Traiettoria imponderabile quella che ha condotto i Dool a diventare uno dei nomi di punta del panorama heavy metal continentale. È bastato un singolo (“Oweynagat”) a far nascere i primi mormorii di approvazione; l’album “Here Now, There Then”, giunto a pochi mesi di distanza, ha dato il là a un rapido effetto domino. I Dool hanno ammaliato uno dopo l’altro tutti coloro che hanno una spiccata devozione per sonorità cupe, misteriose, evocatrici di una magia che agisce sottotraccia, carpisce subdola e ti fa prigioniero. E numerosi sono ora i cultori del verbo della compagine olandese, nata da una costola dei compianti The Devil’s Blood e capaci di riceverne il testimone reinterpretando quella speciale miscela di doom, occult rock, stregoneria, darkwave in una direzione altrettanto incisiva e per nulla schiava dei clichè. Dal vivo, la formazione ha dato spettacolo come poche volte ci è accaduto di ammirare per una compagine in giro da così poco tempo: la chiamata al Metalitalia.com Festival 2018 darà modo di ammirare una proposta unica e accattivante, probabilmente motivo di positivo stupore per quella fetta di pubblico meno addentro alla scena underground. Nostra interlocutrice per addentrarci nel mondo-Dool è Ryanne van Dorst, frontwoman (anche chitarrista) dai pochi punti deboli quando si tratta di buttare anima e corpo sul palcoscenico.
IL 2017 È STATO UN ANNO MOLTO POSITIVO PER I DOOL: IL VOSTRO PRIMO FULL-LENGTH HA RICEVUTO OTTIME RECENSIONI E LE VOSTRE LIVE PERFORMANCE SONO STATE ENTUSIASMANTI, DANDO L’IMPRESSIONE CHE VOI SIATE UN GRUPPO SPECIALE, DOTATO DI UN MAGNETISMO CHE SOLO IN POCHI POSSEGGONO. COME AVETE VISSUTO QUESTO ANNO, COME GRUPPO E INDIVIDUALMENTE, E QUAL È STATO IL MOMENTO PIÙ INTENSO DELL’ANNO?
– Di certo non ci aspettavamo che l’album ricevesse una risposta di questo tipo. Per noi si trattava di creare qualcosa di nuovo e vedere dove ci avrebbe condotti. Non sapevamo come volessimo esattamente suonare, o come ‘potevamo’ suonare. La cosa più importante che abbiamo imparato in questo primo anno e mezzo di Dool è come lavoriamo in gruppo e cosa sia davvero il nostro suono. Tre tour europei e molte apparizioni in festival e club hanno rappresentato una grossa sfida per noi, abbiamo dovuto capire tante cose in corso d’opera, ma in fondo è stato tutto tempo ben speso e le esperienze in sé sono state appaganti.
ASCOLTANDO “HERE NOW, THERE THEN” E I DOOL DAL VIVO, SI NOTANO ALCUNE DIFFERENZE: SE IL MOOD RIMANE IDENTICO, L’IMPATTO, LA FORZA, LA POTENZA DELLA MUSICA SONO MAGGIORI DURANTE I LIVE. COME RIUSCITE A TRASFORMARE LA VOSTRA MUSICA, PER PORTARLA A UN LIVELLO ANCORA PIÙ ALTO?
– Come ti ho detto, non sapevamo proprio come avrebbero suonato i Dool, quando ci siamo trovati in studio di registrazione per il disco. Non avevamo suonato molti show fino ad allora, stavamo crescendo come band (e lo stiamo facendo tutt’ora). Penso che l’energia fra noi cinque è molto forte, affrontiamo ogni concerto in modo molto serio. O si dà tutto o non ha nemmeno senso suonare, per come la vedo io. Rivivo pienamente le liriche quando canto sul palco, sensazione che mi porta da un’altra parte, completamente fuori dal tempo.
NELLA MUSICA DEI DOOL POSSIAMO SENTIRE ELEMENTI METAL, OCCULT ROCK, DARK, FOLK, UN TONO MISTERIOSO CHE COPRE TUTTI GLI ASPETTI DEL SOUND. ARRIVATE DEL RESTO DA ESPERIENZE ARTISTICHE ASSAI VARIE, COME CONTRIBUISCONO A FORMARE QUESTO SPECIALE MIX DA CUI SCATURISCE IL SUONO DEI DOOL?
