DISBELIEF – All’ Inferno e Ritorno

Pubblicato il 19/07/2009 da

 

Nonostante qualche mezzo passo falso nel recente passato, prosegue l’avventura dei Disbelief, che continuano con grande passione e perseveranza a portare avanti un discorso musicale iniziato ormai quasi vent’anni fa. Il nuovo “Protected Hell”, comunque, ce li ha presentati nuovamente in forma, con tanta nuova ispirazione e un sound parzialmente rinnovato, che tuttavia non tradisce neanche per un momento la ormai sempre più consolidata miscela di death metal, sludge e post metal che il gruppo tedesco è riuscito con efficacia a forgiare nel tempo. A quanto pare, il disco sta già ottenendo un successo notevole in Germania e il frontman Karsten “Jagger” Jäger ce lo ha confermato immediatamente nell’intervista che segue…

 

 

BENTORNATI SULLE PAGINE DI METALITALIA.COM. COME STANNO I DISBELIEF?
“Ciao! Va tutto molto bene, stiamo suonando spesso in Germania, soprattutto nei weekend, e ci stiamo preparando a prendere parte a vari festival, sia piccoli che grandi, per promuovere il nostro nuovo album ‘Protected Hell'”.

IL DISCO È USCITO AD APRILE. COME STA VENENDO ACCOLTO? PUOI GIÀ FARE UN BILANCIO?
“Per ora siamo molto contenti, il responso è stato ottimo. Abbiamo letto solo belle recensioni e questo ci rincuora, perchè ‘Protected Hell’ è un lavoro su cui puntiamo parecchio. Molti magazine ci hanno anche messo nella loro top ten mensile, quindi non ci possiamo proprio lamentare”.

“PROTECTED HELL” MI HA DATO L’IMPRESSIONE DI ESSERE UN ALBUM MOLTO COMPATTO… MENO GIOCATO SUI SINGOLI BRANI E PIÙ SIMILE A UN’UNICA LUNGA COMPOSIZIONE, CON UN’ATMOSFERA E UN CONCEPT BEN DEFINITI. COSA NE PENSI? AVETE EFFETTIVAMENTE AFFRONTATO IL SONGWRITING IN MANIERA DIVERSA DAL SOLITO?
“Diciamo che abbiamo lavorato del tutto in maniera diversa, questa volta! Il nostro nuovo chitarrista Witali ha un suo studio di registrazione, quindi abbiamo potuto passare parecchio tempo sui brani e svolgere un grande lavoro di pre-produzione prima di iniziare a registrare. Ho iniziato a pensare alle mie linee vocali molto tempo prima di entrare in studio… un’esperienza magnifica per me, perchè ho potuto provare qualsiasi cosa avessi in mente, senza preoccuparmi dell’orologio. Ho trascorso giorni ad ascoltare singoli passaggi e a pensare a come renderli al meglio. Direi dunque che l’album suona più compatto e omogeneo per questa straordinaria cura che questa volta abbiamo riposto nei dettagli”.

ANCHE IL SUONO DI CHITARRA E, IN GENERALE, I RIFF SONO DIVERSI DAL SOLITO… PIù SOSTENUTI E AFFILATI. NON TROVI?
“Sì, assolutamente. Il materiale ha preso quasi subito quella piega. Quando abbiamo composto il primo brano per ‘Protected Hell’ lo abbiamo ascoltato attentamente e ci siamo fermati a riflettere su che direzione dare al resto dei pezzi. Il risultato ci piaceva, quindi ci siamo mossi in quella direzione. Volevamo soprattutto che la distorsione delle chitarre fosse più cruda e autentica di quella presente su ‘Navigator'”.

