DI’AUL – Questione di dualità

Pubblicato il 09/03/2025 da

Intimi, profondi, passionali. Tanto nei testi, quanto nella musica: con il nuovo “EvAAve” i pavesi Di’Aul hanno plasmato una nuova impronta intorno alla propria formula permeata di doom e sludge.
Tramite riff di immediata presa, una sezione ritmica trascinante ed il timbro roco ed infuocato di Cosimo ‘MoMo Cinieri, la band ha rappresentato un perfetto quadro dove il dualismo delle cose è il punto focale della trama artistica, con la figura femminile, vista nella sua globalità, nelle vesti di protagonista assoluta della contrapposizione.
Un disco che scava all’interno di ognuno di noi: ne abbiamo parlato con lo stesso ‘MoMo’ Cinieri ed il batterista Andrea ‘Rex’ Ornigotti. Buona lettura!

CIAO RAGAZZI, BENVENUTI. PRIMA DOMANDA: COM’E’ NATA L’IDEA DI “EvAAve” E QUAL È IL SIGNIFICATO CHE SI CELA DIETRO TALE TITOLO?
MoMo: – La dualità è alla base dell’intero disco: la stessa copertina vuole rappresentare quest’idea legata culturalmente al mondo femminile, ma che in realtà appartiene ad ognuno di noi. Ed è un filo conduttore che investe anche i testi, ispirati per lo più alle poetesse quali Sylvia Plath ed Amelia Rosselli.
Ma “EvAAve” è anche un gioco di parole che contrappone la ‘prima’ donna biblica Eva, figura bistrattata nella Bibbia e sempre legata a scenari cupi e desolanti nonchè al peccato originale, all’Ave che invece è, secondo una lettura cristiana, un invito alla gioia ed è legata alla figura di Maria, che secondo la Chiesa riscatta la sorte di Eva; in realtà la figura femminile ‘di riscatto’ voluta e costruita dal cattolicesimo non è poi così perfetta.

IL DISCO È STATO REGISTRATO IN PRESA DIRETTA, LA QUALE “CATTURA LA VISCERALITA’ DI UN LIVE” (O ALMENO, COSI’ RIPORTA IL VOSTRO COMUNICATO). CONFERMANDO LE SENSAZIONI IN SEDE DI ASCOLTO, COME E’ NATA LA DECISIONE DI SCEGLIERE QUESTO MODUS OPERANDI?
Rex: – Volevamo ricreare un po’ le atmosfere degli anni ’70, dove tutto il nostro genere è nato e quindi, dopo un’accurata ricerca, abbiamo trovato Enrico Baraldi ed il Vacuum studio. Loro hanno la strumentazione vintage che ci serviva, Enrico è stato molto bravo a gestire la presa diretta e, per ricreare ancora di più l’atmosfera che cercavamo, abbiamo anche ‘re-ampato’ le batterie su nastro. Siamo molto soddisfatti del risultato.

ENTRIAMO UN PO’ NEL DETTAGLIO DEI VARI BRANI: I TITOLI SONO MOLTO INTRIGANTI E MISTERIOSI, QUALI SONO I TEMI AFFRONTATI?
MoMo: – Come detto, il filo conduttore del disco ruota intorno alla figura/lato femminile, da intendersi però come un qualcosa che va oltre il semplice genere: qualcosa che noi tutti abbiamo ma spesso, per educazione, morale o quant’altro sopprimiamo perchè questa società ci insegna che è solo segno di debolezza. Il ‘femminile’ è, alla fine, la parte più importante in ciascuno di noi e nasconde in sè quello che Garcia Lorca chiamava ‘Duende’, che è anche il titolo della traccia che apre il disco, ovvero quella “forza misteriosa che emana lo spirito della Terra e si può sentire ma non si riesce a spiegare”.
Nei testi si affrontano diversi temi e situazioni con cui quotidianamente facciamo i conti e, molto spesso, non proprio come vorremmo: purtroppo agiamo e reagiamo secondo stilemi dettati da una società che ritiene siano i più corretti ma che, di fatto, per noi non lo sono; è quindi ipocrita non affrontare una propria emozione seguendo l’istinto. E così, ad esempio, in un brano come “Duende”, si affronta il tardivo confronto con la propria famiglia, si cerca un riscatto nel ricordo e si accetta anche l’impossibilità di risoluzione dovuta al fatto che il tempo e le persone sono passate.

