DISMEMBER – Reborn in blasphemy

Pubblicato il 30/09/2005 da
 
Nonostante la riconosciuta preponderanza del loro nome sulla Magna Carta della scena estrema mondiale, i Dismember si sono spesso ritrovati a dover mettere in discussione la propria identità. A partire infatti dalla pubblicazione di “Massive Killing Capacity” (1995), l’importantissima formazione svedese è stata vittima di fraintendimenti e boicottaggi: il valore delle canzoni contenute nel succitato disco venne infatti messo in secondo piano e addirittura contestato, per dar modo all’invidia e alla superficialità di trionfare nel periodo di promozione e oltre. “Death Metal” servì  a mettere un metaforico cappio al collo alle malelingue (che volevano il gruppo ormai pronto ad allontanarsi dalle vecchie sonorità… ma quando mai?), in quanto davvero in pochi osarono criticare lo stile e la qualità delle canzoni presenti nella tracklist. Qualcosa però doveva cambiare. Lo split dalla Nuclear Blast dopo la pubblicazione di “Hate Campaign” è servito al gruppo di Stoccolma a riordinare le idee, a reclutare dei nuovi musicisti – il giovanissimo chitarrista Martin Persson e il bassista Johan Bergebäck (Necrophobic) – e a tornare sul mercato più forte che mai, prima con l’ottimo full-length “Where Ironcrosses Grow” e, recentemente, con il doppio DVD “Live Blasphemies”. Ora in casa Dismember è tempo di ristampe: eccetto il primo, fondamentale “Like An Everflowing Stream”, tutto il vecchio catalogo della band è tornato sul mercato in una veste rinnovata grazie all’interessamento della Regain Records. Un nuovo album attende quindi di essere registrato e nuovi ed importanti tour stanno venendo programmati. Non ci sono dubbi, il biennio 2004/2005 ha ridonato alle affamate fauci dei veri death metallers una formazione indispensabile come l’ossigeno.
 
 

CIAO FRED, VORREI INIZIARE LA NOSTRA CHIACCHIERATA CON IL CHIEDERTI IL PERCHÉ DI QUESTA LUNGA SERIE DI RISTAMPE…
“Fondamentalmente ci eravamo stancati di aspettare che la Nuclear Blast si decidesse a ristampare nuovamente il nostro vecchio materiale. Tempo fa ci avevano detto che lo avrebbero fatto, anche perché tutte le vecchie tirature erano esaurite, invece non abbiamo più visto nulla. Siccome però siamo in possesso dei diritti degli album abbiamo deciso allora  di affidare tutto alla Regain Records, la nostra nuova casa discografica. La Regain si è davvero impegnata in questo progetto ed è riuscita ad immettere sul mercato le nuove versioni in tempi brevissimi. Siamo molto contenti del lavoro che sta facendo per noi, sono dei ragazzi molto professionali”.

MA PER QUALE MOTIVO “LIKE AN EVERFLOWING STREAM”, IL VOSTRO DEBUT ALBUM NONCHÉ, A MIO AVVISO, IL LAVORO MIGLIORE DELLA VOSTRA DISCOGRAFIA, NON È STATO RISTAMPATO?
“Purtroppo i diritti di quel disco non ci appartengono. Quando firmammo per la Nuclear Blast, proprio prima della realizzazione di ‘Like An Everflowing Stream’, eravamo dei ragazzini e non badammo quasi per nulla a tutte le clausole del contratto. Fummo ingenui ma purtroppo ai tempi era una cosa comune per gruppi alle prime armi come noi. A quanto ne so ora i diritti sono stati acquistati dalla Karmageddon Media, l’etichetta discografica che ha pubblicato il nostro ultimo album, ‘Where Ironcrosses Grow’. Ho sentito quei ragazzi e mi hanno detto che la ristampa arriverà nei negozi a breve. Da una parte siamo contenti perché così tutti i nostri album torneranno ad essere facilmente reperibili, però dall’altra ci dispiace di non aver potuto pubblicare tutto sotto la stessa casa discografica. La Regain si è preoccupata di far realizzare delle confezioni digipak e di includere delle bonus track in ogni CD… non so invece che cosa farà la Karmageddon Media per il debut…”.

