DOMINE – Intervista ad Enrico Paoli e Morby

Pubblicato il 13/06/2002 da

E’ un nuvoloso pomeriggio estivo Domenicale quello che vede i Domine partecipare per la seconda volta al Gods of metal per presentare al pubblico l’ultimo album “Stormbringer ruler”, nel segno del più epico power metal figlio dell’heavy metal ottantiano più roccioso. In un’esauriente conferenza stampa il frontman Morby ed il chitarrista Enrico Paoli ci spiegano, tra le altre cose, la loro vita da musicisti ed il loro rapporto con la scena metal in Italia.
Suburbia: COME PRIMA COSA VOLEVO SAPERE COSA VI HA EMOZIONATO DI PIU’ E CHE EMOZIONI VI HA DATO SUONARE DUE ANNI FA CON GLI IRON MAIDEN ED OGGI CON I MANOWAR.
Enrico Paoli: “Diciamo che le sensazioni sono più o meno sempre le stesse; poi noi non ci consideriamo un gruppo dal livello così alto da poter fare una scelta nei confronti dei gruppi che suonano da headliner, per cui per me è comunque un onore suonare prima degli Iron maiden, dei Virgin steele, dei Manowar e dei Running wild, anzi, non c’è problema.
Comunque da un certo punto di vista è anche relativamente facile dire così, perché poi dal momento in cui tu sali sul palco pensi solo al tuo, di concerto, e non pensi ad altro.”
Morby: “E’ vero, tutto quello che succede dopo ti condiziona solo fino ad un certo punto, l’importante è che il bill abbia attirato quanta più gente possibile.”
Enrico Paoli: “Esatto, chiaramente per noi suonare in un bill come quello di oggi o quello di due anni fa è comunque stupendo, per cui si provano sicuramente delle sensazioni stupende, delle soddisfazioni che fa piacere potersi togliere.

Metalmaniacs: COSA NE PENSATE DEL FATTO CHE VI TROVATE IN CONCORRENZA CON ALTRI GRUPPI DELLA SCENA POWER ITALIANA?
Morby: “Io al discorso della concorrenza sinceramente non ci credo, anche perché credo che ci sia spazio per tutti, anzi, penso che ci sia ancora più spazio di quello che viene sfruttato; poi c’è da dire che la gente fa le sue scelte comprando il disco di un gruppo piuttosto che di un altro, ma per me sarebbe meglio che i ragazzi italiani comprassero molti più dischi italiani anche se non il nostro, che non comprassero tanti dischi di gruppi stranieri magari già abbondantemente affermati, in modo da fare crescere tutta la scena italiana, ma in definitiva tutta questa concorrenza di cui parli non si sente.”
Enrico Paoli: “Noi siamo reduci dal Metal Attack, tre date con Labyrinth, Skylark, Centurion e White Skull, e devo dire che è stato stupendo, oltre che un’esperienza divertentissima, e molti non l’avrebbero creduto.”
Morby: “Tutto questo non era proponibile fino a qualche anno fa, quando la competizione tra le band si faceva più sentire, invece adesso è diverso: per esempio i locali erano già pieni all’orario in cui suonava il primo gruppo, segno che la gente aveva capito perfettamente lo spirito della manifestazione, e che non era un discorso di scaletta; il rapporto con le band, al di là di qualche piccolissimo screzio, è stato perfetto.
Enrico Paoli: “Comunque, per rispondere più direttamente alla domanda, non possiamo nemmeno porci il problema, non è realistico considerare un problema la concorrenza, infatti un gruppo va avanti da sé a seconda di cosa fa, e se un gruppo va male non vuol dire assolutamente niente: anzi, si può pensare che vada male per la situazione della scena italiana in generale. E’ un discorso un po’ egoista, ma tu suoni la tua musica e devi badare solo a te stesso; se ti va bene meglio per te, altrimenti pazienza.”
Morby: “Io per esempio penso abbia giovato alla scena metal italiana il fatto che i Rhapsody si siano fatti conoscere in tutto il mondo, anzi vorrei vendessero un milione di copie se questo servisse a far sviluppare ulteriormente la scena italiana.”

