DORO – Passion rules the game

Pubblicato il 06/11/2012 da

Nonostante da alcuni anni la coriacea frontwoman tedesca non sia più in grado di ripetersi ad elevati livelli qualitativi in fase di scrittura (i quattro album dei Warlock abitano su un altro pianeta), producendo dischi tutt’altro che memorabili, dobbiamo dare atto a Doro Pesch che da ogni sua parola trasuda l’amore viscerale e incondizionato nei confronti dell’hard rock e dell’heavy metal più classico. “Raise Your Fist” farà indubbiamente felici i die-hard fan della sua carriera solista e va detto che abbiamo avuto l’occasione di trovarci a tu per tu con una donna estremamente soddisfatta del suo lavoro: decisamente loquace, comunicativa, entusiasta ed in smagliante forma fisica, Doro traccia il punto della situazione, dandoci la netta impressione di non volersi fermare davanti a nessun ostacolo e di credere davvero in sè stessa e in quello che fa. Per descrivere al meglio lo spirito di questa guerriera, citiamo il titolo del suo terzo disco solista: “True At Heart”.

 


LA SCORSA ESTATE E’ USCITO IL TUO NUOVO EP INTITOLATO “RAISE YOUR FIST IN THE AIR”. PUOI FORNIRCI QUALCHE DETTAGLIO IN MERITO?

“Abbiamo proposto la title track a Wacken un paio d’anni fa, la quale ha riscosso un gran successo tra i presenti. Ho avuto l’onore di aprire l’edizione di questo prestigioso festival nel 2011, ed è sempre molto emozionante osservare dal palco un sacco di fan entusiasti che ti accolgono e supportano calorosamente. Entusiasta del riscontro ottenuto, ho deciso di andare in studio per inciderla e sono assolutamente soddisfatta del risultato finale. ‘Engel’ è una ballad emozionante, farà felici tutti coloro che hanno amato un brano come ‘Für Immer’. ‘Victory’ è l’unica canzone dell’album che non ho scritto io, per molte delle altre invece ho collaborato con il mio grande amico, ed ex chitarrista dei The Sisters Of Mercy, Andreas Bruhn. ‘Lève Ton Poing Vers Le Ciel’ non è nient’altro che la reinterpretazione in francese della title track, tradotta da Martin, un nostro fedele fan di Lussemburgo”.

TI HO VISTA IN AZIONE A WACKEN NEL 2011. QUALI SONO I TUOI RICORDI PIU’ BELLI DI QUEL CONCERTO?
“Wow, in effetti è già passato un anno! In quell’occasione Thomas Jensen (il boss del festival, ndR) mi ha invitato a condividere il palco con autentiche icone del più puro ed incontaminato heavy metal, come Udo Dirkschneider e Chris Boltendahl dei Grave Digger. Siamo molto amici e amiamo alla follia il nostro lavoro, altrimenti non saremmo ancora in attività dopo tutti questi anni! Anzi, ti posso confermare che parteciperò anche alla prossima edizione di Wacken. Sarà uno show celebrativo per festeggiare i miei trent’anni di carriera e ti garantisco che le sorprese non mancheranno!”.

NEI PROSSIMI GIORNI VERRA’ PUBBLICATO “RAISE YOUR FIST”. DOVE E’STATO REGISTRATO E CHI SI E’ OCCUPATO DELLA PRODUZIONE?
“Il disco è stato registrato in alcune importanti città come New York e Amburgo, mentre a Los Angeles sono state registrate le linee vocali di Lemmy in ‘It Still Hurts’. ‘Raise Your Fist’ è stato missato prevalentemente in Danimarca da Jacob Hansen, che ha lavorato con band eccellenti come Pretty Maids e Volbeat. Jacob ha svolto un lavoro grandioso, è riuscito a donare potenza e profondità al sound e sono convinta che attualmente non avrei potuto ottenere risultati migliori”.

HAI GIRATO UN VIDEO PROMOZIONALE DELLA TITLE-TRACK. COSA HAI DA DIRCI A RIGUARDO DEL MAKING OF?
“Il video comprende alcune parti registrate a Wacken ed altre girate a New York City. In quella città non è affatto semplice ottenere le autorizzazioni per piazzare una telecamera in mezzo alla strada, quindi ci siamo limitati ad affittare un camion e la relativa attrezzatura e abbiamo scelto di lavorare in una zona non esattamente tranquilla (ride, ndR). Infatti ci ha fermato un tipo di una gang locale e ci ha chiesto che cosa stavamo combinando. Gli ho semplicemente risposto che eravamo impegnati a registrare un video musicale. Entusiasta, ha chiesto se poteva partecipare con alcuni suoi amici in alcune scene (difatti, in alcuni fotogrammi sono presenti alcuni ragazzi di colore e un homeless, impegnati in una tanto improbabile, quanto simpatica, performance, ndR) ed ammetto che sia stata una delle cose più divertenti che mi siano capitate”.

