DIAMOND HEAD – Il treno della morte

Pubblicato il 31/05/2019 da

Attivi dal lontano 1976, i Diamond Head hanno contribuito alla nascita della NWOBHM ed a farla conoscere in tutto il mondo. Nonostante non siano mai riusciti ad ottenere lo stesso enorme successo di illustri colleghi come Iron Maiden o Saxon, Brian Tatler e compagni hanno il merito di aver influenzato generazioni di musicisti, alcuni dei quali sono poi divenuti delle vere star (chi ha detto Metallica?). Spesso la cattiva sorte (leggete: management ed etichette discografiche non all’altezza) si è piazzata tra la band ed il successo, eppure questi grandi musicisti ancora oggi non hanno intenzione di appendere gli strumenti al chiodo.  In occasione dell’uscita del nuovo “The Coffin Train”, ottavo lavoro in studio per la formazione di Stourbridge, ci siamo messi in contatto con il leader e chitarrista Brian Tatler. Gentile ed entusiasta, per tutta la nostra chiacchierata Tatler non ha mai smesso di elogiare il suo nuovo braccio destro Rasmus Bom Andersen, cantante che questa volta ha assunto anche il ruolo di produttore.

A QUESTO GIRO ABBIAMO DOVUTO ATTENDERE SOLTANTO TRE ANNI PER VEDERE IL SUCCESSORE DI “DIAMOND HEAD”. LA MACCHINA SI E’ DEFINITIVAMENTE RIMESSA IN MOTO?
– Il futuro non si sa cosa può celare, ma confido nel fatto che saremo più veloci, non passeranno undici anni per vedere un nuovo disco dei Diamond Head.  Subito dopo la pubblicazione del nostro precedente disco, nel 2016, ho iniziato a suonare e registrare tutte le mie idee per le nuove canzoni. Ad inizio 2017 ho mandato a Rasmus Bom Andersen dei CD con tutte le mie idee registrare, in modo da capire quali fossero le migliori dal suo punto di vista. Una volta scelti i brani migliori, mi sono trovato con Rasmus nel suo appartamento di Londra, per iniziare veramente a costruire le canzoni, a pensare alle migliori parti di chitarra e alle linee vocali. Abbiamo trascorso diverso tempo prima di arrivare al risultato finale. Ad esempio, se un brano piaceva a me, ma non a lui, provavo a suonarlo in modo differente, e lo stesso valeva anche per Ras. Insieme i pezzi sono stati suonati varie volte in vari modi diversi, fino ad arrivare alle versioni che trovare su “The Coffin Train”. Alla fine dei conti, sono serviti sei mesi prima di arrivare alla versione finale delle parti musicali, in più anche Rasmus si è preso alcuni mesi per lavorare con la dovuta calma alle sue parti vocali.

PUR ESSENDO UNO DEGLI ULTIMI ARRIVATI, MI PARE DI CAPIRE CHE RASMUS SIA OGGI UN ELEMENTO FONDAMENTALE PER LA BAND.
– Assolutamente sì, Rasmus si è integrato benissimo con noi, sia a livello artistico sia come persona. In questi anni è cresciuto molto ed oggi è un elemento davvero importante per il gruppo. Molto di “The Coffin Train” è merito di Rasmus, come dicevo prima abbiamo scelto insieme le migliori idee scritte da me, lui poi si è occupato di tutte le sue parti vocali, di scrivere i testi ed ha anche dato un grande contributo in termini di produzione, perché il disco è stato prodotto e mixato nel suo Raw Sound Studio a Londra. Se pensiamo al precedente disco, dove Rasmus si è solo occupato dei testi, converrai con me che questa volta ha lavorato molto di più, è veramente stato una parte attiva del nuovo album. Io sono molto contento di non dover fare tutto il lavoro, Rasmus sin da subito è entrato nella mentalità del gruppo e le sue idee sono quasi sempre fantastiche, anche se poi io supervisiono il tutto perché voglio che ogni nostro disco suoni esattamente alla Diamond Head.

SICURAMENTE HAI DATO A RASMUS MOLTA FIDUCIA, DOPO UN SOLO DISCO INSIEME LO HAI INVESTITO DELLA CARICA DI PRODUTTORE.
– Sai, per quanto riguarda il precedente disco, era davvero troppo presto per lasciare a Rasmus una tale responsabilità. Abbiamo lavorato tutti insieme molto anche per permettergli di entrare nella nostra mentalità ed infatti “Diamond Head” risulta prodotto da tutta la band. Con “The Coffin Train” Rasmus si è offerto di produrre il disco, mi ha detto che se la sentiva e che sarebbe stato all’altezza della situazione. Io e gli altri ragazzi della band abbiamo quindi deciso di dargli fiducia, così ha prodotto il disco e lo ha anche mixato. A lavoro ultimato siamo rimasti tutti molto entusiasti di lui, si è dimostrato un grande professionista e ha dato al disco dei suoni strepitosi.

