DESTRUCTION – Il futuro si chiama thrash

Pubblicato il 28/08/2019 da

Per i sostenitori incalliti del thrash, il 2020 potrebbe riservare una sorpresa davvero allettante. Per la fine del prossimo anno,infatti, è previsto un simpatico tour ad opera dei Big Teutonic 4: Sodom, Kreator, Tankard e gli stessi Destruction, tutti insieme su un unico palco per una show che si preannuncia a dir poco tempestoso. Questo il futuro. Il presente invece ha visto tra i protagonisti proprio la band di Schmier & Mike: a inizio mese, il panzer thrash di Weil Am Rhein ha espulso la sedicesima fatica in oltre trent’anni di carriera. Un “Born To Perish” che ha marchiato a fuoco la nuova formula dei Destruction: dopo un lungo periodo di power-trio, infatti, oltre al cambio di batterista (acquistato Randy Black dai Primal Fear), il gruppo tedesco ha allargato il proprio raggio d’azione grazie all’avvento del chitarrista Demir Eskic. Innesti che hanno sicuramente inciso, positivamente, sul risultato finale, dando nuova linfa ad una band che negli ultimi anni sembrava aver perso qualche colpo in studio. Di questo ed altro ne abbiamo parlato direttamente con il mastodontico Schmier. Buona lettura!

CIAO SCHMIER E BENTORNATO TRA LE PAGINE DI METALITALIA.COM. INNANZITUTTO COME VA?
– Tutto molto bene grazie. Siamo carichi dopo l’uscita del nuovo album ed entusiasti per i responsi positivi ottenuti. Per cui direi che sta andando tutto per il verso giusto.

PRIMA DI SCENDERE NEI PARTICOLARI DI “BORN TO PERISH”, FACCIAMO IL PUNTO SULLA BAND. RICORDO CHE UN PAIO DI ANNI FA, DURANTE UN’INTERVISTA IN OCCASIONE DELL’USCITA DI “THRASH ANTHEMS 2” NON VI ERANO NOTIZIE DI CAMBIAMENTI. POI, CHE E’ SUCCESSO? QUANDO AVETE DECISO DI EFFETTUARE QUESTO RESTYLING DEI DESTRUCTION?
– La questione del nuovo batterista era un qualcosa che prima o poi avremmo dovuto affrontare: Vaaver, dopo la nascita del secondo figlio, non voleva più andare in tour, dedicandosi interamente alla famiglia. Di comune accordo allora, abbiamo deciso di fare un’ultima serie di date, una sorta di ‘love tour’, così sino all’inizio del 2018. A quel punto dovevamo rapidamente trovare un sostituto ed abbiamo subito pensato a Randy il quale già in passato aveva suonato con noi durante alcuni live. E quella che inizialmente è stata una soluzione temporanea si è trasformata poi in quella definitiva, per la felicità di tutti noi: Randy oltre ad essere uno straordinario batterista è anche una persona davvero in gamba, un buon amico. Definito il batterista abbiamo iniziato a pianificare il nuovo album ed è stato lì che abbiamo pensato che fosse giunto il momento di un cambiamento. Già altre volte avevamo discusso in studio di cosa avremmo potuto fare e sperimentare utilizzando due chitarre ma il discorso poi si interrompeva in quanto, di base, eravamo una band con tre componenti e pertanto riportare on stage un’idea simile era praticamente impossibile. Per “Born To Perish” invece abbiamo deciso di sposare questa nuova possibilità: trovare un secondo chitarrista. Non è stato semplice in quanto la stabilità di una formazione a tre era praticamente un trademark ma, per il futuro del gruppo, ed anche per avere nuove ispirazioni ci siamo messi a cercare un nuovo componente. E la scelta è caduta su Demir: un bravissimo ragazzo! Sono stati quindi due cambiamenti fondamentali per i Destruction: c’è un nuovo spirito all’interno della band e credo questo sia risaltato anche nel nuovo album.

BEH, UN ASSAGGIO DEI ‘NUOVI’ DESTRUCTION LO AVEVAMO GIA’ POTUTO INTRAVEDERE A FEBBRAIO IN QUEL DI NOVARA, IN OCCASIONE DELLA DATA CON GLI OVERKILL.
– Certo, lo ricordo benissimo, anche perchè gli show italiani sono stati i primissimi suonati con la nuova formazione e infatti Demir quella sera era ancora parecchio nervoso, sia a livello sonoro sia a livello di impatto scenico. Devo dire, con il senno di poi, che se on stage c’è molta più azione, anche il suono ha acquisito molta più stabilità e compattezza. Una soluzione vincente per noi e anche per i fan che sembra abbiano apprezzato parecchio questa nuova veste.

