I Domine sono ormai una reltà affermata e sempre più presente all’interno del panorama heavy metal italiano e non. Sono dell’idea che, quando si parla di epic metal (di quello dei nostri giorni), la band toscana sia sicuramente uno dei primissimi nomi da citare, uno di quei nomi che meglio incarna e rappresenta lo spirito di questa straordinaria musica. In occasione dell’uscita del loro nuovo disco, noi di Metalitalia.com non ci siamo lasciati sfuggire una chiacchierata con il chitarrista e fondatore della band (insieme al fratello Riccardo) Enrico Paoli, un ragazzo davvero gentile, simpatico ed umile.
PER LA REGISTRAZIONE DEL NUOVO DISCO SO CHE VI SIETE AFFIDATI NUOVAMENTE A LUIGI STEFANINI, PARE CHE I SUOI STUDI SIANO DIVENTATI PER VOI UNA SECONDA CASA…
“Sì, sai uno dei principali problemi per un gruppo, come è stato per noi negli anni ’80, è quello di trovare un posto dove ci siano persone che riescano a mettere in pratica ciò che hai in testa. Oltre a questo è molto importante anche che ci sia un buon feeling con le persone con cui lavori, solo in questo modo riesci a tirare fuori le cose migliori. Con Luigi abbiamo instaurato un ottimo rapporto a livello personale e, dal punto di vista lavorativo i suoi studi, pur trovandosi in aperta campagna trevigiana, sono ottimamente equipaggiati e sono praticamente alla pari con gli altri studi europei. Lavorare sempre con Luigi è sicuramente un vantaggio perché ormai ci conosce e sa perfettamente cosa desideriamo ottenere, si tratta solo di spiegargli, di volta in volta, le cose nuove che vogliamo sperimentare”.
“EMPEROR OF THE BLACK RUINES” SEMBRA UN DISCO SUL QUALE AVETE LAVORATO MOLTO. QUANTO TEMPO VI HA PORTATO VIA LA STESURA DEI NUOVI BRANI?
“E’ stato un lavoro abbastanza lungo e anche abbastanza faticoso, ti dico la verità. Venendo dopo ‘Stormbringer Ruler’, un disco che ci piace ancora molto e che per noi è stato un punto di riferimento nel momento in cui abbiamo iniziato a pensare al nuovo album, avevamo l’intenzione di fare possibilmente qualcosa di migliore dal punto di vista della produzione e dei brani. Dall’agosto al dicembre del 2002 abbiamo composto le musiche e le liriche, poi abbiamo trascorso quattro mesi in sala prove per fare gli arrangiamenti e infine, per tutto il mese di maggio del 2003, ci siamo rinchiusi in studio per registrare. Siamo molto soddisfatti di ciò che abbiamo ottenuto e pensiamo di avere fatto un passo avanti, specialmente a livello di produzione”.
DA UN PUNTO DI VISTA STILISTICO LA VOSTRA NUOVA RELEASE NON SI DISCOSTA POI MOLTO DAI VOSTRI VECCHI DISCHI, MA HO NOTATO UN APPROCCIO UN PO’ PIU’ CINEMATOGRAFICO IN ALCUNE CANZONI, SEI D’ACCORDO?
“Certamente in alcuni brani c’è una ricerca un po’ più approfondita per quel che riguarda le atmosfere. Bene o male i Domine hanno sempre cercato di curare molto le atmosfere attraverso diversi effetti sonori e con l’uso del parlato che però, nel nuovo disco, non abbiamo usato tantissimo. Effettivamente in questa occasione abbiamo provato ad accentuare alcune cose presenti già nel lavoro precedente e da qui qualche elemento riconducibile alle soundtrack cinematografiche; abbiamo cercato anche di curare maggiormente gli arrangiamenti e ad inserire qualche novità a livello melodico, senza comunque stravolgere il nostro sound. Non era nostra intenzione fare una copia dell’album precedente e qualcuno è rimasto un pò spiazzato”.
COMPLIMENTI PER “AQUILONIA SUITE”, UN GRAN BEL PEZZO. HAI VOGLIA DI PARLARCENE UN PO’?
“Grazie, mi fa piacere che ti sia piaciuto. La suite è dichiaratamente ispirata ai libri di Robert Howard su ‘Conan’, al film ‘Conan Il Barbaro’ e alla colonna sonora del film stesso. Questa è una delle nostre tradizioni: ci sono fonti d’ispirazione che non nascondiamo ma che addirittura, in ogni nostro nuovo lavoro, decidiamo di omaggiare. Questa suite rappresenta ciò che noi abbiamo provato leggendo quei libri, guardando il film e ascoltandone la colonna sonora e ‘Aquilonia Suite’ è una specie di riassunto di queste opere”.
PER QUEL CHE RIGUARDA I TESTI QUINDI LE TEMATICHE AFFRONTATE DAI DOMINE SONO SEMPRE LE STESSE…
“Ci sono sempre gli stessi riferimenti letterari. Però in questo disco abbiamo introdotto, in alcuni testi, elementi che riguardano anche la sfera del personale, ci sono liriche più intimiste rispetto al passato. Alcune song sono dichiaratamente ispirate a opere letteriare, come ‘Aquilonia Suite’, di cui abbiamo appena parlato. ‘The Song Of The Swords’ è basata su Elric di Melinbonè di Moorcock, mentre ritroviamo lo stesso autore con il suo ciclo di Korum in ‘The Prince In The Scarlet Robe’. ‘Battle Gods’ è ispirata ad un film di cappa e spada cinese, secondo me molto bello e intriso di una poetica ed epicità incredibili. Non amo scrivere testi in maniera realista, lo lascia fare a chi ne è capace, non mi sento un Bob Dylan (ride, ndA)! In altri testi invece, sempre adottando le metafore eroic-fantasy, parliamo di cose più ‘serie’: ‘Icarus Ascending’ parla del mito di Icaro ed è un inno alla libertà, mentre ‘Sun Of A New Season’ rappresenta una speranza per il futuro”.
