I Delirium X Tremens non sono più un nome sconosciuto, bensì uno di punta del panorama nazionale death metal. Il loro ultimo, granitico album non è passato inosservato ed è pertanto doveroso un approfondimento con il leader della band, il disponibilissimo Ciardo. I Delirium X Tremens hanno sferzato il loro trademark e soprattutto hanno cambiato radicalmente look, diventando un coraggioso quanto convincente unicum all’interno del conservatore mondo death metal. L’amore per la propria terra e le proprie radici è un tratto caratteristico già di tante band famose, molte delle quali straniere. La band bellunese grazie ad un album personalissimo ha imposto la credibilità della propria scelta stilistica con le note di un album da non perdere, quel “Belo Dunum (Echoes From The Past)” che è uno dei migliori album death metal usciti dalla nostra terra.
BENTORNATI! DOPO IL PIU’ CHE DISCRETO DEBUTTO “CREHATED FROM NO_THING” AVETE DECISO DI STRAVOLGERE UN PO’ TUTTO, DAL LOOK AL SOUND, ED ECCO IL NUOVO “BELO DUNUM (ECHOES FROM THE PAST)”. A COSA SI DEVE QUESTA TRASFORMAZIONE?
“Ciao Paolo, grazie per l’intervista e ben ritrovato, per noi è un grande piacere. Sì, hai ragione, abbiamo cambiato molti aspetti dal nostro disco di debutto, ma più che di trasformazione parlerei di evoluzione, con il nuovo disco abbiamo voluto spingerci oltre e per questo siamo andati a ritroso nel nostro passato, nel passato della nostra terra e abbiamo riportato alla luce storie, leggende e fatti accaduti a Belluno. Abbiamo voluto creare un’opera che fosse un vero e proprio tributo alla nostra terra e al nostro passato, ci siamo avvicinati ad essa in tutto e per tutto anche a livello visivo, come hai sottolineato tu stesso. Il processo che ci ha portato a questo è stato assolutamente naturale, ma è stata anche una scelta ragionata, nel disco precedente parlavamo del nostro rifiuto nei confronti dell’abuso della tecnologia e in particolare dell’uso che ne fa l’uomo moderno prevaricando qualsiasi legge naturale. In questo nuovo album ci siamo voluti addentrare in un periodo in cui la tecnologia non esisteva e durante il quale la vita era più dura e più difficile, soprattutto qui in montagna, ma anche più vera e legata a valori che oggi sono andati persi”.
CREDO SIATE IN ASSOLUTO I PRIMI A SUONARE DEATH METAL CHE SI PRESENTANO VESTITI DA MONTANARI. OVVIAMENTE UNA RAGIONE PER TUTTO QUESTO C’E’. CE LA VOLETE RACCONTARE? ANCHE A LIVELLO MUSICALE LE VOSTRE RADICI ED IL VOSTRO SENSO D’APPARTENENZA SI FANNO SENTIRE…
“Come ti dicevo prima, in questo nuovo disco abbiamo riscoperto le nostre radici, quelle della nostra terra. Abbiamo riportato alla luce le storie che ci raccontavano i nostri nonni e gli avvenimenti che hanno segnato Belluno in maniera indelebile. Abbiamo voluto rendere il nostro progetto completo anche a livello di immagine e non solo a livello musicale ed è per questo che abbiamo deciso di vestirci come i montanari degli inizi del Novecento. Vogliamo che quando il pubblico ci vedrà anche dal vivo possa entrare al 100% nell’atmosfera del nostro disco e soprattutto in quella delle nostre montagne. La stessa cosa vale come dicevi anche per l’aspetto musicale, non potevamo trascurare un aspetto così importante della nostra cultura locale come la musica tradizionale”.
