CIAO JAGGER, NON SONO POCHE LE NOVITA’ IN CASA DISBELIEF: UN NUOVO ALBUM REGISTRATO CON UN NUOVO PRODUTTORE, UNA NUOVA CASA DISCOGRAFICA… DA DOVE INIZIAMO?
“Mi cogli di sorpresa (ride, nda)! Direi di andare con ordine e iniziare parlando del nostro nuovo contratto con la Nuclear Blast. Allora, che ti posso dire… loro erano interessati ai Disbelief già da tempo e dopo la pubblicazione di ‘Spreading The Rage’, che è stato accolto dalla stampa in maniera strepitosa, hanno insistito molto affinchè entrassimo a far parte della loro scuderia. Non ti nascondo che la cosa ci ha parecchio lusingati – non è infatti una cosa da poco essere stimati in tal modo da una label così potente – però allo stesso tempo ci ha anche spaventati. Alla Massacre Records eravamo uno dei gruppi più importanti del roster mentre passando alla Nuclear Blast c’era sicuramente il rischio di venir dimenticati tra un mare di band. Alla fine comunque abbiamo scelto di firmare per loro, se non altro perchè hanno dimostrato di essere davvero interessati all nostra proposta. Inoltre la loro promozione non si concentrerà quasi solamente in Germania, Austria e Svizzera come faceva la nostra vecchia etichetta. Cercheranno di spingerci molto nel sud Europa e negli Stati Uniti, una cosa a cui teniamo moltissimo: pubblichiamo dischi dal 1997 e sino ad oggi siamo ancora praticamente sconosciuti in tutte queste zone”.
PER IL MOMENTO POTETE DIRVI SODDISFATTI DELL’OPERATO DELLA NUCLEAR BLAST?
“Sicuramente sì, da loro ci aspettavamo un modo di lavorare altamente professionale e infatti per il momento non possiamo proprio lamentarci. Inoltre ci hanno detto di essere contenti dei responsi che stiamo ottenendo tra i media: le recensioni infatti sono tutte più o meno ottime e abbiamo diverse interviste da fare ogni giorno. Poi ci sarà da pensare ai tour e anche in quel contesto speriamo di toglierci un po’ di soddisfazioni”.
OK, PARLIAMO ALLORA DI “66 SICK”, IL VOSTRO NUOVO ALBUM. IN COSA CREDI CHE DIFFERISCA DAL PRECEDENTE “SPREADING THE RAGE”?
“Penso che ’66 Sick’ nel complesso sia un album molto più brutale ed immediato rispetto a ‘Spreading The Rage’. Volevamo che i nuovi pezzi suonassero proprio in questo modo, ovvero diretti, aggressivi ma anche melodici e posso affermare che la tracklist mi soddisfa pienamente. Non so se si tratta del nostro miglior lavoro di sempre ma per ora ne vado davvero fiero, credo che questo mix di pesantezza e melodia sia uno dei più validi da noi mai realizzati”.
HO NOTATO CHE LA GLI INSERTI DI VOCE PULITA QUESTA VOLTA SONO STATI MEGLIO STUDIATI RISPETTO AL PASSATO…
“Sì, sono d’accordo. Il disco è aggressivo ma contiene anche delle sezioni molto melodiche che volevamo enfatizzare il più possibile. Sinceramente mi sento piuttosto migliorato come singer e ho quindi deciso di variare maggiormente le mie vocals e di rendere in particolar modo più sentite e calde quelle pulite. Il risultato mi soddisfa alquanto e sono contento che i miei sforzi siano degni di nota”.
UN’ALTRA COSA CHE SALTA QUASI IMMEDIATAMENTE ALL’ORECCHIO E’ IL NUOVO SUONO DELLE CHITARRE, VERAMENTE PESANTE!
“Esatto, ’66 Sick’ presenta il suono di chitarra più heavy della nostra carriera! Sono incredibilmente basse, ruvide e pesanti… a mio avviso non avrebbero pututo suonare in maniera migliore di questa”.
COME E’ STATO LAVORARE CON TUE MADSEN E PERCHE’ AVETE DECISO DI RIVOLGERVI A LUI? NON ERAVATE SODDISFATTI DELL’OPERATO DI ANDY CLASSEN?
“Assolutamente, trovo che Andy abbia sempre fatto un lavoro super per noi e addirittura non escludo che in futuro potremmo tornare a registrare da lui! Abbiamo deciso di andare a registrare in Danimarca soltanto perchè per una volta avevamo voglia di cambiare aria e di misurarci con qualcuno che avesse nuove idee e un modo di lavorare totalmente diverso da quello di Andy. Inoltre avevamo già in mente di provare a dare alle chitarre un taglio nuovo e Tue, lavorando abitualmente con gruppi molto moderni, poteva farci ottenere senza problemi ciò che stavamo cercando”.
