Un altro anno passa, e gli ormai ex ragazzi di Udine inseriscono un’altro tassello nella propria discografia, continuando ad aggiungere conferme su conferme, per chi ne sentisse ancora il bisogno. Dopo aver firmato un contratto con la Lifeforce due anni fa, la strada si è rivelata in discesa per il combo del Nord-Est, ed i nostri hanno sfornato due lavori decisamente di alto livello uno dopo l’altro (il primo EP “Disperse” e l’ultimo “Relics”, che è stato incensato sulle nostre pagine in tempi non sospetti). Cavalcando l’euforia palpabile che si respira in questi tempi in casa Despite Exile, abbiamo raggiunto il chitarrista Carlo ed il singer Jacopo, i quali ci ha gentilmente raccontato qualcosa di più su ciò che è successo in questi ultimi anni, e con uno sguardo speciale sull’ultimo lavoro “Relics”. Check it out!
CIAO RAGAZZI E COMPLIMENTI PER IL VOSTRO ULTIMO LAVORO. COSA È ACCADUTO IN CASA DESPITE EXILE IN QUESTI ULTIMI DUE ANNI?
– Ciao! Intanto grazie, siamo contenti che il disco ti sia piaciuto. In questi due anni sono successe un po’ di cose, abbiamo per l’appunto lavorato intensamente su “Relics”, abbiamo cambiato batterista nella scorsa primavera e abbiamo provato ad andare in tour più volte ma la sfiga non ce l’ha concesso (potrei entrare nei dettagli ma sarebbe davvero troppo lunga). In compenso abbiamo avuto l’opportunità di supportare nelle date Italiane alcune delle nostre band preferite e siamo da qualche mese entrati nel roster di Bagana Rock Agency, la quale si sta prendendo cura del nostro booking per l’Italia al momento.
COME VI SIETE APPROCCIATI ALLA STESURA DI QUESTO ULTIMO DISCO? — Per “Relics” abbiamo lavorato seguendo un flusso naturale che ormai ci portiamo dietro da qualche anno. Giacomo e Jei hanno iniziato ad abbozzare i primi pezzi per questo album mentre eravamo ancora freschi di pubblicazione con “Disperse”, man mano che le tracce venivano completate a livello strumentale Giovanni ha iniziato a lavorare sulle lyrics e ci siamo ritrovati ad avere tutto pronto per essere pre-prodotto e registrato alla fine dell’estate 2016 . Essendo sparsi in più regioni diverse lavoriamo molto a distanza, il che ha reso tutto più facile e veloce durante la fase di songwriting fortunatamente.
SIETE CONTENTI DEL RESPONSO DI PUBBLICO E CRITICA?
-Molto, le recensioni che abbiamo ricevuto finora sono state decisamente positive, e anche i feedback della gente con cui abbiamo modo di scambiare due parole ai nostri concerti sono stati ottimi per cui questo ci fa ben sperare. Tra le cose che ci han fatto particolarmente piacere, oltre agli apprezzamenti sul songwriting, sono state le parole di lode verso la cura che abbiamo messo in questo disco a livello di produzione audio, artwork e visuals.
JACOPO, ABBIAMO NOTATO UN SENSIBILE MIGLIORAMENTO IN TERMINI DI DINAMISMO NELLA TUA PROVA VOCALE? COME TI HAI DECISO DI AFFRONTARE QUESTO NUOVO TASSELLO DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
– Per questo album abbiamo riposto molta attenzione sulle metriche e sul layering delle voci. Il fatto di aver curato nel mio studio le pre-produzioni mi ha permesso di passare tutto il tempo di cui avevo bisogno per studiare ogni dettaglio in maniera tale da arrivare alla fase di registrazione con le idee ben chiare senza dover improvvisare nulla. Per quanto riguarda il range che ho usato, sì, decisamente mi sono ‘sfogato’ molto di più rispetto ai precedenti lavori. Ho voluto usare tutte le cartucce a mia disposizione, cercando di trovare un sound personale anche nella mia voce. Molto spesso si tende a trascurare questo aspetto, ma a me piace cercare di inserire sempre qualcosa di nuovo ed originale in maniera tale che la mia voce venga riconosciuta e si differenza da altre, per quanto sia possibile in questo genere musicale.
LA SEZIONE RITMICA È STATO DA SEMPRE UNO DEI VOSTRI PUNTI DI FORZA. QUALI SONO I MUSICISTI AI QUALI VI ISPIRATE?
– Vista la varietà dei nostri gusti musicali le risposte possibili sarebbero tante. Per quanto riguarda la sezione ritmica, in tempi recenti alcuni dei nostri punti di riferimento principali sono sicuramente Fit For an Autopsy, Fallujah e Aversions Crown.
COME STA ANDANDO IL TOUR IN SUPPORTO DEL DISCO? AVETE IN PROGRAMMA DATE ALL’ESTERO NEL PROSSIMO FUTURO?
