A sette anni di distanza dall’ultima uscita discografica, i Dimmu Borgir si ripropongono sul mercato con un doppio DVD di cui vi abbiamo recentemente raccontato i contenuti. L’occasione della pubblicazione, dopo una lunga gestazione, di “Forces Of The Northern Night”, ci ha fornito l’occasione di scambiare una chiacchierata con Shagrath e di parlare di questa uscita e di molto altro: dai fatti di cronaca degli anni Novanta che risultano, ormai, un fardello per molte band, all’underground black metal, dal suonare con un’ orchestra a… Bob Marley. Che piacciano o no, i Dimmu Borgir hanno contribuito a creare un genere (o, meglio, una sua deriva) e hanno mantenuto, fin dall’inizio della loro carriera musicale, un’innegabile coerenza stilistica. Shagrath si è rivelato una persona pacata e disponibile, oltre ad un musicista che crede profondamente in quello che fa. Buona lettura.
CIAO SHAGRATH COME VA?
“Molto bene, direi. Sono piuttosto stanco per la promozione del DVD; pensi sempre che una volta che il tuo lavoro finalmente esce sia tutto finito, invece sei solo a metà del lavoro. Inoltre l’impegno ha coinciso con le registrazioni del nuovo disco (appena finito) e quindi lo sforzo è stato doppio, ma siamo molto soddisfatti per entrambe le cose”.
INIZIAMO, ALLORA, A PARLARE DEL DVD…
“E’ stato un lavoro immenso. Abbiamo dovuto mettere insieme tutte le parti e ci abbiamo messo un sacco di tempo. Sai, dovevamo unire moltissimi elementi ed è stato un lavoro davvero complicato: volevamo che il risultato catturasse appieno lo spirito e l’energia dei due show (quello di Oslo e quello di Wacken) e che i nostri fan potessero avere un prodotto degno della loro fedeltà e della fatica che noi abbiamo profuso in questi impegni. Il risultato finale è davvero una figata. Quando mi è arrivato a casa il package nella sua forma finale, aprirlo e vedere il risultato di tutta la fatica che ci abbiamo messo è stata una sensazione fantastica. Abbiamo sempre lavorato tantissimo, con il massimo dell’impegno ed è stato, dopo venticinque anni di carriera, una specie di premio. Il nostro punto più alto”.
ENTRAMBI GLI SHOW SONO INCENTRATI SU “ABRAHADABRA”, “DEATH CULT ARMAGEDDON” E “PURITANICAL EUPHORIC MISANTHROPIA”: C’È SOLO UN PEZZO DA “ENTHRONE DARKNESS TRIUMPHANT” E “IN SORTE DIABOLI” E NULLA DAGLI ALTRI DISCHI…
“Si, è vero. Abbiamo scelto, tra tutto il nostro repertorio, i pezzi che, secondo noi, erano i migliori o i più adatti ad essere eseguiti con il supporto di un’orchestra. Non è stata una scelta facile e ci abbiamo messo un po’ a trovare un accordo definitivo su tutti i pezzi, però credo che il risultato finale ci abbia dato ragione. Certo, non è banale, per una band con il nostro sound, cercare di capire quali canzoni siano le più adatte perché le componenti sinfoniche sono una parte fondamentale della musica dei Dimmu Borgir. Certo, se rifacessimo uno show di questo tipo, sicuramente proporremmo pezzi diversi”.
PENSI CHE POTREBBE SUCCEDERE?
“Mai dire mai”.
HO TROVATO MOLTO INTERESSANTE ANCHE LA PARTE DI INTERVISTE ‘DIETRO LE QUINTE’. SI PERCEPISCE LA TENSIONE CHE CRESCE IN VOI PRIMA DELLO SHOW DI OSLO.
“Si è stato difficile ed in effetti la tensione aumentava di giorno in giorno: più si avvicinava la data del concerto, più ci rendevamo conto di come un’idea nata quasi per caso si stesse davvero concretizzando. Io sono un perfezionista e volevo che tutto fosse fatto al meglio, quindi puoi immaginare quando sia stato lungo preparare tutto; in più era molto diverso dal solito. Di solito, quando proviamo, siamo noi i ‘professionisti’, questa volta ci trovavamo con un’orchestra e ci sentivamo in difficoltà, come se fosse la prima volta che facevamo delle prove. Eravamo, ovviamente, intimoriti all’inizio ma tutto è andato per il verso giusto. Il risultato è davvero figo e tutto sta insieme ottimamente”.
SECONDO TE, COSA HA CONTRIBUITO A QUESTA RIUSCITA?
