I Devildriver sono arrivati alla quarta fatica e di volta in volta hanno sempre cercato di consolidare la loro personalità lavorando sodo e cercando di diventare una realtà di spicco in un mercato affollato come quello odierno. Il merito dei loro successi sicuramente è anche del loro carismatico leader Dez Fafara, con cui abbiamo avuto modo di scambiare due parole in occasione del Flame Fest di Bologna. Affabile ma al contempo deciso, Dez ha ripercorso un po’ la storia della sua band con noi, una storia ancora breve ma che non ha certo intenzione di fermarsi.
CIAO DEZ, PRIMA DI TUTTO BENVENUTO SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. SAI, PURTROPPO NON HO ANCORA AVUTO MODO DI ASCOLTARE “PRAY FOR VILLAINS” , MI PUOI DARE QUALCHE ANTICIPAZIONE CIRCA COSA CI DOBBIAMO ASPETTARE?
“Siamo arrivati al quarto disco dei Devildriver ed è sicuramente un album che segna un’evoluzione per la band, sia dal punto di vista musicale che vocale, che della produzione. Questo è un chiaro esempio di come abbiamo sempre lavorato, una progressione naturale in cui cerchiamo sempre di migliorarci e di distinguerci facendo qualcosa di diverso dagli altri”.
COME DICEVI POCO FA, SIETE GIUNTI AL VOSTRO QUARTO ALBUM, VORREI FARE UNA SORTA DI GIOCO CON TE: ELENCANDOTI I VOSTRI ALBUM IN ORDINE CRONOLOGICO, TU MI DIRAI COSA TERRESTI E COSA CAMBIERESTI DI OGNI VOSTRO CAPITOLO. OK? INIZIAMO CON “DEVILDRIVER”…
“Ok! Di ‘Devildriver’ ti dico subito che non cambierei nulla! Ti spiego perché: sono convinto che ogni cosa che facciamo ci aiuti a crescere e a diventare quello che siamo. Quindi non ci sono veramente cose che si devono buttare via, tutto serve per il futuro e non ho nessun rimpianto”.
PER QUANTO RIGUARDA “THE FURY…”?
“Non saprei… perché ‘The Fury…’ è un disco diverso, dove tutti noi abbiamo dato libero sfogo al nostro lato creativo, facendo magari meno attenzione ad esempio al lato prettamente tecnico rispetto ai successivi. E’ un disco per noi speciale e spontaneo…“.
PERSONALMENTE CREDO ANCHE CHE SIA IL VOSTRO DISCO MIGLIORE… (in questo caso l’intervistatore non ha saputo resistere, ndR)
“Ecco, vedi? Sicuramente questo anche perché ‘The Fury..’ è un disco che nella sua integrità rimane molto diretto, che segna un periodo di evoluzione, e allo stesso tempo di definizione del nostro stile”.
E COSA MI DICI INVECE DI “LAST KIND WORDS”?
“’Last Kind Words’ credo sia un disco di consolidamento del nostro stile, con una produzione ottima e in cui siamo riusciti a dare il nostro meglio dal punto di vista tecnico… Non cambierei proprio una virgola nemmeno di questo disco, pensandoci bene”.
DEZ, PARLIAMO INVECE DELLA VOSTRA RESA IN SEDE LIVE. I VOSTRI SHOW SONO CELEBRI PER IL LORO ESSERE ENERGICI E POTENTI…
“Sì, è vero, cerchiamo di dare sempre tutta la nostra energia e tutto di noi stessi sul palco”.
MA QUAL E’ IL VOSTRO SEGRETO PER ESSERE SEMPRE AL MASSIMO, TUTTE LE SERE?
“Non lo so, semplicemente dare sempre il 110% quando si è su quel palco… Se non sei in grado di farlo lascia perdere, non fare questa vita, non fare il musicista se tutte le sere non dai più del massimo per il tuo pubblico”.
