Dopo una prima di parte di carriera tutt’altro che memorabile, all’insegna di un emocore abbastanza puerile, i The Devil Wears Prada hanno saputo conquistare, con “Dead Throne” prima e con “8.18” poi, il rispetto non solo dei transfughi di MySpace, in virtù di un sound fattosi decisamente più maturo ed heavy. A raccontarci la genesi del nuovo album, nonché altri aneddoti, è il chitarrista ritmico Jeremy, raggiunto telefonicamente dai nostri microfoni…
IL NUOVO ALBUM MI SEMBRA ANCORA PIU’ DARK RISPETTO A “DEAD THRONE”, CHE PURE ERA GIA’ UN DISCO MOLTO PIU’ HEAVY RISPETTO ALLA VOSTRA DISCOGRAFIA…E’ UNA DIREZIONE CHE AVEVATE GIA’ IN MENTE AL MOMENTO DI ENTRARE IN STUDIO, OPPURE E’ VENUTO FUORI DURANTE IL PROCESSO COMPOSITIVO?
“Non saprei, sicuramente ha a che fare con la resa dei pezzi dal vivo, che per noi è un aspetto fondamentale, dato che siamo prima di tutto una live band. Come puoi immaginare, i pezzi più heavy sono quelli che rendono meglio on stage, quindi credo questo abbia influenzato il nostro processo compositivo, visti anche i buoni responsi del nostro penultimo album”.
QUESTO E’ IL VOSTRO PRIMO ALBUM SENZA IL VOSTRO STORICO TASTIERISTA: COS’E’ SUCCESSO CON JAMES?
“Ci sono più motivi: da un lato non era convinto della direzione che stavamo prendendo come band negli ultimi anni, dall’altro era diventato difficile anche dal punto di vista personale convivere con lui; e questo, quando passi un sacco di tempo in tour, in uno spazio ristretto come un sottomarino, è un aspetto davvero critico. Per questo abbiamo deciso di dividere le nostre strade, e al suo posto abbiamo trovato John, un ragazzo eccezionale nonché autore delle migliori parti di tastiera che abbiamo mai avuto”.
INFATTI NEL NUOVO ALBUM CI SONO UN SACCO DI ARRANGIAMENTI, LI HA COMPOSTI TUTTI JOHN?
“Sì, sono opera sua, credo ce ne siano anche di più che in ‘Dead Throne’ (risate, ndA)”.
PARLIAMO INVECE DEL TITOLO, “8.18”, ISPIRATO AD UN PASSO DEL VANGELO: ESSENDO UNA BAND CRISTIANA, QUANTA ISPIRAZIONE TROVATE NELLA BIBBIA, E QUANTO SONO IMPORTANTI PER VOI I TESTI DELLE CANZONI?
“Sono sicuramente importanti, anche se l’aspetto fondamentale resta sempre la musica. Riguardo all’ispirazione, la persona più adatta a rispondere è Mike, comunque credo la maggior parte dell’ispirazione venga dalle esperienze di vita, anche se ci sono sicuramente dei testi più ‘spirituali'”.
HA ANCORA SENSO SECONDO TE PARLARE DI UNA SCENA “CHRISTIAN METALCORE”?
“Onestamente non mi vengono in mente molte band christian-metalcore, a parte noi e gli August Burns Red. Tutte le altre o si sono sciolte, oppure hanno cambiato genere e/o religione (risate, ndA)”.
BEH, CI SAREBBERO GLI AS I LAY DYING…
“Sì, anche se in questo momento credo abbiano altro per la testa. E’ un po’ che non li sento e non ho molto da dire su quanto successo a Tim Lambesis, ma il mio pensiero è per i ragazzi della band, che sono in una situazione veramente spiacevole per colpe non loro; credo non ci sia una situazione peggiore per dei musicisti che non poter suonare, per cui spero davvero possano andare avanti in qualche modo, anche perchè sono veramente musicisti eccezionali”.
LA TITLE TRACK DEL VOSTRO ALBUM HA UN MOOD MOLTO DIVERSO DAL RESTO DEL’ALBUM, SEMBRA QUASI UN BRANO DEGLI UNDEROATH…
“Sì, quando ci siamo trovati a jammare in studio con Chris è uscita questa melodia, che ci è sembrata adatta per allentare un po’ la tensione tra tanti pezzi veloci. Effettivamente può ricordare certe cose degli Underoath, anche se non ci sono state influenze particolari al momento di registrarla”.
