DOOMSWORD – In alto i corni!

Pubblicato il 05/09/2007 da
I Doomsword sono senza dubbio una delle realtà più valide meglio consolidate nel panorama epic metal attuale. I meriti di questa band non sono pochi e determinante nella loro carriera è stata la capacità di scrivere quattro album qualitativamente ottimi, indice di una passione sempre fervida. Il nuovo disco “My Name Will Live On” si discosta parzialmente dalle caratteristiche trame cadenzate e doomy dei precedenti lavori, sebbene a livello di tematiche resti ancorato alla mitologia e alle epiche battaglie del passato. Non solo spade, guerre e sangue ma anche valori, ideali e principi che hanno guidato le gesta eroiche di personaggi del passato, gli stessi oggi ispirano il songwriting di questa band. The Forger (chitarra) ci ha spiegato come il nuovo disco è nato, le tematiche che affronta, le differenze rispetto ai lavori precedenti e altro ancora.

BENE, INIZIAMO COL PARLARE DEL NUOVO ALBUM CHE APPARE COMPLESSIVAMENTE PIU’ VELOCE E MENO DOOM RISPETTO ALLE PRECEDENTI USCITE. VUOI SPIEGARCI I MOTIVI DI QUESTO CAMBIAMENTO?
“Vedi, noi non ci siamo mai visti come una band prettamente doom, anche se abbiamo sempre avuto degli inserimenti doom. Il primo album aveva parecchie parti doom ma non possiamo certo paragonarci a band quali Candlemass o Solitude Aeturnus. Con il nuovo ‘My Name Will Live On’ abbiamo semplicemente voluto realizzare un album più heavy metal e questo probabilmente ha comportato un allontanamento dalla nostra componente doom”.

IN PARTICOLARE LA CANZONE “STEEL OF MY AXE” MI HA RICORDATO I MANOWAR PIU’ TIRATI. CONSIDERI QUESTO BRANO UN EPISODIO SPORADICO O CREDI CHE IN FUTURO POTRETE CONTINUARE SU QUESTE COORDINATE?
“Come ben sai i Doomsword non si sono mai ripetuti troppo e probabilmente potrà anche succedere di scrivere altre canzoni veloci. Tra l’altro ‘Steel Of My Axe’ è stata molto apprezzata nelle recensioni ed indicata dai recensori come uno dei pezzi migliori dell’album. Con questo pezzo abbiamo voluto dimostrare che anche noi possiamo suonare a certe velocità, una sorta di scommessa”.

OK, PARLIAMO ORA DI COME E’ NATO “MY NAME WILL LIVE ON”. SO CHE DEATHMASTER ABITA IN IRLANDA. COME AVETE GESTITO LA FASE DI SONGWRITING E LE REGISTRAZIONI?
“Innanzitutto, c’è stato un bel periodo di fermo determinato dal fatto che Deathmaster dopo ‘Let The Battle Commence’ ha realizzato ‘Gjallarhorn’, insiame a Wrathlord e la cosa gli ha portato via del tempo. Inoltre, il suo trasferimento in Irlanda non ha certo facilitato le cose. Non solo lui comunque è stato impegnato. Il nuovo disco nasce quindi dopo una lunga pausa ed è stato realizzato soprattutto con l’aiuto di computer e internet. Vista la lontananza tra Deathmaster ed il resto della band è stato l’unico modo possibile. In un primo momento io e Gelit, il bassista, abbiamo scritto del materiale che poi abbiamo spedito via internet a Deathmaster, il quale nel frattempo aveva già scritto altre parti. Abbiamo quindi messo insieme e riarrangiato le cose finché non siamo stati pronti per entrare negli studi”.

I VOSTRI PRECEDENTI ALBUM ERANO ISPIRATI DA STORIA, LETTERATURA FANTASY E MITOLOGIA NORDICA. VUOI DESCRIVERCI NEL DETTAGLIO SU CHE TEMI SI BASANO LE NUOVE COMPOSIZIONI?
“Sì, bene o male i temi sono sempre gli stessi:
‘Death Of Ferdia’ parla di mitologia irlandese, di Cochulain che è stato uno degli eroi irlandesi più osannati e ricordati. Con questo pezzo esaltiamo l’onore della battaglia ed il testo è molto triste in quanto perla di Cochulain che combatte e vince contro il suo migliore amico.
‘Gergovia’ parla della battaglia tra i galli, capitanati da Vercingetorige, ed i romani di Cesare
‘Days Of High Adventure’ è invece una sorta di inno a tutti gli appassionati di mitologia e letteratura fantasy. Il pezzo è dedicato a tutti i ragazzi che leggono e si emozionano con questo tipo di libri.
‘Steel Of My Axe’ è sicuramente la canzone più battagliera dell’album e parla semplicemente della furia cieca della battaglia.
‘Claidheamh Solais (Sword Of Light)’ narra di una leggendaria spada di luce che è anche collegata al nome della nostra band. Se i lettori hanno voglia di approfondire, questa spada ha dei piccoli ed interessanti segreti…
‘Thundercult’ è la canzone più mistica di tutto l’album e parla di un uomo che si distacca dalla realtà odierna e si immola al Dio del Tuono.
‘Luni’ deriva da un vecchio progetto in cui suonavamo io e Dearhmaster, gli Aisir. Realizzammo due pezzi ‘My Name Will Live On’, uscita su ‘Let The Battle Commence’, e ‘Luni’. Il brano è un inno alle credenze dei Vichinghi.
‘Once Glorious’ è una sorta di dedica alla nostra terra, alla nostra regione. Noi siamo di Varese, un territorio collinare, molto verde e che un tempo era celtico, prima dell’arrivo dei romani.
‘The Great Horn’ parla di un ipotetico corno che chiama a raccolta tutte le genti ed i guerrieri del mondo”.

