Destruction: un nome, una garanzia. Detentori da sempre, insieme a Sodom, Kreator e Tankard, del potere teutonico in tema di thrash metal, sono tornati in pista sfornando dal passato alcune chicche ormai dimenticate, rivestendole di modernità. Questo in sintesi “Thrash Anthems II”, uscito per la Nuclear Blast all’inizio di novembre. E’ con il mastodontico Schmier, leader indiscusso della band che parliamo del ‘nuovo’ album, della situazione attuale della band e del thrash in generale. Ma non solo. Si parla di tour, di live e anche d’Italia.
BENTORNATO SCHMIER, COME VA? LO SCORSO 10 NOVEMBRE, ESATTAMENTE DIECI ANNI DOPO IL PRIMO “THRASH ANTHEMS”, E’ USCITO IL SECONDO VOLUME DEDICATO AI VOSTRI VECCHI SUCCESSI, RIPROPOSTI PER L’OCCASIONE IN UNA CHIAVE PIU’ MODERNA. QUANDO E’ NATA L’IDEA DI REALIZZARE “THRASH ANTHEMS II”?
– Sono già passati dieci anni? Incredibile! Comunque, il tutto è stato abbastanza spontaneo viste le numerose richieste da parte dei fan arrivate verso la fine dello scorso anno. Come bonus track dell’ultimo album (“Under Attack”), infatti, registrammo in una versione più moderna “Thrash Attack”. Ed il risultato fu grandioso tanto che furono molti coloro che ci chiesero di realizzare una seconda parte dei ‘thrash anthems’. Noi non avevamo pensato ad una cosa simile ma, vista la reazione da parte della gente, abbiamo deciso di metterci all’opera e di sottoporre l’idea alla Nuclear Blast. Inizialmente, la casa discografica non fu molto entusiasta circa la pubblicazione di una sorta di best of; chiedeva piuttosto la messa in pista di un nuovo album. Noi tuttavia avevamo già deciso: volevamo accontentare i fan e con coloro portare a termine questa seconda ‘missione’. Ecco perché abbiamo pensato di realizzarlo tramite una pledge campaign.
COME SI E’ SVILUPPATA NEL CONCRETO QUESTA RACCOLTA FONDI?
– Volevamo coinvolgere i fan nella scelta dei brani da riproporre e l’opzione della pledge campaign ci è sembrata la via migliore. Tramite questa campagna abbiamo potuto interagire direttamente con loro, andando così a selezionare quei brani che, più di altri, ‘meritavano’ una seconda chance. Come la prima edizione, anche in questo caso abbiamo voluto rianimare alcuni pezzi che in passato peccavano sotto diversi punti, soprattutto a livello di resa sonora, risultando in alcuni casi sin troppo puliti e con poco mordente generale. Ecco perché abbiamo voluto modernizzare il tutto anche per accontentare le nuove leve, ormai abituate ad ascoltare una certa tipologia di suono, più pieno e in un certo senso coinvolgente rispetto a quello passato. E per questo obbiettivo la pledge campaign è stata l’ideale. Un esperimento divertente che alla fine ha portato i suoi frutti tanto che, dopo la prima pubblicazione dedicata a coloro che avevano partecipato alla raccolta, anche la Nuclear Blast ha deciso di distribuirlo.
SCHMIER, SAI BENISSIMO CHE I FAN SONO MOLTO VARIABILI E QUALCUNO E’ ANCHE MOLTO ‘CONSERVATORE’. CI SARA’ QUINDI QUALCUNO CHE PREFERIRA’ LE VECCHIE VERSIONI? COSA NE PENSI A RIGUARDO?
– Questo non è un mio problema in quanto ognuno può decidere quale edizione ascoltare. Per cui, i fan a cui non piace la nuova versione dei brani in elenco possono benissimo recuperare quella originale ed ascoltarla. E lo capisco benissimo in quanto, per molti, l’old version costituisce in un certo senso un tassello importante della storia dei Destruction, che rappresentava un determinato momento. Noi però, come detto, volevamo dare a questi pezzi una nuova veste e credo di aver centrato l’obiettivo, dato che, a mio parere, suonano tutti molto meglio rispetto a quanto prodotto più di trent’anni fa. Il sound è molto più aggressivo, tutto è più aggressivo e nello stesso intrigante.