– Quando abbiamo iniziato ad arrangiare i pezzi, abbiamo cercato di capire di cosa avesse bisogno ogni canzone. Non avevamo alcuna ambizione di suonare come altre band o di collocarci in un certo genere. Il più delle volte ho portato lo scheletro di una canzone in sala prove e lì ci siamo messi a suonarla in modi diversi, fino a che non giungevamo a una versione che ci soddisfacesse. Dato che ognuno nella band ha background differenti, di conseguenza si osservano le influenze più disparate entrare e uscire da quello che suoniamo.
HO AVUTO IL PIACERE DI ASSISTERE A DUE DEI VOSTRI CONCERTI NEL 2017, AL PROPHECY FESTIVAL E ALL’EINDHOVEN METAL MEETING. NEL PRIMO AVEVATE CON VOI SUL PALCO MUSICISTI AGGIUNTI PER AIUTARVI A RICREARE IL TIPICO SOUND DELL’ALBUM. QUAL È STATO IL VOSTRO FEELING QUELLA SERA E COME VI SIETE PREPARATI PER QUELL’OCCASIONE SPECIALE?
– Sapendo che il Prophecy Festival si sarebbe svolto all’interno di una grande, antica, caverna, abbiam pensato che sarebbe stata una buona idea riarrangiare i pezzi per adattarli all’acustica del luogo. Io e Nick (Polak, uno degli altri due chitarristi, ndR) eravamo stati al Prophecy Festival nel 2016, quindi ci eravamo fatti un’idea di quali sarebbero state le condizioni di suono all’interno della caverna. Abbiamo lavorato per dare alle composizioni un suono più atmosferico e aperto, cambiando alcune parti di chitarra nei loro punti chiave, in altri casi dando più fervore e potenza aggiungendo parti vocali aggiuntive. Ci ha accompagnato anche la nostra amica violinista Judith van der Klip. Il concerto è stato qualcosa di speciale, nonostante alcune problematiche tecniche subite. Spero che in futuro potremo riproporre un’esibizione simile.
UNO DEGLI ELEMENTI CHIAVE DEI DOOL È LA TUA CARISMATICA VOCE, RYANNE, LA TUA PRESENZA ON-STAGE. QUALI SONO GLI ASPETTI DELLA TUA PERSONALITÀ CHE TI DANNO QUEST’ENORME, IPOTNICO, IMPATTO SUL DISCO E SOPRATTUTTO DAL VIVO?
– Sono semplicemente me stessa quando canto e suono. Non vado analizzare me stessa in profondità, ti posso soltanto dire questo: sii sempre serio e onesto in quello che suoni e canti.
TUTTE LE CANZONI DI “HERE NOW, THERE THEN” HANNO LE POTENZIALITÀ PER DIVENTARE DEI CLASSICI CONTEMPORANEI: SECONDO TE, QUAL LA CANZONE CHE PUÒ CATTURARE PIÙ FACILMENTE L’ATTENZIONE DEGLI ASCOLTATORI E DARVI PIÙ RISONANZA NELL’UNDERGROUND?
– Penso che “Oweynagat” abbia attratto molte persone. È stata la prima canzone che abbiamo presentato al pubblico, è uscito anche un video, e ci ha portato attenzioni un po’ da tutto il mondo prima ancora che fosse disponibile altra nostra musica. Ci ha portato un forte interesse anche da parte di case discografiche e festival, incluso il Roadburn. Da lì, le cose hanno iniziato a muoversi piuttosto velocemente per noi.
STATE CONTINUANDO A SUONARE IN MOLTI FESTIVAL IN GIRO PER L’EUROPA, SPESSO IN COMPAGNIA DI ACT EXTREME METAL. QUAL È LA MIGLIORE SITUAZIONE IN CUI AVETE SUONATO? PERCHÉ SECONDO TE CHI SEGUE METAL ESTREMO È ANCHE FAN DEI DOOL?
– Una delle ragioni per cui l’audience che segue di solito il metal estremo si interessa a noi è che proponiamo canzoni molto cupe, che offrono una dose di mistero gradita a chi segue sonorità di solito molto più brutali delle nostre. Possiamo non avere un suono estremo, ma abbiamo tanta energia dalla nostra parte, che diffondiamo in ogni nostro show. Sappiamo essere potenti dal vivo, in una maniera che sorprende la gran parte di chi viene a vederci per la prima volta. Questo fa sì che gli appassionati di extreme metal si interessino a noi. Sono contenta del fatto che, virtualmente, potremmo suonare in qualsiasi tipo di evento ci venga richiesto. Vi sono sempre persone curiose di quello che facciamo, e quindi non si distraggono anche se non ci hanno mai conosciuto prima. Siamo la pecora nera dei festival pop, lo stesso accade nei festival metal, eppure tutto questo funziona bene. Non abbiamo le stimmate della ‘metal band’ o della ‘pop band’, ne sono orgogliosa.