COME MAI CON “GERGOVIA” AVETE RAPPRESENTATO UNA VITTORIA DEI GALLI SUI ROMANI, UN EPISODIO ABBASTANZA ISOLATO NELLA GUERRA TRA QUESTI DUE POPOLI, POI VINTA DA ROMA…
“E’ una critica che spesso ci viene fatta ma non siamo certo contro i romani, semplicemente si voleva parlare di celti e, per quanto sia stata una delle pochissime vittorie dei galli contro Roma, ci andava di rappresentarla. Tra l’altro è stata forse l’unica volta che Cesare se l’è vista proprio brutta, nonostante l’esercito romano fosse molto più numeroso”.

SPESSO NEI VOSTRI TESTI SI FA RIFERIMENTO A VALORI ANTICHI COME L’ONORE IN BATTAGLIA O IL CORAGGIO. IMMAGINO CHE PER VOI QUESTI IDEALI CONTINO MOLTO…
“Sì, certo, anche se all’interno della band queste cose non toccano tutti allo stesso modo, c’è chi è più legato e chi meno a questo tipo di ideali. La maggior parte dei testi è scritta da Deathmaster e lui sicuramente crede molto nell’onore. Quando scrive certe cose è perché le sente veramente. Io lo appoggio con tutto il cuore perché la penso esattamente come lui”.

SI TRATTA DI VALORI CHE TRA L’ALTRO ATTUALMENTE SONO QUASI DEL TUTTO DIMENTICATI, NON CREDI?
“Noi lo facciamo perché innanzitutto ci crediamo ma, parlando di società moderna, io vedo che parecchi giovani hanno purtroppo perso un sacco di principi. Spesso si comportano in maniera scorretta e hanno poco rispetto per chi è più anziano e sicuramente avrebbe qualcosa da insegnar loro. Io credo molto in quello che scrivo e mi piacerebbe che anche qualcun altro ci credesse di più ma mi accorgo che la mancanza degli ideali a cui facciamo riferimento deriva spesso da una scarsa educazione da parte dei genitori stessi di questi ragazzi”.

OK, CAMBIAMO ARGOMENTO. COSA PUOI DIRMI RIGUARDO ALLA SCENA EPIC ATTUALE, ITALIANA E NON? QUALI GRUPPI CREDI CHE INCARNANO IL VOSTRO SPIRITO E NEI QUALI VI RICONOSCETE?
“Bella domanda…sai che onestamente parlando non conosco altri gruppi che suonano musica come noi ricalcando le nostre caratteristiche? Magari ce ne sono alcuni, tipo i nostri amici Assedium, che in qualche intervista ci salutano, ma se poi vai a sentire la loro musica non ci trovi molto di simile ai Doomsword. Magari puoi sentire qualcosa di più nei Battleroar… Tra i gruppi nuovi che mi hanno colpito di più posso comunque citare proprio gli Assedium, mentre tra le vecchie conoscenze posso indicarti i soliti amici di sempre come Battle Ram o Holy Martyr”.

PARLANDO DI DATE LIVE AVETE QUALCOSA DI CONFERMATO, SOPRATTUTTO IN ITALIA?
“Per ora abbiamo confermato una data tedesca in dicembre ed il Keep It True X, sempre in Germania nel mese di aprile. Non preoccuparti comunque, vedrai che arriviamo anche in Italia…penso e spero che i fan ci riservino una buona accoglienza, visto che è da un po’ che non suoniamo qui in Italia. Ci tengo comunque ad invitare i ragazzi italiani ad essere un po’ più presenti ai concerti. So che i costi sono aumentati ma se non lo salvano loro, il metal italiano, non lo salva nessuno. Purtroppo ci sono sempre meno eventi in piccolo, come ad esempio il Play It Loud di Brescia, ed in Italia c’è bisogno di questo tipo di concerti”.

A TE L’ULTIMA PAROLA….
“Voglio sicuramente dedicare questo album a tutti quelli che lo hanno ascoltato ed apprezzato ma, senza essere troppo critico o rompipalle, vorrei dedicare il disco anche a chi non ha creduto in noi durante la lunga pausa che ne ha preceduto la pubblicazione”.

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