CIAO RAGAZZI, BENVENUTI SU METALITALIA.COM. CONGRATULAZIONI PER LA VOSTRA RELEASE “THE SINGULARITY”. CHE NE DITE DI INIZIARE L’INTERVISTA INTRODUCENDO LA BAND AI NOSTRI LETTORI CHE ANCORA NON VI CONOSCONO?
“Ehi, qui è James Duncan (chitarrista) che parla, grazie per l’intervista! I Divinity sono una progressive technical death thrash band proveniente da Calgary, Canada. Ci siamo formati nel 1999, e abbiamo costantemente cambiato e cercato di migliorare il nostro sound. Ora ‘The Singularity’ è nei negozi e credo che sia il nostro miglior lavoro fino ad oggi e alza il nostro livello sia musicalmente che liricamente che concettualmente. In tanti provano a buttarsi nella musica, ma i nostri temi sono molto provocatori”.
POSSIAMO CONSIDERARE I DIVINITY UNA PROGRESSIVE METAL BAND, UNA THRASH/DEATH METAL BAND O CHE ALTRO? QUAL E’ LA VOTRA PERCEZIONE DELLA MUSICA CHE SUONATE?
“Come ti dicevo, siamo un ibrido di tutti i migliori generi del metal! Alla fine è questo che pensiamo. Le nostre influenze variano molto tra i singoli membri del gruppo, e quindi abbiamo un vasto numero di quelle che potremmo chiamare appunto influenze. La musica ci vien fuori in maniera molto naturale e molto di rado siamo in disaccordo sui contenuti di una canzone. Di base scriviamo ciò che esce e, quando questo è buono, lo teniamo”.
CHE COSA SIGNIFICA “THE SINGULARITY”? COME MAI AVETE SCELTO QUESTO TITOLO?
“’The Singularity’ può voler dire molte cose, ma in questo contesto stiamo parlando della singolarità tecnologica (entità teorizzata da Vernor Vinge, ndR), dove le macchine e le intelligenze artificiali possono prendere il sopravvento e far diventare gli umani obsoleti. Siamo consapevoli del fatto che questo concetto è stato usato da altre band in passato, e questo è il motivo per cui integriamo le nostre liriche con altri concetti, come la condizione dell’umanità da questo punto di vista, la sua connessione all’universo e l’energia che li lega. Ogni singola canzone ha una sua identità unica e concetto, ma avevamo bisogno di qualcosa a cui collegare tutte queste idee insieme e La Singolarità è uno degli eventi che potrebbe essere il più drammatico nella storia dell’umanità. La tecnologia ti tiene per le palle. Prova a tenere spento il tuo cellulare per una settimana. Non lo faresti. Pensa a quanto è potente la dipendenza per la tecnologia, plagia l’intera società e cultura”.
LA COVER DEL VOSTRO DISCO HA QUALCHE SIGNIFICATO PARTICOLARE? COME MAI AVETE SCELTO PROPRIO QUEL SOGGETTO PARTICOLARE?
“E’ stata per una mera coincidenza che abbiamo trovato Rafal Tomal, che è un artista americano davvero valido. Lui sapeva esattamente quello che volevamo. L’artwork riflette in pieno l’immaginario creato dalla nostra musica e dai testi. Sono molto contento che la nostra intesa abbia funzionato così bene”.
QUAL E’ LA CANZONE DI CUI VI SENTITE PIU’ ORGOGLIOSI E PERCHE’?
“Personalmente, ‘Transformation’ è sempre stata quella che ha avuto l’impatto più forte su di me. Prima di iniziare a scrivere per ‘The Singularity’, stavo attraversando un periodo abbastanza strano nella mia vita, dove ho realizzato che tutte le mie energie e i miei pensieri erano focalizzati su sottili dipendenze e comportamenti ripetuti. Volevo soltanto scappare. Ero alla ricerca di una trasformazione e scrivere questa canzone mi ha aiutato a farlo. A settembre del 2010 erano tre anni e mezzo che ero sobrio, e sono diventato molto più felice e più concentrato nella mia carriera musicale. Questa canzone è una sorta di Precessione degli Equinozi (movimento della terra che fa cambiare in modo lento ma continuo il suo asse di rotazione, NdR) personale”.
TI ANDREBBE DI SPIEGARCI COME FANNO I DIVINITY A COMPORRE LE LORO CANZONI E QUANTO TEMPO CI E’ VOLUTO PER DARE LORO LA FORMA CHE HANNO ORA?