PER LE REGISTRAZIONI INVECE VI SIETE AFFIDATI A DUE STUDI DIFFERENTI, I VIGO STUDIOS PER CHITARRE, BASSO E VOCE, MENTRE LA BATTERIA E’ STATA REGISTRATA AI CIRCLE STUDIO DI BIRMINGHAM.
– La ragione è molto semplice, i Circle Studio sono veramente fantastici, spaziosi e con un equipaggiamento di ultima generazione. Questo comporta un costo elevatissimo per le registrazioni, francamente noi non potevamo permetterci di realizzare tutte le parti dei vari strumenti a Birmingham. Abbiamo potuto affittare i Circle Studio per tre giorni e in questo breve tempo siamo riusciti a registrare tutte le parti di batteria. E’ stata una scelta economicamente impegnativa, ma volevamo che la batteria suonasse veramente alla grande. Siamo poi tornati ai Vigo per registrare gli altri strumenti. Avevamo già lavorato in quello studio per il nostro precedente disco ed i suoni di batteria erano l’unica cosa che non ci aveva convinto al cento per cento, motivo per cui questa volta si è scelto di lavorare con due studi diversi. Come ti dicevo, alla fine tutto il materiale è stato prodotto e mixato da Rasmus nei suoi studi a Londra.

SE PENSIAMO AI VOSTRI VECCHI LAVORI, COME “LIGHTNING TO THE NATIONS” O “BORROWED TIME”,  QUESTI SONO STATI REGISTRATI CON MEZZI MOLTO PIU’ ANTIQUATI RISPETTO ALLE POSSIBILITA’ ODIERNE, EPPURE AVEVANO UN SUONO MOLTO SEMPLICE E NATURALE, MA DECISO CHE DAVA L’IDEA DELLA VOSTRA FORZA LIVE. TU CHE HAI VISSUTO I CAMBIAMENTI DOVUTI AL PROGRESSO TECNOLOGICO, RIMPIANGI I VECCHI TEMPI O RITIENI CHE LE NUOVE TECNICHE DI REGISTRAZIONE VI ABBIANO RISOLTO MOLTI PROBLEMI?
– A essere sincero, mi trovo molto meglio oggi perché si possono ottenere buoni risultati con un costo molto più contenuto (ride, ndr). Per quanto ricordi con grande piacere i tempi delle registrazioni di “Borrowed Time”, in quegli anni eravamo molto più stressati, perché dovevamo registrare nel minor tempo possibile ed eventuali errori da correggere portavano via molto più tempo. Oggi la tecnologia digitale ci permette di tagliare e incollare le nostre parti, cancellare e inserirne di nuove, tutto in pochissimo tempo e con costi decisamente inferiori. Ricordo quando abbiamo ottenuto un discreto successo con “Canterbury”, a quei tempi registrarlo ci è costato svariate decine di migliaia di sterline. Pagare queste somme significava avere il fiato sul collo della casa discografica, che spingeva in qualsiasi modo per ottenere successo e soprattutto un ritorno economico ingente. Tutto ciò ci ha causato grande stress, oggi invece per ripagarci le spese non siamo obbligati a vendere decine di migliaia di copie, anche perché sarebbe molto difficile ottenere certe cifre nell’era di internet e del download selvaggio e gratuito di musica.

“THE COFFIN TRAIN” PORTA CERTAMENTE AVANTI IL SOUND DEI DIAMOND HEAD, EPPURE IN DIVERSI CAPITOLI HO NOTATO UN APPROCCIO PIU’ MODERNO ED AL PASSO CON I TEMPI.
 – Sono d’accordo e ancora una volta devo dire che gran parte del merito è di Rasmus. Per quanto io scriva canzoni nel classico stile dei Diamond Head, Ras in veste di produttore ha reso il disco molto appetibile anche per le nuove generazioni di ascoltatori. Non si tratta di un disco per nostaligici, al suo interno troverete pezzi molto classici come “Belly Of The Beast” ed altri che presentano la band in una veste più fresca (“The Sleeper”). Direi che in fondo c’è stata l’intenzione di agire in un certo modo, anche perché cerchiamo sempre di portare qualche elemento nuovo nella nostra musica, altrimenti saremmo i primi ad annoiarci. Su “The Coffin Train” abbiamo puntato molto sulle parti vocali, sui cori e sui miei riff di chitarra.

