(DOLCH) – Lunga è la notte

Pubblicato il 28/04/2022 da

Tra i fumi imperscrutabili della darkwave, tra i rumori sinistri dell’industrial, nelle tremolanti vibrazioni dell’ambient, in mezzo ai sentimenti malinconici del neofolk e sotto la potenza del doom, i (Dolch) si sono rimessi in moto con un secondo album ben staccato dal soffocante “Feuer”. Una miscela di suoni cuciti tra loro dal comune denominatore della malinconia, di sentimenti distorti, ansie, timori, stranezze veicolati a noi in canzoni disturbanti, oppure toccanti, a volte tremende, in altri casi lievi e salvifiche. Un quadro d’insieme composto da così tanti tasselli che carpirne il pieno significato non è semplice: meglio allora lasciare andare i pensieri e godere senza indugi dei piccoli tesori disseminati in tracklist, pazienza se un significato preciso a tutto ciò non lo cogliamo. Con enigmatica flemma e arguzia, la cantante M. e il chitarrista/cantante T. ci ragguagliano volentieri su quanto gli sia passato per la testa quando hanno composto “Nacht” e sulla loro attuale visione della musica.

“NACTH” È LA SECONDA PARTE DI UNA TRILOGIA: COME SI CONNETTE ALLA PRIMA, “FEUER”, E COSA ANNUNCIA DELLA TERZA PARTE, “TOD”?
M: – “Feuer” è la scintilla, il carburante dentro se stessi. Ha posto le basi della trilogia. “Nacht” punta i riflettori su una prospettiva interiore o su come affronti il mondo esterno. Un movimento, se preferisci uno spostamento in un viaggio nella notte. “Tod” metterà a tacere questa storia, per quanto ne sappiamo noi al momento. Stiamo ancora lavorando al mix stilistico di quell’album, è ancora presto per dire come suonerà.

C’È UN FORTE CAMBIAMENTO NEL SUONO, SI PASSA DAL DOOM QUASI RITUALE, OPPRESSIVO, DI “FEUER”, A UNO STILE COMPOSITO, ETEROGENEO IN “NACHT”. CI SONO INFLUENZE DI INDUSTRIAL, DARKWAVE, SYNTHWAVE, AMBIENT. DA DOVE DERIVA QUESTO DIFFERENTE APPROCCIO E IN CHE MODO È INFLUENZATO DA UN DIFFERENTE IMPIANTO LIRICO?
M: – Il modo leggermente diverso con cui abbiamo scritto i testi ha dato in effetti un suo distintivo indirizzo al suono. Ci sono tante storie nel disco, abbiamo cercato di raccontarle nel mondo più chiaro possibile. Puoi seguire i testi e, mentre li leggi, darne la tua interpretazione, la tua chiave di lettura. L’approccio per quanto riguarda i testi era di metterli il più possibile in primo piano, dovevano essere al centro dell’album. Abbiamo quindi dovuto trovare una modalità per cui la musica li supportasse e desse risalto alle singole liriche.
T: – Avevamo bisogno di una nave diversa per trasportare la storia e l’idea della notte. Il mondo reale suona in modo diverso quando esci, giusto? A seconda di dove esci, può sembrare calmo, puoi sentire un rumore provenire da lontano, oppure puoi essere circondato dal rumore, quando ti trovi in un ambiente urbano. Abbiamo voluto catturare questo suono che permettesse di descrivere la combinazione del sé interiore e del mondo esterno, in un momento con meno luce attorno.

