DELIRIO DE CORDURA – Respirare follia e musica

Pubblicato il 23/11/2024 da

Immaginate di essere in giro per l’Europa dell’Est, o in qualsiasi altra meta poco battuta. Chi di noi non ricorrerebbe al più corretto e utile uso che internet conceda al metallaro moderno, ossia cercare se esistano locali che propongono la nostra musica per passare una serata?
Ecco, non pensiamo ci potesse essere altro modo per venire a conoscenza dell’esistenza di Deliro De Cordura, un affascinante e intenso progetto ‘industrial’ – definizione che comprende sfumature dark, power electronics, persino black metal in certi momenti – fondato dal costaricano Esteban (il cognome lo mantiene riservato dietro un nom de plume), che periodicamente, zaino e strumenti in spalla, si mette in viaggio verso una porzione di mondo per proporre il suo allucinato universo musicale e tematico, che noi abbiamo appunto avuto il piacere di incrociare in uno scantinato della Lettonia. 
L’impatto dello show è stato notevole, così come quello dei dischi che abbiamo iniziato ad ascoltare nei giorni a seguire (tra cui l’ultimo “Metalurgia”); ci è quindi sembrato doveroso concedere spazio per presentarsi e promuoversi a un portabandiera della più sincera sperimentazione e dedizione alla propria passione per la musica. 

INIZIEREI CON UNA DOMANDA SCONTATA: PUOI RACCONTARCI COME È NATO IL PROGETTO DELIRIO DE CORDURA E LA SUA STORIA FINO A QUI?
– Delirio De Cordura si è formato nel 2004, al tempo con il nome ‘Delirium Cordia’.
Il progetto musicale è nato quando ho cominciato a fare esperimenti con nastri magnetici, registrazioni vocali, scarti industriali e chitarre acustiche: non avevo davvero alcuno strumento professionale, né sintetizzatori né computer, inoltre non avevo alcuna esperienza di composizione, solo una fascinazione per la sperimentazione, il desiderio di creare strumenti e suoni miei riciclando altre cose o utilizzando materiali non convenzionali per creare suoni oscuri.
Volevo sperimentare con sempre più rumore, costruire atmosfere bizzarre, così ho iniziato a farlo con quello che avevo sotto mano, a registrare alcune cassette, a scrivere i testi, e poco a poco il progetto ha cominciato a prendere forma.

QUALI BAND CITERESTI COME RIFERIMENTI O INFLUENZE PER LA TUA MUSICA?
– Personalmente ascolto un’ampia varietà di musica, ma citando nello specifico i riferimenti per quella che compongo, direi che S.P.K., Zero Kama, Elevador de Cargas, Pigface Throbbing Gristle, Luciano Berio, Hatanarashi, Libido Airbag, Lunus, Teatro Satanico, Dissecting Table, Dieform e Sleepchamber sono, in mezzo a tanti altri, i primi riferimenti che mi vengono in mente in questo momento.

LA COSTA RICA NON È ESATTAMENTE UN POSTO SOTTO IL RADAR NELLA SCENA METAL. COSA PUOI DIRCI DELLA SCENA LOCALE? IN CHE MODO IL LUOGO IN CUI VIVI INFLUENZA LA MUSICA CHE CREI O I TUOI GUSTI MUSICALI?
– Quando ho iniziato a suonare non avevo molta familiarità con la scena sperimentale locale, non conoscevo quasi nessun progetto noise o industrial, quindi mi sentivo un po’ estraneo alla scena del mio paese, che era più prettamente metal; col tempo ho cominciato a scoprire progetti ed etichette incentrate sul noise, sul dark ambient e sulla musica sperimentale, così ho cominciato a creare più legami.
Posso dire che nel mio paese da molti anni c’è una forte scena metal, ci sono molte band di ottima qualità in vari sottogeneri, etichette autogestite, locali, festival ecc., ma oltre a ciò direi che il luogo in cui vivo mi ha influenzato attraverso la sua cultura latinoamericana, i suoni rituali, le performance, gli strumenti a fiato, i Caraibi, i ritmi tropicali e le percussioni tribali.
Tutto questo in un modo o nell’altro ha plasmato la mia creazione musicale; a volte non è particolarmente evidente, ma direi che la cultura latinoamericana è stata una grande influenza, anche se nella mia musica c’è troppa brutalità per notarlo.

