DISCHARGE – La fine dei nostri giorni è vicina

Pubblicato il 23/06/2016 da

Contro ogni pronostico o quasi, i Discharge se ne sono usciti nel 2016 con un disco solido e brillante, “End Of Days”. Un album che segna l’ingresso in line-up del nuovo cantante JJ Janiak e il passaggio a una line-up a cinque elementi, modifiche che sembrano aver dato rinnovata linfa vitale agli storici inventori del d-beat. Inoltre, il passaggio su Nuclear Blast non ha per nulla intaccato l’indole rivoltosa del combo, che negli anni non ha ceduto a compromessi ideologici e, a quanto sentiamo in “End Of Days”, nemmeno a quelli musicali. Di questa rinfrescata nella formazione e di dove vogliono andare oggi questi innovatori del punk e della musica estrema tutta, ha parlato a Metalitalia proprio il nuovo singer, calatosi in fretta nel ruolo di frontman e consapevole di dover spendere ogni stilla di energia per tenere alto il blasone dei Discharge.

discharge - band - 2016

JJ, COME PRIMA DOMANDA VORREI CHIEDERTI COME SEI RIUSCITO A ENTRARE NEI DISCHARGE.
“È stato Rainy a contattarmi e a chiedermi se me la sentivo di entrare nella band. Ci conoscevamo già da un po’, quando hanno deciso di cambiare cantante mi ha chiamato e mi ha chiesto se la cosa poteva interessarmi e quale tipo di contributo avrebbero desiderato dal nuovo singer. Non ci è voluto molto per convincermi!”.

SONO PASSATI OTTO ANNI DA “DISENSITISE” E MOLTE COSE SONO CAMBIATE NELLA BAND. QUAL ERA L’ATMOSFERA DURANTE LE FASI DI REGISTRAZIONE DEL NUOVO DISCO?
“Tutto sommato è stato un processo abbastanza lento quello che ci ha portato a ‘End Of Days’, abbiamo lavorato con calma, senza metterci fretta. Anch’io ci ho messo un po’ di tempo per scrivere le lyrics, mi sono chiesto spesso come comportarmi, come mi sarei dovuto porre per ottenere dei testi adatti alla musica dei Discharge. È stato un periodo fondamentale anche per imparare a conoscersi meglio e capire esattamente cosa potessimo dare ora con la nuova formazione”.

QUALI SONO STATE LE TUE EMOZIONI QUANTO TI SEI RESO CONTO DI ESSERE DIVENTATO IL CANTANTE DI UNA BAND COSÌ IMPORTANTE, DELLA QUALE IMMAGINO TU SIA DA TEMPO UN GROSSO FAN? COSA SI PROVA A PASSARE ‘DALL’ALTRA PARTE’?
“All’inizio provi una sensazione strana, te lo confesso. Coi Discharge ci sono cresciuto, sono nel punk da una vita e loro sono stati una guida per la mia formazione musicale. Se ho iniziato a cantare lo devo a loro, il farlo in una certa maniera deriva per una buona percentuale dall’ascolto dei primi dischi dei Discharge e quindi, sì, mi sono abituato all’idea un po’ alla volta. I primi show sono serviti proprio a sciogliermi e a prendere coscienza del mio nuovo ruolo”.

HAI SENTITO LA PRESSIONE DI ARRIVARE DOPO DIVERSI CANTANTI MOLTO IMPORTANTI PER LA STORIA DEL PUNK, ULTIMO IN ORDINE DI TEMPO RAT DEI THE VARUKERS?
“All’inizio sì, l’ho sentita. Poi è passata, ma i primi tempi, quando ho dovuto imparare tutte le canzoni, cominciare a provare assiduamente con la band, entrare completamente nella vita del gruppo, non tutto è stato così semplice. I primi mesi sono stati un ottimo rodaggio per capire come muovermi, i ragazzi mi hanno aiutato a inserirmi in questo nuovo contesto e io ho preso fiducia strada facendo, suonando abbastanza spesso sono riuscito a integrarmi e a essere a mio agio in tempi ragionevoli”.