AVETE DIMOSTRATO UNA CERTA AMBIZIONE NEL VOLER COSTRUIRE QUALCOSA DI MOLTO PERSONALE CON LA VOSTRA MUSICA: C’è QUALCOSA DI NUOVO CHE STATE CERCANDO DI ESPRIMERE CON “NACHT”, QUALCOSA CHE NON AVETE TOCCATO IN PASSATO?
M: – Non direi qualcosa di mai toccato, parlerei piuttosto di un angolo oscuro ora illuminato da una fonte di luce. Ma “Nacht” è sicuramente un angolo molto ampio, oppure un’ampia strada che stiamo attraversando.
T: – Sì e no. Ci sono argomenti di cui abbiamo già parlato su vecchie canzoni, come se ci fosse una trilogia all’interno di una trilogia, se guardi la serie di “Hydroxytryptamin Baby”, che ora è proseguita su Nacht con “I Am Ok” e “House Of Glass”. Parliamo molto di depressione e paura, ma c’è un periodo di euforia surreale nel mezzo, come il viaggio in “Mercury”, ad esempio, una notte strana che abbiamo vissuto a Seattle con il nostro amico T.J. di King Dude. Se vuoi puoi leggere “Open” e “Coda” come canzoni sulla filosofia e sul bisogno di risposte sulla nostra esistenza. E poi di nuovo, c’è una storia d’amore oscura e pericolosa in “Tonight”. Quindi sì, alcuni angoli incontaminati si trovano in “Nacht”, mentre altri sono prosecuzioni di argomenti già affrontati.

I SYNTH SONO DIVENTATI MOLTO IMPORTANTI NELLA VOSTRA MUSICA, GUADAGNANDO SPAZIO IN PASSATO INGHIOTTITO DALLA CHITARRE. C’è UNA RAGIONE SPEFICIFICA CHE VI HA PORTATO AD AVERE UN SUONO MENO BASATO SULLE CHITARRE?
M: – Non penso che siamo una band meno basata sulle chitarre di prima. Abbiamo scelto quel tipo di suono a causa dell’atmosfera di cui “Nacht” aveva bisogno. Il nostro suono può essere diverso, anche di molto, da un disco all’altro. Qualunque cosa vediamo si adatta meglio a quello che vogliamo esprimere in quel momento, la useremo.
T: – Ora arriva il fatto divertente: molti dei sintetizzatori che ascolti in “Nacht” sono chitarre che abbiamo modificato e trasformato in suoni quasi assimilabili a quelli dei sintetizzatori. Non tutti, ma più della metà dei suoni sono chitarre. Chi dice come deve suonare una chitarra comunque? L’unico motivo per cambiare il suono era adattarlo all’outfit urbano delle storie che vogliamo raccontare.

IN “NACHT” POTETE ESSERE MOLTO CATCHY, COME NEL PRIMO SINGOLO “TONIGHT”. RICHIAMA IL SUONO DELLA DARKWAVE OTTANTIANA E DEL GOTHIC ROCK: PERCHÉ AVETE SCELTO PROPRIO QUESTO PEZZO PER PRESENTARE IL NUOVO ALBUM E PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE PER VOI?
T: – Questa canzone è stata una delle prime che è stata composta durante il processo creativo. Abbiamo solo modificato la voce principale, all’inizio doveva esserci una voce maschile, il brano è nato in quest’ottica. Penso che sia stato il nostro produttore a dire che poteva essere un buon primo singolo, ci ha convinto il suo parere e l’etichetta discografica ha accettato. Quindi abbiamo avuto l’idea di farne un EP completo, in modo che le persone abbiano più materiale da ascoltare. Il 10” di “Tonight” è piuttosto interessante, penso. C’è una cover di George Michael, “Tonight” con la voce maschile e una versione techno di una nostra vecchia canzone. Un’uscita abbastanza strana, in senso positivo si intende.
M: – “Tonight” è un’introduzione molto cauta all’album, ti consente di dargli un’occhiata senza svelarne troppo.

UNA DELLE CANZONI PIÙ INTERESSANTI E SPERIMENTALI DELL’ALBUM È “BIRD OF PREY”, CON MOLTRE INTRUSIONI ELETTRONICHE. COME AVETE LAVORATO SU QUESTA CANZONE E QUALE TIPO DI FEELING VOLEVATE EVOCARE?
T: – Questa canzone stava per essere scartata. Michael, il nostro produttore, l’ha salvata e gli ha dato un’altra dimensione con tonnellate di suoni folli. La canzone parla del picco di paura e paranoia che qualcuno sta affrontando per qualche motivo non precisato. Un momento schizofrenico in cui non puoi decidere cosa è reale, o creato dalla tua mente, dalle sinapsi nel tuo cervello. C’è un leggero ricordo d’amore nella parte posteriore del tuo cervello, ma è difficile arrivarci, quindi alla fine il sistema crolla a causa di tutta la paura, le voci e lo stress.