POSSO CHIEDERTI PERCHÉ AVETE ABBANDONATO LA KARMAGEDDON MEDIA DOPO UN SOLO ALBUM?
“Il contratto che avevamo firmato per loro prevedeva la pubblicazione di un solo disco. Siccome il loro modo di lavorare ci ha soddisfatto sino ad un certo punto, abbiamo deciso di trovare una nuova sistemazione appena conclusa la trafila promozionale per ‘Where Ironcrosses Grow’. I ragazzi della Karmageddon non hanno fatto un lavoro scandaloso, anzi, erano anni che non facevamo così tante interviste, però ci avevano promesso delle pagine di pubblicità su tutte le riviste più importanti e quelle non le abbiamo proprio viste. Inoltre, il ragazzo del loro staff  che lavorava meglio – Patrick, il cantante dei Callenish Circle – si è licenziato e dunque non ce la siamo più sentita di rifirmare per loro. Dopo poche settimane si è comunque fatta avanti la Regain, che ci seguiva già da tempo, e in men che non si dica abbiamo accettato la loro proposta. Si tratta di un’etichetta giovane ma gestita da gente assai esperta, si stanno facendo un buon nome nella scena e il loro roster oggi è davvero competitivo. Inoltre sono svedesi come noi, quindi è molto più facile tenersi in contatto”.

HO LETTO IN RETE CHE STATE LAVORANDO AD UN NUOVO ALBUM. PUOI CONFERMARMELO?
“Sì, il songwriting è iniziato già da qualche mese e, salvo imprevisti, cominceremo a registrare le nuove canzoni già ad agosto (l’intervista si è svolta in estate, nda). Il nuovo contratto e gli ottimi responsi che abbiamo ottenuto nei recenti tour ci hanno davvero galvanizzato… il disco potrebbe arrivare nei negozi addirittura a gennaio 2006… non vediamo l’ora!”

DAI, FRED, NON FARTI PREGARE… QUALCHE ANTICIPAZIONE SUL NUOVO MATERIALE?
“So che lo dicono tutti, però i nostri nuovi pezzi mi esaltano parecchio! Devo dire che sono un po’ diversi da quelli contenuti in ‘Where Ironcrosses Grow’: c’è meno melodia, meno puntate in midtempo e, nel complesso, meno linearità. Le nuove composizioni sono veloci e anche piuttosto tecniche, mi ricordano neanche troppo lontanamente  quelle di ‘Indecent & Obscene’”.

COMUNQUE, DA QUELLO CHE HO CAPITO, SI TRATTERÀ DI UN ALBUM IN PURO STILE DISMEMBER!
“Esattamente, chi è in cerca di sperimentazioni farà bene a stargli alla larga! Ormai abbiamo capito che cosa ci riesce bene e cosa no: quando realizzammo ‘Massive Killing Capacity’ optammo per un sound maggiormente groovy ma, nonostante le canzoni fossero più o meno tutte molto valide, capimmo di lì a poco che quella maniera di esprimerci non era a noi la più congeniale. Anche i fan rimasero perplessi e infatti quel disco non viene citato molto spesso”.

EPPURE, COME DICEVI ANCHE TU, CONTIENE DELLE GRAN BELLE CANZONI…
“È vero, basta pensare a ‘Casket Garden’, che è uno dei nostri più grandi cavalli di battaglia. A me ‘Massive Killing Capacity’ non dispiace per niente ma mi rendo conto che non è un disco Dismember al 100%… è un po’ troppo lento per i nostri standard abituali. Penso inoltre che all’epoca non venne capito granchè perché a quei tempi attorno alle death metal band svedesi c’era molta diffidenza: diversi fans ci aspettarono al varco per vedere se eravamo saliti sul carrozzone del death’n’roll, lo stile creato dagli Entombed. Non facemmo nulla di tutto ciò, ma poiché il nostro album era un po’ diverso dal solito venne ugualmente sommerso di critiche”.

