Raramente un titolo è stato tanto tristemente profetico: i Devildriver, annunciato il doppio album “Dealing With Demons” si sono trovati realmente a combattere contro le situazioni più avverse durante gli ultimi anni: pandemia, malattia e cambi formazione hanno minato stabilità e percorso del gruppo, che però ne è uscito rinnovato, con rafforzata unione e fiducia e con uno spirito e una tempra che forse mancavano da tempo.
Ci siamo seduti con un riflessivo Mike Spreitzer a discutere dello sforzo titanico dietro le sessioni di registrazioni di due doppi dischi (uno di cover e uno di inediti), delle difficoltà interne e dei colleghi ritrovati, in una chiacchierata interessante con il chitarrista da sempre un po’ fuori dalla luce dei riflettori, ma notoriamente principale compositore della ‘California Groove Machine’, pilastro del gruppo e braccio destro di Dez Fafara sin dal 2004.
ERA VOSTRO INTENTO, DICHIARATO DA TEMPO, PUBBLICARE UN DOPPIO ALBUM E UN DISCO DI COVER COI DEVILDRIVER. QUANDO AVETE DECISO CHE ERA GIUNTO IL TEMPO DI FARLO?
– Per quanto riguarda il disco di cover – che poi sono diventati due – Dez ha avuto l’idea in mente da moltissimo, ma non sapevamo quale genere saremmo andati a coprire, non sapevamo nemmeno se avremmo fatto cover di un genere specifico onestamente. All’inizio mi propose di fare solo cover punk rock, perché molte delle sue influenze musicali di gioventù derivano da quei lidi. Ad un certo punto dovevamo partecipare ad una cerimonia per qualche premiazione al periodo di “Beast” (2011, ndr). Suonammo quattro canzoni dei Black Flag in quell’occasione, una con al microfono Dez, una con il loro cantante e skateboarder professionista Mike Vallely, una con Max Cavalera e una con Jamey Jasta. Dopo quell’esperienza capii che non c’era abbastanza sostanza per rendere quelle canzoni brani dei Devildriver.
Dez è sempre stato un fan dell’ ‘outlaw country’, mentre io non lo ero affatto, non ascoltavo nessun genere di musica country. Progressivamente mi ha fatto apprezzare Hank Williams III, da lì sono poi passato a Johnny Cash, Merle Haggard, Dwight Yoakam e altri, che ascolto tutt’oggi. Il genere country che trovo più nelle mie corde è il bluegrass. Ho cominciato a pensare se potessi rendere queste canzoni delle belle canzoni dei Devildriver, e la risposta che mi sono dato è stata positiva. Ho detto quindi a Dez che non pensavo fosse la cosa migliore fare un disco di cover punk, sarebbe stato migliore l’outlaw country. Per come la vedo io le canzoni punk sono troppo semplici, le linee vocali sono troppo diverse dalle nostre.
Per quanto riguarda il doppio album, penso che Dez si volesse cimentare in un’impresa del genere sin dai tempi dei Coal Chamber. Quando cambiammo l’intera formazione ed entrarono Neil e Austin (Neal Tiemann e Austin D’Amond entrarono nel ruolo di chitarrista e batterista nel 2015, entrambi uscirono dalla band nel 2021-2022, ndr) ci trovammo molto bene in studio, non ci fu una singola lite. Mi son sempre trovato benissimo con Boeklin, Kendrick e Miller (batterista, chitarrista e bassista storici dei Devildriver, ndr), ma essendo giovani e stupidi non eravamo abbastanza maturi per abbassare del tutto le barriere ed evitare disaccordi sciocchi. Litigavamo sempre per inserire quello che ciascuno di noi aveva scritto nella canzone senza guardare le cose dal punto di vista dell’ascoltatore.
Quando arrivarono Neil e Austin (il disco è stato composto con quella formazione, ndr) non c’era questa competizione, essendo nuovi loro non tentavano di imporsi e le cose sono andate a meraviglia. E’ stato un buon momento per scrivere un doppio album proprio grazie allo spirito di gruppo che c’era tra me, Neil ed Austin. E’ stato divertente. Ci è voluto davvero tanto tanto tempo però, non penso che vorrò mai più fare un’esperienza del genere.
IMMAGINO SIANO STRESSANTI DELLE SESSIONI TANTO LUNGHE. DI QUANTO TEMPO PARLIAMO?
