DISTURBED – cento modi per morire

Pubblicato il 21/09/2010 da

 

Libertariano, dottore in Business Administration, Filosofia e Scienze politiche, leader di una delle formazioni più significative e mostruose dell’attuale panorama alternative/metal americano. Parlare con David Draiman del nuovo disco dei Disturbed (che ha debuttato in questi giorni direttamente al numero uno delle classifiche statunitensi) vuol dire essere pronti a far sconfinare facilmente il discorso verso varie e incredibili sfaccettature. La personalità forte e magnetica è sicuramente ingrediente fondamentale della formula del successo della band, e traspare nelle parole della nostra chiaccherata telefonica…

SCRIVERE “ASYLUM” E’ STATO PER TE UN PROCESSO IN QUALCHE MODO CATARTICO?
“Lo è stato sicuramente. Molte canzoni parlano di relazioni, di rapporti interpersonali. Scrivere mi ha aiutato a distaccarmi dalla depressione che mi ha colpito una volta tornato dal tour di ‘Indestructible’. La mia ragazza mi ha lasciato, uno dei miei migliori amici mi ha tradito e l’amore della mia vita, la mia cagnetta Lisa… (dopo qualche secondo di silenzio, con la voce spezzata, ndr) ho dovuto farla sopprimere durante il Music As A Weapon Tour. La spirale di depressione mi stava inghiottendo, scrivere è stata davvero la migliore terapia per esorcizzare tutta questa negatività”.

I DISTURBED HANNO DEI FAN MOLTO AFFEZIONATI E LEALI: TI SENTI IN DOVERE DI NON DELUDERE LE LORO ASPETTATIVE QUANDO COMPONI DELLE NUOVE CANZONI?
“Non è tanto la pressione proveniente dall’esterno, è quella proveniente dall’interno che è davvero importante. I nostri fan sono di sicuro una motivazione basilare, ma nel momento di scrivere siamo noi stessi a metterci pressione l’un l’altro, tanto da spingerci al limite delle nostre possibilità. Siamo tranquilli da un certo punto di vista, perchè confidenti di avere la fiducia del nostro pubblico, fiducia che abbiamo conquistato in 10 anni di attività. Loro sanno che quando esce un disco dei Disturbed questo sarà in tutto e per tutto quello che loro vogliono sentire”.

CIO’ SIGNIFICA NESSUNA SPERIMENTAZIONE, NESSUNA NUOVA SOLUZIONE DAL PUNTO DI VISTA MUSICALE?
“Non necessariamente: per la prima volta abbiamo un’intro completamente strumentale, e mi vien da dire che abbiamo realizzato, in ‘Asylum’, le combinazioni di riff e ritmiche più articolate della nostra discografia, esplorando territori mai sondati in precedenza. La matrice del nostro suono rimane salda e inconfondibile, lavoriamo comunque sodo sulle rifiniture e sui pezzi, con una forte spinta motivazionale che proviene dall’interno”.

E’ VERO CHE “ASYLUM” DOVEVA ESSERE UNA TRACCIA EPICA DELLA DURATA DI SETTE MINUNI?
“Certo, doveva essere unita all’intro ‘Remnants’, ma abbiamo capito che la canzone aveva il potenziale per essere un singolo, e necessariamente abbiamo dovuto accorciarla perchè possa essere trasmessa dalle radio. Vi inviterei a considerare però le due tracce iniziali come un’unica canzone, la nostra composizione ad oggi più lunga e ambiziosa”.

I TUOI TESTI SONO MOLTO SERI, E DURANTE LE INTERVISTE HAI AVUTO ANCHE PAROLE PESANTI PER IL RECENTE DISASTRO NATURALE LEGATO ALLA BRITISH PETROLEUM: TI SENTI RESPONSABILE DI DOVER IN QUALCHE MODO CONSAPEVOLIZZARE IL VOSTRO PUBBLICO SU QUESTE TEMATICHE A TE CARE?
“Mi sento responsabile di parlare col cuore. Mi sento in necessità di essere sincero e onesto. ‘Another Way To Die’ è una canzone di denuncia, ed effettivamente è uno dei nostri brani più politizzati: scrivere una canzone del genere è stato importante per me e per i membri del gruppo. Il tema del riscaldamento globale è cosa nota, ma lo scandalo della British Petroleum è stato un esempio imbarazzante di come le grandi corporazioni trattino la sicurezza ambientale con estrema superficialità. Sono seriamente disgustato dall’intera faccenda”.