ENTRIAMO DIRETTAMENTE NELL’ALBUM. ABBIAMO DIECI PEZZI, MOLTI DEI QUALI CON PIU’ DI TRENT’ANNI. COSA RICORDI DI QUEL PERIODO, QUANDO VI SIETE CHIUSI IN STUDIO PER REGISTRARLE?
– Beh, queste canzoni appartengono ad un’altra era e i ricordi che portano con sé non sono lucidissimi. Quel che è certo è che molte di loro, scritte tra l’83 e l’84, non le abbiamo mai proposte dal vivo. E così è stato bellissimo tornare indietro nel tempo per rivedere e riproporre pezzi quasi dimenticati, oltre ad un brano (“Rippin’ You Off Blind”) contenuto nell’album “Cracked Brain” del 1990, anno in cui io non militavo più nella band. E’ stato inoltre curioso, e nello stesso tempo difficile, recuperare alcuni testi, soprattutto delle primissime canzoni prodotte. Abbiamo cercato anche sul web, scoprendo che alcuni vecchi testi caricati online da qualche addetto ai lavori, contenevano parole completamente inventate. Per cui mi son dovuto mettere al lavoro per ricordare i giusti vocaboli da inserire.
QUAL E’ STATA LA MIGLIOR CANZONE DA SUONARE E QUINDI REGISTRARE NUOVAMENTE IN STUDIO A DISTANZA DI TRENT’ANNI?
– Tra i dieci proposti mi è piaciuto molto rifare “Black Death”, un pezzo monumentale condito da un riff ‘very cool’, la stessa “Black Mass”, una delle primissime song composte dai Destruction e “United By Hatred” la quale, dopo averla proposta dal vivo nel 1987 non è stata più suonata. Poter quindi riportare on stage brani che, in un certo senso, hanno fatto la storia della nostra band, come “Black Mass”, mai presentata dal vivo, è una cosa fantastica.
NEL 1984 AVRESTI MAI PENSATO DI ARRIVARE NEL 2017 E CELEBRARE QUESTI DIECI THRASH ANTHEMS?
– Assolutamente no. Quando sei giovane pensi solamente a suonare, ad andare su un palco per poter trasmettere tutta la tua energia, senza pensare troppo al futuro. Anche noi abbiamo avuto degli alti bassi, soprattutto a livello di formazione, ma a seguito della reunion ci sono stati diciotto anni fantastici che mi hanno permesso di suonare ovunque. Ecco perché sarò sempre grato all’heavy metal che, in pratica, mi ha dato l’opportunità di girare il mondo.
CAMBIAMO LE REGOLE DEL GIOCO. SEI TU UN FAN E DEVI SCEGLIERE TRE CANZONI DEI DESTRUCTION DA CONSIDERARE COME AUTENTICI ANTHEMS. QUALI SCEGLIERESTI?
– Domanda difficile: solo tre? Comunque, sicuramente “Curse the Gods” la quale, a mio parere, è la canzone che meglio identifica i Destruction: un riff monumentale, cambi di ritmo, un testo speciale. Un brano che dal 1986 segna il trademark della band. Metto pure “Bestial Invasion”, il cui riff lo potresti riconoscere tra mille, e, venendo a pezzi più recenti, direi “Nailed To The Cross” dall’album “Antichrist” del 2001 che, soprattutto in sede live, sprigiona energia pura.
RILASCIATO “THRASH ANTHEMS II”, STAI GIA’ PENSANDO/LAVORANDO AL PROSSIMO ALBUM DEI DESTRUCTION?
– Al momento contiamo di promuovere il presente “Thrash Anthems II” e, allo stesso modo, il nuovo prodotto realizzato con l’altra mia band, i Panzer. Credo quindi che per dover ascoltare un nuovo album dei Destruction, dovremo attendere la fine del 2018 se non l’inizio del 2019.
COSA SIGNIFICA PER TE SUONARE THRASH METAL NEL 2017?
