Sebbene nel vecchio continente il loro appeal non sia pari a quello d’oltreoceano, in madrepatria i Disturbed sono uno dei gruppi di punta della scena mainstream rock/metal anni ’90, capaci di uscire indenni dall’implosione del nu-metal d’inizio secolo senza stravolgere le proprie coordinate sonore, ma virando verso un hard rock moderno trainato dal riffing sincopato di Dan Donegan e dall’inconfondibile timbrica di David Draiman. Dopo la sbandata neo-melodica di “Evolution”, figlia del successo planetario ottenuto con la cover di “Sound Of Silence”, quest’ultimo “Divisive” vede il quartetto di Chicago tornare in carreggiata, ponendosi idealmente in scia a lavori di metà carriera come “Ten Thousand Fists” e “Indestructible”. A fare il punto via Zoom sull’ultimo nato, così come su molti altri aspetti, è proprio l’imponente chitarrista, da sempre marchio di fabbrica del Disturbed sound nonché conduttore della ‘Dan Donegan Orchestra’…
DOPO “EVOLUTION” SIETE TORNATI AD UN SOUND PIU’ TRADIZIONALE: COME MAI?
– Quando abbiamo composto “Evolution” eravamo ormai arrivati ad un punto dove avevamo ormai superato il centinaio di brani in carriera e volevamo quindi provare qualcosa di differente, anche esplorando maggiormente una vena acustica che molti fan avevano apprezzato con “The Sound Of Silence”. Poi però è arrivato il Covid, e il lockdown forzato ha alimentato un sacco di frustrazione e di rabbia che ci ha portati una volta entrati in studio a tornare verso le nostri origini; è qualcosa che avevamo in mente prima di approcciare la scrittura ma che poi è venuto in modo del tutto naturale una volta imbracciati gli strumenti, recuperando in pieno i nostri tratti distintivi come le chitarre sincopate e il cantato ‘animalesco’ di Draiman.
QUANTO GLI ULTIMI EVENTI, DAL COVID ALLE TENSIONI GEOPOLITICHE NEGLI USA E NEL MONDO, HANNO INFLUENZATO IL SONGRWITING?
– Molto, a partire dalla situazione qui negli Stati Uniti dove ormai siamo diventati i nostri peggiori nemici. Il nostro primo singolo “Hey You” ad esempio ha proprio l’obiettivo di far aprire gli occhi alla gente e rendersi conto di come ormai la situazione stia degenerando, tra complottisti sui risultati delle elezioni, sull’efficacia dei vaccini, e via così; c’è davvero troppo odio in giro, dovremmo fare tutti un passo indietro e tornare ad una situazione più normale e a una comunione d’intenti.
ANCHE LA COPERTINA RIPRENDE LA VOSTRA MASCOTTE (THE GUY) E IL VOSTRO SIMBOLO DEI TEMPI DI “BELIEVE”…
– Sì, il nostro simbolo da sempre rappresenta l’unione delle diversità (a partire da quelle religiose) e The Guy è colui che le tiene tutte insieme: concettualmente è come se ci fossimo un po’ allontanati gli uni dagli altri, ma ora c’è qualcosa di più grande che ci riunisce e ci tiene legati.
COSA CI PUOI DIRE DEL DUETTO CON ANN WILSON DELLE HEART?
– Qualche anno fa scrisse un Tweet esprimendo il suo apprezzamento per la nostra cover di “The Sound Of Silence”, e questa cosa all’epoca mi riempì di gioia dato che sono da sempre un grandissimo fan delle Heart. Dopo questo episodio lei e David (Draiman, cantante, ndr) si sono tenuti in contatto sui social, finché mentre stavamo lavorando a “Don’t Tell Me” io e Drew (produttore, ndr) ci siamo resi conto che sarebbe stato perfetto per un duetto, qualcosa d’inedito nella nostra carriera. Così ci è venuto naturale pensare ad Ann, che già in passato aveva avuto a che fare ad esempio con gli Alice In Chains, quindi siamo andati a trovarla a San Francisco e abbiamo registrato il pezzo: per me è stato davvero emozionante, dato che lei e David sono i miei cantanti preferiti in assoluto. Peraltro questo tipo di collaborazioni è abbastanza raro da parte sua, quindi per noi è stato un vero onore averla su un nostro disco, e spero questo feature possa avvicinare molti fan dei Disturbed alla sua musica, sia da solista che con le Heart.
COM’E’ STATO PASSARE DA KEVIN CHURKO A DREW FALK COME PRODUTTORE?