Metalitalia: VOI SIETE IN GIRO DA MOLTO TEMPO ANCHE SE SIETE ARRIVATI AL DEBUTTO SU FULL-LENGHT SOLO NEL ’97 CON ‘CHAMPION ETERNAL’: COME VEDETE L’EVOLUZIONE DELLA SCENA ITALIANA, DA QUANDO NEGLI ANNI OTTANTA ERA MOLTO UNDERGOUND FINO ALLA SITUAZIONE ODIERNA?
Morby: “All’inizio degli anni ottanta la scena italiana era veramente interessante, pochi gruppi ma buoni e davvero tanta gente ai concerti, poi c’è stato un calo ed ora una lenta risalita: io che ho vissuto tutti questi periodi penso che di sicuro siano aumentate le possibilità dei gruppi dal punto di vista compositivo, tecnico ed organizzativo; per esempio, per quanto riguarda la produzione, con tutti gli studi attrezzati di oggi non è certo difficile ottenere un buon prodotto, mentre una volta questo era improponibile.
Tutto questo è anche da rapportare all’evoluzione della scena estera: ci sono alcuni paesi in cui puoi andare bene a livello di risultati ed altri meno; ma anche i gruppi esteri, che vanno bene in patria, possono conseguire risultati alterni in altre nazioni, ma bisogna levarsi dalla testa l’idea della competizione, perché è proprio il modo sbagliato di cominciare. Non è un campionato mondiale ad eliminazione diretta, non si va avanti per alzata di mano, altrimenti oggi al primo pezzo avremmo chiesto al pubblico se intendeva lasciarci continuare o farci smettere; ma le cose stanno diversamente, semplicemente ognuno viene qui e fa quello che deve fare cercando di farlo nel miglior modo possibile.”

Metal hammer: ORMAI I DOMINE SONO UN GRUPPO AFFERMATO NELLA SCENA ITALIANA, ED ORMAI NELLE INTERVISTE LE DOMANDE SONO QUASI SEMPRE LE STESSE: VOI COME VIVETE QUESTA SITUAZIONE, IN CHE MISURA I DOMINE SONO UN LAVORO E IN QUALE UN DIVERTIMENTO?
Enrico Paoli: “A mio avviso è sempre e comunque un divertimento, non lo prendi mai come un lavoro, anche perché forse non siamo ad un livello così professionale in cui si hanno scadenze da rispettare, ma siamo ancora ad un livello semi-professionale, in cui tutti i risultati del gruppo sono auto-finanziati dai risultati delle vendite e dei concerti.
In definitiva, è totalmente una questione di divertimento e ci sono dei momenti davvero divertenti che ti lasciano così soddisfatto da farti dimenticare anche tanti dei problemi e dei muri su cui batti la testa tutte le volte, perché non è mai una cosa liscia per nessuno, penso, anche per un gruppo come i Manowar che penso abbia uno standard molto più alto rispetto al nostro come aspettativa; magari la cosa per noi e normale e per loro un grosso problema; quindi devi cercare di andare avanti con tranquillità, e se lo fai è perché ti piace, perché è una soddisfazione immensa avere davanti i 20.000 del Gods of metal che urlano, oppure uscire dallo studio con in mano un cd che ti piace sul serio, ti rende orgoglioso.
Noi in questi anni siamo sempre andati avanti con caparbietà, prendendo sempre il tutto come divertimento e mai come lavoro.”
Morby: “A volte vedi anche questi possibili impegni come qualcosa da conciliare con il tuo vero lavoro, perché non si riesce al nostro livello a fare i musicisti di professione, e non è così facile.”

A QUESTO PROPOSITO PER CORRETTEZZA PERO’ BISOGNA AGGIUNGERE CHE NON SOLO I GRUPPI DELLA SCENA ITALIANA SI TROVANO CON QUESTI PROBLEMI…
Enrico Paoli: “Certo, la cosa riguarda tutta la scena metal internazionale, non è sempre facile conciliare i propri impegni musicali col lavoro e quindi possono capitare anche per loro le giornate storte in cui va tutto male, ma tutti vanno avanti perché si divertono, ed in una giornata come la nostra è una soddisfazione.”