TRA L’ALTRO, GUARDANDO LA STORIA DEI DESTRUCTION, E’ DAI TEMPI DI “RELEASE FROM AGONY” CHE NON SUONAVI INSIEME AD UN SECONDO CHITARRISTA. COME E’ ANDATA, A DISTANZA DI OLTRE TRENT’ANNI, AD AVERE IN FIANCO UN NUOVO ‘COLLEGA’ CHE NON FOSSE MIKE?
– Benissimo. Sin dalla prima volta che abbiamo provato con Demir mi son detto: ‘Wow, questo è esattamente ciò che desideravamo“. Certo, con una sola chitarra, il focus sul bassista rimane più impresso, ma sinceramente quello che volevamo era che la band potesse compiere un passo in avanti, alzarsi di livello. Ed esser riusciti a trovare un chitarrista in grado di aiutarci in questa missione è stato davvero incredibile.

UNA SVOLTA CHE HA INCISO OVVIAMENTE ANCHE SUL BUON MIKE.
– Esattamente! Sai bene la pressione che da sempre coinvolge il chitarrista di una band e Mike la conosce da parecchio tempo ormai. L’arrivo di Demir oltre a renderlo più sollevato gli ha permesso di poter espandere la propria libertà d’azione; e lo stesso vale per Demir. In questo modo abbiamo molta più armonia, anche nella sezione solista.

VENIAMO QUINDI A “BORN TO PERISH”: E’ IL VOSTRO SEDICESIMO ALBUM IN CARRIERA. UN NUMERO IMPORTANTE CHE NE DICI?
– E’ semplicemente pazzesco. Voglio dire: sono trascorsi quasi trentacinque anni dal nostro primo album; ciò che significa che ogni due anni entriamo in studio per una nuova pubblicazione. Se poi pensi che gli anni ’90 sono stati praticamente vuoti, ecco che quel numero diventa una quantità folle. Tra le band del nostro periodo credo solo gli Overkill abbiano prodotto più di noi. Da pazzi!

A TAL PROPOSITO, IL 2019 E’ STATO UN ANNO DAVVERO PROLIFICO DA PARTE DI QUESTE BAND NON PIU’ COSI GIOVANI: VOI, GLI STESSI OVERKILL, I DEATH ANGEL, I SACRED REICH AVETE ESPULSO NUOVI ALBUM E PER IL 2020 SI VOCIFERA PURE UN FULL-LENGTH DEI SODOM. LA VECCHIA GUARDIA NON VUOLE MOLLARE IL COLPO. COSA NE PENSI?
– Penso che al momento queste band stiano ancora dando il meglio possibile. Sembra strano ma è così e tutti i nuovi albumi usciti recentemente sono la dimostrazione di quanto appena detto. C’è una cosa però che va sottolineata: dietro di noi, c’è un’intera generazione di giovani band vogliose di emergere; un entusiasmo che, ovviamente, si riversa anche su di noi. Da una parte quindi vogliamo continuare sulla nostra strada, dall’altra sappiamo anche che, quando smetteremo, in campo sono già pronte parecchie forze nuove che prenderanno il nostro posto. Ciò significa che il thrash è vivo e vegeto e soprattutto ha futuro.

GIOVANI BAND PRONTE A SEGUIRE IL SOLCO TRACCIATO DAI LORO PADRI: DOVESSI DARCI QUALCHE NOME, SU CHI PUNTERESTI?
– Un nome? E’ veramente difficile ma così al volo posso dirti gli Havok, i Suicidal Angels, i Warbringer oppure, rimanendo in casa nostra, i Dust Bolt. Là fuori ci sono molti bravi ragazzi che sicuramente ci sostituiranno nel momento in cui andremo in pensione: chi riuscirà a farlo meglio questo non lo so; vedremo, il tempo lo dirà. Il fatto però che un ricambio generazionale sia già presente è un ottimo segnale per tutto il movimento thrash.

TORNIAMO ALL’ALBUM. “BORN TO PERISH”: UN TITOLO DIRETTO, SENZA TANTI COMPLIMENTI. PERCHE’ UN TITOLO SIMILE? CHE SIGNIFICATO DAI A QUESTE TRE PAROLE?
– Il titolo significa sostanzialmente che quando nasci, sei praticamente già morto; lo sai. Ciò che importa quindi è cosa ne fai della tua vita; come la vivi. Sai che puoi essere una brava persona, positiva, capace di ottenere cose buone da essa, farla fruttare; oppure diventare semplicemente uno stronzo, in grado di scatenare guerre, con l’unico obbiettivo di infliggere il tuo volere sulla schiena delle altre persone. Dipende solo da te!

ANCHE LA COVER DELL’ALBUM E’ MOLTO RAPPRESENTATIVA: QUAL E’ IL MESSAGGIO TRASMESSO DA QUEI DUE AVVOLTOI AL CENTRO DELLA COPERTINA?
– L’avvoltoio rappresenta la perfetta avidità dell’uomo. Ogni persona desidera avere sempre di più, assetata di potere, in una parola: avida. E accanto a questi avvoltoi abbiamo deciso di mettere alcuni simboli, soprattutto quelli religiosi, così da rappresentare la doppia faccia di molte persone: da una parte il loro credo, dall’altra l’ossessione di avere autorità, di possedere sempre di più, proprio come un avvoltoio, assetato di sangue.