– Abbiamo lavorato molto bene con Kevin negli album precedenti e ho imparato molto da lui, ma dopo questi quattro anni di assenza forzata volevamo qualcosa di diverso nel mix, portando a bordo qualcuno di giovane e ‘affamato’ ma che al tempo stesso avesse già un curriculum di tutto rispetto come nel caso Drew, che ha già lavorato con band come Motionless In White, Wage War e Papa Roach. Credo abbia fatto un ottimo lavoro mantenendo il classico sound Disturbed ma al tempo stesso attualizzandolo, che era esattamente quello che volevamo. Inoltre anche dal punto di vista personale io e lui abbiamo avuto modo di frequentarci per qualche settimana prima di entrare in studio ed abbiamo trovato subito un’ottima intesa, quindi è stato poi del tutto naturale portarlo a bordo nel progetto compositivo.
MOLTE BAND AMERICANE STANNO CANCELLANDO LAST-MINUTE CONCERTI IN EUROPA: VOI CHE PROGETTI AVETE?
– Vogliamo assolutamente tornare in Europa, e al tempo stesso non vorremmo cancellare nessuna data già pianificata. Capisco le difficoltà dei miei colleghi per effetto degli aumenti su tutto (voli, benzina, pullman, hotel, etc.): non è facile oggi per una band d’oltreoceano venire in Europa, anche se tutti noi vorremmo farlo il prima possibile per suonare i nuovi pezzi così come il vecchio materiale. Al momento non abbiamo ancora pianificato date nel vecchio continente, ma siamo in costante contatto con le agenzie di booking e non appena ci sarà la possibilità di poterlo fare in ‘sicurezza’ siamo pronti a prendere un aereo anche domattina.
NEGLI ANNI ’80 SUONAVI IN UNA BAND GLAM: CHI ERANO I TUOI IDOLI?
– Amavo fin da piccolo ogni tipo di musica: glam, rock, metal, grunge…tutto ciò che avesse una chitarra, e all’epoca le band glam avevano dei chitarristi pazzeschi come George Lynch dei Dokken o Warren De Martini dei Ratt, che univano una grande tecnica ad un gusto melodico fuori dal comune. Un altro dei miei idoli dell’epoca era Mick Mars dei Motely Crue: “Too Fast For Love” e “Shout At The Devil” sono stati tra i primi dischi che ho amato e su cui ho iniziato a studiare, con dei riff molto dark ma al tempo stesso catchy.
COSA NE PENSI DELLA SCELTA DI JOHN 5 COME SOSTITUTO DI MICK MARS?
– John 5 è davvero un’ottima scelta: lo conosco da più di vent’anni, quando ancora suonava coi Marilyn Manson, e fin dalla prima volta che l’ho visto aveva sempre una chitarra in mano con cui si esercitava suonando pezzi dei Van Halen o di altri guitar hero. E’ davvero un ottimo chitarrista, per quanto mi riguarda non credo avrebbero potuto scegliere un migliore rimpiazzo!
L’ANNO PROSSIMO IL DISCO DEI DEBUTTO DEI “FIGHT OR FLIGHT” COMPIE DIECI ANNI: RESTERA’ UN UNICUM?
– Non mi piace mettere la parola fine a qualcosa, ma i Disturbed sono tutta la mia vita e i ragazzi della band sono i miei migliori amici da più di venticinque anni, quindi visto quanto tempo dedico a loro e alla mia famiglia non credo ci sia molto spazio per altri progetti, almeno per il momento.
QUAL E’ LA TUA CANZONE PREFERITA DA SUONARE LIVE?
– E’ difficile rispondere a questa domanda, ma devo dire che ultimamente mi diverto parecchio a suonare “The Light” per il messaggio che porta – in particolare la strofa “Sometimes in darkness you see the light” – proprio perché in questo momento d’incertezza è bello dare un messaggio di speranza, così come è bello vedere dal vivo tutte le luci dei telefoni che si accendono creando una bellissima atmosfera.
E IL TUO VIDEO PREFERITO TRA QUELLI CHE AVETE GIRATO?
– Premesso che girare video non è la parte preferita del mio lavoro, anche perchè non siamo dei veri attori ed è abbastanza noioso fare diversi take senza suonare davvero, credo che il mio preferito in assoluto sia quello di “The Sound Of Silence”, proprio perché è stata una cosa molto intima e semplice, ma che ha funzionato comunque alla grande pur senza effetti speciali. In passato ci è capitato di girare dei video ‘hollywoodiani’ – come ad esempio per “Prayer” quando abbiamo chiuso una strada di Los Angeles ed avevamo una produzione da blockbuster – ma nonostante questo il nostro video più visto resta “The Sound Of Silence”, girato in solo due ore.