LE DOMANDE CHE VI PONGONO COMUNQUE SONO SEMPRE LE STESSE, COME FATE A RISPONDERE NON PRENDENDOLO PER UN LAVORO?
Enrico Paoli: “Per gli ultimi due album io ho fatto più di settanta interviste, e chiaramente tutti ti chiedono di parlare del nuovo album, ma è normale, per te è la settantesima volta, ma per il giornalista no.
Il punto è che devi prendere la cosa in modo colloquiale, senza metterti su un piedistallo, prima di tutto perché non è reale, e poi comunque intervistandoci ci date una mano, quindi dev’esserci sempre un certo rispetto; io parlo per me, io ho un approccio molto onesto e tranquillo, e non ho mai trovato una pessima intervista dove siamo stati attaccati con domande cattive e fuori luogo, e penso che poi tutto questo porti anche ad un vostro rispetto nei nostri confronti.”

COMUNQUE QUALI SONO I MOMENTI PIU’ DIVERTENTI E BELLI ALL’INTERNO DELLA VOSTRA VITA MUSICALE?
Enrico Paoli: “Le cose più belle e divertenti sono avere l’album finito in mano o il partecipare ad un festival importante come il Gods of metal, mentre i momenti più brutti sono mettere in piedi le cose logistiche, come per esempio ritirare i pass e fare il sound check. Un episodio divertente è accaduto quando siamo andati a suonare in Grecia e Riccardo faceva saltare il metal detector ancor prima di passarci sotto, era borchiato dappertutto (risate generali, nda), quella volta è stata davvero divertente.”
Morby: “E’ anche bello perché, almeno ultimanente, si va sempre a suonare col furgone e si viaggia insieme; al momento magari non mi ricordo gli episodi divertenti di preciso, ma ci si diverte sicuramente in questo modo.”
Enrico Paoli: “Poi voi non vedete mai la nostra danza propiziatoria prima del concerto, ma non ve la raccontiamo altrimenti perderebbe tutto il suo valore (altre risate, nda).”

Metallus: CAMBIANDO ARGOMENTO, STATE GIA’ STENDENDO MATERIALE PER IL PROSSIMO ALBUM E, AL DI LA’ DEL CARATTERE MUSICALE, VISTO CHE NEI PRIMI TRE ALBUM SIETE STATI I CANTORI DELLA SERIE DI ELRIC, AFFRONTERETE NUOVE TEMATICHE PER QUANTO CONCERNE I TESTI? SE NON SBAGLIO TEMPO FA AVETE ACCENNATO A SCRIVERE QUALCOSA RELATIVA A CORUM…
Enrico Paoli: “Esatto, sto rileggendo ora la sua prima trilogia, ma sicuramente ci sarà qualcosa inerente a questo tema, e poi per quanto riguarda il resto vedrò volta per volta, non si può mai pianificare a tavolino la stesura dei testi, le tematiche emergono col processo compositivo; sicuramente ci sono delle cose su cui sto lavorando, tra cui una sulla saga di Corum, una ancora su quella di Elric, ed un altro esempio di fantasy classico molto importante che ora non ti sto a dire, ma poi vedremo col corso del tempo.”
Morby: “D’altra parte è piuttosto difficile parlare con entusiasmo di un nuovo prodotto quando ancora si è innamorati di quello precedente, infatti questo è un disco che ci ha soddisfatto davvero completamente, anche più del precedente che ci piaceva molto, ed è davvero difficile pensare che in futuro riusciremo ancora a ripeterci su questo livello; penso che questo sia sicuramente un album che per noi rimarrà fondamentale, ci ha davvero soddisfatti al cento per cento.
Enrico Paoli: “I fan chiaramente possono pensarla diversamente su quale sia l’album migliore, ma “Stormbringer ruler” ci ha soddisfatto tantissimo, perché è il primo con questa formazione davvero stabile e forte ed è quello che, ascoltandolo dopo tanti mesi, sentiamo essere uscito senza un difetto.”