“THE COFFIN TRAIN” E’ UN TITOLO MOLTO PARTICOLARE PERCHE’ EVOCA IMMAGINI OSCURE.
– Infatti nasce da un incubo di Rasmus. Quando ci siamo trovati per decidere come intitolare il disco, Rasmus mi ha raccontato di questo sogno, dove lui si trovava su un treno, che viaggiava e dietro di esso c’era il cielo illuminato da fuochi, causati da esplosioni. Questo incubo ci è stato di ispirazione e alla fine Ras ha tirato fuori “The Coffin Train” che è subito piaciuto a tutti. Il concetto di morte lega anche i testi delle canzoni che, pur essendo slegati tra di loro, in qualche modo sono tutti connessi alla morte. Direi che tutti i testi sono molto oscuri, si tratta di un disco certamente non solare, ma al contempo pieno di energia.

LA CANZONE “SHADES OF BLACK” SE NON SBAGLIO, E’ DEDICATA A CHRIS CORNELL, IL CANTANTE DEI SOUNDGARDEN MORTO DUE ANNI FA.
– Sì, questa canzone è il nostro tributo personale ad una grandissimo artista che tutti noi stimiamo molto. Rasmus adorava Chris Cornell, probabilmente è il cantante che più lo ha influenzato nella sua crescita artistica. Ras ha voluto dedicare una canzone al suo idolo e noi siamo stati d’accordo.

A LAVORI ULTIMATI, DOVE COLLOCHERESTI “THE COFFIN TRAIN” ALL’INTERNO DEL TUO INDICE DI PREFERENZA DI TUTTI I DISCHI DEI DIAMOND HEAD?
 – Sarebbe scontato e banale affermare che “The Coffin Train” sia il miglior disco dei Diamond Head. Credimi però, io adoro alla follia il nostro ultimo disco, credo possa competere con i nostri lavori più famosi. Personalmente mi piacciono molto anche “Lightning to The Nations” o “Death And Progress”, ma prendendo in considerazione il nuovo disco, posso dirti che la title track, a mio avviso, è una delle più belle canzoni mai scritte dai Diamond Head. I due album che ti ho citato sono difficili da battere, ma posso anche citare il precedente “Diamond Head”, perché l’ingresso in formazione di Rasmus ha portato nuova energia all’interno della band.

BRIAN, DOPO QUARANT’ANNI IN UNA BAND, IL TUO AMORE PER LA MUSICA E’ UN PO’ SCEMATO?
– No, anzi direi proprio il contrario. Oggi più che mai sono letteralmente ossessionato dalla musica, non potrei mai passare un giorno senza ascoltare musica. Appena ne ho l’opportunità mi metto a suonare, registro le idee che mi vengono in mente. Forse rispetto a quarant’anni fa scrivo meno materiale, ma se penso a quei tempi devo ammettere che molte canzoni si somigliavano troppo l’una con l’altra. Meglio scrivere meno, ma non ripetersi mai.

SPESSO CITATI COME GRANDE FONTE DI INFLUENZA DA UN SACCO DI GRANDI BAND, VOI E POCHI ALTRI SIETE CONSIDERATI COME I PILASTRI DELLA NWOBHM.
– In termini commerciali credo che alla fine la maggior parte del merito di aver reso famosa la NWOBHM vada a band come Saxon e soprattutto Iron Maiden. Sono stati loro a riempire le arene e ad identificare il movimento inglese con un sound ben definito. Il nostro piccolo merito credo sia stato in termini di influenza artistica, per l’appunto con grandi band come Metallica, che hanno fatto diverse cover di pezzi nostri, e Megadeth. Se si ascolta attentamente canzoni come “The Four Horsemen” o “Seek And Destroy”, credo che si sente l’influenza che abbiamo avuto sui Metallica. Io sono molto contento se con la mia musica ho, nel mio piccolo, influenzato band che sono diventate tra le più famose al mondo.

PERO’ IL GRANDE SUCCESSO COMMERCIALE NON E’ MAI ARRIVATO.
 – Non mi importa, io sono contento soprattutto di una cosa: il rispetto. Sentire band che vendono cento volte più di noi nominare i Diamond Head come fonte di influenza per me è una grande soddisfazione, perché vuol dire che il nostro lavoro viene apprezzato e che siamo rispettati anche dai più grandi. Purtroppo negli anni d’oro non abbiamo mai avuto un management professionale ed in grado di farci salire di livello, a differenza degli Iron Maiden ad esempio. Abbiamo dovuto affrontare diversi problemi con la nostra vecchia etichetta e, mentre Maiden e Saxon andavano avanti e crescevano, noi siamo rimasti impantanati del fango. Non dico che saremmo diventati i numeri uno, ma avremmo potuto fare davvero molto di più.

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