– Abbiamo scritto i due dischi nel corso di un anno, forse qualcosa di più. Eravamo in tour durante la fase di scrittura. Ho scritto un po’ durante le date ma sono convinto di dare il mio meglio a casa, senza distrazioni. Ho finito le mie parti alla fine del 2018, da quel momento non ho più fatto nulla se non delle note per il mixing. Dez ha terminato a febbraio 2019, quindi il disco è pronto da molto, molto tempo. Da un certo punto di vista è stato anche bello, ma come mole di lavoro è davvero impegnativa. Anche per il nostro produttore Steve Abbott è stato faticoso, è stata la sua prima esperienza con un doppio. Siamo entrambi felici di esserne venuti a capo e di aver spuntato questa voce dalle ‘cose da fare nella vita’, ma sono certo che nessuno di noi voglia ripetere l’esperienza!
COM’E’ AVERE QUESTO MATERIALE FERMO PER ANNI E VEDERNE FINALMENTE LA PUBBLICAZIONE?
– E’ un sollievo, non abbiamo mai dovuto aspettare per pubblicare un disco. Sono contento di aver fatto due volumi così i nostri fan hanno potuto avere qualcosa all’inizio della pandemia. I piani originali erano di pubblicare lo stesso giorno, o a distanza di sei mesi/un anno. Poi è arrivata la pandemia e ci siamo detti ‘pubblichiamo subito la prima parte e aspettiamo di poter tornare in tour per pubblicare la seconda parte’. Napalm Records ha accettato, anche se ai tempi in cui i gruppi pubblicano EP pubblicare un doppio album è una cosa retrograda.
CI SONO STATI DEI CAMBIAMENTI DI LINE-UP RECENTEMENTE, MA C’E’ STATO ANCHE IL RITORNO DEL VOSTRO BASSISTA STORICO JOHN MILLER. CI RACCONTI COME SIETE TORNATI IN CONTATTO E COM’E’ AVVENUTO QUESTO RITORNO?
– Mi son sempre tenuto in contatto coi vecchi membri dei Devildriver. Sono ancora amico di Jeff, John e John Miller ovviamente. Lui ha creato un gruppo Whatsapp con i ragazzi della formazione storica, e ci siamo tenuti in contatto attraverso quella chat, cazzeggiando e scambiandoci ricordi.
Ad un certo punto Miller ha cominciato a mandare delle email a Dez. Loro non parlavano da molto molto tempo. Miller si è trasferito dall’altra parte del paese, nel Maine. Io lo sentivo ogni tanto, ma non così spesso. Era dell’idea che non sarebbe mai rientrato nei Devildriver, secondo me non ha più preso in mano un basso per anni. Si è dato una ripulita, ha preso la sua strada, si è sposato. Ha cominciato a sentirsi con Dez, le mail si sono trasformate in messaggi, i messaggi in chiamate. Miller mi chiamò un giorno e mi chiese: “Cose ne pensi se rientrassi nei Devildriver?“. Per me doveva convincere solo Dez, io avrei acconsentito.
Secondo me Dez ci aveva già fatto un pensierino, si erano riavvicinati molto. L’ultimo tour è stata la conferma che abbiamo fatto la scelta giusta, è davvero bello riaverlo con noi. Siamo sempre stati vicini di ‘bunk’ (il vano letto dei tour bus, ndr), appena ci siamo presi il solito posto è stata davvero una gioia, così come guardare a destra mentre suono e vedere questo gigante che sembra un vichingo… ci conosciamo da quando avevamo diciotto anni! E’ stato uno dei miei primi veri amici quando mi sono trasferito a Santa Barbara. Miller è il diretto responsabile per cui sono entrato in quel circolo di amici, probabilmente non sarei entrato nei Devildriver se non fosse stato per lui.
Io e lui abbiamo già iniziato a scrivere un nuovo disco: sono molto emozionato a riguardo, secondo me c’è stato un ingrediente che mancava nei Devildriver per molto molto tempo. Miller ha avuto molta influenza in molte delle nostre canzoni più amate da “The Fury…” fino a “Beast”. Se quelli sono i vostri dischi preferiti sarete contenti del prossimo.
TORNANDO AL DISCO, QUANTO E’ STATO DIFFICILE ORDINARE LA TRACKLIST E COME AVETE APPROCCIATO L’INTERO LAVORO?