NEL CORSO DEGLI ANNI SIETE RIUSCITI A COSTRUIRE UN SOUND PIUTTOSTO PERSONALE. È SEMPLICEMENTE ACCADUTO, MESCOLANDO LE INFLUENZE DI OGNUNO, OPPURE VI È DIETRO UN CERTO STUDIO?
“Secondo me abbiamo attentamente pensato a come sviluppare un nostro stile. Per ‘Protected Hell’, come ti dicevo, c’è stata una lunga pre-produzione, ma anche in passato avevamo sempre pensato molto a come arrangiare i brani e a come donargli un tocco inconfondibile. Ora sono anni che possiamo vantare diversi elementi distintivi e non potremmo essere più soddisfatti dei risultati che abbiamo raggiunto”.

NESSUNA INFLUENZA ESTERNA? CHE COSA ASCOLTI IN QUESTO PERIODO?
“No, non parlerei di influenze esterne. Comunque, ultimamente sto ascoltando spesso i Probot, il progetto di David Grohl… mi piace tantissimo quel disco perchè vede la partecipazione di una serie di grandissimi cantanti come King Diamond, Snake dei VoiVod, Kurt Brecht dei D.R.I. o Tom G. Warrior dei Celtic Frost. Altre band che ascolto sono gli Slayer i Death, i vecchi Pestilence, i vecchi Kreator… poi Rush, Alice in Chains, vecchi Metallica, Bolt Thrower, Crowbar, Extol… più o meno questa roba!”.

IL DISCO È MOLTO CUPO ANCHE SUL FRONTE TESTI. DI CHE COSA PARLI QUESTA VOLTA?
“È tutto incentrato sugli aspetti negativi dell’essere umano… morte, terrorismo, stupro, violenza, omicidio, famiglie e relazioni allo sbando, amore e speranza che sono sempre più ricordi lontani. Questi sono gli argomenti principali di ‘Protected Hell’. Parlo di come certe persone possano essere molto amichevoli da un lato, ma dei veri mostri da un altro. All’inizio possono proteggerti, poi possono mostrarti la via per l’inferno. La pazzia di questo mondo mi disturba ogni giorno”.

PER ALCUNE BAND I TESTI SONO UN ACCOMPAGNAMENTO ALLA MUSICA, PER ALTRE SONO UN MEZZO PER COMUNICARE UN VERO MESSAGGIO. TU COME LA VEDI?
“Per me devono prima di tutto trasportare ulteriormente l’atmosfera del brano. L’atmosfera che si respira nella parte strumentale di una canzone è molto importante per me. Una traccia strumentale deve essere in grado di narrare una storia anche senza linee vocali. E il mio compito è quello di descrivere quest’ultima a parole. Amo scrivere testi, è il mio modo di sfogare l’odio che a volte nutro verso questo pazzo mondo”.

PRIMA ACCENNAVI AL FATTO CHE STATE SUONANDO SPESSO IN GERMANIA. AVETE IN PROGRAMMA UN TOUR ANCHE NEL RESTO D’EUROPA?
“Sì, un tour in autunno e in inverno è quasi confermato, speriamo di avere tutti i dettagli entro qualche settimana. Non vediamo l’ora di proporre dal vivo ‘Protected Hell'”.

QUALI SONO I CONCERTI E I TOUR CHE RICORDI CON PIÙ PIACERE?
“Prima di tutto quelli con gli Slayer.Sono ancora un grande fan della band e dividere il palco con loro è stato motivo di grosso orgoglio per me. Poi anche il nostro show al Dynamo Festival del 1998 fu fantastico. Presi parte a quel festival come fan sette volte e poi ebbi l’onore di calcare quel palco… mi ritengo davvero fortunato! Per quanto riguarda i tour, i migliori sono stati quelli con i Bolt Thrower, i Crowbar, i Death Angel e i Six Feet Under. Ogni singolo minuto è stato memorabile!”.

CHE COSA VOLETE ANCORA RAGGIUNGERE COME DISBELIEF? QUALI SONO I VOSTRI SOGNI OGGI?
“Vogliamo ovviamente avere sempre più successo come band, in modo da poterci permettere di dedicare più tempo alla nostra musica. Poi ci piacerebbe suonare in Giappone e Sudamerica un giorno. Infine, il mio più grande sogno è quello di registrare un album con un orchestra… sarebbe un’esperienza favolosa!”.

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