NELLA VOSTRA MUSICA SI SENTE UN PICCOLO TOCCO DI NEOFOLK, CHE EMERGE A TRATTI E IN PARTICOLARE DURANTE “GHOST”. CHE COSA RAPPRESENTA QUESTA CANZONE, CON LA SUA DIMENSIONE MOLTO INTIMA? VOLEVO ANCHE SAPERE SE CI FOSSE UN’OSPITE ALLA VOCE.
T: – “Ghost” è stata cantata da T.J. dei King Dude. Volevamo una voce forte, oscura. Ha fatto un ottimo lavoro, la sua voce si adattava esattamente alla nostra idea. È un professionista. Puoi leggere “Ghost” come se fosse un viaggio musicale attraverso la vita di qualcuno, dai primi giorni dell’infanzia all’età avanzata, o come colonna sonora che sottolinea l’immagine di un’autostrada su cui stai camminando nella notte, il percorso che hai scelto.

QUALI SONO LE ESPERIENZE PERSONALI CHE VI HANNO CONDOTTO ALLE ATMOSFERE DI “NACHT”? C’È UNA CANZONE A CUI SIETE MAGGIORMENTE AFFEZIONATI PER QUALCHE MOTIVO?
T: – Lo si sente spesso ed è quasi un cliché, ma le amo tutte quante. Per me “Nacht” è un lungo trip, lo adoro così com’è, come esperienza complessiva. Per me è come se fosse un’unica grande canzone. Ogni brano ha un suo speciale significato e mi evoca un certo ricordo, non ne potrei scegliere uno lasciandone indietro gli altri.

COME PER “FEUER”, “NACHT” è STATO REGISTRATO DA MICHAEL ZECH. CHE COSA HA AGGIUNTO QUESTA COLLABORAZIONE ALLA VOSTRA MUSICA?
T: – Ci fidiamo ciecamente di lui. Capisce le nostre idee e la nostra concezione musicale. Michael è un additivo creativo formidabile per i (Dolch), un membro silente della band. Ci piace lavorare con lui, ha una forte influenza su quello che siamo diventati, sulla trilogia che stiamo scrivendo e penso avrà un ruolo importante nel nostro futuro, suppongo.

SE DOVESTE PARAGONARE “NACHT” ALL’ALBUM DI UN ALTRO ARTISTA, PER FILOSOFIA, EMOZIONALITÀ, SUONO O ATMOSFERE, CHI NOMINERESTE?
M: – Non ne ho idea. Ci sono molte influenze in quello che facciamo, come per qualsiasi altro artista di questo mondo, ma per me quello che suoniamo è unico, non riesco ad accostarlo ad altri.

LA MUSICA DEI (DOLCH) ESCE PER UNA IMPORTANTE LABEL UNDERGROUND COME LA VÀN RECORDS. QUANTO È IMPORTANTE OGGIGIORNO RICEVERE SUPPORTO DA UNA LABEL CHE CONOSCE BENE IL VOSTRO TIPO DI MUSICA E PUÒ CAPIRE LE NECESSITÀ DELL’ARTISTA?
T: – Nella nostra casa discografica ci sentiamo come fossimo in famiglia, dove sono inseriti molti altri grandi artisti. Sentiamo di avere il miglior supporto possibile, allo stesso tempo abbiamo ampia libertà nelle nostre scelte artistiche, non ultima quella di poter avere gli artwork che preferiamo.
M: – Il supporto e l’amicizia che ci legano alla Vàn Records sono immensi. Siamo molto grati a loro per come lavorano, hanno una grande sensibilità per la musica, sanno cogliere cosa vi sia di speciale in una band.

SE DOVESTE INDICARE UNA SPERANZA PER IL 2022, QUALE SAREBBE?
M: – Vedere i miei amici più cari e danzare con loro al ritmo della musica che amiamo. Poi mi piacerebbe potessimo suonare un po’ di concerti e infine assistere a mia volta agli spettacolo di tanti artisti che attendo da tempo di vedere dal vivo.
T: – Spero che la salute mi assista e di star bene. Spero anche di poter ascoltare tanta buona musica e divertirmi nuovamente ai concerti.

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