“END OF DAYS” È IL PRIMO ALBUM CHE I DISCHARGE REGISTRANO COME QUINTETTO. RITIENI CHE QUESTO ABBIA INFLUITO SUL SOUND OPPURE UNA LINE-UP ALLARGATA RISPETTO AL SOLITO NON HA CAMBIATO NULLA NELLO STILE DEI DISCHARGE?
“Ha avuto una grande importanza il passare a una line-up a cinque elementi, sia in studio che dal vivo. Con una seconda chitarra abbiamo un suono più heavy, un altro spessore, lo si sente sul disco e anche live abbiamo una botta di suono non indifferente. In un genere molto fisico e di impatto come il nostro questo ha un grosso peso, ci siamo accorti che in cinque riusciamo ad essere ancora più aggressivi di prima”.

DOVESSI PARAGONARE “END OF DAYS” AGLI ALBUM PRECEDENTI DEI DISCHARGE, A QUALE CREDI ASSOMIGLI MAGGIORMENTE?
“Bisogna tonare ai primi giorni dei Discharge, ai primi singoli addirittura, per avere qualcosa che assomiglia a ‘End Of Days’. Musica semplice, diretta, poco costruita, è quella che offriamo nell’ultimo album ed è anche quella che la band proponeva ai suoi esordi. Brutale e feroce, senza alcun orpello. Mi sento di dire che l’ultimo disco riabbraccia sonorità che risalgono ai primordi di questi suoni”.

SONORITÀ COME QUELLE INVENTATE DAI DISCHARGE STANNO AVENDO UN GRANDE SUCCESSO NELLA SCENA HARDCORE E METAL IN QUESTI ULTIMI ANNI, INFLUENZANDO NON SOLO I GENERI PIÙ ‘TRADIZIONALI’, MA ARRIVANDO AD AVERE UNA FORTE INFLUENZA ANCHE IN CAMPO BLACK E DEATH METAL. COME GIUDICHI QUESTA SITUAZIONE?
“Quando hanno iniziato a suonare i Discharge, nessuno era come loro, non c’erano termini di paragone per quello che proponevano. Provenivano dal punk, però non si poteva definire esattamente a quale scena appartenessero. Sono stati adottati dalla scena hardcore e accettati in breve tempo anche da quella metal, anche se le radici sono sicuramente quelle punk. Con gli anni questa influenza si è propagata ulteriormente, arrivando a quello che mi hai appena descritto. Ovviamente non posso che esserne felice”.

LA PRODUZIONE DI “END OF DAYS” È MOLTO CARICA E RUVIDA ASSIEME, SOTTOLINEA L’URGENZA DELLE COMPOSIZIONI E IL DESIDERIO DI ESPLODERE IMMEDIATAMENTE IN FACCIA A CHI ASCOLA. CREDI CHE ABBIATE OTTENUTO IL SOUND ADEGUATO PER IL TIPO DI CANZONI PRESENTI NEL DISCO?
“In studio ritengo si sia fatto un buon lavoro. Ci siamo trovati tutti assieme a registrare e ci abbiamo messo tutto noi stessi per far scaturire un sound organico, vero, molto live. Rispetto alle versioni iniziali di quello che suonavamo abbiamo apportato pochissimi aggiustamenti, desideravamo ottenere un suono spontaneo e crudo, che ci rispecchiasse in pieno”.

LE PRIME CANZONI CHE AVETE RESO DISPONIBILI SONO STATE “NEW WORLD ORDER” E “HATEBOMB”. COSA NE PENSI DI QUESTI DUE PEZZI? QUALI ASPETTI DEL NUOVO ALBUM VANNO A RAPPRESENTARE?
“Sono state due delle prime canzoni che abbiamo composto. Sono finite anche in un primo demo che ci è servito per capire quale direzione stessimo prendendo. Ci sono servite per presentare il disco con un po’ di anticipo, per svelare alcuni dettagli dell’album in arrivo, dare un antipasto ai nostri fan. Sono due tipiche punk song dei Discharge, non c’è molto da dire a riguardo se non che riassumono bene quelli che siano noi oggi. Per ‘New World Order’ abbiamo anche preparato un video”.

