Tutta l’esperienza, accumulata in una carriera ormai solida di riconosciuto valore, ha portato i Doomraiser a firmare un eccellente nuovo capitolo discografico, che mette in risalto le qualità di questa validissima band. “The Dark Side Of Old Europa” è un lavoro oscuro ma non per questo ostico o inaccessibile; trascinante e potente, ma al tempo stesso profondo e riflessivo; monolitico e fedele ai canoni più classici del doom e, tuttavia, capace di non suonare mai stantio o derivativo nei confronti dei grandi nomi del genere. Abbiamo quindi raggiunto una delle colonne portanti della band, il cantante Nicola ‘Cynar’ Rossi, per avere da lui qualche approfondimento su questo eccellente ritorno.
È PASSATO UN BEL PO’ DI TEMPO DALLA PUBBLICAZIONE DEL VOSTRO PRECEDENTE ALBUM IN STUDIO. INIZIAMO QUESTA INTERVISTA FACENDO UN PASSO INDIETRO. COSA È SUCCESSO IN QUESTI ULTIMI CINQUE ANNI E COME MAI CI È VOLUTO COSÌ TANTO PER POTER ASCOLTARE “THE DARK SIDE OF OLD EUROPA”?
– Abbiamo avuto un ulteriore cambio di line-up, è rientrato Giuseppe (Nantini, ndR), il nostro primo chitarrista e cofondatore della band e questo ovviamente ha comportato un nuovo riassestamento e un conseguente rallentamento al processo compositivo e costruttivo dedicato al nuovo album, nello stesso tempo siamo stati sempre attivi nella sfera live.
IL TITOLO È PARTICOLARMENTE EVOCATIVO: QUAL È IL LATO OSCURO DELLA VECCHIA EUROPA E DA DOVE AVETE ATTINTO PER LE TEMATICHE E LE ATMOSFERE DEL DISCO?
– Il disco descrive e cerca di cogliere alcuni oscuri aspetti legati al nostro continente. Le vicende che raccontiamo sono multiformi e toccano sia la sfera socio-politica che quella relativa al mondo occulto ed esoterico. L’Europa, attraverso la politica colonialista e imperialista adottata per pura sete di potere e conquista, ha distrutto popolazioni, ha predato terre, fagocitando e inglobando secolari credi religiosi e interi apparati comunitari. Dall’altro lato si descrive un’Europa esoterica e occulta, una terra con un passato pagano e antico, florido sotto il carattere della tradizione e della superstizione, dove alcuni aspetti legati all’ignoto si fondevano con bizzarre visioni del mondo, basti pensare alle credenze della stregoneria medievale e di come essa sia stata veicolo di un intero comportamento sociale, attraverso usi e costumi, leggende e narrazioni. Accanto ad essa la concezione del diavolo come costante minaccia della ragione e del reale, che diviene pensiero fisso, insinuandosi in tutti gli angoli della vita umana; una triste visione del lutto legato alla morte umana; alcuni culti pagani come il culto segreto di Mithras, religione che ebbe la sua massima espansione nella Roma del primo secolo dopo Cristo.
PASSANDO INVECE ALLA PARTE MUSICALE, COME SONO NATE LE CANZONI DI QUESTO DISCO? COMPONETE TUTTI ASSIEME O SI TRATTA INVECE DI UN LAVORO PIÙ PERSONALE CHE VIENE POI FINALIZZATO DA TUTTA LA BAND?
– I brani nascono da un impeto creativo necessario e istintivo, a volte è un’idea portata da uno di noi, altre volte è un atto di improvvisazione che avviene in sala prove a essere gli incipit iniziali e con i quali, successivamente, si vanno a creare e a sviluppare i brani. Vi è un’immediatezza compositiva, un prorompente bisogno artistico e spirituale attraverso un atto inconscio il quale si delinea meglio e prende forma nel tempo.
FIN DAI PRIMI ANNI UTILIZZATE IL TERMINE ‘HEAVY DRUNKEN DOOM’ PER DESCRIVERE LA VOSTRA MUSICA, UNA DEFINIZIONE ASSOLUTAMENTE CALZANTE CHE PERÒ NON DEVE TRARRE IN INGANNO: I DOOMRAISER HANNO ANCHE UN LATO PIÙ RIFLESSIVO ED INTIMISTA E MI SEMBRA CHE VENGA FUORI MOLTO BENE IN QUESTO DISCO. CHE NE PENSATE?
– Verissimo, hai colto nel segno, in effetti tutti i nostri album hanno questo lato riflessivo e intimista, “The Dark Side Of Old Europa” riesce ad esternare maggiormente questa caratteristica. Il termine ‘heavy drunken doom’ invece, fa riferimento alla nostra dimensione live, dimensione in cui si sprigiona la vena più immediata e diretta della band. Per la scrittura del nuovo album abbiamo lavorato su idee e strutture che ampliavano e affinavano l’aspetto melodico, evidenziando tratti introspettivi attraverso atmosfere più rarefatte e oscure.
PER “THE DARK SIDE OF OLD EUROPA” AVETE ANCHE OPTATO PER UNA DURATA MEDIA DELLE CANZONI PIÙ BASSA RISPETTO AI VOSTRI STANDARD. DA COSA NASCE QUESTA SCELTA?