– Nonostante siano trascorsi parecchi anni da quando ho iniziato a suonare questo genere di musica, mi sento ancora molto ispirato, aggressivo, voglioso di portare velocità e brutalità on stage. Fortunatamente ho la possibilità di avere una seconda band, i Panzer appunto, con la quale posso esprimere la mia parallela passione per l’heavy metal più classico e melodico così da poter dare poi il 100% di aggressività con i Destruction. Per cui, nonostante qualcuno dica che sono diventato vecchio e lento, al contrario mi sento ancora pronto per portare il thrash più energico sul palco.
QUANDO PARLI DI THRASH MADE IN GERMANIA, IL COLLEGAMENTO AI BIG FOUR TEUTONIC (DESTRUCTION, SODOM, KREATOR E TANKARD) E’ OVVIO: QUATTRO GRUPPI CHE HANNO SICURAMENTE FATTO LA STORIA DI QUESTO GENERE. ORA, VEDI QUALCUNO DOPO DI VOI, NON SOLO IN GERMANIA, IN GRADO DI PRENDERE IN MANO LO SCETTRO DEL THRASH PER L’IMMEDIATO FUTURO?
– Nell’ultimo tour abbiamo suonato insieme a diverse giovani band vogliose di fare bene. Non solo, anche negli ultimi anni ho notato un aumento di gruppi portatori del thrash sound. E’ anche vero che, soprattutto ad inizio millennio, contemporaneamente alla nostra reunion, alcune riviste tedesche si chiedevano che motivo avesse questo ritorno sulle scene da parte nostra: “Perché i Destruction? – scrivevano – Ormai il thrash è morto. I giovani metallari vogliono altro”. E si sbagliavano: la potenza underground del thrash metal è incontenibile e si può ritrovare in tutte le band che, negli anni addietro, hanno diffuso queste genere di musica in giro per il mondo. Sono anche convinto che, soprattutto oggi, è più difficile emergere e spesso, quando qualche giovane musicista mi chiede un consiglio, gli dico sempre: “Non pensare di diventare ricco con sta musica. Devi lavorare, lavorare e ancora lavorare”.
BENE, LASCIAMO LO STUDIO E ANDIAMO ‘ON THE ROAD’. TORNERETE IN ITALIA? DURANTE IL VOSTRO ULTIMO TOUR EUROPEO, INFATTI, ALCUNE COSE NON SONO ANDATE NEL VERSO GIUSTO, CON LA CONSEGUENTE CANCELLAZIONE DI UNO SHOW CON LE RELATIVE POLEMICHE SCOPPIATE A RIGUARDO SUL WEB. A DISTANZA DI SETTE MESI DAI FATTI AVVENUTI, COSA HAI DAI AGGIUNGERE IN MERITO?
– Sì, ricordo bene quella data. Purtroppo quando siamo arrivati sul posto, abbiamo trovato una situazione inadeguata, che non rispecchiava quanto era stato stipulato in sede di contratto, tanto che il palco era ancora in fase di costruzione. Avevamo avvisato il promoter che, se non avessimo avuto uno stage degno di uno show del genere, non potevamo assicurare la nostra presenza on stage. Tuttavia, gli organizzatori ci avevano garantito che in qualche modo la location e quindi il palco sarebbero stati all’altezza, anche perché da parte nostra c’era comunque tutta l’intenzione di suonare, soprattutto per rispetto dei fan che avevano già pagato il biglietto. Purtroppo ciò non è avvenuto e pertanto siamo stati costretti ad annullare lo show. Dispiace perché, a seguito di questo episodio, molti fan ci hanno accusato di essere delle rockstar viziate. Ma non è così: in passato abbiamo sempre portato a termine il nostro concerto, proprio per rispetto per coloro che sono venuti a sentirci. Per cui ci tengo a sottolineare che lo show non è stato cancellato perché i Destruction sono delle rockstar, ma semplicemente perché non c’erano le condizioni tecniche per poterlo fare.
CI SI VEDE IN TOUR A QUESTO PUNTO. VUOI DIRE QUALCOSA AI FAN ITALIANI DEI DESTRUCTION?
– Che sicuramente, per il prossimo anno, verremo in Italia per alcune date. Amo l’Italia, da sempre, ed in particolar modo i vostri fan, sempre molto passionali e veri amanti del thrash. Per cui, spero di poter condividere con loro questo nuovo “Thrash Anthems II”.