DELIRIO DE CORDURA È UNA ONE-MAN BAND TOTALE: COME CREI LA TUA MUSICA E QUANTO È COMPLICATO PRENDERSI CURA DI TUTTO, ANCHE DAL VIVO?
– Di solito immagino di essere una band, di essere ciascuno dei diversi membri, poi ognuno di noi inizia a contribuire con un’idea o una base, e procediamo assieme a formare la canzone; lo so, sembra un disturbo della personalità (ride, ndr)!
A volte procedo con strutture più convenzionali (batteria, chitarra, tastiere, voce, ecc.), in altre occasioni mi lascio semplicemente andare: comincio a tagliare e incollare suoni su nastro magnetico, rumori o paesaggi sonori, registrazioni specifiche di ogni tipo.
Mi piace molto la musica classica contemporanea, quindi mi piace includere composizioni con strumenti orchestrali, le mescolo con gli altri miei ‘sé’… a volte dimentico semplicemente ogni regola e inizio a creare a partire dalla pura misantropia.
Dal vivo di solito utilizzo una base in riproduzione, cui aggiungo elementi live tipo percussioni industriali, sintetizzatore, nastro magnetico, voce, chitarre, fino ad ottenere un’interpretazione che percepisco sufficientemente ‘fastidiosa’, rumorosa per un live.
Altre volte eseguo un set di musica noise stratificata in modo completamente improvvisato; in ogni caso, solitamente dal vivo tendo ad essere più aggressivo e ad improvvisare molto, mi piace che emerga una certa spontaneità.

PARLIAMO DEI TESTI DELLE TUE CANZONI. C’È QUALCHE PARTICOLARE CREDO MISTICO O FILOSOFICO, UNA FORMA DI PENSIERO SU CUI BASI LA TUA MUSICA – MAGARI IN RELAZIONE ALLA TUA VITA PERSONALE?
– All’inizio la mia musica parlava semplicemente di follia e schizofrenia, la malattia mentale è stata la mia più grande ispirazione durante i primi anni, e sono ancora affascinato da questi argomenti; tuttavia, sono successe molte cose, nel frattempo, ed è impossibile per me pensare esattamente allo stesso modo.
La mia musica attualmente copre temi come l’auto-miglioramento, la contemplazione della catastrofe umana, la malinconia determinata dallo scorrere del tempo, il fascino per l’ignoto e l’aldilà, la paura della morte, persino gli U.F.O…. mi ispira molto il tema extraterrestre, vorrei essere rapito da loro (sghignazza, ndr).
A volte i miei testi sono analisi sulla situazione globale dell’umanità e sull’uso che facciamo della tecnologia, sulle guerre in corso… Tante cose contribuiscono alla mia ispirazione.
Direi che non ho alcun interesse per le religioni, le filosofie in particolare o la politica; ad un certo punto della vita mi sono definito anarchico, ma in questo momento mi piace di più considerarmi al di fuori da tutto, essere l’ultima minoranza solitaria.
Vita e morte, ecco: sono ossessionato dal viaggio che compiremo oltre la vita umana, la mia più grande aspirazione è pensare di raggiungere un giorno quel qualcosa di inimmaginabile oltre ogni cosa materiale, forse dopo la mia morte ci riuscirò.

VEDENDOTI DAL VIVO HO AVUTO LA SENSAZIONE DI UNA COMPONENTE RITUALISTICA MOLTO FORTE NEL TUO SPETTACOLO. È QUALCOSA A CUI PUNTI CONSCIAMENTE? C’È UN CONCEPT DI QUALCHE TIPO, AL DI LÀ DELLE PROFONDE TEMATICHE CHE MI HAI APPENA ESPOSTO?
– Per me la componente rituale è molto importante, è una parte essenziale della mia arte.
Come ho detto prima, sento una forte ispirazione dall’America Latina per quanto riguarda il suono rituale, mi piace credere che la mia musica abbia un sottotesto rituale al di là del suono, per creare qualcosa che possa portare lo spettatore in uno stato di introspezione: mi piace l’idea che in questo modo io riesca a proiettare sul pubblico qualcosa di grande impatto, non solo a livello musicale, bensì in un modo più profondo.

QUANTO TEMPO TRASCORRI IN MEDIA IN TOURNÉE? È UN ASPETTO RILEVANTE NEL CICLO VITALE DI DELIRIO DE CORDURA?
– Nei primi anni praticamente non suonavo dal vivo, non caricavo nemmeno la mia musica sulle piattaforme, al massimo su qualche blog e basta, poi le cose sono cambiate e attualmente posso dire che essere in tournée mi fa sentire vivo.
È molto faticoso fisicamente e mentalmente, a volte quasi esasperante, ma nel tempo è diventato qualcosa di molto importante, per me. Attualmente trascorro in media dai due ai quattro mesi all’anno in tournée internazionali; a volte mi viene voglia di riprendere a suonare e semplicemente giro il mondo con lo zaino in spalla (ride, ndr), ma non è facile, ovviamente. Niente è facile o gratuito, nella vita.