Metalit: ENRICO, LA DOMANDA ESULA UN PO’ DAI DOMINE E RIGUARDA LA TUA ETICHETTA, LA DRAGONHEART, CHE HA SOTTO CONTRATTO GRUPPI QUALI I MANILLA ROAD ED I DOOMSWORD; CHE COSA TI HA SPINTO AD IMPEGNARTI COSI’ PIENAMENTE IN QUESTO STILE MUSICALE? PUOI DIRCI QUALCHE NOVITA’ IN MERITO?
Enrico Paoli: “L’approccio musicale è normalissimo, non ritengo i Domine una band diversa da quelle che la Dragonheart ha sotto contratto, quindi è naturale in un certo ambiente seguire quelli che sono i propri gusti, diciamo che è anche un tentativo di ritagliarsi un posto di lavoro che non sia l’ufficio ad orario predefinito ad ore standard, ma di base è un lavoro di passione che comunque speri porti dei risultati concreti. Sicuramente è un grande onore per esempio avere sotto Dragonheart “Open The Gates” dei Manilla Road, un album che io ritengo tra i fondamentali nella storia dell’heavy metal in generale, e poi sono contento di auitare dei ragazzi che sia in Italia che all’estero sbattano continuamente la faccia contro il muro suonando heavy metal, per esempio i ragazzi americani dei Power’s Court e dei Weird Slough Feg hanno i soliti problemi nostri, se non addirittura peggiori, perché adesso per l’heavy metal la scena americana è davvero in depressione, per cui è bello cercare di dare la possibilità a qualcuno di sfondare.
Per esempio il disco dei Doomsword senza mezzi termini è a mio avviso il miglior disco italiano mai realizzato, e poi ci sono gruppi come Mesmerize e Drakkar che si danno tantissimo da fare per sfondare.
Io non ho nessuna pretesa di far cadere dei gruppi dall’olimpo dell’heavy metal, ma con questo lavoro cerco semplicemente di dare la possibilità di farsi conoscere a delle band come noi.”

COMUNQUE PER L’ETICHETTA E’ TUTTO UN LAVORO DI PASSIONE, PERCHE’ SE UNO VOLESSE FARE SOLDI ANDREBBE SU UN ALTRO GENERE…
Enrico Paoli: “I soldi facili ed il successo sicuro sono dei miti, levateveli dalla testa: io penso che nemmeno se ti metti a fare generi commercialissimi hai questa possibilità, l’approccio che abbiamo noi comunque è molto passionale, lo fai perché ci credi, altrimenti avresti smesso da molto tempo ormai…”

QUEST’ANNO FATE LA DOPPIETTA GODS OF METAL / WACKEN OPEN AIR, COME PENSATE DI ESSERE ACCOLTI LA’?
Morby: “E’ difficile da prevedere, certo qui giochiamo in casa e la cosa ci dà una mano; io spero che chi ci venga a venire a vedere al Wacken abbia perlomeno sentito qualcosa dei Domine, perché colpirli al primo ascolto non sarà certo facile.”
Enrico Paoli: “E’ già stato un risultato essere nel bill del Wacken, perché è la kermesse Europea più importante ed è difficile ottenere una partecipazione ad essa, nonostante l’elevato numero dei gruppi.”
D’altra parte noi cercheremo di dare il meglio di noi stessi, andando sempre avanti a testa bassa come sappiamo fare.”

Radio popolare: VOI ANDATE AVANTI A TESTA BASSA, SIETE BUONISTI, REGALATE SOLDI AI POVERI (risate generali ancora una volta, nda), MA SE UN GRUPPO VI RUBA UNA CANZONE E LA RIFA’ IN VERSIONA RAP VOI CHE FATE?
Enrico Paoli: “Con la mano sul cuore ti dico che mi incazzerei davvero moltissimo…”
Morby: “Già, ma quando senti che a Ca’volo su MTV mettono ‘Dragonlord’ allora cambi opinione e la cosa ti dà una certa soddisfazione, dipende dal contesto, ahahah.”
Enrico Paoli: “Comunque, parlando seriamente, sarebbe una cosa davvero ineccepibile, faremmo entrare in causa la SIAE nei limiti del possibile, perché poi tu lo sai che quando Phil Collins ha voluto rubare ‘Agnese dolce Agnese’ per fare un pezzo suo l’ha rubata e grazie al suo esercito di avvocati la cosa venne spacciata per ‘plagio involontario’, e la stessa storia successe tempo fa tra Albano e Michael Jackson, fine della storia.

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