– Quasi nemmeno ricordo, è passato troppo tempo! La prima tracklist se non sbaglio mi è stata inviata da Neil, io sono rimasto abbastanza soddisfatto.
ORDINARE LE CANZONI E’ UN PROCESSO CHE FACCIO FATICA A REALIZZARE: COME AVETE PIAZZATO AD ESEMPIO “WISHING”, PROBABILMENTE LA CANZONE PIÙ MELODICA E FUORI DAI CANONI DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA?
– Secondo me canzoni come “Wishing” sono più facili da piazzare, nessuno si aspettava una canzone come quella da noi, ed è letteralmente una delle mie preferite di entrambi i dischi. Non l’ho sentita fin quando era terminata, non sapevo cosa stava facendo Dez.
Quando il nostro produttore Steve me la mandò ero allibito, non avevo mai sentito Dez cantare così. Come gli è uscita? Ne voglio ancora! Quelle canzoni di solito si piazzano a metà disco: non puoi piazzarle all’inizio, è sbagliato metterle alla fine, a mio parere appartengono a metà tracklist. Per me anche la prima e l’ultima canzone sono abbastanza facili da individuare. Il lavoro grosso sta nel riempire il resto, perchè hai bisogno che ci sia uno scorrimento, un percorso fluido. Per capire se la sequenza è corretta ascolto il disco in macchina, è lì che capisco se c’è qualcosa che non va, è lì che ho le idee per sistemare fin quando non ho una bella esperienza d’ascolto alla guida. Poi accettiamo anche consigli da esterni ovviamente, ma questa parte del lavoro la trovo stimolante, è una delle mie preferite, specialmente quando hai scritto almeno altre venti canzoni.
PENSI CI SIA UNA ‘PALLA CURVA’ ANCHE NEL VOLUME DUE? FORSE “NOTHING LASTS FOREVER”?
– Non penso ci sia nulla di simile a “Wishing”. Avevamo un’altra canzone che la ricordava, io e Neil, ma abbiamo preferito la prima.
SO CHE DEZ HA AVUTO UN PERIODO MOLTO MOLTO COMPLICATO, PRIMA PER LA MALATTIA DELLA MOGLIE POI, IN PRIMA PERSONA, PER LE COMPLICANZE LEGATE AL COVID. COME HANNO IMPATTATO IL GRUPPO QUESTI PROBLEMI?
– Queste difficoltà ci hanno messo in pausa per un bel po’. Abbiamo dovuto cancellare tre tour. Grazie al cielo Anastasia, la moglie di Dez, sta bene ora. E’ stato brutale, ero dispiaciutissimo per lui e per tutta la sua famiglia. Poi è arrivata la mazzata del Covid: per un bel periodo Dez è stato davvero in pessime condizioni. Sono rimasto costantemente in contatto con lui, lo sentivo tutti i giorni e per un mese buono la cosa è stata davvero seria. Continuava a dirmi che le condizioni non miglioravano, è dovuto andare più volte in ospedale e chiamare più volte l’ambulanza. Quando finalmente è uscito da quella situazione pericolosa ha realizzato che si trattava di long-Covid.
Gli ci è voluto più di un anno per riprendersi, anzi ancora oggi non è al 100% e il suo dottore non vuole che faccia voli internazionali, solo quelli di massimo due-tre ore. Sta migliorando, penso che tornerà come prima molto presto, il dottore è molto positivo sul suo recupero. Mentalmente non è mai stato meglio. Aver creduto di morire e aver provato la sensazione di poter perdere tua moglie ti segna. Ho notato un bel cambiamento in lui, è sempre stato una persona grata e positiva, ma ora lo è ad un livello superiore.
WIKIPEDIA DICE CHE FARETE UN ALBUM FINALE NEL 2024-2025 E SUCCESSIVAMENTE VI PRENDERETE UNO STOP PROLUNGATO PER QUATTRO O CINQUE ANNI. E’ LA VERITA’?
– Faremo un ultimo disco? Non è vero (controlla Wikipedia, ndr). Wow. Leggo ora. O le parole di Dez sono state travisate e tolte da qualche contesto oppure ha preso troppo caffè quel giorno! Spero che il nostro prossimo album non sia l’ultimo, i piani non sono di certo quelli. Abbiamo ancora qualche cartuccia da sparare.