DUE ANNI DOPO PERÒ TORNASTE ALLA CARICA CON “DEATH METAL” E CON QUEL LAVORO ZITTISTE PROPRIO TUTTI!
“Proprio così, noi tutti andiamo particolarmente fieri di quel disco! Contiene una manciata di brani davvero riusciti e feroci e venne pubblicato in un periodo in cui il death metal era del tutto fuori moda… non c’era una rivista che non lo bistrattasse! Ricordo che mentre lo stavamo scrivendo ci chiamarono i tipi della Nuclear Blast per sapere che razza di materiale avevamo intenzione di pubblicare. Gli dicemmo che si sarebbe trattato di un album di puro death metal e loro si arrabbiarono un casino (ride, nda)! Iniziarono a dirci che il death non era di moda, che avrebbero venduto pochissime copie, che dovevamo aggiornarci, ecc. Allora, per far loro un gran bel dispetto, decidemmo di intitolare il disco semplicemente ‘Death Metal’ (ride ancora, nda)! Nessuno può dire ai Dismember che genere di musica suonare, i Dismember sono death metal, prendere o lasciare”.

QUAL È STATO IL MOMENTO PEGGIORE DELLA STORIA DEI DISMEMBER?
“Credo proprio il tour europeo di supporto a ‘Death Metal’. Ci rivolgemmo ad un’agenzia olandese che però fece un pessimo lavoro. Dovevamo stare on the road per più di un mese, partimmo estremamente fiduciosi ma dopo poche date – tra l’altro tutte pienamente riuscite – il tour venne annullato. E vuoi sapere perché? Perché quei figli di puttana si erano praticamente dimenticati di fissare le date coi promoter locali! Avremmo dovuto girare tutta l’Europa, invece nulla era stato organizzato al di là delle prime cinque o sei date! Cose da pazzi… tornammo in Svezia realmente affranti e delusi. Non eravamo andati in tour, ci mancava il supporto della label… fu in quel periodo che Richard Cabeza, il nostro storico bassista, ci lasciò per la prima volta, non ne poteva proprio più”.

SE INVECE TI CHIEDESSI DI DIRMI IL MOMENTO MIGLIORE?
“Di grandi momenti per fortuna ce ne sono tanti nella nostra storia. Te ne dico uno abbastanza recente: il concerto a Wacken nel 2003. Tutti ci davano per spacciati da anni, in molti credevano che ci saremmo sciolti definitivamente di lì a poco… invece siamo saliti sul palco principale davanti a decine di migliaia di persone, abbiamo attaccato con ‘Of Fire’ e abbiamo letteralmente scatenato l’inferno! È stata una grande rivincita nei confronti di tutti quegli ottusi miscredenti!”.

FRED, TU HAI CONTRIBUITO A CREARE IL DEATH METAL IN SVEZIA E SEI UNO DEI MUSICISTI PIÙ INFLUENTI PROVENIENTI DA QUELLA TERRA… CHE CONSIGLIO TI SENTIRESTI DI DARE AD UNA BAND ALLE PRIME ARMI O CHE ANCORA SI DÀ DA FARE NELL’UNDERGROUND?
“L’unica cosa che mi sento di consigliare alle giovani band è questa: siate sempre voi stessi. Sia che suoniate death metal, thrash, classic, black o power… ragionate sempre e solo con la vostra testa, andate dritti per la vostra strada, credete in voi stessi. Alla fine questo atteggiamento pagherà. Per i Dismember è stato così: noi dopo oltre quindici anni siamo ancora qui a suonare la musica che più ci piace e a girare in tour le nazioni più disparate… nessuno è mai riuscito a farci desistere. Nel corso degli anni abbiamo sempre fatto ciò che volevamo, ciò che ci diceva il cuore e ora ci sono migliaia di ragazzi in tutto il mondo che ci amano, che apprezzano la nostra musica… per quanto mi riguarda, queste sono le cose che rendono davvero felice un musicista”.

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