LA SCELTA D’INTRODURRE ANCHE UN CANTATO IN ITALIANO FA PARTE DEL MEDESIMO PROCESSO, SUPPONGO…
“La scelta di cantare in italiano è stata assolutamente naturale, alcune parti richiedevano di essere cantate necessariamente in italiano per poter rendere al meglio. La canzone ‘Artiglieria Alpina’ è tutta in italiano, a parte un piccolo inciso, e non poteva essere altrimenti: la parola Alpino non può essere tradotta, non avrebbe avuto senso dirla in inglese ‘Alpine troops’, l’Alpino è l’Alpino. Abbiamo curato molto i testi perché anch’essi sono parte integrante di ‘Belo Dunum’, musica e parole sono legati in un’unica opera inscindibile. Credo che l’utilizzo dell’italiano ci sarà anche nei nostri prossimi lavori. Sul libretto abbiamo volutamente inserito i testi sia in italiano che in inglese perché vogliamo che chiunque, anche chi non mastica la lingua anglosassone in maniera perfetta, possa comprendere pienamente il messaggio che vogliamo trasmettere”.
“ARTIGLIERIA ALPINA” PUO’ ESSERE PRESO COME MANIFESTO DI CIO’ CHE SONO OGGI I DELIRIUM X TREMENS?
“In un certo senso potrei dire di sì, in ‘Artiglieria Alpina’ vi sono tutti gli elementi che caratterizzano il nuovo sound dei Delirium X Tremens e anche a livello lirico è sicuramente una delle canzoni più emozionanti e pregne di significato. Forse però definirla come il manifesto del nuovo corso dei DXT sarebbe riduttivo per tutte le altre canzoni del disco, ognuna a suo modo ci rappresenta al 100% , in ognuna di esse c’è una parte di noi”.
SIETE SEMPRE STATI UN GRUPPO MOLTO TECNICO, ORA I BRANI DEL NUOVO ALBUM SEMBRANO PIU’ DIRETTI E MASSICCI. QUESTA SEMPLIFICAZIONE E’ STATA VOLUTA PER ADATTARLA AL NUOVO CORSO OPPURE SI E’ TRATTATO DI UN PROCESSO SPONTANEO?
“Anche in questo caso posso dire che il processo di composizione che ci ha portato al risultato finale è stato assolutamente naturale e spontaneo. E’ vero, le canzoni di ‘Belo Dunum’ sono meno intricate dei nostri vecchi brani, però devo dire che non per questo sono più semplici da ascoltare. Man mano che componevamo le canzoni ci siamo resi conto che erano più dirette e pesanti di quanto avevamo fatto in passato ed erano incredibilmente più personali. Ci siamo accorti che eravamo sulla strada giusta e abbiamo proseguito facendoci guidare dall’ispirazione che ci veniva dalle montagne e dai venti che spirano da esse. Abbiamo comunque lavorato molto in sede di arrangiamento perché non volevamo lasciare nulla al caso e volevamo che ogni nota del disco riuscisse a trasmettere tutto quello che avevamo dentro”.
RISPETTO AL COMPLESSO ED INTRICATO DEBUT, “BELO DUNUM” E’ SICURAMENTE PIU’ IMMEDIATO, IL RIFFING SI E’ IMBARBARITO E ANCHE LA PRODUZIONE E’ PIU’ MASSICCIA, A TRATTI PERSINO OPPRIMENTE. SONO FORSE QUESTE LE DISTINZIONI PRINCIPALI TRA I VOSTRI DUE ALBUM?
“Diciamo che a livello musicale le differenze sono quelle che hai citato anche se si può dire che il nuovo disco abbia una personalità più spiccata anche grazie all’introduzione di elementi tipicamente nostrani come i cori alpini, la fisarmonica o il flauto. Questo ha donato un fascino particolare al nostro sound”.
I TESTI, PER LO PIU’, SI RIALLACCIANO ALLO SCENARIO DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE, PROTAGONISTA NELLA ZONA IN CUI VIVETE, BELLUNO. IN CHE MANIERA SIETE INTERESSATI A QUESTO TEMA O ALLA GUERRA IN GENERALE?