QUEST’ULTIMA CANZONE DA TE CITATA MI E’ PIACIUTA MOLTO, SOPRATTUTTO LA SUA PARTE INIZIALE IN CUI TI ESIBISCI IN UN FRASEGGIO DI CHITARRA CHE MI HA RICORDATO NON POCO, PER INTENSITA’ ED ESPRESSIVITA’, LO STILE DI BRIAN MAY DEI QUEEN. CHE NE PENSI?
“Guarda, per questo complimento ti mando a casa un mazzo di fiori! Ti ringrazio, mi hai fatto un complimento davvero incredibile; Brian May è senza dubbio il mio chitarrista preferito. Il fraseggio di cui parli non è caratterizzato da nessun virtuosismo, ma ho fatto piuttosto una ricerca molto accurata per quel che riguarda l’emozione. In questo brano, personalmente, sento anche cose di Gary Moore e Michael Schencker”.
“FOREST OF LIGHT” E’ UN PEZZO INUSUALE PER VOI, PER DUE MOTIVI: IN PRIMO LUOGO E’ INTERAMENTE ACUSTICO, E POI MORBY SI CIMENTA SU TONALITA’ PRESSOCHE’ INEDITE PER LUI. HA PER CASO INCONTRATO DELLE DIFFICOLTA’?
“No, assolutamente. Morby in questo disco ha voluto utilizzare approcci diversi rispetto a quelli dell’heavy classico che usa di solito. E’ stato tutto molto naturale perché Morby possiede una voce che gli consente di provare una miriade di possibilità espressive. Questo brano riflette altri nostri interessi musicali che spaziano dal prog-rock dei Jethro Tull e dei Genesis, fino ad arrivare alla musica celtica di Loreena McKennitt e ad altri gruppi folk-rock. All’interno del disco ci sono vari elementi che non abbiamo mai usato, e questa volta lo abbiamo fatto filtrandoli attraverso il nostro stile”.
LA SCORSA ESTATE VI SIETE ESIBITI AD IMOLA, NEL CORSO DELL’HEINEKEN FESTIVAL… COME AVETE VISSUTO QUELL’ESPERIENZA?
“E’ stato fantastico, c’erano 40.000 persone e dal palco avevamo una visione mastodontica. E’ stato davvero emozionante vedere tutti i fan alzare le mani nel momento in cui abbiamo iniziato a suonare. L’unico problema era il caldo terrificante, i fan sono stati davvero eroici a partecipare allo show in quella maniera nonostante l’afa insopportabile”.
AVETE GIA’ DECISO QUALCOSA PER QUEL CHE RIGUARDA IL TOUR DI SUPPORTO AL NUOVO DISCO?
“Ancora è tutto in alto mare. La nostra prima intenzione è quella di fare un po’ di date in Italia e partecipare a qualche festival estivo. Nello stesso tempo stiamo cercando di piazzarci come gruppo di supporto per qualche tour europeo, nulla è ancora ufficiale e quindi preferisco non dire nulla”.
SO CHE IN GIAPPONE IL DISCO E’ USCITO GIA’ DA UN PO’, COME E’ STATO ACCOLTO?
“Direi che è stato accolto bene. I due precedenti dischi usciti laggiù (‘Champion Eternal’ non è mai uscito in Giappone n.d.a.) avevano avuto recensioni tutto sommato lusinghiere, ma non avevano ottenuto risultati eclatanti. Questa volta, un po’ per il fatto che è la terza volta che lì esce un nostro disco, e un po’ perché ci siamo presentati con una label importante come la SPV, siamo stati trattati sicuramente meglio: le recensioni sono state tutte positive e ci sono state concesse interviste più lunghe. Nel paese del Sol Levante i Domine sono apprezzati maggiormente per il loro versante melodico, i fan giapponesi non amano molto i brani lunghi”.
TI E’ PIACIUTA LA TRILOGIA CINEMATOGRAFICA DE “IL SIGNORE DEGLI ANELLI”?
“Sì certamente, l’ho trovata un giusto compromesso. Da fan del libro ho trovato delle variazioni nella trasposizione cinematografica, inevitabili per avere successo e pagare una produzione molto dispendiosa. Mi pare palese che alle spalle ci sia stato uno staff di persone molto preparato, che ha lavorato benissimo e con un certo amore”.
NON HAI MAI PENSATO DI SCRIVERE QUALCOSA ISPIRANDOTI A QUESTO LIBRO?
“In realtà qualcosa sul primo disco c’è: ‘Dark Emperor’ è leggermente ispirata al libro di Tolkien. Diciamo che non vi ho mai rivolto l’attenzione perché è un’opera alla quale si sono già ispirati in molti, ottenendo risultati positivi. Riproporre qualcosa che è stato già fatto bene da altri mi pare inutile”.
ENRICO, SIAMO GIUNTI ALLA FINE. VUOI LASCIARE UN MESSAGGIO AI LETTORI DI METALITALIA.COM?
“Per prima cosa voglio ringraziarti per il tempo che mi hai concesso per fare questa intervista, ed inoltre ringrazio tutti quelli che spenderanno cinque minuti per leggerla. Ringrazio tutti i fan della band per il loro fedele supporto e invito tutti quandi a dare un ascolto ad ‘Emperor Of The Black Runes'”.
DOMINE – Gli imperatori dell’epic metal!
Pubblicato il 01/03/2004 da Luca Galvagni
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