando e non pensavo al futuro.

SEI ANCORA IN CONTATTO CON GLI ALTRI GRUPPI DELLA VECCHIA GUARDIA? HAI AVUTO MODO DI ASCOLTARE GLI ULTIMI LAVORI DI OBITUARY, MORBID ANGEL O CANNIBAL CORPSE?
– Sinceramente no, non li vedo e non ci parlo da tanto tempo. A dirla tutta, non ascolto neppure molto death metal.

QUANDO PENSATE DI TORNARE IN EUROPA E/O IN ITALIA?
– Contiamo di tornare dalle vostre parti nella primavera o nell’estate del prossimo anno.

HO LETTO CHE IL SUCCESSORE DI “OVERTURES…” E’ GIA’ IN CANTIERE…
– Non smettiamo mai di comporre. Nei prossimi mesi ci concentreremo sulla promozione di “Overtures…”, ma appena avremo delle buone idee le annoteremo e le terremo da parte per il prossimo disco.

SIETE STATI TRA I PRIMI A RICORRERE A SANGUE E FRATTAGLIE DURANTE I CONCERTI; SEI AL CORRENTE DEI RECENTI SCANDALI DI GRUPPI COME I WATAIN? COSA NE PENSI?
– Mi stai chiedendo se apprezzo quel tipo di band? No, affatto. Sono stato il primo a fare certe cose sul palco, e per come la vedo se arrivi dopo sarai sempre secondo. Oggi ho comunque molto più rispetto della gente e dei miei fan di quanto non ne avessi negli anni Novanta. L’idea di far star male qualcuno con sangue e altra merda non mi attira minimamente.

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