ASCOLTANDO L’ALBUM BALZANO ALL’ORECCHIO ALCUNE CANZONI DAL TIPICO SOUND DESTRUCTION, VE NE SONO ALTRE INVECE PIU’ ARTICOLATE COME “BUTCHERED FOR LIFE”. COME LO DEFINERESTI QUINDI “BORN TO PERISH”?
– In generale è un album molto aggressivo con un alcuni spunti particolari come il brano a cui fai riferimento: la chitarra acustica e un’atmosfera più ragionata lo distinguono dal resto dei pezzi. Vi sono inoltre anche degli assoli di chitarra più melodici che rendono l’intero lavoro più accattivante. Un disco brutale che nasconde delle varianti davvero interessanti.

C’E’ UNA CANZONE IN “BORN TO PERISH” CHE RAPPRESENTA I DESTRUCTION DEL 2019?
– Credo che tutto l’album ricalchi la nuova veste della band. Dalla titletrack, al secondo singolo pubblicato “Betrayal”, alla stessa “Inspired By Death”: ogni pezzo a modo suo ha un qualcosa che caratterizza questa nuova avventura dei Destruction. Tuttavia, se dovessi sceglierne uno vado proprio sul titolo dell’album: “Born To Perish” identifica alla perfezione la direzione che la band ha voluto dare all’intero full-length.

IN DEFINITIVA, SEI SODDISFATTO DI QUESTA NUOVA VOSTRA FATICA IN STUDIO?
– Sì, sì, sono totalmente felice. Il tempo passa per tutti, pure per noi, e riuscire a mantenere il passo non è semplice. Ogni volta è una sfida nuova. Tuttavia, siamo riusciti a portare a termine la missione anche questa volta, grazie soprattutto ai nuovi membri dell’equipaggio che hanno portato una ventata di aria fresca nella band. È un album che ha tutto ciò di cui hanno bisogno i thrasher: sono sicuro che non rimarranno delusi perché penso che questo sia l’album più potente realizzato dai Destruction negli ultimi anni.

AVETE COMPIUTO UN RESTYLING E’ VERO, MA LA BASE DEI DESTRUCTION SIETE SEMPRE TU E MIKE: COSA PUOI DIRMI CIRCA QUESTO LEGAME CHE DURA ORMAI DA MOLTISSIMI ANNI?
– Siamo come una vecchia coppia del thrash: ci conosciamo da moltissimo tempo e insieme lavoriamo molto bene. Ovviamente non andiamo d’accordo su tutto ma il più delle volte, ormai, abbiamo le stesse idee sia dal punto di vista musicale sia in materia di songwriting. Abbiamo accolto due nuovi membri cercando di trasmettere loro tutta la nostra esperienza in modo da riuscire a compiere un perfetto lavoro di squadra. E credo che alla fine i fatti ci hanno dato ragione.

TRA BAND PIU’ LONGEVE E ALTRE PIU’ GIOVANI IL THRASH METAL NON INTENDE PERDERE UN COLPO: DA DOVE NASCE A TUO PARERE QUESTO DESIDERIO CONTINUO DA PARTE DEI FAN PER QUESTO GENERE?
– Semplice, perchè il thrash metal non è qualcosa destinato ad invecchiare: il thrash è un qualcosa adatto a tutti; per vecchi e giovani. È diventato un qualcosa che si tramanda per generazioni. Ho cinquant’anni, ma tra i nostri fan vi sono parecchi adolescenti: è fantastico quindi vedere che stai raggiungendo nuovi fan. Rispettiamo ovviamente i thrasher di vecchi data che ci sostengono sin dai primi album e conosci il thrash con il quale anche noi siamo cresciuto ma ovviamente il futuro sono coloro che si avvicinano ora a questa musica. Perchè i giovani vogliono i thrash? Ma perché è selvaggio: significa libertà; significa rivoluzione, non è commerciale; è la pura energia. Quindi penso che sia per questo motivo che molti giovani lo adorano. E’ accaduto la medesima cosa a noi negli anni ’80: la musica pop era così brutta e terribile e volevamo uscire da un mondo commercializzato e pieno di falsità; eravamo stufi ed abbiamo trovato nel thrash una musica reale ed aggressiva, che aveva qualcosa da dire. E da lì tutto è partito. E penso proprio che lo stesso concetto valga per i giovani di oggi.

A SETTEMBRE RIPARTIRETE IN TOUR PER LA SECONDA PARTE DEL KILLFEST, ANCORA IN COMPAGNIA DEGLI OVERKILL. GUARDANDO LE DATE, PURTROPPO, NON COMPARE L’ITALIA: QUANDO TORNERETE DA NOI A SUONARE?
– Terminato il Kill Fest, nei primi mesi del nuovo anno inizieremo il tour europeo dedicato al nuovo album in compagnia di Legion Of The Damned ed Exhorder dove saremo in veste di headliner. E in quel caso saremo ovviamente anche da voi: per cui… vi aspettiamo sotto il palco!

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