ARGOMENTI INTIMI, INFLUENZATI, COME ACCENNATO PRIMA, ANCHE DALLA POESIA: IN QUESTO SENSO, CHE RUOLO HANNO AVUTO LE FIGURE DI AMELIA ROSSELLI E SYLVIA PLATH?
MoMo: – E’ stato difficile trovare in poeti di genere maschile la capacità di affrontare le tematiche suddette con uno spirito più ‘sensibile’: capaci di parlare anche di argomenti semplici e intimi senza per forza un retaggio machista. Invece leggendo “La campana di vetro” di Sylvia Plath o alcune poesie di Amelia Rosselli, ma anche Emily Dickinson, abbiamo trovato una sorta di sublimazione di questi argomenti e soprattutto il coraggio di affrontarli con la propria fragilità umana ed artistica.

UNO DEGLI ELEMENTI VINCENTI DEL VOSTRO SOUND È QUELLO DI CERTIFICARE OGNI PEZZO CON UN RIFF PORTANTE, SEMPLICE, CHE SI STAMPA FACILMENTE IN TESTA, INTORNO AL QUALE POTER POI APRIRE VARIAZIONI DEL CASO: NE SONO UN ESEMPIO “TAR WINGS”, “MAD DALENA” E “SUCCUBI ET INCUBI”. COME È AVVENUTA LA SCRITTURA DEI VARI BRANI?
Rex: – Ci piace tantissimo improvvisare in sala prove! In questo senso, Lele, il chitarrista, è una fucina di riff, di idee e spesso si parte da quello, tuttavia anche riff già scritti ci hanno dato la possibilità di sviluppare il brano. A volte suoniamo per quindici/venti minuti senza fermarci, lasciandoci trasportare dal sound e poi teniamo le parti migliori.

A PROPOSITO DI “SUCCUBI ET INCUBI”: A NOSTRO AVVISO E’ UNO DEI BRANI MIGLIORI DELL’INTERO ALBUM, DAVVERO TRASCINANTE. SINGOLARE POI, NELLA PARTE FINALE, IL REFRAIN CANTATO A CAPPELLA. DI CHI SONO LE VOCI?
Rex: – Quello è stato un gran bel lavoro di MoMo, l’idea era quella di ricreare un coro gospel in stile vecchi spiritual e lui ha registrato la parte in tante tonalità diverse e poi Enrico le ha messe tutte insieme ed è uscita una bomba.
MoMo: – L’idea mi è venuta ascoltando “Negro Prison Blues And Songs” di Alan Lomax, una raccolta di gospel-blues registrati nei penitenziari del Tennesse e della Louisiana.

SUL PODIO DEI PEZZI TOP C’E’ SICURAMENTE ANCHE “GEOSMINA”, MOLTO ‘SABBATHIANO’ CON IL SUO INTRO TRIBALE E UNA SECONDA PARTE PIU’ HEAVY E RITMATA. VOLETE DIRCI QUALCOSA IN PIU’ IN MERITO?
MoMo: – In “EvAAvE” ci sono due brani strettamente collegati: “Geosmina” e “Petricore” i cui nomi richiamano rispettivamente l’odore della terra umida e l’odore della pioggia. In entrambi i testi, la natura è incarnazione del femminile sacro: misteriosa, imperfetta, ma capace di offrire protezione, saggezza e rigenerazione. La connessione con il femminile è implicita nelle immagini di crescita, nutrimento e trasformazione. La ciclicità e la resilienza della natura richiamano il potere del femminile di creare e sostenere la vita, mentre la sua vulnerabilità e imperfezione la rendono straordinariamente umana e divina al tempo stesso.
In “Geosmina” la Natura non è solo un luogo fisico, ma un campo di forza spirituale, rivelando una dimensione sacra che guida e protegge. Questa prospettiva richiama l’archetipo del femminile come mediatrice tra il mondo materiale e quello spirituale, custode di un sapere antico e intimo che unisce vita e morte, creazione e distruzione. In “Petricore” invece, si richiama un ciclo di vita e rigenerazione, con immagini che suggeriscono fertilità e nascita. La frase “spreading seeds mouth to mouth” richiama un atto d’amore e connessione, un’idea che evoca la capacità creativa e relazionale del femminile.