CREDO SIA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI CHE C’E’ STATO UN NETTO PASSO AVANTI TRA I VOSTRI PRIMI TRE DISCHI E GLI ULTIMI DUE, DECISAMENTE PIU’ MATURI: AVETE RISCONTRATO ANCHE UN MUTAMENTO NEL PUBBLICO AI VOSTRI CONCERTI, AD ESEMPIO CON L’INGRESSO DI NUOVI FAN?
“Ottima domanda, sicuramente la nostra fan base sta crescendo insieme a noi, quindi vuole sentire il nostro materiale più recente. Ovviamente suoniamo ancora qualche estratto dai nostri primi lavori, ma la maggior parte dei nostri fan è interessato a sentire la musica che ci rappresenta al 100% come band heavy metal, piuttosto che dei pezzi composti all’epoca da degli adolescenti che stavano ancora cercando una loro strada nel mondo (risate, ndA). Forse così avremo persi qualche fan, ma in questo modo abbiamo sicuramente ampiato la nostra audience verso un pubblico più metal, oltre al fatto che ora ci divertiamo decisamente di più”.
A PROPOSITO DI LIVE SHOW, CHE PROGRAMMI AVETE PER PROMUOVERE “8.18”, VI VEDREMO ANCHE IN EUROPA A BREVE?
“Ci stiamo lavorando, a dire il vero ne parliamo ogni giorno. Credo che staremo in giro fino alla fine dell’anno tra Stati Uniti e Canada, dopodiché ci piacerebbe venire in Europa nella prima metà del nuovo anno, suonando dovunque possiamo, per poi iniziare il giro dei festival in estate”.
IN CHE MODO I POSTI IN CUI VIVI / HAI VISSUTO INFLUENZANO IL TUO MODO DI COMPORRE?
“Probabilmente il fatto di essere nati in un posto come l’Ohio ci ha influenzato all’inizio, nel senso che l’unica via di fuga che avevamo era la musica. Poi abbiamo lasciato le campagne dell’Ohio, abbiamo iniziato a viaggiare, a mettere su famiglia, ad avere dei fan affezionati, quindi ora non abbiamo più un vuoto da riempire, ma possiamo suonare perchè amiamo farlo, e possiamo concentrarci su quello che più ci piace”.
A PROPOSITO DI TOUR, IMMAGINO CHE VIAGGIARE COSI’ TANTO VI PERMETTA DI VEDERE POSTI DIVERSI, MA D’ALTRO CANTO DEV’ESSERE VERAMENTE STANCANTE…
“Guarda, ormai la nostra vita è questa e non riesco ad immaginarne una diversa. Dopo l’ultimo tour ci siamo fermati per tre mesi, e credo fosse il break puù lungo che abbiamo avuto da anni a questa parte, forse addiritura da quando abbiamo fondato la band. D’altronde suonare in giro è ciò che vogliamo, quindi siamo contenti così”.
PREFERISCI VIAGGIARE IN U.S.A. O NEL RESTO DEL MONDO?
“Ci sono sicuramente pro e contro in entrambi i casi. Viaggiare negli Stati Uniti ti permette una serie di comodità, come usare il tuo telefono, il tuo PC e parlare la tua lingua, quindi in un certo senso ti senti ‘a casa’; in Europa è diverso, anche perchè quando ti trovi in posti ricchi di cultura come l’Italia, la Francia o l’Inghilterra, puoi approfittarne per visitare le città. Milano o Parigi hanno qualcosa in più da offrire rispetto al Nebraska, quindi poco male se il tuo smartphone non prende (risate, ndA)”.
SE NON FOSSI UN MUSICISTA, QUALE SAREBBE IL TUO LAVORO IDEALE?
“Mmmmh, mi picciono molto i video, quindi credo che avrei comunque fatto un lavoro in campo artistico. Magari non sarei finito a fare il regista, ma di sicuro qualcosa in quel campo”.
SO CHE IL VOSTRO MONICKER, ISPIRATO AL LIBRO, ERA STATO SCELTO PER ERRORE, PRIMA CHE USCISSE IL FILM OMONIMO E LO RENDESSE NOTO AI PIU’…SE ORA POTESTE TORNARE INDIETRO, LO CAMBIERESTI, OPPURE ORMAI CI SIETE AFFEZIONATI?
“Non lo so, sarebbe facile dire di sì ora, ma d’altronde sono convinto che nulla avviene per caso, quindi credo che ci sia un motivo se all’epoca abbiamo scelto quello stupido nome, per cui va bene così, ormai ce lo teniamo (risate, ndA)”.
BENE JEREMY, SIAMO ARRIVATI ALLA FINE…A TE LE ULTIME PAROLE!
“Grazie a tutti, speriamo di vedervi tutti in Italia nel 2014!!”.