“Ti correggo, i testi non sono strettamente legati alla guerra, ma sono tutti incentrati sul bellunese, la nostra terra d’origine, che nasconde leggende e storie che meritano di essere portate alla luce e conosciute anche da chi vive altrove. ‘Belo Dunum’ è sostanzialmente il diario di un Alpino morto durante la Prima guerra mondiale sulle trincee delle Dolomiti il quale racconta le sue esperienze di vita (‘Artiglieria Alpina’), le leggende che gli tenevano compagnia durante le fredde notti nelle trincee (‘The Legend Of Cazha Selvarega’ e ‘Teveron – The Sleeping Giant’) o gli avvenimenti ai quali ha assistito come spirito errante nelle valli dolomitiche, avvenimenti accaduti dopo la sua morte come l’uccisione di Papa Luciani (’33 Days Of Pontificate – Vatican Inc.’) o il disastro della diga del Vajont che ha portato alla morte di 2000 innocenti”.
SUL NUOVO ALBUM AVETE UN SOLO CHITARRISTA IN QUANTO LORENZO NON FA PIU’ PARTE DELLA BAND. ANCHE LA SUA DIPARTITA HA INFLUENZATO IL CAMBIAMENTO DEL VOSTRO SOUND, IL RITORNO ALLE ORIGINI AD UN DEATH METAL PIU’ DIRETTO E D’IMPATTO?
“La dipartita di Lorenzo è stato un duro colpo perché il suo apporto a livello compositivo era molto importante soprattutto in fase di arrangiamento. Sicuramente il fatto di non averlo più in formazione ci ha portato a lavorare in modo differente dal passato, ma credo che la direzione che abbiamo intrapreso sarebbe stata comunque più o meno la stessa, vista la naturalezza con cui sono nati i pezzi. In ogni caso l’album è stato comunque registrato a due chitarre, ovvero da me e Med”.
ALCUNE CANZONI NASCONO DAI TUOI RIFF OPPURE SONO GLI ALTRI COMPONENTI DEL GRUPPO A SCRIVERE LA MUSICA PER I DELIRIUM X TREMENS?
“La maggior parte del rifferama e delle canzoni le compongo io, vanno di conseguenza anche varie linee melodiche e certi arrangiamenti. Dallo scheletro della canzone completa, che nasce in base alla storia o argomento che vogliamo trattare, inizia il lavoro di composizione delle linee degli altri strumenti: basso, batteria, armonizzazioni di chitarra, arrangiamenti di altri strumenti o cori. Poi è la volta della voce che cerco di inserire seguendo quello che la musica sotto vuole esprimere. Un gran lavoro di squadra, insomma!”.
SE NON ERRO ALCUNI DI VOI FANNO PARTE DI UN VERO E PROPRIO CORO DI ALPINI. DA DOVE NASCE QUESTA PASSIONE? E’ DA TANTO CHE VOLEVATE UNIRE QUESTO ELEMENTO AL VOSTRO SOUND?
“Non è proprio come dici: Lorenzo, il nostro ex chitarrista, che è apparso come guest su questo disco, fa parte di due cori alpini, tutti noi invece siamo completamente dediti alla causa dei DXT. I cori alpini sono uno dei nostri ascolti preferiti, la passione per essi nasce fin dalla nostra infanzia, i nostri nonni e genitori li hanno sempre ascoltati e ci hanno insegnato ad amarli. Si tratta di una musica vera, di una musica che canta di tragedie, tradizioni ed episodi che fanno parte anch’essi della nostra terra, non potremmo non esservi legati. Il desiderio di unirli al nostro tappeto musicale nasce alcuni anni fa, prima a livello di idea buttata lì quasi come provocazione, ma poi ha preso sempre più piede diventando un vero e proprio obiettivo da raggiungere”.
NON TEMETE DI ESSERE CONSIDERATI UN PO’ TROPPO ‘STRAVAGANTI’ ALL’INTERNO DI UN CIRCUITO TRADIZIONALISTA E CONSERVATORE COME IL DEATH METAL?