– Finora le date sono andate molto bene, siamo contenti! Al momento stiamo ultimando la prima parte delle date italiane, poi ci fermeremo per un mese e riprenderemo a fine Gennaio con la seconda parte che verrà annunciata a breve e proseguirà fino alla prossima primavera. Stiamo toccando (e toccheremo) città dove non eravamo mai stati o in cui non suonavamo da anni e questo ci fa molto piacere ovviamente. Per l’estero al momento è tutto ancora in cantiere, ma ci stiamo muovendo anche per l’Europa, sperando di riuscire finalmente a concretizzare qualcosa senza imprevisti.
SIETE CONTENTI DEL VOSTRO SODALIZIO CON LA LIFEFORCE?
– Certo, abbiamo instaurato un bel rapporto con Stefan e il suo staff. Questo è il secondo disco che esce per Lifeforce e finora ci siamo trovati bene, è una label che ha lavorato in passato con alcuni dei nostri artisti preferiti e ti dirò che a distanza di un paio d’anni fa ancora un po’ strano leggere il nostro nome nel loro catalogo ma tant’è, è una cosa che ovviamente ci rende orgogliosi di quello che abbiamo fatto fino ad oggi.
COME VI PREPARATE PRIMA DI UNO SHOW? SIETE UNA DI QUELLE BAND CHE SI DA AI BAGORDI?
– Prima di uno show difficilmente! Molto spesso le ore di viaggio che ci separano dal locale sono parecchie per cui quando arriviamo, una volta ultimato il check, la priorità è sempre riposarsi e recuperare energie. E poi stiamo invecchiando, quindi prima di suonare potresti facilmente trovarci intenti a dormire, leggere o a giocare a carte. Dopo gli show però, se la situazione e le tempistiche lo permettono, alcuni di noi sicuramente non si tirano indietro per qualche drink, mentirei a dire il contrario.
QUAL È LA DIREZIONE CHE PENSATE DI PRENDERE IN FUTURO?
– Non lo sappiamo ancora, questo perché in realtà ogni disco è nato in maniera molto spontanea senza metterci troppi paletti sul songwriting. Posso dirti che sicuramente il nuovo materiale sarà veloce, violento ma allo stesso tempo molto melodico, ormai è una formula che sentiamo nostra e che ci siamo ritrovati a perfezionare e rifinire disco dopo disco senza quasi rendercene conto. Magari nel frattempo accumuleremo nuove influenze che arricchiranno il nostro sound, questo al momento non te lo so ancora dire però!
UN SOGNO CHE SIETE RIUSCITI A REALIZZARE DA QUANDO SIETE DIVENTATI UNA BAND? – Senza pensarci troppo ti direi sicuramente aver avuto la possibilità di dividere il palco e di entrare in contatto con alcune band che ci hanno accompagnato durante l’adolescenza nei nostri lettori mp3, su tutte Trivium e Soilwork. In generale comunque la possibilità di aprire gli show di molte band internazionali che stimiamo e ascoltiamo regolarmente è qualcosa per cui ci sentiamo fortunati e di cui siamo grati. Un domani chissà, speriamo di depennare altri obiettivi dalla nostra lista.
QUALI SONO LE TEMATICHE TRATTATE IN QUESTO ULTIMO LAVORO?
– Il titolo dell’album rimanda all’ambivalenza tra rovine/relitti e reliquie/oggetti sacri: a prima vista sembra un lavoro profondamente pessimista, che parla solo del naufragio come metafora di una civiltà che affonda, ma se si presta attenzione ai testi un altro tema portante è quello della ricerca di ciò per cui vale la pena continuare a vivere e lottare.
CHI HA CURATO LO SPLENDIDO ARTWORK DI “RELICS”?
– L’artwork è opera mia (Carlo, chitarrista della band) e ti ringrazio per il complimento. Ti confesso che la cosa è successa quasi per caso, all’inizio avevamo l’intenzione di affidarci a qualcuno di esterno alla band per avere un occhio più oggettivo – e qualcuno che potesse dedicarsi alla preparazione dell’artwork con maggiore libertà e tranquillità a livello di concentrazione e tempistiche – però durante un weekend in cui mi sono ritrovato ad avere del tempo libero ho abbozzato qualcosa e l’ho mostrato agli altri quasi per scherzo, è piaciuto e da lì ho continuato con qualche piccola modifica per arrivare a quella che è diventata la copertina finale del disco.
COSA NE PENSATE DELLA SCENA ITALIANA CONTEMPORANEA? QUALCHE BAND IN PARTICOLARE CHE VI HA COLPITO DI RECENTE? E DELLA VOSTRA SCENA LOCALE?
– Vivendo in più parti del Nord Italia il concetto di scena locale è abbastanza vago per noi, in Friuli-Venezia Giulia negli anni scorsi abbiamo avuto diverse band che si sono fatte conoscere anche al di fuori dai confini nazionali e hanno ricoperto un ruolo importante nel panorama metal/hardcore italiano, basti pensare ai The Secret, o spostandoci su un genere diverso abbiamo tuttora gli Elvenking che tengono l’Italia sulla mappa nel folk metal. A livello nazionale al momento sicuramente siamo messi bene, abbiamo Destrage e Fleshgod Apocalypse che ci rappresentano anche all’estero, ma anche un sacco di newcomers che secondo noi hanno molto da dire.