DELIRIUM X TREMENS – Di roccia dolomitica

Pubblicato il 02/02/2017 da

Pubblicato sul finire dello scorso anno dalla nostrana Punishment 18, “Troi” ci ha riconsegnato i Delirium X Tremens all’apice della forma e dell’ispirazione. Una raccolta di brani mai così messi a fuoco nel loro miscelare la potenza del death metal (Morbid Angel e Behemoth in primis) con il pathos, la drammaticità del folk e di certe arie cinematografiche, epici senza mai scadere in quella pacchianeria tanto cara a diversi act europei. Un’opera stracolma di dettagli e di colpi di scena, quindi, da assaporare come si farebbe con la lettura di un buon libro, ennesimo esempio di talento da parte di questa sottovalutatissima realtà. A voi le parole dell’affabile bassista Pondro… 

BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. SONO TRASCORSI CINQUE ANNI DAL VOSTRO ULTIMO FULL-LENGTH, COS’E’ SUCCESSO NEL FRATTEMPO IN CASA DELIRIUM X TREMENS?
“Ciao Giacomo, qui Pondro, è un piacere essere di nuovo sulle vostre pagine. In questi cinque anni possiamo dire che di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta; dopo l’uscita di ‘Belo Dunum – Echoes From The Past’ ci siamo concentrati molto sull’attività live, soprattutto perché con quel disco abbiamo cambiato la nostra immagine e il nostro stile per fornire agli spettatori uno spettacolo il più completo possibile, andando oltre il semplice aspetto musicale. Ci siamo quindi presentati vestiti come vecchi montanari per essere ancora più vicini alle tematiche dell’album (e anche del nuovo ‘Troi’). Siamo stati in Bulgaria, Romania, Croazia e Slovenia, oltre che in Italia naturalmente. Abbiamo condiviso il palco con Asphyx, Tankard, Unleashed, Belphegor e altri, raccogliendo moltissime soddisfazioni. Di pari passo abbiamo poi iniziato la composizione di ‘Troi’. Ci sono voluti quattro anni abbondanti per riuscire a mettere in musica tutte le idee che avevamo in testa e per far uscire un disco che ci appagasse al 100%. Siamo una band che ha tempi di composizione piuttosto lunghi, questo è vero, ma vogliamo che i nostri dischi suonino esattamente come noi desideriamo”.

ARRIVANDO A PARLARE DI “TROI”, COSA POTETE DIRCI RIGUARDO IL PROCESSO DI SONGWRITING DEL DISCO? PER COME LA VEDO IO, NON SIETE MAI STATI TANTO VARI ED EMOTIVI… SCELTA PONDERATA O FRUTTO DEL CASO?
“Come ti ho detto in precedenza, nulla in ‘Troi’ è stato lasciato al caso. Volevamo spingerci oltre a quanto fatto in passato e abbiamo ponderato tutte le scelte e ogni singola nota che abbiamo composto affinché tutto suonasse perfetto, almeno a nostro modo di vedere. Hai ragione quando dici che il nuovo disco è per certi versi più emotivo e profondo dei precedenti. Fin da subito sapevamo che ‘Troi’ doveva essere la prosecuzione di ‘Belo Dunum’, ma volevamo anche spingerci oltre sia a livello musicale che lirico, e credo che ci siamo riusciti. E’ stato un lavoro lungo e duro per certi versi, ma il risultato ci ha appagato appieno di tutte le nostre fatiche, delle discussioni e delle lunghe sere passate in sala prove. Gli ottimi responsi che stiamo raccogliendo sono un’ulteriore testimonianza di quanto di buono abbiamo fatto, anche se come sempre il nostro primo obbiettivo era quello di appagare noi stessi”.

SE NON VADO ERRATO, “TROI” SEGUE UN CONCEPT LIRICO BEN PRECISO. VI ANDREBBE DI APPROFONDIRE QUESTO ARGOMENTO?
“’Troi’ è un viaggio, il viaggio di un bambino attraverso i sentieri (i troi per l’appunto, in dialetto bellunese) e i boschi delle nostre montagne. Il bambino è guidato nel suo viaggio dallo spirito di un alpino morto nella Prima Guerra mondiale e reincarnatosi in un gufo, creatura magica e signore dei boschi. Lo spirito guida il giovane fino alla sua vecchia dimora ormai diroccata, facendogli trovare un album di fotografie: ogni foto è una delle canzoni che puoi trovare in ‘Troi’. Il disco è come sempre una metafora, e il messaggio fondamentale è quello che il passato non va dimenticato e che l’insegnamento dei nostri nonni ci può aiutare a vivere meglio nel presente in armonia con la natura, seguendo quelli che sono i veri valori della vita che troppo spesso la frenesia dei tempi moderni ci fa dimenticare”.