GUARDANDO L’ARTWORK, LEGGENDO I TITOLI DELLE SINGOLE TRACCE, SEMBRA CHE LE TEMATICHE A VOI CARE SIANO RIMASTE LE STESSE DA “HEAR NOTHING SEE NOTHING SAY NOTHING” A OGGI. DALL’INIZIO DEGLI ANNI ’80 AI GIORNI NOSTRI, COSA È CAMBIATO NEL MONDO PER VOI? PERCHÉ GLI ARGOMENTI DI CUI PARLATE POSSONO ESSERE ANCORA GLI STESSI DI UNA VOLTA?
“Nulla è di fatto cambiato, i grandi problemi che l’umanità deve affrontare sono rimasti pressappoco gli stessi. Guerre, epidemie, povertà, ingiustizie sociali, sono sempre lì, sono scogli durissimi e sembra che nessuno sia in grado di controllare il corso degli eventi. Tutto si muove in una direzione sempre più catastrofica, le cose rispetto agli anni ’80 sono se possibile peggiorate, gli eventi che accadono sono più o meno gli stessi ma i danni sono sempre maggiori. Non possiamo che parlare delle cose che ci stanno a cuore, sapendo che finora nulla è mutato in meglio e abbiamo davanti tempi difficili”.

CI SONO TRE CANZONI SU TUTTE CHE HANNO ATTIRATO LA MIA ATTENZIONE, SIA PER LA MUSICA CHE PER I TITOLI. LA PRIMA È “RAPED AND PILLAGED”. DI COSA PARLA?
“Il testo riguarda la situazione in Medio Oriente. La guerra causata dagli americani è servita per soddisfare gli interessi di poche grandi corporation, che in nome del denaro hanno devastato un intero paese e rastrellato le risorse naturali a loro necessarie, senza alcun rispetto per la popolazione”.

LA SECONDA, DAL TITOLO ABBASTANZA SARCASTICO, È “KILLING YOURSELF TO LIVE”. QUA DI COSA TRATTA IL TESTO?
“Riflettiamo su come certe persone, per avere successo in un determinato campo, riuscire a raggiungere i loro obiettivi, siano disposte a sacrificare una parte di se stesse. Costoro, appunto, ‘uccidono se stessi per vivere’, rinunciando ad alcune loro peculiarità, forzandosi a comportarsi in un certo modo, tutto allo scopo di avere successo”.

UN ALTRO TITOLO INTERESSANTE È QUELLO DI “LOOKING AT PICTURES OF GENOCIDE”. A COSA VI RIFERITE ESATTAMENTE?
“Questa canzone parla di come ti puoi sentire osservando le immagini cruente di quanto accaduto in una città in stato di guerra, la furia degli uomini gli uni contro gli altri. È terribile vedere queste foto o questi video e pensare a cosa si possa provare a vivere in una situazione del genere, osservare fin dove si possano spingere gli individui, provare a capire come si possa arrivare a tanto e pensare che qualsiasi luogo potrebbe essere sconvolto da eventi del genere”.

“END OF DAYS” ESCE PER NUCLEAR BLAST, PRATICAMENTE UNA MAJOR PER IL MONDO HEAVY METAL. QUALI SONO LE RAGIONI DI QUESTA SCELTA?
“Quando stavamo preparando il nuovo disco abbiamo mandato in giro un demo con le prime tracce pronte ad alcune label. La Nuclear Blast ha mostrato entusiasmo per noi, siamo andati anche in Germania per parlare con lo staff della label e si è creata subito una bella atmosfera, molto famigliare. Loro erano veramente convinti a voler avere i Discharge con loro e noi, avendo sempre sentito parlare bene di come lavorano in Nuclear Blast e sapendo l’importanza che riveste questa casa discografica, abbiamo pensato che una collaborazione potesse essere positiva. Ai loro inizi erano focalizzati sul mondo hardcore/punk, quindi qualche legame da questo punto di vista con quello che facciamo c’è sempre stato”.

COSA SIGNIFICA PER TE CANTARE ALCUNI DEI CLASSICI DEI DISCHARGE COME “THE BLOOD RUNS RED” O “THE NIGHTMARE CONTINUES”? QUALI EMOZIONI PROVI QUANDO LE AFFRONTI DURANTE UN CONCERTO?
“Provo un mix di emozioni diverse, che mischiano una grande rabbia all’orgoglio e alla felicità di poter essere il cantante di una band con così tanta storia alle spalle. Quando canti questi pezzi ti senti parte di una storia importante e non puoi che essere assolutamente soddisfatto”.

 

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