“Per finire il nostro album precedente ci sono voluti vari anni, e sapevamo di non poter fare lo stesso anche questa volta. A noi tutti piace suonare con gli altri membri e ci conosciamo molto bene. Nick è arrivato nella band oltre quattro anni fa, Sacha sarebbe il membro più recente della band ma ci conosciamo comunque da otto anni, quindi siamo come fratelli. Sacha ed io scriviamo la maggior parte della musica (Sean suona anche la chitarra), e includiamo le idee per i testi e i temi che accompagnano il nostro ‘demo’, poi Sean le prende ed inizia lavorare sulle linee vocali, mentre noi con calma impariamo le nostre parti. E’ bello che Sacha ed io ci occupiamo della maggior parte del songwriting, siamo una band ‘guitar based’ e vorrei che questa cosa rimanesse invariata”.
CHI SI OCCUPA DEI TESTI DELLA BAND? CHE ARGOMENTI RIGUARDANO?
“Sean deve cantare e quindi è lui che si occupa di creare la maggior parte delle parole e delle linee vocali. Quando io e Sacha gli diamo lo scheletro delle canzoni, gli diamo sempre anche un’idea sulle tematiche che dovrebbero trattare. Alla fine lui prende le parole, le sue idee, e da solo crea il resto della canzone. I nostri temi generalmente riflettono la nostra opinione personale su problemi che affrontiamo come individui e come esseri umani”.
IL VOSTRO SOUND E’ MOLTO TECNICO. SIETE AUTODIDATTI O AVETE STUDIATO MUSICA?
“Brett ed io abbiamo studiato al Royal Conservatory Piano durante gli anni della scuola. Non credo che gli altri ragazzi abbiano una formazione scolastica, ma Sacha ha preso lezioni di chitarra da un tizio che si chiama Lucifero, o qualcosa del genere. Mi ha detto che faceva molto caldo e che quel tipo aveva degli zoccoli da caprone e le corna, è lì che ha imparato quella roba. A noi tutti piace suonare e scrivere musica così come ascoltarla. Sapere il ruolo importante che la musica gioca nella mia vita mi permette di fare quella cosa chiamata ‘scrivere una canzone’ piuttosto che scrivere ritornelli pacchiani. Bisogna saper trovare un giusto equilibrio tra le due cose. Sull’ultimo album abbiamo provato a scrivere canzoni migliori, sperando che ci siano anche quei momenti catchy che ti rimangono in testa per anni”.
VI SENTITE PIU’ A VOSTRO AGIO IN UN CONTESTO LIVE IN CUI SUONATE UN VOSTRO CONCERTO, OPPURE PREFERITE UN GRANDE FESTIVAL? NON AVENDOVI MAI VISTO IN SEDE LIVE, COSA CI POSSIAMO ASPETTARE DA UN VOSTRO SHOW?
“I Divinity sono una band che prova moltissimo e per questo passiamo molto tempo insieme. Suoniamo sempre meglio quando ci divertiamo e quando il pubblico si diverte. Suoniamo da dieci anni, quindi abbiamo avuto le nostre serate di merda, ma siamo anche stati abbastanza fortunati da suonare con alcune delle nostre band preferite e su palchi molto grandi. Per dirti la verità penso che siamo pronti per dei grossi palchi, ormai. I piccoli concerti sono divertenti ma niente batte la sensazione di suonare per mille persone con un super impianto. Abbiamo suonato al Trois Riviere Metalfest in Québec lo scorso weekend insieme a buoni amici e alcuni dei nostri idoli. Quel tipo di concerti ti fa realizzare il motivo per cui suoni”.
STATE PIANIFICANDO UN TOUR? CHE PIANI AVETE PER I VOSTRI SHOW FUTURI?
“Abbiamo fatto un tour di sedici date in Canada, ed è stato fantastico. Abbiamo uno staff molto buono che lavora con noi, quindi aspettatevi un altro grosso tour con l’anno nuovo”.
OK RAGAZZI, ABBIAMO FINITO, GRAZIE MILLE PER L’INTERVISTA. ORA AVETE UN’ULTIMA CHANCE PER CONVINCERE I NOSTRI LETTORI A SUPPORTARE I DIVINITY…
“Cheers! Ascoltate il metal, ascoltate la vera musica. Di questi tempi internet e le registrazioni casalinghe hanno creato una pletora di band e di musica. La musica adesso è gratis grazie al downloading. Mettetevi nell’ordine d’idee di comprare dai vostri gruppi preferiti perché se non lo fate quei gruppi non potranno permettersi di rimanere insieme. Ho appena saputo di una grossa band canadese che si sta sciogliendo dopo questo tour perché non possono più permetterselo. Questo fa schifo, perché tutti noi abbiamo un casino di musica gratis sui nostri computer, musica che non abbiamo pagato. Chiunque sia musicista di minimo successo vi potrà dire che siamo nei guai seri se qualcosa non cambia presto. Nel frattempo i Divinity continuano a spaccare finché potranno. Il nostro terzo album è al suo stadio iniziale proprio ora e ci lavoreremo nei prossimi mesi, quindi aspettateci!”.