GIÀ DURANTE I CONCERTI DEL 2017 AVETE INIZIATO A PROPORRE DAL VIVO DEL NUOVO MATERIALE. QUANDO SENTIREMO UN ALTRO VOSTRO DISCO? CHE DIREZIONE STA PRENDENDO?
– Sì, stiamo componendo, un po’ a sprazzi il lavoro procede. Per ora stiamo sperimentando su diverse cose, anche se alcune canzoni sono già complete. Non ho indicazioni da darti su come suonerà il prossimo album, né so dirti quando sarà pronto. Potrebbero volerci solo alcuni mesi, o magari degli anni, o forse non arriveremo nemmeno a completarlo. Faremo uscire qualcosa quando sentiremo che saremo soddisfatti di quello che abbiamo scritto. Questa attenzione della ‘catena di produzione’, ossia dell’industria discografica, a mantenere per forza i riflettori su un gruppo e forzarlo a far uscire nuova musica è qualcosa che riteniamo malsano per noi e un po’ per tutta la scena in generale.
MOLTE VOLTE FINITE PER ESSERE CONSIDERATI COME UNA BAND DEL FILONE OCCULT ROCK. VI SENTITE A VOSTRO AGIO CON QUESTA DEFINIZIONE? CI SONO ALTRI GRUPPI CON CANTATO FEMMINILE ED ELEMENTI DOOM-DARK CHE SENTITE VICINI ALLA VOSTRA VISIONE MUSICALE?
– Per me, l’occultismo è qualcosa di strettamente personale, non dovrebbe essere un’etichetta si attacca con noncuranza su una band. Noi non abbiamo mai sfruttato quest’appellativo, sono le altre persone che ci definiscono una occult rock band. In generale non amo le categorizzazioni, specialmente quando ci si riferisce ai generi musicali. Perché mai si dovrebbe equiparare i Dool a un’altra band solo perché entrambe hanno la voce principale al femminile?
IL VOSTRO PAESE STA VIVENDO UN CERTO FERMENO NELLA SCENA HARD ROCK ED HEAVY METAL. SI STANNO METTENDO IN LUCE BAND EMERGENTI ED ESPERTE E VENGONO ORGANIZZATI NEI PAESI BASSI ALCUNI IMPORTANTI FESTIVAL. RITIENI VI SIANO DELLE CONDIZIONI SPECIALI CHE CONTRIBUISCONO A STIMOLARE LA CREATIVITÀ E L’INTRAPRENDENZA NELLA SCENA OLANDESE?
– Penso possano esserci motivazioni strettamente generazionali. La musica chitarristica non è mai stata granchè popolare nei Paesi Bassi e rimane ancora legata all’underground. Ma ci sono sempre state alcune band di livello eccellente, che non hanno mai mollato e sono rimaste attive per anni, pur non riscontrando grande successo. Locali adatti ai concerti e festival c’erano anche prima, adesso stiamo vedendo crescere i semi piantati qualche tempo fa. Come il Roadburn, ad esempio, ormai diventato uno degli eventi più importanti al mondo per la musica estrema e sperimentale incentrata sulle chitarre. Ma stanno avvenendo cose interessanti anche lontano dall’hard rock e dall’heavy metal, stiamo assistendo a una situazione intrigante nel nostro paese.
A SETTEMBRE SUONERETE AL NOSTRO FESTIVAL, IL METALITALIA.COM FESTIVAL, DURANTE UNA GIORNATA DEDICATA INTERAMENTE AL DOOM. QUALE TIPO DI REAZION DI ASPETTI DAI FAN ITALIANI? GUARDANDO AGLI ALTRI ARTISTI CON CUI SUONERETE – CANDLEMASS, TIAMAT, NOVEMBRE, FORGOTTEN TOMB, CARONTE E NIBIRU – AVETE PARTICOLARI PREFERENZE O QUALCOSA DI PARTICOLARE DA RACCONTARE SU DI LORO?
– Non vediamo l’ora di tornare in Italia! Recentemente abbiamo tenuto due concerti nel Nord Italia (al Dagda di Retorbido (PV) e al Revolver Club di San Donà di Piave (TV), ndR), ci aspettiamo che chi è venuto a vederci le scorse volte torni sotto il palco anche a settembre. Ma per la maggior parte di chi verrà al festival si tratterà della prima volta che vede i Dool, speriamo di fargli una gradita sorpresa. Per quanto riguarda il resto della line-up, su tutti ho una gran voglia di vedere Tiamat e Forgotten Tomb!