“Oltre al perfezionismo ed alla professionalità di cui ti parlavo prima, credo che molto dipenda anche dalla nostra musica: il nostro sound si presta a questo genere di ‘esperimenti’, ma non tutti i generi si prestano. Se penso ai Metallica o ai Kiss con l’orchestra, devo ammettere che il risultato non mi piace per niente. Mi danno l’impressione di una rock band che suona con un’orchestra dietro aggiunta. Invece, per noi, questa componente è sempre stata parte della musica che facciamo, quindi il risultato è forse più coerente, più naturale”.
IN EFFETTI VOI SIETE STATI UNA DELLE PRIMISSIME BAND A PORTARE ORCHESTRAZIONI E SYNTH NEL BLACK METAL…
“Le orchestrazioni sono parte della nostra musica da sempre e giocano un ruolo fondamentale nel nostro sound, quindi per noi è stato naturale aumentare sempre di più questa componente. Se fai sempre lo stesso disco, sopraggiunge la noia e, quindi, la mancanza di ispirazioni; sono poche le band che possono permettersi di ripetere, più o meno, sempre lo stesso disco ( mi vengono in mente, per esempio, gli AC/DC), ma la maggior parte dei gruppi deve evolversi e spingere ogni volta il limite oltre. E’ difficile perché oggi la musica è diversa e viene consumata sempre più in fretta, spesso senza troppa attenzione. I Dimmu Borgir non fanno musica da ascoltare in macchina o in un lettore mp3: la nostra musica ha molti strati, molti livelli e molti aspetti che vanno assimilati lentamente. E’ musica che va ascoltata tante volte, possibilmente riprodotta da un buono stereo, di notte e alla luce delle candele”.
MAGARI SU VINILE…
“Ovviamente (ride, ndR). Il supporto è una scelta personale, io sceglierei il vinile ma solo perché sono un collezionista accanito di questo tipo di formato”.
TORNANDO AL DVD, QUALI SONO LE DIFFERENZE PRINCIPALI TRA LO SHOW DI OSLO E QUELLO DI WACKEN?
“Nel concerto di Oslo, sicuramente, il suono è migliore. Eravamo al chiuso, la registrazione è impeccabile e c’è stata molta più preparazione, quindi anche noi eravamo più a nostro agio. Sai, c’era gente che è venuta letteralmente da ogni parte del mondo solo per vederci e di questo noi siamo infinitamente riconoscenti, è stato veramente incredibile. Ma devo confessarti che la vera sfida è stata il concerto di Wacken. Avevamo solo mezz’ora per prepare il set e dovevamo portare più di cento persone sul palco; inoltre si trattava di un open air, con le mille incognite che questo comporta, e ovviemante il suono è meno pulito. Ma sono molto soddisfatto perché era una vera sfida riuscire a riproporre questo tipo di concerto in una situazione del genere. Quando abbiamo iniziato a suonare, c’era ancora il sole (e questo, ovviamente, non è il massimo per chi fa il nostro genere di musica) ma, per fortuna, più di metà dello show è al buio, quindi in una dimensione che più si adatta a noi. Ovviamente c’è anche la differenza di pubblico: a Wacken c’era una folla immensa e, anche se fai il musicista da anni, è una componente che non ti lascia mai indifferente. Naturalmente il pubblico di Wacken non era formato solo da nostri fan, come in Norvegia e, certo, a Oslo eravamo più preparati e tutto è stato perfetto”.
NEL DVD ACCENI AI FATTI DI CRONACA LEGATI ALLA SCENA BLACK METAL NORVEGESE DEGLI ANNI NOVANTA. PENSI CHE UN GIORNO SARÀ POSSIBILE PARLARE DI BLACK METAL SENZA DOVER, PER FORZA, TIRARE IN BALLO LE SOLITE QUESTIONI DI OMICIDI, ROGHI DI CHIESE, ETC.? ALLA FINE SI PARLA DI FATTI AVVENUTI PIÙ DI VENT’ANNI FA…
“Certo! Spesso la gente mi contatta dicendomi che vuol fare un documentario o un libro sul black metal e mi chiede se voglio partecipare. Mi fa davvero incazzare vedere che, poi, tutto quello che vogliono è chiedermi di parlare di quello che è avvenuto in quegli anni; è passato così tanto tempo che non ha più senso continuare a discutere. Lasciamo che il passato sia il passato e basta. Di quel tempo io ricordo la magia dell’atmosfera e tanti bellissimi dischi, sicuramente certi fatti hanno aiutato le band ad avere visibilità ma se non ci fosse stata della buona musica sarebbe finito tutto lì. Invece le band di allora continuano a esserci e a fare bei dischi, band come Darkthrone e Satyricon; se gruppi come questi non avessero fatto grandi dischi, nessun fatto di cronaca avrebbe potuto mantenere in vita un intero genere. Invece, come dici tu, dopo vent’anni ci sono ancora persone interessate solo a quelle storie. Per come la vedo io, ti ripeto: lasciamo che il passato resti passato”.