COME SCEGLI LE IMMAGINI E GLI SPEZZONI DI FILM PER I TUOI SPETTACOLI? IMMAGINO CHE TU SIA UN GRANDE FAN DEL CINEMA HORROR, OVVIAMENTE…
– Hai capito bene, del resto credo sia un po’ ovvio. Sono molto appassionato di cinema horror, sperimentale e trasgressivo, di solito scelgo film che mi piacciono molto e ne prendo alcuni frammenti per creare paesaggi visivi e usarli come sfondo nelle mie performance, quindi di solito sono una selezione dei miei film preferiti dal mondo gore o sperimentale: adoro il cinema che ha un impatto e trasgredisce, ha una grande influenza visiva per me e sento che si integra molto bene con la mia performance.

DATO CHE PUBBLICHI AUTONOMAMENTE LA TUA MUSICA E CURI OGNI ASPETTO DELLE TUE PERFORMANCE, POSSIAMO DIRE CHE SEI UN ARTISTA DIY. È QUALCOSA CHE HAI PERSEGUITO VOLUTAMENTE, ANCHE PER TUTELARE LA TUA INTEGRITÀ ARTISTICA?
– All’inizio il motivo è stato semplicemente nessuno voleva pubblicare o avere niente a che fare con la mia musica, e poiché non avevo soldi per pagare studi di registrazione, mastering, non è stata un’opzione ma una scelta quasi obbligata: ho iniziato poco a poco a imparare a registrare, lavorare in studio, masterizzare, e lo stesso è avvenuto con i miei primi show.
Dovevo organizzarli da solo, quindi ho iniziato ad essere il manager di me stesso e a organizzare di eventi, poi con il passare del tempo ho avuto l’opportunità di lasciare alcuni aspetti della produzione e della distribuzione ad altre persone; tuttavia credo di essermi abituato a fare tutto da solo, e mi piace particolarmente perché riesco a mantenere la mia proposta artistica con totale integrità.
Non so se sia un vero fai da te, ma mi piace: ho il controllo totale di ogni mio aspetto creativo, le mie produzioni sono molto diverse tra loro e probabilmente qualcun altro non supporterebbe tutto quello che faccio, quindi se lo faccio da solo non ho bisogno dell’approvazione degli altri. Lo faccio e basta.
A volte posso affidarmi ad altri per alcuni aspetti, ma solo per produzioni particolari o collaborazioni, mai come scelta globale.

SEI UNA PERSONA MOLTO DIVERSA NELLA TUA VITA QUOTIDIANA, RISPETTO AL MUSICISTA CHE SI ESIBISCE SUL PALCO?
– Sul palco a volte posso sembrare un po’ violento o pazzo, ma mi considero una persona normale e socievole nella mia vita quotidiana; amo la natura, la cucina, mi piace la pace e la tranquillità. Di solito sorrido e parlo molto, forse è una caratteristica dei latinoamericani e penso di essere amichevole in generale sia sul palco che nella mia vita quotidiana; quindi direi di no, tranne per il fatto che sul palco sono dipinto e pieno di euforia.

A QUESTO PROPOSITO, SEI UN MUSICISTA A TEMPO PIENO? LAVORI SULLA TUA MUSICA OGNI GIORNO?
– Ho una malsana ossessione per la mia musica: questo mi ha portato a lasciare da parte cose rilevanti, nella mia vita. Ho perso persone importanti, aspirazioni convenzionali, lavori, ecc. quindi posso dire che sono un musicista a tempo pieno, lavoro ogni giorno su almeno un elemento della mia musica, se non è sui suoni è come manager o come grafico, montatore, web broadcaster, eccetera… Faccio sempre qualcosa di correlato ad essa.
Non riesco a vivere al 100% della mia musica, quindi sono arrivato a crearmi dei canali di lavoro indipendente per poter gestire la mia musica e sopravvivere senza cercare fonti di denaro o di sussistenza, il che significa sacrificare anche la mia musica, sacrificare molte cose, a volte proprio per me stesso. Diciamo che non mi piace violare le leggi quando si tratta della mia musica, ma a volte è necessaria un po’ di illegalità, ecco.

C’È QUALCHE BAND CHE VORRESTI SUGGERIRE AI NOSTRI LETTORI, O MAGARI QUALCHE BAND CON CUI SOGNI DI SUONARE INSIEME DAL VIVO?
– Ho sempre sognato di poter suonare dal vivo con Lunus, Test Department, Current 93 o i Death In June, e mi piacerebbe molto partecipare a un evento di Old Europa Café, un’etichetta (specializzata in power electronics e dark industrial, ndr) che è sempre stata un grande riferimento, per me.

LASCIO A TE LE ULTIME PAROLE AI NOSTRI LETTORI…
– Vi ringrazio dal profondo del mio cuore per questa opportunità di condividere un po’ della mia musica anche in Italia, è un onore per me poterla anche descrivere più profondamente con questa intervista.
Spero di poter esibirmi presto da voi, sarei felice di programmare eventi in Italia e portarvi l’angoscia e il terrore di Delirio De Cordura.

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