“Sinceramente la cosa non ci preoccupa, inizialmente ci siamo chiesti come sarebbe stato accolto il nostro nuovo album sia a livello musicale che a livello di immagine, ma poi ci siamo detti che la strada che stavamo seguendo era quella giusta, stavamo semplicemente percorrendo la strada che naturalmente volevamo fare, dunque quello che sarebbe successo poi a livello di opinioni non avrebbe di sicuro compromesso la nostra convinzione in quello che avremmo prodotto. Non c’è stato nessun tipo di forzatura, tutto è venuto naturale nella realizzazione di questo disco, abbiamo composto un disco che appagasse prima di tutto noi stessi senza badare al giudizio di nessuno. Se poi quello che abbiamo fatto piace anche al pubblico ben venga, altrimenti non importa, non abbiamo la pretesa di piacere a chiunque, siamo pienamente soddisfatti del nostro lavoro e questo è quello che più ci importa”.
ANCHE IL NUOVO ALBUM ESCE PER LA PUNISHMENT 18 RECORDS, LABEL PICCOLA MA CHE PUNTA SULLA QUALITA’. COSA VI MANCA PER POTER FARE IL GRANDE SALTO E FARVI CONOSCERE ALL’ESTERO SU LARGA SCALA?
“Sì, ‘Belo Dunum’ è uscito anche questa volta per Punishment 18 Records. Con Corrado e Marita ci siamo sempre trovati alla grande ed il rapporto che abbiamo con loro va al di là della semplice collaborazione professionale e quindi per noi è un piacere lavorare con persone così. Cosa ci manca? Sinceramente non lo so, l’impegno e la passione che mettiamo in quello che facciamo è innegabile, è davvero una domanda a cui faccio fatica a rispondere. Forse ci manca solo l’occasione vincente da cogliere al volo, speriamo arrivi prima o poi”.
SIETE UNA BAND SEMPRE MOLTO ATTIVA, EPPURE DAL 1998 AVETE REGISTRATO SOLTANTO DUE FULL LENGTH ALBUM. NON TEMETE DI AVER PERSO DEL TEMPO CON ALTRE ATTIVITA’ PIUTTOSTO CHE CONCENTRARVI SULLA REALIZZAZIONE E REGISTRAZIONE DEI BRANI? OPPURE VI SIETE PRESI IL TEMPO NECESSARIO PER FARE LE COSE AL MEGLIO DELLE VOSTRE POSSIBILITA’?
“Oltre ai due full dimentichi anche il nostro debutto, il mini CD ‘CyberHuman’ che ci ha aperto la strada e fatto entrare nella scena. All’inizio della nostra storia i molti cambi di line up che abbiamo dovuto affrontare sicuramente ci hanno rallentato soprattutto nel focalizzare quale fosse la strada giusta da percorrere a livello musicale. C’è voluto un po’ per creare tra tutti noi quell’alchimia giusta e quell’unità di intenti che ci permettesse di lavorare come volevamo, ma ora la strada l’abbiamo ben chiara e non ci fermeremo davanti a nulla”.
SUL NUOVO ALBUM CI SONO ANCHE MOMENTI DAL FEELING EPICO. CREDI CHE IL PANORAMA FANTASTICO DELLE ALPI CHE VI CIRCONDA POSSA AVER INFLUENZATO IL VOSTRO SOUND COME DI SOLITO ACCADE PER I GRUPPI PAGAN O BLACK METAL?
“Non lo credo, ne sono fermamente convinto! Le montagne che ci circondano, le Dolomiti, sono state la più grande fonte di ispirazione per ‘Belo Dunum’, una fonte di ispirazione che ci circonda da tutta la vita. Basta uscire di casa e guardarci intorno per vedere alcune delle più belle montagne del mondo, a due passi dalle nostre case, sentire il vento che spira da esse è una sensazione che non ha eguali e alla quale non potremmo mai rinunciare in nessun modo”.