LA PRODUZIONE E’ OTTIMA E PERFETTA PER IL TIPO DI SUONO CHE OGGI PROPONETE. COME SI SONO SVOLTE LE REGISTRAZIONI?
“Abbiamo registrato ‘Troi’ a Voltago Agordino, vicino a Belluno, nello studio di Fabio Perucchini (ex Seven Dark Eyes e Koma Killer), nel mezzo delle nostre Dolomiti. Le registrazioni si sono svolte in un arco di tempo abbastanza lungo, compatibilmente con le nostre esigenze lavorative, e la cosa ci ha permesso di lavorare con la dovuta calma curando molto bene tutti gli aspetti per quanto riguarda le riprese degli strumenti, oltre che delle parti ‘accessorie’ come i cori, le trombe, le armoniche e le chitarre acustiche. Una volta terminato il lavoro di ripresa abbiamo dato tutto in mano a Larsen Premoli (Destrage), che nei suoi RecLab Studios di Milano ha lavorato sul mixaggio e sul mastering, riuscendo a portare la nostra musica ad un livello superiore e a farci ottenere il risultato che si può ascoltare su ‘Troi’”.

FIN DAL PRIMO ASCOLTO, HO NOTATO UN FORTE INCREMENTO DELLE VOCI PULITE…
“Come hai detto tu, Ciardo (voce) questa volta ha voluto evolvere il suo modo di cantare ed utilizzare un gran numero di voci pulite, le quali si sono rivelate perfette per esprimere tutte le emozioni che volevamo tirare fuori dai testi. La scelta è stata fatta in modo cosciente, perché sapevamo che in certi passaggi le voci puliti erano perfette per rendere al meglio le emozioni che volevamo trasparissero dalle liriche”.

SONO RIMASTO PIUTTOSTO COLPITO DALL’USO DI ALCUNI STRUMENTI TRADIZIONALI. COME SIETE ARRIVATI AD INTRODURLI NEL VOSTRO SOUND?
“Abbiamo iniziato ad inserire strumenti tradizionali e cori già nel precedente ‘Belo Dunum’, ma posso dire che questa volta ci siamo spinti oltre facendoli diventare in tutto e per tutto un elemento basilare del nostro sound. All’inizio utilizzare certi strumenti ci sembrava quasi un azzardo, ma in realtà la cosa si è rivelata più semplice del previsto e molti degli arrangiamenti sono nati in maniera naturale, le canzoni richiedevano esse stesse di essere completate utilizzando certe sonorità. E’stato un processo di inserimento molto appagante devo dire, perché ci ha permesso di scoprire sonorità un po’ diverse da quelle del classico gruppo death metal”.

PER QUANTO DIFFICILE, QUALI SONO SECONDO VOI GLI EPISODI PIU’ RAPPRESENTATIVI DEL DISCO? IN SEDE DI RECENSIONE MI SONO SOFFERMATO SU “SPETTRI NELLA STEPPA”, REPUTANDOLO IL VOSTRO APICE COMPOSITIVO…
“Sì, la tua domanda è molto difficile, per noi sarebbe limitante nominare una canzone piuttosto di un’altra in quanto siamo completamente soddisfatti di ogni singola traccia del disco. Concordo con te però nel dire che ‘Spettri nella Steppa’ sia forse la canzone che al suo interno contiene tutti gli elementi del sound dei Delirium X Tremens. Personalmente sono molto legato a ‘The Dead of Stone’ perché amo molto la storia di Girolamo Segato ivi narrata, ma anche ‘Col di Lana’, Mount of Blood’ è una canzone che nella sua brutalità rappresenta quello che siamo oggigiorno. Probabilmente ognuno di noi quattro ti risponderebbe in modo diverso a questa domanda”.