LA NUCLEAR BLAST HA DEFINITO LA VOSTRA MUSICA “EMOTIONAL DEATHCORE”. CHE NE PENSI?
“Personalmente odio dover catalogare la musica, figuriamoci la mia! Certe volte poi ti imbatti in definizioni assurde che sono tutto fuorchè calzanti, roba da far morire dal ridere! In tutta onestà non so dirti se il termine ‘Emotional Deathcore’ sia appropriato per la musica dei Disbelief ma comunque credo che sia certamente migliore di ‘Death Metal’. Non siamo mai stati un gruppo di puro death metal, spesso ci hanno semplicemente definiti così e ciò con tutta probabilità ha tenuto lontano da noi un sacco di gente che non stravede per questo tipo di musica! Ci piacciono Obituary e Bolt Thrower ma amiamo anche Killing Joke, Neurosis, Deftones e Korn: nella nostra musica puoi trovare violenza ma anche tanta melodia. Per noi è importantissimo che ciò sia chiaro al pubblico, non suoniamo puro death metal, non lo abbiamo mai fatto anche se le nostre radici sono senz’altro rintracciabili in questo stile. Ovviamente non pretendiamo di essere apprezzati ad ogni costo, ci piacerebbe solo che venisse riconosciuto il fatto che siamo una band che si sforza di suonare musica personale”.
IL TITOLO DELL’ALBUM E’ SICURAMENTE SIMPATICO E PARTICOLARE. CHE SIGNIFICATO SI CELA DIETRO DI ESSO E DI COSA PARLANO I TESTI?
“L’album non è un concept ma tutti i testi parlano più o meno della mia visione dell’odierna società e di ciò che noi esseri umani stiamo vivendo in questo periodo così incerto. Ho messo in mostra tutto la mia frustrazione e il mio disprezzo come mai prima d’ora… in sala di incisione più che a cantare ho pensato a sfogarmi (ride, nda)!”.
L’ARTWORK COME DEVE ESSERE VISTO? RIMANDA IN QUALCHE MODO AI TESTI?
“Questo è un tasto dolente… purtroppo devo ancora farmelo spiegare dall’artista. Trovo che sia un bel disegno ma non so dirti molto di più, purtroppo è stata l’unica cosa ad essere stata decisa solamente dalla Nuclear Blast… hanno contattato questo disegnatore e si sono accordati con lui senza rendercelo noto. Non mi è piaciuto tanto questo modo di fare ma è davvero l’unica cosa che posso rimproverare a quei ragazzi sino ad oggi”.
RECENTEMENTE VI SIETE SEPARATI DAL CHITARRISTA JAN-DIRK LOFFLER. CHE COSA E’ SUCCESSO?
“Nulla di particolare, Jan non nutriva più molto interesse nell’attuale musica dei Disbelief, aveva in mente altre soluzioni che non combaciavano affatto con la nostra visione. Ci siamo separati di comune accordo e senza litigare (ride, nda)! Per i prossimi impegni live ci aiuterà un nostro vecchio amico di nome Tommy, non so ancora però se entrerà a far parte del gruppo”.
VARIE BAND IN ATTIVITA’ ANCHE DA MOLTI ANNI MENO DI VOI HANNO GIA’ PUBBLICATO UN DVD. VOI CI STATE PENSANDO?
“La cosa è in cantiere ma credo che ci vorrà ancora del tempo affinchè si concretizzi. In una nazione come la Germania non sono in pochi a chiederci un DVD ma noi ora preferiamo concentrarci sui tour e sulla produzione di nuovo materiale. Non c’è fretta, la nostra intenzione è quella di continuare a suonare ancora per lungo tempo (ride, nda)!”.
INTANTO ARRIVERANNO NEI NEGOZI DELLE RISTAMPE…
“Esattamente, la Nuclear Blast ripubblicherà in un’unica confezione i nostri primi due album, ‘Disbelief’ e ‘Infected’. Questa operazione è volta più che altro a rendere i dischi in questione disponibili e sufficientemente popolari anche al di fuori della Germania, dove non erano stati praticamente mai pubblicizzati. Come ti dicevo, stiamo cercando in ogni modo di far girare il nostro nome in zone per noi tutto sommato inesplorate!”.
A COSA PUNTANO I DISBELIEF CON LA PUBBLICAZIONE DI “66 SICK”?
“Puntiamo ad imporci definitivamente nella scena europea e a farci conoscere un minimo anche negli Stati Uniti… dopo sei album sarebbe anche ora (ride, nda)! Nei prossimi dodici mesi saremo sempre in tour, contiamo di suonare in posti nuovi e di gettare le basi per proficue collaborazioni future. Nient’altro… speriamo solo che tutte queste cose possano avvenire quanto prima!”.