IN ITALIA IMPAZZANO I TALENT SHOW, MENTRE IL MONDO METAL SEMBRA RIMANERE ESTRANEO A TUTTO QUESTO. CHE IDEA TI SEI FATTO DEI CONCORSI ATTRAVERSO I QUALI UN GRUPPO PUO’ FARSI STRADA? E’ UN MODO COME UN ALTRO PER PROMUOVERE LA PROPRIA MUSICA, IL PROPRIO TALENTO? NELLA SCENA METAL DI COSA CI SAREBBE VERAMENTE BISOGNO?
“Domanda complicata e sulla quale potremmo stare a parlare per ore. I talent show credo siano semplicemente un ottimo sistema inventato dalle case discografiche per scovare cantanti (e non ho detto talenti perché i talenti sono altri) buoni per fare soldi. In questo modo li testano direttamente sul pubblico attraverso le varie votazioni e gli indici di gradimento così sono certi che quando faranno uscire il disco di tale cantante venderanno già un bel numero di copie. E’ un buon sistema per selezionare artisti e anche per promuoverli fin da subito, non male come idea. Comunque credo che questo sistema sia buono solo per il mercato mainstream e per i cantanti ‘usa e getta’. A livello metal cosa servirebbe? Se parliamo di Italia ti direi un po’ di serietà e un po’ di supporto alle band nostrane da parte del pubblico, ma anche dagli addetti ai lavori. Fa davvero specie vedere che nei bill dei più grossi festival italiani i gruppi nostrani mancano quasi totalmente o sono sempre quei due o tre nomi. A livello di pubblico manca anche un po’ la curiosità di andare a scoprire gruppi nuovi, soprattutto gruppi di casa nostra. Siamo bravissimi ad osannare qualsiasi band proveniente dalla Norvegia o dagli Stati Uniti, ma a volte per trovare band di pari livello (se non superiore) basterebbe scavare un po’ nel nostro underground”.
E’ DAVVERO DIFFICILE DIRE OGGI A QUALE ALTRA BAND POTRESTE SOMIGLIARE. C’E’ UN GRUPPO IN PARTICOLARE CHE HA INFLUENZATO IN QUALCHE MODO LA VOSTRA RECENTE TRASFORMAZIONE?
“Più che un gruppo credo che il nostro sound sia influenzato dalle nostre vite, dall’ambiente che ci circonda, dalle montagne e dalle storie che ci raccontavano i nostri nonni. Queste sono le maggiori influenze che abbiamo, il fatto che tu dica che non siamo accostabili a nessuna band per noi è un onore e ci fa capire che siamo sulla strada giusta per la costruzione del NOSTRO sound personale e unico, che in fin dei conti è ciò che più desideriamo”.
QUALE SODDISFAZIONE VORRESTE TOGLIERVI CON I DELIRIUM X TREMENS?
“In questi anni di soddisfazioni ce ne siamo tolte parecchie, abbiamo avuto il privilegio di suonare con alcuni dei nostri eroi a livello musicale e con la nostra musica abbiamo raggiunto molte persone come mai avremmo pensato quando abbiamo iniziato la nostra avventura. La soddisfazione più grande che dobbiamo ancora raggiungere forse è quella di sentirci dire che abbiamo creato un sound personale al 100% e subito riconoscibile”.
SIETE UNO DEI MIGLIORI ESPONENTI DEL DEATH METAL MADE IN ITALY. VE LA SENTITE DI DARE UN GIUDIZIO SULLA NOSTRA SCENA? C’E’ UNIONE TRA LE PRINCIPALI BAND DEATH METAL EMERGENTI?
“Credo che la scena italiana attualmente sia ad un ottimo livello qualitativo, sono molti i gruppi che nel recente passato hanno fatto uscire dischi di livello davvero elevato, e parlo sia dei gruppi più importanti che di band più piccole, ma non per questo meno valide. Il problema in Italia è sostanzialmente la mancanza di supporto da parte del pubblico (o parte di esso) e degli addetti ai lavori che spesso e volentieri snobbano le band nostrane. Se vi sia o meno unione tra le band death metal faccio sinceramente fatica a dirtelo, noi dal canto nostro siamo in contatto con moltissime band con le quali abbiamo rapporti di grande amicizia e rispetto e quando è possibile cerchiamo di incontrarci e di dividere lo stesso palco”.