AVETE SEMPRE SOTTOLINEATO L’IMPORTANZA DEL RAPPORTO CHE ESISTE CON LA VOSTRA TERRA. IN CHE MODO LA NATURA E I PAESAGGI CHE VI CIRCONDANO ISPIRANO LA MUSICA DEI DELIRIUM X TREMENS?
“E’ difficile non essere influenzati dalla natura e dalle montagne più belle del mondo quando ci vivi da sempre e le vedi ogni mattina andando al lavoro. Sicuramente l’ambiente che ci circonda ci ha influenzato, così come i valori che ci hanno trasmesso i nostri nonni, valori come il sacrificio e la tenacia, come il credere in se stessi e in quello che si fa nel rispetto degli altri e della natura stessa. Tutto questo ci ha influenzato sia come musicisti che come band, ma anche come persone; noi siamo così nella vita di tutti i giorni e portiamo il nostro essere anche nella musica. La montagna non è un posto semplice dove vivere, ma vivere in montagna ti trasmette dei valore e delle emozioni che altrove difficilmente troverai”.

L’EVOLUZIONE E’ DA SEMPRE PREROGATIVA DEI DELIRIUM X TREMENS, BASTI PENSARE A COME SUONAVATE AD INIZIO CARRIERA. CREDETE DI AVER RAGGIUNTO LA VOSTRA DIMENSIONE IDEALE O CI DOBBIAMO ASPETTARE ALTRI CAMBIAMENTI?
“Suoniamo e componiamo musica principalmente per noi stessi, e quindi credo che non smetteremo mai di muoverci e di evolvere. Ad oggi è difficile dire dove andranno i Delirium X Tremens tra qualche anno, diciamo che con ‘Belo Dunum’ prima e con ‘Troi’ poi abbiamo trovato un sound personale e che ci caratterizza, ma come è stato in passato ogni disco è un punto di partenza per il successivo”.

COSA SIGNIFICA SUONARE DEATH METAL IN UNA PICCOLA REALTA’ COME QUELLA DI BELLUNO? NON CREDETE CHE, PER CERTI VERSI, ABITARE LONTANI DAI CIRCUITI DI MILANO, BOLOGNA O ROMA VI ABBIA PRECLUSO ALCUNE POSSIBILITA’?
“Diciamo che suonare in generale a Belluno non è cosa semplice, nemmeno per le cover band, figurati per chi come noi suona death metal. Fondamentalmente a Belluno mancano i locali attrezzati per fare musica live e quei pochi che c’erano fino a pochi anni fa hanno cambiato gestione o chiuso. La situazione sembra stia davvero peggiorando di anno in anno e la cosa mi rende abbastanza triste, soprattutto pensando a chi si avvicina ora alla musica e deve iniziare a uscire per farsi conoscere. Sul fatto di vivere lontano dai grandi circuiti non so quanto ci abbia limitato, ci siamo sempre mossi e abbiamo sempre avuto molti contatti con band di grandi città, diventando amici di molte persone in giro per l’Italia. Diciamo che anche senza vivere sul posto siamo riusciti a farci volere bene un po’ ovunque. Non so se vivere a Milano o Roma ci avrebbe dato più notorietà, per certo so che vivere a Belluno ha fatto si che i Delirium X Tremens siano quelli che puoi ascoltare su ‘Troi’, e quindi per noi va bene così”.

LA VOSTRA LINEUP E’ PRESSOCHE’ IMMUTATA DAGLI ESORDI. QUAL E’ IL SEGRETO DI TANTA SOLIDITA’?
“La grappa! (ride, ndR) Perdonami, ma non so dirti quale sia il nostro segreto. Sono ormai dieci anni che siamo noi quattro. Fondamentalmente siamo quattro amici con le stesse passioni e gli stessi obiettivi, e questo ci aiuta a lavorare assieme. A volte purtroppo ci manca il quinto elemento in fase decisionale, quello che farebbe pendere la bilancia da una parte o dall’altra, ma dopo qualche grappa troviamo sempre un punto di incontro. Ormai sappiamo tutti qual è la cosa migliore per i Delirium X Tremens”.

QUALI SONO I VOSTRI PROGRAMMI PER IL FUTURO? INTENDETE PORTARE I BRANI DI “TROI” SUL PALCO?
“Stiamo pianificando in questo periodo i concerti promozionali anche in collaborazione con Punishment 18 Records e Eagle Booking, per ora abbiamo qualche conferma e a breve le date verranno pubblicate. Stiamo cercando inoltre la location adatta a Belluno (cosa non semplice) per proporre una presentazione di ‘Troi’ in grande stile, vogliamo portare sul palco uno spettacolo completo che renda tributo alla nostra terra in modo adeguato”.

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