UN ALTRO BRANO CHE HA MESSO SUBITO IN CHIARO LA QUALITA’ DI “EvAAvE” È “TAR WINGS”: SINGOLO APRIPISTA IN CUI, TRA LE ALTRE COSE, VI SCAGLIATE CONTRO UN CERTO MODO DI INTENDERE LA MUSICA, ORMAI SOGGIOGATA DALLA PLASTICA SONORA. DOVE ANDREMO A FINIRE?
MoMo: – Al netto delle parole usate nei brani, siamo comunque ottimisti, almeno nei confronti del futuro musicale: ritengo che ci sia un grande interesse ed approccio critico da parte dei giovani nei confronti della musica. Sono molto attenti alla musica contemporanea ed i più curiosi esplorano quella del passato.
Non è sano inculcare nelle loro menti che ciò che è stato non sarà mai più, perchè altrimenti nessuno si sentirà più in grado di fare meglio, e questo potrebbe essere un vero problema. La grande differenza la farà sempre la curiosità di scoprire e conoscere, anche in tutti gli ambiti culturali. Poi ci sarà sempre una parte della società assopita da ‘armi di distrazione di massa’ e la china verso una cultura analfabeta è sempre un rischioso epilogo.

RIMANENDO IN TEMA DI PRODUZIONE ANALOGICA, NEL VOSTRO ALBUM SI RESPIRA OGNI VIBRAZIONE DEGLI STRUMENTI MESSI IN GIOCO, IN PRIMIS LA VOCE DI COSIMO, SEMPRE PIU’ ROCA ED AVVOLGENTE, IN PIENA COESIONE CON I TESTI DEI VARI BRANI. POSSIAMO DEFINIRLO UN MARCHIO DI FABBRICA DEI DI’AUL?
Rex: – MoMo è sicuramente la nostra arma vincente, soprattutto in questo disco: volevamo creare pezzi granitici con pochi riff, poche note, molto respiro e in una situazione come questa è la voce che deve esprimere al meglio il tutto, e lui è stato veramente bravo.

IN UN ‘MONDO DI PLASTICA SONORA’ (COME VOI LO DEFINITE) QUALI SONO DUNQUE I VOSTRI ASCOLTI ODIERNI?
Rex: – Io lo dico sempre, ascolto solo gente morta (ride, ndr)… a parte gli scherzi, fortunatamente nel nostro genere si continua a registrare un po’ alla vecchia e lo scorso anno sono usciti lavori notevoli come il disco degli The Obsessed e degli Orange Goblin o, per stare nel nostro paese, i Thedus, i Satori Junk e ora il nuovo singolo dei Messa.

“EvAAvE” E’ USCITO PER LA MINOTAURO RECORDS: QUANDO E COME E’ NATO IL RAPPORTO CON LA STORICA ETICHETTA?
Rex: – Marco Melzi è un nostro concittadino, quindi è stato abbastanza semplice arrivare a fargli ascoltare il disco, ma non ti nascondo che quando ha accettato di farlo uscire come Minotauro Records eravamo al settimo cielo!

PROSSIMI PASSI? COSA PREVEDE IL VOSTRO PROGRAMMA LIVE?
Rex: – Il 7 febbraio abbiamo presentato il disco al We Fucking Grave Party, il 22 febbraio suoneremo alla Cooperativa di Abbiategrasso con i Satori Junk e il primo marzo nella nostra Pavia al Circolo via d’Acqua con i Chrysalis di Cremona (l‘intervista si è svolta lo scorso gennaio, ndr). Abbiamo ancora tante date in fase di conferma, alcune all’estero: come si dice, stay tuned!

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