MI CONFERMI CHE AVETE SCRITTO ANCHE UNA CANZONE SUI “WEST MEMPHIS THREE”?
“Si chiama ‘Three’, è una canzone che non è finita a far parte dell’album. Dan (chitarre, ndR) ha spinto molto per registrare un brano sul caso, non è detto che venga alla luce in un futuro prossimo”.

E CHE MI DICI DELLA CANZONE CHE PARLA… DI UN LUPO MANNARO? CHE C’ENTRA CON LE ALTRE CANZONI?
“Non c’entra niente direi (Ride, ndR)! Ogni album contiene una canzone con un argomento più frivolo, spensierato o fantastico. Su ‘Indestructible’ c’è ‘Perfect Insanity’, su ‘Believe’ ‘Devour’. Sono da sempre un fan della mitologia dei licantropi: ho scelto di scrivere una canzone dalla prospettiva di un uomo che diventa bestia, godendo da un lato della potenza che ne deriva e dall’altro della paura portata dal lato umano. Penso che tutti abbiamo un lato animale dentro di noi, che amiamo far uscire allo scoperto in determinate situazioni”.

HO LETTO CHE NON AVETE TESTATO LE NUOVE CANZONI DAL VIVO PER ‘COLPA’ DI INTERNET: QUAL’E’ IL PROBLEMA DI AVERE DELLE ANTEPRIME IN BASSA QUALITA’ IN RETE?
“E’ una lama a doppio taglio. Proporre canzoni nuove dal vivo significa inondare il web di queste anteprime a bassa qualità, perlopiù tramite filmati amatoriali su youtube, che non rispettano assolutamente gli standard qualitativi che vogliamo mantenere. Per questo abbiamo anticipato un paio di pezzi prima della pubblicazione dell’album, per dare ai nostri fan il prodotto finito e testato alla qualità con cui è giusto venga presentato, preferiamo che il pezzo venga conosciuto quindi nella sua versione in studio. La casa discografica inoltre ci ha intimato il riserbo più assoluto, fatto più che condivisibile di questi tempi”.

PERCHE’ AVETE SCELTO DI PRODURRE L’ALBUM DA SOLI? NON AVETE PENSATO DI RICORRERE AI SERVIGI DI UN PRODUTTORE DI FAMA?
“Abbiamo considerato la cosa, ma la conclusione è stata che non ne abbiamo bisogno al momento. Penso che siamo molto più produttivi stando per conto nostro. Se un giorno sentiremo il bisogno di una guida che ci accompagni per il percorso creativo o che ci dia la giusta prospettiva cercheremo il produttore giusto, al momento continueremo per la nostra strada, così come abbiamo fatto dal giorno uno. Johnny K ci ha insegnato come essere produttori di noi stessi. Avendo imparato da uno dei migliori è tempo di camminare con le proprie gambe”.

IL 2010 HA VISTO SPEGNERSI MOLTE ICONE DELL’HEAVY METAL, COME RJ DIO, PETER STEELE, PAUL GRAY, E QUALCHE TEMPO PRIMA JIMMY SULLIVAN: HAI QUALCHE PAROLA PER LORO?
“La perdita di Jimmy è stata uno shock, un tremendo shock, come quella di Paul, siamo molto vicini agli Avenged Sevenfold e agli Slipknot, abbiamo condiviso molti bei momenti con loro e siamo ancora sconvolti. Peter Steele è un traguardo da raggiungere, un’ispirazione per molti dei ragazzi della band. Inutile parlare di Dio, uno delle voci più rappresentative della storia del metal. Che anno tragico e che perdite tragiche… non puoi mai riprenderti completamente da certe cose, proviamo ancora una tremenda tristezza pensando a questo susseguirsi di sfortunati avvenimenti”.

 

 

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