SENTI DEZ, I DEVILDRIVER VANTANO UN PRIMATO MOLTO PARTICOLARE: SIETE FAMOSI PERCHE’ IN UNO DEI VOSTRI SHOW SI E’ FORMATO IL CIRCLE PIT PIU’ GRANDE DEL MONDO! CI PUOI DESCRIVERE CHE SENSAZIONI SI PROVANO A TROVARSI DAVANTI A TUTTA QUELLA GENTE CHE IMPAZZISCE PER VOI, PER LA VOSTRA MUSICA…
“E’ una bellissima sensazione quella di trovarsi davanti a un simile spettacolo… E’ una cosa che in qualche modo ti rende umile, ti fa tornare con i piedi per terra, ti ricorda una volta di più quali sono i motivi per cui tutti i giorni ti trovi a suonare con la tua band. In quei momenti poi, si forma una sorta di connessione tra noi e i fan e, veramente, è una sensazione incredibile! Quella di aver coinvolto così tanta gente è una cosa che può succedere una volta nella vita, e per i Devildriver è stata un’esperienza indimenticabile”.
A QUESTO PUNTO TI CHIEDO: PREVISIONI PER IL FUTURO?
“Per il futuro? Be’, il futuro non lo conosco, non sono un indovino… Be’, veramente un tempo lo ero, ma poi ho deciso di appendere le carte al chiodo (ridacchia, ndR). Se devo essere sincero, al momento non ho proprio voglia di conoscere il futuro, preferisco vivere quello che mi accade giorno dopo giorno senza farmi troppi piani”.
UNA DOMANDA CHE SICURAMENTE TI AVRANNO FATTO IN TANTI E CHE MOLTI CONTINUERANNO A FARTI: MOLTA GENTE CONTINUA A CONSIDERARE I DEVILDRIVER COME “IL NUOVO GRUPPO DI DEZ FAFARA”, MA ATTUALMENTE SIETE DIVENTATI UNA REALTA’ CONSOLIDATA E CON UNA PERSONALITA’ VOSTRA, BEN DEFINITA PERALTRO. TI VOLEVO CHIEDERE: QUESTA COSA RAPPRESENTA PER TE, O PER GLI ALTRI RAGAZZI DELLA BAND, IN QUALCHE MODO UN PROBLEMA?
“No guarda, non è assolutamente un problema per me questo, se avessi voluto fare un progetto solista avrei chiamato la band Dez Fafara’s Project, o qualcosa del genere, ai tempi in cui abbiamo iniziato, invece siamo da sempre un gruppo vero e proprio. Abbiamo anche noi avuto le nostre difficoltà iniziali, con qualche cambio di line up, ma oggi siamo una band solida, che sa molto bene quello che fa e ancor più sa dove vuole arrivare, musicalmente parlando. Tutti noi ricopriamo un ruolo chiave all’interno del gruppo, ciascuno di noi conosce la propria materia, sa quello che deve fare e cerca di portarlo avanti al meglio. Credo che questo sia più di tutti l’aspetto che rende più solida una band, cioè sapere chi sei, cosa devi fare cercando di farlo sempre nel miglior modo possibile”.
ALTRA DOMANDA SCONTATA, MA IN UN PERIODO IN CUI TUTTI I GRUPPI SI RIFORMANO, MI SEMBRA QUASI INEVITABILE: CI SARA’ MAI UNA REUNION DEI COAL CHAMBERS?
“No, non lo so, ne dubito fortemente… Ho anche parlato con i quattro Chambers ma non credo proprio che succederà…”.
OK DEZ, ABBIAMO FINITO, TI RINGRAZIO PER IL TEMPO CHE CI HAI DEDICATO, VUOI LASCIARE UN ULTIMO MESSAGGIO?
“Grazie mille a te per l’intervista, apprezziamo e rispettiamo sempre tutto quello che viene fatto per noi, in tutti i sensi, quindi un saluto e un ringraziamento anche a tutti quelli che dall’Italia ci seguono e ci supportano”.