– E’ vero i brani sono leggermente più brevi rispetto al nostro standard ed in molti hanno apprezzato questa scelta. Man mano che le idee prendevano forma e si delineavano i primi brani, ci siamo resi conto che alcuni di essi avevano una durata decisamente minore rispetto al nostro solito e così abbiamo deciso di provare a mantenere questo approccio anche sulla durata delle altre canzoni.
DURANTE LA VOSTRA ESIBIZIONE NEL NOSTRO METALITALIA.COM FESTIVAL AVEVAMO GIÀ AVUTO MODO DI SENTIRE UN PAIO DI ESTRATTI DA “THE DARK SIDE OF OLD EUROPA” IN SEDE LIVE. E’ UN METODO CHE USATE SPESSO QUELLO DI FAR ‘RODARE’ LE CANZONI DAL VIVO PER TESTARLE SUL CAMPO? E CAPITA CHE LE CANZONI STESSE SI MODIFICHINO LEGGERMENTE GRAZIE AL FEEDBACK CHE RICEVETE DAL PUBBLICO?
– Cerchiamo di eseguire in anteprima alcuni nuovi brani sia per rendere più varia l’esibizione che per testare il nuovo materiale dal vivo, ma difficilmente proponiamo qualcosa di cui non siamo sicuri al 100%, quindi i brani suonati live sono già definiti e completi.
SIETE UNA DI QUELLE BAND CHE HA SUONATO IN LUNGO E IN LARGO. I DOOMRAISER TROVANO NELLA DIMENSIONE LIVE LA LORO COLLOCAZIONE IDEALE? QUANTO VI HA AIUTATO A CRESCERE E A MATURARE COME ARTISTI LA ‘GAVETTA’ FATTA LOCALE DOPO LOCALE?
– Abbiamo sempre differenziato i due campi creativi e d’azione: lo studio rappresenta il laboratorio, lo spazio condiviso in cui vengono forgiate e messe a fuoco le idee, vengono ampliati gli orizzonti creativi e compositivi attraverso la costruzione e la cura dei dettagli; la dimensione live invece coglie la parte più istintiva e diretta della band, rappresenta la nostra parte più naturale, il nostro punto di forza. La dimensione live ci ha sicuramente aiutato a crescere come musicisti: attraverso di essa si ha l’opportunità di incontrare e condividere il palco con musicisti di un certo spessore, oltre ad avere l’opportunità di relazionarsi con persone che seguono il lavoro della band.
A PROPOSITO DI QUESTO, AVETE DIVISO IL PALCO CON NUMEROSI ARTISTI DI FAMA ANCHE INTERNAZIONALE. C’È QUALCUNO CHE VI HA COLPITO PARTICOLARMENTE, ANCHE DA UN PUNTO DI VISTA UMANO, IN SENSO POSITIVO O NEGATIVO?
– Bobby Liebling (cantante e leader dei Pentagram, ndR), un artista veramente unico ed un personaggio estremamente divertente.
I DOOMRAISER ORMAI POSSONO VANTARE QUINDICI ANNI ABBONDANTI DI CARRIERA. VI VA DI RACCONTARVI UN MOMENTI CHE VI HA DATO PARTICOLARE SODDISFAZIONE NEL CORSO DELLA VOSTRA STORIA? E INVECE UNO CHE VI HA BUTTATO PARTICOLARMENTE GIÙ DI MORALE (SE C’È STATO)?
– Sono tanti momenti che hanno dato particolare soddisfazione a tutti noi e questi sono di molteplice natura, uno dei più ricorrenti forse è quello di poter ancora condividere un messaggio, promuovere un concetto attraverso la musica. Un momento negativo sicuramente è stato la scomparsa di Valerio (Dominici, ndR), il nostro primo chitarrista.
ORMAI LA VOSTRA DISCOGRAFIA INIZIA AD ESSERE BEN NUTRITA: QUALI ASPETTATIVE O OBIETTIVI VI SIETE POSTI CON LA PUBBLICAZIONE DI “THE DARK SIDE OF OLD EUROPA”?
– Suonare il più possibile per promuovere l’album, in modo di raggiungere i nostri vecchi fan e chi ancora non ci conosce. I live sono la nostra linfa vitale, uno sfogo ma insieme anche una grande ricarica di energia per tutta la band.
IL DOOM È UN GENERE CHE HA DELLE PECULIARITÀ UNICHE: DA UNA PARTE HA UNA STORIA E DELLE COORDINATE BEN PRECISE, MA AL TEMPO STESSO È UN GENERE CHE SI È FUSO CON QUASI OGNI CORRENTE METAL, DAL BLACK AL DEATH, DALL’EPIC AL FOLK… PERFINO CON IL PROGRESSIVE. CHE NE PENSATE DA VETERANI DEL GENERE QUALI VOI SIETE?
– Secondo noi il doom non è un vero e proprio genere musicale, è un sentire, un’attitudine, una visione della musica e della vita, la sua caratteristica sta proprio nell’esplorare gli aspetti nascosti dell’anima e nell’essere multiforme sotto il profilo creativo e questo permette di poter sperimentare su diversi territori musicali e con differenti approcci stilistici. A conferma di ciò, nell’ascolto del nostro nuovo album dovresti poter individuare alcune tracce dei diversi generi da te citati, o almeno una parte di essi.