SEI ANCORA SODDISFATTA DEL PRECEDENTE STUDIO ALBUM “FEAR NO EVIL”?
“Certo! Amo ogni disco che ho registrato per svariate ragioni, anche se devo ammettere che mi sarebbe piaciuto donare alle canzoni più veloci un sound più grosso e potente. Questa è la ragione principale per la quale ho scelto di lavorare con Jacob Hansen, credo sia uno dei migliori professionisti attivi sul mercato”.

IN QUESTO PERIODO SEI AL LAVORO SUL SEQUEL DI “ANUK – THE PATH OF THE WARRIOR”. COSA CI PUOI RACCONTARE DI QUESTO PROGETTO?
“Questo adventure movie è stato girato tra l’Irlanda e la Svizzera ed è ambientato intorno al 2500 a.C.. Sono entrata in contatto con il produttore e sceneggiatore Luke Gasser, il quale mi ha chiesto di comporre qualche canzone per il film. Ho sempre sognato di scrivere dei brani che facessero parte di una colonna sonora ed è stata un’esperienza molto costruttiva ed emozionante. Luke mi ha anche chiesto di recitare in qualche scena e questa esperienza mi ha permesso di imparare alcune cose nuove in questo campo, dato che non posso definirmi un’attrice professionista. Le mie performance sono sempre state legate unicamente a qualche videoclip promozionale. Abbiamo lavorato per circa dieci ore al giorno e la sveglia era puntata alle cinque di mattina, mi sembrava di trovarmi in un campo-scuola”.

COSA CI PUOI RACCONTARE DELLA TUA ESPERIENZA NEGLI STATI UNITI CON GENE SIMMONS E TOMMY THAYER PER IL TUO SECONDO ALBUM INCISO NEL 1990?
“Sono sempre stata una fan dei Kiss sin da quando ero una ragazzina! Giunta negli Stati Uniti, ho chiesto al mio manager se c’era la concreta opportunità di conoscerli, ma inizialmente sembrava un’ipotesi remota. Un paio di di settimane dopo mi ha ricontattata, dicendomi di raggiungerlo presso un hotel sulla 57th Avenue a New York City, perché c’era una grossa sorpresa per me. Arrivata nel luogo dell’appuntamento, mi trovo davanti proprio Gene Simmons, non mi sembrava vero! Mi ha chiesto di fargli ascoltare un paio di brani, perché avremmo potuto avviare una collaborazione. Di lì a poco, abbiamo iniziato a registrare il disco ai Fortress Studio a Los Angeles, dove i Kiss hanno inciso ‘Hot In The Shade’. Tommy Thayer si è occupato in maniera egregia di quasi tutte le parti di chitarra, mentre Gene ha dimostrato di essere un produttore molto scrupoloso ed un grande motivatore; oltretutto ha contribuito in maniera fattiva a scrivere alcuni brani presenti nel disco. E’ stata un’emozione immensa lavorare con loro, pensa che ogni giorno quando varcavo la soglia dello studio mi tremavano le gambe!”.

QUALI SONO I RICORDI MIGLIORI E QUALI QUELLI PEGGIORI DI QUANDO CANTAVI NEGLI WARLOCK? ASCOLTI ANCORA QUEI DISCHI?
“Sì, naturalmente! Ascolto molto spesso quei dischi e li amo ancora, a parte qualche episodio presente su ‘True As Steel’. La compagnia discografica ha tentato in tutti i modi di ammorbidire il nostro suono rendendolo più…non riesco a trovare il termine giusto…”.

RADIO-FRIENDLY?
“Esattamente! Detesto la parola radio-friendly (ride, ndR). Inoltre non sono assolutamente soddisfatta del missaggio, i suoni sono mosci, troppo ovattati, ed i Warlock non erano un gruppo pop, bensì heavy metal! Il nostro genere nella metà degli anni ’80 ha iniziato a godere di una popolarità mai vista prima, dunque le major hanno pensato bene di annacquare il sound, rendendolo accessibile al pubblico di MTV. Purtroppo questa scelta si è rivelata controproducente, perché nel giro di qualche anno la maggior parte delle band heavy metal è stata inghiottita dal grunge. D’altro canto, mi sento molto legata a quel periodo, perché nel 1986 abbiamo avuto la possibilità di andare in tour con una delle nostre band preferite in assoluto, i Judas Priest! In quell’occasione mollai definitivamente il mio lavoro, per dedicarmi alla musica a tempo pieno. Nel 1987 invece andammo in tour con Ronnie James Dio ed è stata una magnifica esperienza, in quanto Ronnie era il mio cantante preferito. Era una gran bella persona, nonché un professionista di assoluto livello e la sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nella musica”.