UN BRANO DEL VOSTRO NUOVO CD SI INTITOLA “MEMORY”. COS’E’ PER VOI LA MEMORIA (DI UN EVENTO, DI UN’ESPERIENZA) E QUAL E’ IL SUO SIGNIFICATO PIU’ IMPORTANTE?
“Nel caso specifico ‘The Memory’ è un brano legato alla tragedia del Vajont ed è un tributo vero e proprio che abbiamo voluto suonare in ricordo delle vittime di quell’immane disastro causato dalla mano dell’uomo. Per noi è importante la memoria ed il ricordo sia esso di un evento, di un’esperienza o di una persona, ogni cosa o persona che passa nella nostra vita lascia una traccia, ci fa crescere e ci insegna qualcosa, conservarne la memoria è importante per conservarne gli insegnamenti e le sensazioni che abbiamo provato. Troppe volte al giorno d’oggi le persone badano più al presente e basta, il passato va invece custodito gelosamente insieme ai suoi insegnamenti e alle sue storie dalle quali c’è solo da imparare, così come c’è da imparare dai nostri avi e dai nostri nonni che a volte non aspettano altro che trasmetterci il loro sapere, ed è triste pensare che tra qualche anno non ci sarà più nessuno che potrà raccontarci, ad esempio, la guerra (evento che ha cambiato le sorti del mondo) per diretta esperienza”.
SIETE UNA BAND ATTIVISSIMA SUL FRONTE LIVE, SIETE RIUSCITI AD ORGANIZZARE QUALCOSA ANCHE ALL’ESTERO?
“Purtroppo non so se per sfortuna o per altro fino ad ora ci sono sempre mancate le occasioni per suonare all’estero (a parte ad un festival in Slovenia), palcoscenico che riteniamo fondamentale per ampliare il nostro seguito. Stiamo lavorando comunque in questo senso e speriamo di poter espatriare dopo l’estate e di partecipare ad un tour o parte di esso, per il momento non abbiamo nessuna conferma, ma speriamo di concludere qualcosa a breve”.
SIETE STATI TOP ALBUM SU METALITALIA.COM. ANCHE DAL RESTO DELLA STAMPA SPECIALIZZATA E DAI FAN IL VOSTRO ALBUM E’ STATO ACCOLTO IN MANIERA POSITIVA?
“Per noi è stata una grandissima soddisfazione raggiungere la posizione di top album su Metalitalia.com, è un riconoscimento ulteriore del nostro lavoro. A livello generale l’accoglienza per ‘Belo Dunum’ è stata veramente grandiosa, nemmeno noi potevamo aspettarci una cosa del genere, eravamo consci di avere tra le mani un ottimo album, ma come puoi ben capire il nostro punto di vista è di parte. Inoltre c’è da dire che il cambiamento che abbiamo apportato rispetto al passato è stato davvero consistente e poteva essere un’arma a doppio taglio per noi, abbiamo corso questo rischio andando dietro solo alle nostre idee e alla fine la coerenza sta ripagando”.
GRAZIE PER LA CONSUETA DISPONIBILITA’! UN MESSAGGIO AI NOSTRI LETTORI…
“Grazie a te per lo spazio che ci hai dedicato. Invito il pubblico ad andare a scoprire le realtà italiane in quanto ne esistono di validissime. Visitate il nostro sito www.deliriumxtremens.com, fatevi gelare il sangue dal vento delle Dolomiti e lasciatevi trasportare attraverso i loro magici scenari pregni di leggende e storie… ordinate il nostro album ‘Belo Dunum, Echoes From The Past’ mandandoci una mail a info@deliriumxtremens.com! Saluti dai monti!”.