SONO D’ACCORDO. DURANTE LA VOSTRA CARRIERA LE COMPONENTI ORCHESTRALI E SINFONICHE SONO DIVENTATE SEMPRE PIÙ IMPORTANTI NEL VOSTRO SOUND…
“C’è stata sicuramente un’evoluzione nel nostro sound: è normale e per fortuna che succede. Per una band underground come noi è impossibile fare sempre la stessa cosa, dobbiamo cambiare e migliorarci perché non avrebbe senso ripetere quello che abbiamo già fatto”.
VI SENTITE UNA BAND UNDERGROUND?
“Veniamo dall’underground e non lo abbiamo mai dimenticato. Facciamo black metal, pur se molto diverso dall’inizio, e anche se i miei gusti sono cambiati, continuo a seguirlo e se mi capita di sentire qualche nuova band, la ascolto volentieri”.
CHE GENERI TI PIACCIONO?
“Ascolto molto rock anni 70: ho una collezione di vinili eredita da mio padre, poi cose molto diverse da Johnny Winter a Bob Marley. In ogni gente musicale puoi trovare oscurità”.
IMMAGINO LE REAZIONI DI CHI LEGGERÀ “SHAGRATH ASCOLTA BOB MARLEY”.
“(Ride, ndR). Si me le immagino anche io, ma ho imparato a fregarmene. E’ lo stesso che succede con la nostra musica: ci hanno sempre criticato, fin dal primo disco. Forse perché andavamo contro certe regole ma non mi è mai importato niente di quello che dice la gente. Ognuno è libero di avere la sua opinione, ma spesso penso che chi ci critica lo faccia senza neanche averci mai ascoltato attentamente, oppure perché ripete qualcosa detto da qualcuno che a sua volta ripete qualcosa detto da qualcun altro. Non deve piacerti per forza la nostra musica e se non ti piace, va bene così. Puoi criticarla, ma mi piacerebbe che quelli che ci criticano fossero persone che conoscono la nostra musica. Ma non importa, questo odio, in un certo senso, ci dà forza, lo trasferiamo nella nostra musica. Certo un tempo era diverso, ascoltavi un disco tante volte prima di decidere se ti piaceva o no; adesso basta scaricarlo da internet, lo ascolti in fretta e poi sei già su Facebook a scrivere cosa non ti è piaciuto. Va bene, questo è il mondo della musica oggi e non ha senso pensare che si possa tornare indietro, ma per me è triste. Io non ascolto musica in questo modo. Per fortuna chi ascolta metal è ancora molto legato all’oggetto, vuole averlo in mano e io la penso allo stesso modo. Un disco va ascoltato su uno stereo, con attenzione, preferibilmente in vinile”.
PER QUESTO I VOSTRI PACKAGE SONO SEMPRE COSÌ ELABORATI.
“Si, per questo e perché vogliamo che chi ascolta la nostra musica apprezzi anche l’aspetto visivo, si immerga totalmente in quello che facciamo. E’ il motivo per cui cerchiamo sempre di fare packaging coerenti con la nostra musica; inoltre il mercato è cambiato, le persone comprano meno dischi e si meritano di essere ‘premiate’ con un prodotto che sia di qualità sotto ogni aspetto di vista. Quindi, si, per noi l’aspetto visivo è importantissimo”.
CON TUTTA QUESTA SERIE DI ATTENZIONI, C’È QUALCOSA CHE NON RIFARESTI?
“Sono un perfezionista, per cui ci sono tantissime cose che, quando mi capita di riascoltare, penso che avremmo potuto fare meglio; ma sono fiero e soddisfatto di ogni disco dei Dimmu Borgir e non c’è niente che rinnego, anzi. Forse “Spiritual Black Dimensions” ha sofferto di una produzione un po’ debole perché lo abbiamo dovuto finire molto in fretta, ma per il resto rifarei tutto esattamente com’è”.
DICEVI CHE AVETE APPENA FINITO LE REGISTRAZIONI DEL NUOVO DISCO. PUOI DIRCI QUALCOSA A RIGUARDO?
“In realtà non posso rivelare molto, ma posso dirti che siamo molto soddisfatti. Il disco uscirà in autunno 2017 ed è un mix di tutto quello che abbiamo fatto finora, c’è molto dei nostri primi lavori, molto black metal, ma anche tanto degli ultimi dischi. Lo vedo come un tributo alla musica dei Dimmu Borgir. Credo sinceramente che sia il nostro disco migliore, sia come pezzi che come produzione; non vedo l’ora che esca così da potertene parlare in modo più approfondito”.