DIFATTI NEL NUOVO ALBUM FIGURA “HERO”, CANZONE CHE CHIUDE IL DISCO E TRIBUTA ESPLICITAMENTE IL TUO AFFETTO PER RONNIE JAMES…
“Certo, quel brano è una mia dedica personale ad uno dei più grandi artisti della storia dell’heavy metal”.

SU INTERNET HO VISTO ALCUNE FOTO SCATTATE ALLA META’ DEGLI ANNI ’80. IL LOOK DELLA BAND ERA DAVVERO MOLTO APPARISCENTE. COSA PROVI ATTUALMENTE A RIVEDERE QUELLE IMMAGINI?
“C’era un sacco di make up e tonnellate di lacca (risate, ndR)! Le acconciature erano enormi, a volte sembrava di toccare il soffitto con i capelli. Alcune foto erano molto divertenti, altre invece erano molto ‘cool’. A distanza di tutto questo tempo sono molto affezionata ad ognuna di queste fotografie, perché ho ottimi ricordi per ognuno di questi momenti. Voglio raccontarti un aneddoto molto simpatico: nel 1989 abbiamo partecipato ad un festival a Dortmund, in Germania, con artisti del calibro di Queensrÿche e Ozzy Osbourne. Dopo il concerto, Ozzy venne da me nel backstage palesemente brillo e mi abbracciò, rimanendo intrappolato nella mia chioma piena di lacca. Nel frattempo arrivò sua moglie Sharon e ci chiese cosa stavamo combinando. Ero molto imbarazzata e le dissi che suo marito si era impigliato nelle mie hair extension. Scoppiammo tutti a ridere e credo che questo sia stato uno dei momenti più divertenti che abbia mai vissuto”.

SEI ANCORA IN CONTATTO CON GLI EX-MEMBRI DEI WARLOCK?
“Certo, sento spesso e conservo un ottimo rapporto di amicizia con il batterista Michael Eurich, mentre ogni tanto mi capita di scambiare due chiacchiere con il chitarrista Niko Arvanitis. Invece, il bassista Frank Rittel ha abbandonato la scena, perché frustrato dal music business. Non escluderei neanche un’eventuale reunion della band, ma sarà molto difficile che siano presenti tutti i membri della line-up originale”.

QUALCHE CURIOSITA’ IN MERITO AL CONTROVERSO ALBUM “MACHINE II MACHINE” USCITO NEL 1995?
“Gli anni ’90 sono stati un periodo davvero terribile per l’heavy metal, il grunge imperversava ovunque. Non era facile ottenere un contratto discografico se non ti mettevi una camicia di flanella e non ti adattavi a quelle sonorità. Improvvisamente, era diventato davvero difficile e in alcuni casi impossibile anche suonare dal vivo, in quanto non avevi la possibilità di promuovere il tuo lavoro. Con ‘Machine II Machine’ ho fatto del mio meglio, cercando di comporre qualcosa di differente e di nuovo. Purtroppo, i fan del metal old school non hanno apprezzato questa mia svolta…”.

INFATTI IL DISCO E’ PIENO ZEPPO DI SONORITA’ ALTERNATIVE...
“(Doro inorridisce al termine alternative, facendo una smorfia quasi di disgusto, ndR) Hai utilizzato una parola davvero terribile. Scherzi a parte, il problema più grosso si è presentato in fase di missaggio. Era tutto pronto ma quando andai dal produttore gli dissi che il disco non mi piaceva per nulla; oramai avevamo sforato il budget, quindi non ci era possibile registrarlo da capo. Questo album rappresenta lo specchio di quei tempi, infatti altre band old-school come Judas Priest e Scorpions hanno realizzato lavori contenenti al loro interno pesanti influenze industrial. E’ stata davvero dura, ma abbiamo superato quasi indenni il ciclone grunge e il metal è tornato in salute ed è più forte di prima”.

QUANDO RIELABORI UN BRANO, PROVI A CATTURARE E A TRASMETTERE LE TUE EMOZIONI O CERCHI DI TRASMETTERE IL VIBE ORIGINALE DEL PEZZO?
“Cerco di rispettare lo spirito originale del brano, ma al tempo stesso voglio dargli un’interpretazione il più possibile personale, perché sono consapevole che sia impossibile ricreare le stesse sensazioni”.

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